Pensioni minime, sono in arrivo gli aumenti ma a chi spettano?



In tema pensioni, sicuramente uno degli argomenti più importanti della riforma è quello che è riguarda le pensioni minime. Il governo sembra essere ormai al lavoro da parecchio tempo per cercare di dare la possibilità ai lavoratori di poter andare in pensione usufruendo di un assegno piuttosto dignitoso senza dover andare a perderci chissà quanto, purché però abbiano un percorso lavorativo piuttosto tormentato e pochi anni di contributi versati. Si parla sempre di quei lavoratori precari di oggi che molto probabilmente saranno dei pensionati poveri un domani e quali percepiranno un assegno mensile che sicuramente non potrà essere sufficiente per dare loro modo di poter vivere dignitosamente.



Pensioni minime, al via gli aumenti ma a chi spettano?

La riforma delle pensioni del 1995 non ha previsto alcun tipo di garanzia per i millennials, per i quali non ci sarà il trattamento con integrazione al minimo. L’integrazione non sembra previsto per tutti coloro che hanno maturato soltanto dei versamenti nel sistema contributivo.Questo vuol dire soltanto una cosa ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1996 in poi, saranno i pensionati più penalizzati. Ovviamente, sembra che le maggiori penalizzazioni saranno per i lavoratori dipendenti, ma non solo. C’è però un tema caldo in tema pensioni e sarebbe quello relativo ai lavoratori precari che come tutti hanno comunque diritto a ricevere l’assegno pensionistico. Purtroppo da molti anni, i giovani per lo più sono costretti ad accettare lavori precari, talvolta discontinui e con una retribuzione che purtroppo non si può nemmeno chiamare tale. Rispetto al passato, i tempi sembrano essere cambiati.

Continuano a non esserci garanzie sul futuro della loro pensione, per questi giovani, soprattutto perché il sistema contributivo è penalizzante. Al momento, il Governo starebbe pensando ad una sorta di pensione minima garantita, per tutelare i lavoratori più giovani con un trattamento minimo vitale. L’idea sarebbe quella di riprendere una vecchia proposta, ovvero quella avanzata da Giuliano Poletti, nel 2016. Questo pare avesse in mente una pensione di garanzia che dovrebbe essere determinata da un innalzamento della quota di cumulabilità dell’assegno sociale con la pensione per i soggetti nel contributivo puro. “Per noi è importante che la soluzione individuata tenga insieme una risposta ai giovani con un’equità complessiva del sistema: un risultato difficile da raggiungere ma sicuramente possibile se si lavora a testa bassa”, questo quanto fatto sapere dai sindacati.

Riguardo le pensioni minime attuali, come tutti sappiamo, nel 2020 l’importo dell’assegno pare fosse fissato a 515 euro. Nel corso del mese di luglio, pare fossero arrivate delle proposte per un aumento. A far discutere maggiormente pare sia stata una proposta avanzata da Battista Cualbu, il presidente della Coldiretti Sardegna che aveva chiesto che per gli importi della pensione minima, si prendesse come riferimento proprio il reddito di cittadinanza. 



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