Controcopertina

Milan – Juventus come vedere diretta live Tv Streaming Gratis ( Sky o Dazn Serie A)



«Se non puoi comprare una casa, vai in affitto. Se non puoi acquistare un giocatore che costa tanto, provi ad affittarlo per il più lungo tempo possibile per poi riscattarlo eventualmente più avanti. In questo mercato bisogna essere elastici». Il dg juventino Fabio Paratici ha fatto questo esempio a inizio maggio, durante una intervista a SkySport, ma presto passerà dalla teoria alla pratica. La formula è chiara e non è nemmeno una novità assoluta per la Juventus. È già stata utilizzata nel 2016 per ingaggiare Juan Cuadrado dal Chelsea. Cinque milioni ogni anno per il prestito e riscatto finale nel 2019 (25 milioni in tutto). L’acquisto a rate testato col colombiano ha fatto scuola e nelle prossime settimane è destinato a tornare d’attualità nei discorsi tra Juventus e Chelsea per Jorginho. Stando a quanto filtra da fonti inglesi, l’acquisto in leasing potrebbe essere il compromesso finale tra la richiesta dei Blues (40-45 milioni in contanti dopo i 60 spesi nel 2018) e la prima idea dei bianconeri: scambiare l’azzurro con uno tra Adrien Rabiot e Aaron Ramsey.
NUOVE GERARCHIE
Di scontato non c’è ancora nulla, ma la ripartenza post lockdown ha messo in evidenza alcuni aspetti importanti. L’allenatore dei londinesi Frank Lampard ha sempre più in testa un Chelsea con N’Golo Kanté davanti alla difesa e Jorginho come semplice alternativa, non a caso il Nazionale azzurro è reduce da 4 panchine consecutive e dalla ripresa post Covid non ha ancora messo piede in campo un minuto. L’esordio bis dell’italo-brasiliano – dopo le 37 presenze e i 7 gol collezionati tra agosto e marzo 2020 – potrebbe essere oggi contro il Crystal Palace, ma soltanto perché Lampard ha mezzo centrocampo infortunato e anche Kanté è in dubbio. «Jorginho è sempre professionale e vuole giocare, come tutti i calciatori», ha spiegato ieri Lampard in conferenza.
VECCHIO AMORE
Se qualcosa sta cambiando, tra Jorginho e il Chelsea (il tecnico sta preferendo anche il giovane Gilmour al 28enne italo-brasiliano), intatta resta la considerazione di Maurizio Sarri per quello che è stato il suo pretoriano prima al Napoli e poi al Chelsea. Stima ricambiata da Jorginho che, ovviamente, riabbraccerebbe volentieri il suo maestro prediletto. A maggior ragione in un top club come la Juventus e nella stagione che porterà all’Europeo. Alla Continassa, dopo aver scambiato Pjanic e Arthur col Barcellona, hanno in programma un altro colpo in mezzo al campo. Jorginho è uno dei primi nomi e in questa situazione può diventare la classica opportunità di lusso.

Da quest’anno DAZN è disponibile anche sul satellite (canale numero 209) per i clienti Sky che hanno sottoscritto l’abbonamento Sky-DAZN con Sky Q, My Sky HD e Sky HD al prezzo di 9,99 euro al mese. Attiva l’abbonamento Sky ora.



Importante: gli abbonati Sky che hanno all’attivo tre anni di abbonamento con Sky Calcio e Sky Sport potranno usufruire dell’offerta Sky-DAZN gratis.

Al termine della partita potrete rivedere gli highlights di Milan Juventus gratuitamente, con i gol e le azioni più importanti, collegandovi alla sezione video di Sky cliccando qui. In alternativa avete a disposizione il canale della Lega Calcio Serie A di YouTube a questo link. A differenza però del portale Sky, su YouTube gli highlights saranno caricati più tardi.

Dove vedere Milan Juventus in streaming

La diretta streaming di Milan Juventus sarà trasmessa su DAZN alle ore 21:45. I contenuti di DAZN sono visibili sul sito ufficiale dazn.com da PC o su app Android e iOS da smartphone e tablet. L’applicazione DAZN è disponibile anche su Smart TV, TV Box Android e Now TV Smart Stick e Fire TV Stick Amazon.

