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Robin Williams, sei anni dopo la morte: il racconto della moglie Susan Schneider



Sono trascorsi sei anni da quando Robin Williams, celebre star di Hollywood, ha deciso di togliersi la vita. Anni dopo quel terribile giorno ecco che a rompere il silenzio è stata la moglie dell’attore Susan Schneider.



Robin Williams, sei anni dopo la morte

L’addio a Robin Williams è arrivato in modo improvviso al culmine del quale la famiglia ha spiegato come l’attore stesse combattendo contro una malattia che pian piano l’avrebbe comunque condotto alla morte.

Da quel momento in poi la famiglia di Robin Williams ha deciso di seguire la scia del silenzio, al fine di proteggere anche il ricordo dell’attore che non appena ha scoperto cosa stesse succedendo al suo corpo ha deciso di togliersi la vita impiccandosi. La moglie Susan, in occasione della presentazione del docufilm Robin’s Wish ecco che dichiara: “Mio marito stava combattendo contro una malattia mortale. Tutte le zone del suo cervello erano state attaccate dalla malattia. Un’esperienza che lo ha totalmente disintegrato”.

Il docu-film dedicato a Robin Williams

Anni dopo l’addio, ecco che la famiglia della nota stella di Hollywood sembra essere davvero pronta a condividere con il mondo quello che è successo a Robin Williams, insieme ai grandi successi della sua carriera.

A parlare di Robin Williams è stata la vedova Susan Schneider, la quale ha condiviso con i fan gli ultimi giorni di vita dell’attore, nel tentativo di far capire loro cosa fosse successo all’attore e il perché abbia poi deciso di prendere tali decisioni: “Per troppe persone è stato difficile capire perché Robin se ne sia andato. Quando qualcuno si toglie la vita, c’è sempre qualcosa di più e questo film è quel qualcosa in più”.

Gli ultimi giorni di vita di Williams

Il dolore nel cuore di Susan Schneider è ancora molto vivo, anche se oggi sembrerebbe che sia stata in grado di accettare la decisione del marito nel volersi togliere la vita.

La vedova di Robin Williams parlando della sua malattia ha spiegato come si trattasse della “demenza a corpi di Lewy è una patologia devastante che aumenta ansia insicurezza e scatena delusioni”.

Successivamente, Susan Schneider conclude dicendo: “La sua andatura era lenta e claudicante. A volte non riusciva a muoversi e, quando ne usciva, era frustato. La cosa peggiore era quando si bloccava mentre parlava, perché non riusciva a trovare le parole. Aveva problemi di vista, non riusciva a valutare né la distanza, né la profondità. Era sempre confuso, poi gli hanno diagnosticato la malattia. Lo sapeva, era cosciente del brutto male che aveva, ma cercava sempre di controllarsi. L’ultimo mese, non ce la faceva più ed è così che è arrivata la caduta finale”.



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