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Sergio Castellitto, chi sono i figli Pietro, Cesare, Anna e Maria: età e moglie



Sergio Castellitto è uno dei più importanti sceneggiatori, registi e attori italiani apprezzati non soltanto nel nostro paese ma anche all’estero. Ha esordito nel mondo del cinema davvero quando ancora era molto giovane e da quel momento la sua carriera non si è più fermata. Tanti i premi e i riconoscimenti a lui attribuiti per via del suo grande talento. Ma cosa sappiamo sostanzialmente di Sergio Castellitto e della sua vita privata? Conosciamolo meglio.



Sergio Castellitto, gli esordi nel mondo del cinema

Ha frequentato l’accademia nazionale di arte drammatica ed ha debuttato poi al teatro. Nel mondo del cinema invece ha esordito nel 1981 con il film intitolata Tre fratelli di Francesco Rosi, dove è comparso brevemente. Ad ogni modo si è trattato di un film molto importante perché è stato candidato agli Oscar.  Grazie a questa pellicola Sergio Castellitto è riuscito a mettere bene in mostra le sue eccezionali doti attoriali. Da quel momento infatti sono arrivati i primi riconoscimenti grazie alla partecipazione ad alcuni film molto importanti negli anni 80. È arrivata così una candidatura ai David di Donatello come Miglior attore protagonista per il film Piccoli equivoci di Ricky Tognazzi. Successivamente ha vinto il David di Donatello ed il ciak d’oro come Miglior attore Non protagonista per il film Tre Colonne in cronaca nel 1990 di Carlo Vanzina. È stato presente anche nel cast de L’ultimo bacio in film di Gabriele Muccino ed ancora in Concorrenza sleale di Ettore scala e Caterina va in città di Paolo Virzì.

Vita privata

L’attore è sposato dal 1987 con la scrittrice e drammaturga Margaret Mazzantini, dalla quale ha avuto quattro figli. Sembra che i due siano davvero molto innamorati. Del rapporto con la moglie ne ha parlato lo stesso nel corso di alcune interviste. Ecco le sue parole: “Con Margaret abbiamo fatto tante cose insieme, ma soprattutto la famiglia. I nostri figli hanno assistito a tutto: l’armonia e i litigi. Siamo una sorta di microsocietà: sei individui che sanno condividere”.

Il rapporto con la moglie e figli

La prima cosa bella è stata la fortuna di incontrarci. Lei da allora è diventata il mio guardaspalle”, ha dichiarato Castellitto, rivelando alcuni particolari del loro matrimonio. “Tra noi c’è sempre stato amore e grande generosità. Venirsi incontro nei momenti di difficoltà. Ogni giorno si ricomincia”, ha aggiunto l’attore. Come abbiamo avuto modo di vedere la coppia ha avuto quattro figli ovvero Pietro, Maria, Anna e Cesare.

Il presepe nun me piace». E la battuta più famosa, di quella che forse è la più famosa commedia di Eduardo De Filippo, Natale in casa Cupiello. Che per anni è stata replicata, proprio in occasione delle feste natalizie, nell’edizione registrata nel 1977 proprio da Eduardo, con il figlio Luca, Pupella Maggio e Lina Sastri. In queste festività, su Rai Uno in prima serata (al momento di andare in stampa la data prevista è il 22 dicembre), la Rai ha voluto fare un bel regalo ai suoi abbonati, riproponendo il testo del grande autore napoletano in una nuova edizione.

Ad assumersi il compito, davvero da far tremare i polsi, di sostituire Eduardo sul set e impersonare il protagonista Luca Cupiello, è Sergio Castellitto. Che napoletano non è, ma ha grandi doti di interprete, dimostrate in decine di film e di fiction televisive, e può senz’altro accingersi all’impresa con la buona certezza di non fallire.

Insieme a lui nel ruolo che fu di Pupella Maggio, un’esperta attrice del teatro napoletano, Marina Confalone Febbre da cavallo, Così parlò Bellavista, Incantesimo napoletano, per cui vinse uno dei suoi cinque David di Donatello), che nell’edizione del 1977 di Eduardo aveva un piccolo ruolo da comprimaria, e fa così da trait d’union, da collegamento tra le due trasposizioni televisive della commedia. Con loro attori bravi anche se meno conosciuti, Adriano Pantaleo, Tony Laudadio, Pina Turco, Alessio Lapice e Antonio Milo.