Il Milan sfiderà la Juventus nel big match che si giocherà martedì 7 luglio 2020, valevole per la 31° giornata di Serie A. Sembra essere arrivata l’ora X per Maurizio Sarri e di conseguenza per la Juventus dopo il vantaggio sulla Lazio di Simone Inzaghi, essendo a 7 punti avanti rispetto alla seconda. I bianconeri quindi affronteranno il Milan in trasferta, che ad oggi rappresenta una delle squadre più in forma del campionato.

C’è grande attesa per questa partita che sembra aperta davvero a ogni risultato. La Juventus arriva nel migliore dei modi con un fuoriclasse, quale Cristiano Ronaldo per il cannoniere avendo ha fatto ben 25 gol nel torneo. Fra i rossoneri, invece, emerge Ante Rebic, il bomber della squadra con 9 goal all’attivo. Il Milan infatti arriva bene alla partita, con ben 10 punti conquistati nelle ultime 4 gare. Pioli sembra avere soltanto un dubbio di formazione e questo riguarda Calhanoglu che è dovuto uscire per una botta rimediata contro i biancocelesti.

Anche per Sarri sembrano esserci dubbi di formazione che sono legati alle squalifiche di Paulo Dybala e Matthijs de Ligt. I due calciatori pare siano stati ammoniti nel corso di una partita con il Torino e non saranno a disposizione per la sfida di San Siro. La partita di disputerà martedì 7 luglio alle ore 21.45 a porte chiuse come sempre, allo Stadio Giuseppe Meazza in San Siro. Sarà il confronto numero 170 in Serie A tra le due squadre.

Milan-Juventus, dove e come vedere la partita

Sarà Dazn a trasmettere in diretta streaming la sfida tra Milan e Juventus. La partita sarà visibile sulle smart tv di ultima generazione compatibile con la app e su tutti i televisori collegati ad una console Xbox o PlayStation 4, oppure ad un dispositivo Amazon Fire tv o Google Chromecast. I clienti che hanno invece sottoscritto l’offerta Sky-Dazn, il match saà disponibile anche sul canale satellitare DAZN 1. Gli utenti DAZN che hanno sottoscritto un abbonamento con Sky, avranno modo di poter seguire la partita in tv attraverso la app che si trova direttamente sul decoder Sky Q. A curare la telecronaca sarà Pierluigi Pardo, con il supporto di Francesco Guidolin a cui è affidato il commmento tecnico.

Milan Juventus Sky o Dazn – Le probabili formazioni

Milan (4-2-3-1): G. Donnarumma; Conti, Kjaer, Romagnoli, Theo Hernández; Kessié, Bennacer; Saelemaekers, Bonaventura, Calhanoglu; Ibrahimovic. All.: Pioli.

Juventus (4-3-3): Szczesny; Cuadrado, Rugani, Bonucci, Danilo; Bentancur, Pjanic, Matuidi; Bernardeschi, Higuain, Cristiano Ronaldo. All.: Sarri.

Dategli un rivale e lui tirerà fuori il meglio di sé: Cristiano Ronaldo si nutre di competizione e confronto, sono il propellente più efficace per spingere la sua macchina più veloce, per schiacciare fino in fondo sul pedale dell’agonismo.

Ormai leggendaria è la sua sfida a distanza con Lionel Messi, antagonista da una vita e per la vita, quella calcistica, di CR7, stimolato dalla sfida personale con l’argentino per diventare il più forte di sempre. Ma anche il duello con Zlatan Ibrahimovic non scherzare numeri e parole. I primi sono quasi mostruosi come quelli del confronto con Messi, visto che Ronaldo-Ibra è una sfida da 1272 (milleduecentosettantadue!) gol, ma anche considerate le tante e pungenti provocazioni di Zlatan nei confronti di Cristiano, che sente la rivalità con lo svedese, spesso battuto in modo bruciante (come quando lo ha cancellato dai Mondiali con una tripletta), tuttavia mai domato sotto il profilo della personalità.

Ego e gol, d’altra parte, sono la loro specialità. Ronaldo ne ha segnati 731 (conteggio che considera anche i due con la Nazionale olimpica), Ibrahimovic 541: sono al primo e al terzo posto del podio dei marcatori più prolifici attualmente in attività, in mezzo c’è Messi che ha appena toccato quota 700.

