Il programma di Io e Te condotto da Pierluigi Diaco sta riscuotendo un notevole successo, ma ecco che arriva una confessione del tutto inaspettata da parte del conduttore e che riguarda anche Mara Venier. Dunque, cosa succede dietro le quinte del programma?
“Ho copiato Mara Venier”
È stata questa la confessione che ha rilasciato Pierluigi Diaco in diretta a Io e Te in occasione di una passata puntata del programma. In particolar modo, la confessione circa la cara amica riguarda il modo in cui il giornalista e conduttore di Io e Te abbia deciso di raccontare la storia familiare di Stefania Sandrelli e della figlia Amanda, nata dall’unione con Gino Paoli.
L’idea che Pierluigi Diaco ha rubato a Mara Venier riguarda l’intervista doppia per due donne che hanno imparato negli anni a coesistere nel mondo dello spettacolo, come appunto Stefania Sandrelli e la figlia Amanda.
Stefania Sandrelli e Amanda a cuore aperto
In occasione della messa in onda di una nuova puntata di Io e Te, Pierluigi Diaco ha potuto ascoltare il racconto di Stefania Sandrelli e del come lei e la figlia Amanda in questi anni siano riuscite a trovare sempre il modo di tendersi la mano in ogni occasione e ogni qual volta ce ne fosse il bisogno.
Non a caso, la stessa Amanda circa la sua adolescenza, gli anni con il padre e quelli lontani dalla madre a Pierluigi Diaco: “Era un periodo molto difficile. Mamma non mi ha cacciata, avevo capito la situazione anch’io. Mi aveva coinvolto spiegandomi tutto. Era una situazione che avevo capito e lei mi ha coinvolto nella scelta. È stato un cambiamento impegnativo: dagli 8 ai 13 anni, cambiare città, famiglia, amici, non è facilissimo”.
Il racconto del dramma a Io e Te
La lunga interista rilasciata da Amanda figlia di Stefania Sandrelli e Gino Paoli, è stata anche l’occasione perfetta per raccontare a cuore aperto il dramma della malattia che le ha stravolto la vita.
In particolar modo, ecco che Amanda molto commossa rilascia la seguente dichiarazione a Pierluigi Diaco in diretta al programma Io e Te: “Inutile dire che, quando mi hanno detto la diagnosi, ho avuto paura. In quei momenti ti trovi su un crinale, senti la parola ‘cancro’ e pensi alla morte o alle mutilazioni. Da questo punto di vista, il lavoro del professor Veronesi è stato importantissimo: ha permesso alle donne di operarsi con la certezza di non essere mutilate”.
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