La trama probabilmente la ricorderete in tanti. Luca Cupiello è un uomo anziano, dolce e sognatore. La sua felicità è festeggiare il Natale in famiglia, e mostrare a tutti il presepe da lui stesso realizzato, su cui inscena con il figlio Tommasino (detto Nennillo, il bambino) continui ma bonari litigi.

Semplice e ingenuo, non si accorge che intorno a lui la famiglia si sfalda: la prima figlia, Ninuccia, sposata con un ricco commerciante, è innamorata di un altro uomo. La madre, e moglie di Luca, Concetta, tenta disperatamente di salvare il matrimonio infelice della figlia, evitare lo scandalo, e nascondere il dramma al marito, per non “risvegliarlo” dalla sua felicità natalizia. Ma proprio la sera della viglia i nodi vengono al pettine: davanti a Luca si svolge la scenata decisiva in cui la figlia confessa al marito il suo tradimento. E Luca non riuscirà a reggere il colpo del crollo di tutte le sue certezze, proprio durante il Natale tanto desiderato.

La commedia fu il primo grande successo di Eduardo, e l’atto di nascita della Compagnia del Teatro umoristico i De Lilippo, che univa tutti e tre i fratelli, Eduardo, Titina e Peppino. Compagnia che, dopo aver mietuto successo in tutti i teatri in Italia e aver sfondato anche al cinema, era destinata a dividersi a causa delle tensioni crescenti, diventati veri e propri rancori, tra Eduardo e Peppino.

Natale in casa Cupiello andò in scena per la prima volta nella notte di Natale del 1931 al teatro Kursaal di Napoli: il successo fu tale che, invece delle dodici rappresentazioni previste, ce ne furono 36.

Ma non era ancora il testo che conosciamo noi: era infatti  un atto unico, quello che oggi è il secondo atto. E mancava anche il “punto forte” del secondo atto, la comica e patetica “lettera di Nennillo”. Eduardo, aiutato anche dalle improvvisazioni di Tina Pica, che faceva sua moglie Concetta, di Titina che era la figlia Ninuccia e di Peppino che era Nennillo, ampliò la rappresentazione prima con la famosa “lettera”, quindi con il primo atto, che venne presentato al pubblico nel Natale del 1932. La leggenda dice che la battuta “il presepe non mi piace” fu inventata da Peppino, in scena, ma non ci sono conferme, e di certo Eduardo non lo avrebbe ammesso mai.

Quindi, nel 1934, fu aggiunto il terzo atto, il più drammatico e cupo, che Peppino criticò aspramente: «Natale in casa Cupiello non aveva nessun bisogno di un terzo atto. Ma Eduardo ama la tragedia e il grandguignol». Insomma, un «parto trigemino con una gravidanza di quattro anni», come lo definì Eduardo.

Questa complicata gestazione della commedia oggi si coglie appena. Il testo appare perfetto, nella sua comicità amara. Si intravede già il grande teatro successivo di Eduardo, con i tocchi realistici (la modestia della casa dei Cupiello, la miseria incombente, l’incomprensione tra ceti sociali, popolo e borghesia) che rivedremo in Napoli milionaria e Filumena Marturano. Ma c’è anche l’ispirazione pirandelliana, che è il vero motore della drammaturgia di Eduardo: l’uomo che si costruìsce un mondo di sogno, irreale, (come nel V Enrico IV di Pirandello) con cui tiene a bada e allontana da sé preoccupazioni e dolori. E che, praticamente, preferisce morire piuttosto che rinunciare alle sue illusioni.

Una tematica potente, che eleva Natale in casa Cupiello da semplice “commedia natalizia” a potente tragedia che, 89 anni dopo la sua prima rappresentazione, ci interroga tutti: quante volte, come Luca Cupiello, ci rifugiamo nelle nostre certezze, nel nostro mondo ideale, senza saper affrontare la durezza della vita vera, il conflitto, le sfide? E vedremo se Sergio Castellitto saprà restituirci ancora una volta la magia di questo testo.



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