Quanto all’ego, la partita fra CR7 e Ibra è roba da numeri uno in assoluto: difficile stabilire chi sia più narcisista fra i due, anche se Ronaldo ha una via più garbata e glamour per proporre se stesso al mondo, mentre Zlatan ha scelto, anche sui social, la strada di un’aggressività sempre in bilico fra ironia e arroganza. Tutti e due non sono tipi da sfumature di grigio, tuttavia, e i numeri anche sui social. Ronaldo è la persona più seguita al mondo su Instagram con 228 milioni di follower, Ibrahimovic è a quota 44 milioni: a vederla così sembra di vederli generali a capo di enormi eserciti.

Stasera ci sarà il dodicesimo incontro fra i due, una lunga storia iniziata sedici anni fa, il 28 aprile 2004 a Coimbra, quando Portogallo e Svezia pareggiarono 2-2, CR7 era la stella nascente dello United di Sir Alex ferguson, Zlatan era il centravanti dell’Ajax, sotto stretta osservazione della Juventus. Da quel giorno si sono incrociati tante volte e con tante maglie, il conto delle partite è a favore di Ronaldo che ha vinto cinque volte, contro un unico successo di Ibra, con la maglia del Barcellona il 29 novembre 2009, quando segnò il gol vittoria nel “Clasico” spagnolo. Poi cinque pareggi, compresa l’ultima partita in cui si sono trovati faccia a faccia, il 13 febbraio, a San Siro, in Coppa Italia e Ronaldo ha trasformato il rigore dell’1-1 al 91’, realizzando il settimo gol nelle gare contro i tre di Ibra.

Ronaldo arriva in grande forma alla sfida con l’antagonista svedese. E’ quasi al top, dopo aver faticato tantissimo nelle prime due uscite post-Covid, quelle due gare di Coppa Italia nelle quali la Juventus aveva faticato e sfigurato. Maurizio Sarri aveva mantenuto la calma: «Ronaldo ha ottimi dati sulla resistenza, ma gli manca lo spunto e questo lo penalizza. Lo troverà nel giro di qualche settimana». Aveva ragione il tecnico: in ripresa contro il Bologna, frizzantino contro il Lecce, esplosivo con il Genoa e il Torino, partita nella quale ha anche ritrovato il gol su punizione. E chi conosce a fondo Ronaldo e la sua psicologia sa benissimo quanto quel gol abbia galvanizzato CR7, che soffriva in un angolo della sua coscienza calcistica per non riuscire più in uno degli esercizi in cui eccelleva.

Quel «finalmente», sospirato a Sarri negli spogliatoio ha illuminato anche il tecnico che ha spiegato: «Non credevo fosse un problema per lui, ma da come l’ho visto sollevato significa che ne soffriva». Un peso in meno, qualche chilometro all’ora in più negli scatti che possono tagliare in due la difesa del Milan. Così spera Sarri che si trova senza Dybala, l’uomo che nell’ultimo periodo è stato ancora più determinante di Ronaldo nello spaccare le partite con il primo gol, quello più difficile da trovare. Certo Sarri non può lamentarsi, visto che tra le riserve può pescare comunque un Higuain (e immaginiamo la faccia di Simone Inzaghi) e che può contare su un Ronaldo sempre più in forma, sempre più di buon umore («Sono felice, stiamo giocando bene, da grande squadra e cresciamo sempre di più», ha detto dopo il derby) e, se non bastasse, sarà anche agonisticamente innescato dall’idea di trovarsi di fronte uno dei suoi rivali preferiti: Zlatan Ibrahimovic.

Non ha un grandissimo curriculum, Zlatan Ibrahimovic, per quanto riguarda la sua storia calcistica contro la Juventus. Dieci partite, tra Coppa Italia e campionato, con appena due vittorie (l’ultima quasi nove anni, anche allora giocava nel Milan), quattro pareggi e quattro sconfitte. Citiamo lo score con la Juventus, e non con Ronaldo, perché lo svedese è fatto così: non ha mai ritenuto che il suo vero avversario fosse CR7.

Una sostanziale e mai nascosta antipatia che nasce da una considerazione banale, ma in realtà esposta anche in maniera ufficiale: Per Ibra, infatti, l’unico vero Ronaldo è stato, è e sarà sempre il Fenomeno brasiliano. Da lì in avanti, è stato tutto un susseguirsi di battutine, di frasi più o meno provocatorie, di distinguo che hanno certificato negli anni la loro distanza. Persino quando Ronaldo scelse la Juventus, due stagioni fa, ovvero la squadra nella quale lo stesso Ibrahimovic aveva giocato e che aveva poi abbandonato per non seguirla in B, dopo i noti fatti di Calciopoli, riuscì a rinfacciargli il fatto che il portoghese l’avesse definita una sfida la sua scelta bianconera. “Per lui è una sfida andare alla Juventus? Una squadra che ha vinto la serie A sette volte di seguito? Cazzate. Andare in un club del genere non è una sfida. Se ne cercava una nuova, sarebbe dovuto andare alla Juve quando era in B, per riportarla in serie A e farla tornare ai vertici”. Manco l’avesse fatto Ibra, ci sarebbe da aggiungere…

Il pallone d’oro

Con due caratteri così opposti, chiaro che anche il Pallone d’oro non potesse non essere terra di contrasto, Anche in questo caso, basta una frase di Ibrahimovic (che peraltro non lo ha mai vinto, a fronte dei 4 conquistati da Cristiano), per capire come la distanza sia davvero siderale: “Non mi interessa vincere il Pallone d’oro, non ne ho bisogno per essere il migliore. Lo sono già”. Ecco, adesso paragonate questa frase, che Ibra davvero pensa e che è diventato il suo mantra, ai mal di pancia, alle incazzature, alla rabbia che invece hanno contraddistinto CR7 ogni volta che si è visto superare, a suo avviso ingiustamente, da altri vincitori del premio creato da France Football. Una vera e propria malattia che si ripete ormai ogni volta che ciò accade.

L’ultima volta
Detto ciò, Ibra sa bene che Milan-Juventus di questa sera potrebbe essere l’ultima della sua carriera. E anche la sfida con Cristiano Ronaldo potrebbe non ripetersi più, se davvero, come pare, andrà a chiudere la carriera nell’Hammarby, il club di cui detiene una quota. Ecco perché, quando a giugno si infortunò, mise proprio questa partita nel mirino, per ipotizzare il suo ritorno in campo. In linea con le sue aspettative, Ibrahinovic è esattamente arrivata là dove voleva: sabato all’Olimpico contro la Lazio ha scaldato i motori, disputando i primi 45 minuti, e adesso è pronto per essere schierato da Pioli titolare. Per aggiustare un po’ quello score che con la Juventus non gli piace per nulla, e magari per dire ancora una volta, sul campo, cosa pensa della sua presunta rivalità con CR7.Non ha un grandissimo curriculum, Zlatan Ibrahimovic, per quanto riguarda la sua storia calcistica contro la Juventus. Dieci partite, tra Coppa Italia e campionato, con appena due vittorie (l’ultima quasi nove anni, anche allora giocava nel Milan), quattro pareggi e quattro sconfitte. Citiamo lo score con la Juventus, e non con Ronaldo, perché lo svedese è fatto così: non ha mai ritenuto che il suo vero avversario fosse CR7.

Una sostanziale e mai nascosta antipatia che nasce da una considerazione banale, ma in realtà esposta anche in maniera ufficiale: Per Ibra, infatti, l’unico vero Ronaldo è stato, è e sarà sempre il Fenomeno brasiliano. Da lì in avanti, è stato tutto un susseguirsi di battutine, di frasi più o meno provocatorie, di distinguo che hanno certificato negli anni la loro distanza. Persino quando Ronaldo scelse la Juventus, due stagioni fa, ovvero la squadra nella quale lo stesso Ibrahimovic aveva giocato e che aveva poi abbandonato per non seguirla in B, dopo i noti fatti di Calciopoli, riuscì a rinfacciargli il fatto che il portoghese l’avesse definita una sfida la sua scelta bianconera. “Per lui è una sfida andare alla Juventus? Una squadra che ha vinto la serie A sette volte di seguito? Cazzate. Andare in un club del genere non è una sfida. Se ne cercava una nuova, sarebbe dovuto andare alla Juve quando era in B, per riportarla in serie A e farla tornare ai vertici”. Manco l’avesse fatto Ibra, ci sarebbe da aggiungere…
Il pallone d’oro
Con due caratteri così opposti, chiaro che anche il Pallone d’oro non potesse non essere terra di contrasto, Anche in questo caso, basta una frase di Ibrahimovic (che peraltro non lo ha mai vinto, a fronte dei 4 conquistati da Cristiano), per capire come la distanza sia davvero siderale: “Non mi interessa vincere il Pallone d’oro, non ne ho bisogno per essere il migliore. Lo sono già”. Ecco, adesso paragonate questa frase, che Ibra davvero pensa e che è diventato il suo mantra, ai mal di pancia, alle incazzature, alla rabbia che invece hanno contraddistinto CR7 ogni volta che si è visto superare, a suo avviso ingiustamente, da altri vincitori del premio creato da France Football. Una vera e propria malattia che si ripete ormai ogni volta che ciò accade.
L’ultima volta
Detto ciò, Ibra sa bene che Milan-Juventus di questa sera potrebbe essere l’ultima della sua carriera. E anche la sfida con Cristiano Ronaldo potrebbe non ripetersi più, se davvero, come pare, andrà a chiudere la carriera nell’Hammarby, il club di cui detiene una quota. Ecco perché, quando a giugno si infortunò, mise proprio questa partita nel mirino, per ipotizzare il suo ritorno in campo. In linea con le sue aspettative, Ibrahinovic è esattamente arrivata là dove voleva: sabato all’Olimpico contro la Lazio ha scaldato i motori, disputando i primi 45 minuti, e adesso è pronto per essere schierato da Pioli titolare. Per aggiustare un po’ quello score che con la Juventus non gli piace per nulla, e magari per dire ancora una volta, sul campo, cosa pensa della sua presunta rivalità con CR7.
Impalpabile con la Spal, bello tonico contro la Lazio. Quale Milan vedremo, questa sera, nella sfida alla Juventus? Stefano Pioli deve essere per forza ottimista: «Non è semplice giocare così spesso. Gli impegni ravvicinati portano via energia, ma gli stimoli ci porteranno a superare queste difficoltà». Quanto a stimoli, già la Juventus non è seconda a nessuno… Se poi ci aggiungiamo anche gli indigesti precedenti stagionali, ecco che l’obbligo di un super match è quasi scontato: «Dovremo eccellere in tutto in tutto, perché giochiamo contro i migliori, che stanno dimostrando da anni la loro supremazia». C’è però la consapevolezza di aver finalmente trovato la quadra del cerchio e di allenare il Milan che aveva in testa: «Sì, direi di sì. In passato non eravamo riusciti del tutto, lo avevamo mostrato a tratti, ma non con la continuità e la precisione che stiamo avendo in queste partite. Stiamo riuscendo a mettere in campo tutto quello che prepariamo durante la settimana. So di avere una squadra di qualità, degli ottimi giocatori e professionisti».
Effetto Ibra
Venti minuti a Ferrara, con la rimonta finale, un tempo a Ibra, con la partita messa in cassaforte prima dell’intervallo. E’ evidente che Ibrahimovic anche in questa parte della stagione, dopo l’infortunio, stia indirizzando in modo ben preciso la squadra: «La condizione di Zlatan non può che migliorare attraverso le partite, saranno loro a dirmi se il suo minutaggio può salire. Mi auguro che salgano assieme minutaggio e livello di prestazione. L’ultima partita l’aveva giocata l’8 marzo, a Ferrara gli ultimi 20 minuti è stata una partita particolare perché eravamo in superiorità numerica ed eravamo sempre nella loro area. Sì, è il giocatore più forte dal punto di vista mentale e della presenza in campo che abbia mai allenato. Lo avvertono gli avversari e i compagni».
La svolta
Ma in questo Milan, sono in tanti ad aver cambiato marcia, nelle ultime settimane. Da Kessie («E’ un giocatore molto importante, credo che abbia le qualità per fare prestazioni di livello come quella fatta a Roma>), a Saelemaekers («Normale che abbia avuto bisogno di un periodo di adattamento, considerando l’età e il fatto che arrivi da un altro campionato completamente diverso dal nostro, deve continuare così»); da Bennacer («Credo abbia beneficiato molto nell’avere un compagno di reparto vicino, lo vedo un po’ più lucido e concreto quando gioca in coppia»), fino a Theo Hernandez: «Ha capito che può diventare uno dei terzini più forti del mondo se lavora sull’aspetto difensivo». E poi c’è Pioli, naturalmente, che però si nasconde: «Io a fine campionato voglio solamente la soddisfazione di aver dato il massimo insieme ai miei giocatori in un club così importante. In questo momento non penso al 3 agosto».
In questo mese di partite che sostituiscono gli allenamenti, l’allungo juventino in classifica sulla Lazio (nonché sull’Inter, sempre alle spalle dei biancocelesti) ha il suo peso: da +1 a +7 in 360 minuti dalla ripresa del campionato. Per Sarri la distanza «non dovrebbe creare rilassamenti e comunque gli unici avversari che ci interessano sono i prossimi». Chi verrà dopo il Milan, con tutto il rispetto anche se si tratta della temibile Atalanta, può attendere. Né è il caso di pensare a cosa accadrà fra un mese, quando la Champions tornerà a ossessionare anima e cuore dei bianconeri: qui c’è da portare a casa il nono scudetto consecutivo. I margini per essere ottimisti non mancano: «La sensazione è che non stiamo concedendo tantissimo – spiega Sarri a proposito della ritrovata tenuta difensiva (e l’attacco s’è rimesso a segnare con facilità, 13 gol nelle ultime 4 partite) – ma serve tenere alta l’attenzione. Di sicuro possiamo migliorare ancora. Nell’ultima partita a un certo punto abbiamo un po’ smarrito le distanze, eravamo lenti nel recupero delle palle perse e l’avversario aveva la possibilità di ripartire. So che in questo periodo è difficile essere continui a livello di prestazioni e risultati, però sono contento di quello che ho visto fare alla squadra sotto tutti i punti di vista».
In assenza di Paulo Dybala (squalificato come Matthijs De Ligt), il ruolo di prima punta – vera a tutti gli effetti – almeno per una sera dovrebbe tornare di proprietà di Gonzalo Higuain. Del quale Sarri parla in termini al solito incisivi nonché giornalisticamente assai utili. Il tecnico dà più di un titolo e lo fa rispondendo alla sua maniera a chi dall’esterno allude a bisticci, alterchi o baruffe con alcuni giocatori della rosa: «L’unico con cui litigo sempre è Higuain. Non so perché, ma è così. Forse lui ha necessità di avere un contraltare aggressivo per tirare fuori il meglio di sé. Mentalmente sta meglio, fisicamente non so quale tipo di tenuta possa avere. Sembra che stia bene, ma anche lui ha avuto pochissima continuità negli allenamenti. Qualcosa a livello fisico ci lascerà, sotto il profilo mentale è diverso». Ma soprattutto: «Gonzalo va coccolato un giorno e sbattuto al muro il giorno successivo. Quando va in depressione ha bisogno di grande aiuto a livello affettivo, moralmente è un ragazzo sensibile che si può abbattere. Ma se di esalta va battuto sul muro perché rischia di accontentarsi». Sarebbe un momento impagabile assistere alla scena…
Il Milan arbitro dello scudetto, con il faccione di Zlatan Ibrahimovic come uomo copertina di questo ruolo. I rossoneri, dopo aver battuto nettamente la Lazio all’Olimpico per 3-0, consegnando così alla Juventus l’allungo a +7, questa sera saranno chiamati a ripetersi per provare a fermare i bianconeri, che cercano l’allungo decisivo, ma anche per tenere in piedi la grande rimonta verso la qualificazione diretta alla prossima edizione dell’Europa League. Stefano Pioli non dovrebbe effettuare cambi nell’undici iniziale rispetto alla formazione che ha iniziato la gara dell’Olimpico. Un segnale di continuità e di fiducia in quegli uomini, ma pur sempre con la possibilità di poter pescare dal mazzo, anche a gara in corso, delle soluzioni dalla panchina che possono spaccare la gara.
IBRA TITOLARE
Il peso dell’attacco graverà sulle spalle di Zlatan Ibrahimovic, che dopo i 45 minuti di Roma, dovrebbe aver aumentato il minutaggio nelle sue gambe. Una partita come quella contro la Juventus, lui, la vuole giocare sempre dall’inizio e così sarà anche questa sera con Ante Rebic, che punta alla doppia cifra in campionato, che verrà utilizzato come suo alter ego a gara in corso. Un segnale non positivo per Rafael Leao, che nonostante il gol di Ferrara contro la Spal, parte dietro nelle gerarchie dell’allenatore. Anche perché il grado di incisività di Rebic, in questo 2020, è assolutamente devastante con nove gol in campionato e uno in Coppa Italia, proprio contro la Juventus a San Siro. Alle spalle dello svedese agirà il solito trio di trequartisti con la conferma di Alexis Saelemaekers, Jack Bonaventura (in ballottaggio con Paquetà) e Hakan Calhanoglu. Il turco, che era uscito al 37’ del primo tempo della sfida contro la Lazio, ha recuperato dalla botta al polpaccio sinistro che aveva fatto alzare le antenne in casa milanista. Nei prossimi giorni, poi, saranno nuovamente valutate le condizioni di Samu Castillejo, che si è infortunato contro la Spal dopo un quarto d’ora di partita. Il duo di centrocampo, inscalfibile, sarà composto da Franck Kessie e Ismael Bennacer, entrambi in un momento molto positivo come hanno dimostrato contro la Lazio.
DIFESA CONFERMATA
Davanti a Gigio Donnarumma (12 clean sheet in campionato, più di qualunque altro portiere) il muro difensivo sarà formato da Conti e Theo Hernandez sulle fasce (il francese non c’era in Coppa Italia in quanto squalificato) mentre i due centrali saranno Alessio Romagnoli e Simon Kjaer. Il danese, che ha fatto molto bene da quando è arrivato al Milan, non è sicuro del riscatto visto che i rossoneri stanno vagliando diversi parametri tra cui l’età e l’ingaggio. Hanno 7 giorni per attivare o meno la clausola da 3,5 milioni per prenderlo.
Squadra che vince (e convince) non si cambia. O si cambia il meno possibile. Maurizio Sarri si trova obbligato a modificare qualcosa a causa delle squalifiche di Matthijs De Ligt e Paulo Dybala, però contro il Milan sembra orientato a confermare il telaio base delle ultime partite post lockdown. A meno di cambiamenti dell’ultima ora, stasera le principali novità dovrebbero essere Daniele Rugani e Gonzalo Higuain. Al centrale toscano e al Pipita toccherà il compito più difficile: non far sentire la mancanza del Golden Boy olandese e della Joya, due tra i più in forma e decisivi nelle quattro partite di campionato della ripartenza. Per Rugani e Higuain si tratta dell’esordio bis dal primo minuto. Se il bomber argentino, smaltiti gli acciacchi fisici, ha già fatto in tempo a segnare subentrando dalla panchina (gol su assist di tacco di Cristiano Ronaldo con il Lecce), l’ex Empoli a San Siro ritroverà il campo dopo quattro mesi (ultima gara contro la Spal il 22 febbraio). Sarri li conosce da diversi anni e ha massima fiducia in entrambi, del resto parliamo di un difensore che sarebbe titolare praticamente in tutti i club di Serie A e di un attaccante che, nonostante qualche alto e basso, continua a essere uno dei migliori esemplari del ruolo. Tutti motivi che lasciano serena la Juventus in vista di una tappa fondamentale nella corsa scudetto. I bianconeri hanno sempre faticato contro il Milan in questa stagione (questo è il quarto incrocio tra serie A e Coppa Italia) e sono consapevoli che uscire da San Siro con un risultato positivo avvicinerebbe ancora di più l’obiettivo.
LE SCELTE
Proprio per questo Sarri sembra intenzionato a confermare gran parte del soliti undici. Se Szczesny tornerà tra i pali dopo essere stato spettatore nel derby dei record di Gigi Buffon, la difesa per tre/quarti sarà quella vista contro il Torino: Juan Cuadrado a destra, Danilo a sinistra e al centro Leonardo Bonucci, che però stasera avrà accanto Rugani. Verso la conferma il trio di centrocampo. Nonostante un po’ di stanchezza, alla fine Miralem Pjanic dovrebbe occupare il solito posto in regia con ai lati l’intoccabile Rodrigo Bentancur e il sempre più positivo Adrien Rabiot, che si avvia alla quinta da titolare.
Aaron Ramsey si candida come arma a gara in corso. Esattamente come Douglas Costa, calatosi alla perfezione nel ruolo di “spaccapartita” della ripresa. Anche a San Siro sarà staffetta tra l’ala brasiliana e Federico Bernardeschi, destinato a partire dal primo minuto con Higuain e Cristiano Ronaldo.
RIECCO IL CAPITANO
La Juventus raggiungerà Milano in mattinata e con la squadra ci sarà anche Giorgio Chiellini. Nessuna gita di piacere. Il capitano, per la prima volta dalla ripresa post Coronavirus, rientra tra i convocati. Gi acciacchi fisici sono smaltiti, ma ovviamente avrà bisogno di un po’ di tempo per ritrovare la condizione migliore. Intanto questo è un primo passo importante. E in panchina si rivedrà anche Alex Sandro, che ha bruciato le tappe dopo l’infortunio al ginocchio procuratosi nella finale di Coppa Italia contro il Napoli.
GLI INFORTUNATI
A questo punto restano indisponibili soltanto Sami Khedira, Merih Demiral e Mattia De Sciglio. Se per il centrocampista tedesco, che si è fatto male alla vigilia della finale di Coppa Italia, la stagione è finita, i due difensori – che hanno subito infortuni di gravità e in tempi diversi – scalpitano per tornare per lo sprint in campionato e per la Champions. Entrambi dovrebbero essere nella lista dei convocati nella seconda parte di luglio, probabilmente dopo lo scontro al vertice contro la Lazio.
Alla Juve gol in Coppa
Alla galleria, va aggiunta naturalmente pure la decima perla, ovvero la rete segnata da Rebic in Coppa Italia proprio alla Juventus. Il Mister Hyde che c’è nel croato è invece riaffiorato nella gara di ritorno allo Stadium, quando il Milan già si era presentato senza Ibrahimovic, Castillejo e Theo Hernandez tutti squalificati: il centravanti ha piantato i tacchetti nel petto di Danilo, inducendo Orsato a estrarre un cartellino rosso che è stato pietra tombale sulle speranze rossonere di raggiungere la finale. Quella è stata pure la prima gara di Rebic senza Ibrahimovic a fargli da chioccia. A molti era sembrato che il croato fosse, dopo Nocerino e Boateng, un altro “miracolato” da San Zlatan, capace – con le sue giocate e le sue sponde – a spalancare la porta all’incursore di turno che aveva la fortuna di giocargli al fianco. Sensazione decisamente sbagliata: perché il nuovo Rebic sa camminare pure da solo, come provano il gol che ha sghiacciato la partita con la Roma (fino a quel momento bruttissima) e alla rete che ha chiuso la vendemmia sulla Lazio, quando l’attaccante era entrato in campo proprio per Ibrahimovic in una sostituzione studiata a tavolino da Stefano Pioli per evitare di sovraccaricare il fisico dello svedese, alla prima partita dopo l’infortunio.
l’andata? jurassic park
A cinquant’anni da Messico ‘70, la staffetta tra le due stelle rossonere potrebbe essere il leit-motiv delle prossime partite. Perché da un lato c’è la necessità di portare Ibra al top della forma per gradi, dall’altro c’è la volontà di non intossicare i muscoli di Rebic considerato che si gioca ogni tre giorni. In tal senso, stasera avere il croato in panchina può essere un’arma in più per Pioli alla luce della profondità di soluzioni da cui può attingere Maurizio Sarri. Qualora la partita dovesse mettersi male, l’allenatore potrà comunque giocarsi una carta importantissima, il capocannoniere della squadra, l’uomo che nell’anno solare ha segnato più gol in rapporto dei minuti giocati dopo solo Cristiano Ronaldo. Alzi la mano chi ci avrebbe scommesso il 10 novembre, quando Rebic giocò gli ultimi cinque minuti al posto di Paquetà entrando come ultimo cambio del Milan. Non era un’episodio di Jurassic Park, ma la sera in cui si è disputata la gara di andata in campionato allo Stadium.


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