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Marco Liorni, chi è la moglie del famoso conduttore della Rai?



Tutti noi conosciamo bene Marco Liorni per essere uno dei più talentuosi conduttori televisivi che da un po’ di tempo a questa parte è al timone di una trasmissione Rai molto importante, ovvero Italia si ed anche di un quiz Show che va in onda in estate ovvero Reazione a catena. Del conduttore pare che non si sappia molto, se non il fatto che ha dedicato tutta la sua vita al lavoro e che per arrivare dove è oggi, ha fatto tanta gavetta. Ma cosa sappiamo nello specifico del conduttore Marco Liorni? È sposato, ha dei figli, Dove ha vissuto e quali sono stati i programmi di grande successo da lui Condotti? Scopriamolo insieme.



Marco Liorni, cosa sappiamo del noto conduttore Rai?

Marco nasce il 6 agosto del 1965 sotto il segno del Leone e dopo avere frequentato gli studi classici si è specializzato come conduttore radiofonico e televisivo. Ha esordito anche nel mondo dell’informazione e dello spettacolo, conducendo dei programmi per diverse radio locali fino ad arrivare poi alla più famosa, ovvero RDS. Nel 1996 Marco Liorni ha debuttato in Mediaset con il programma Verissimo- Tutti i colori della cronaca e poi ha lavorato anche per la RAI ma anche per Sky.

Lo ricorderete quando ha affiancato anche le varie conduttrici nella conduzione del Grande Fratello e lo abbiamo visto anche in altre trasmissioni di grande impatto mediatico come Real TV, Saranno Famosi, Buon pomeriggio Italia e Notti sul ghiaccio. I telespettatori italiani lo ricordano anche per la conduzione del programma Rai La vita in diretta che lo stesso ha condotto dal 2011 fino al 2018 e dunque per ben sette anni. Poi lo scorso anno ha condotto Italia si, un programma tutto suo basato ovviamente sulle storie degli italiani e poi è stato scelto anche per condurre Reazione a catena che come tutti sappiamo è il noto programma che va in onda in estate su Rai 1.

Vita privata del conduttore Rai

Il conduttore è impegnato sentimentalmente dal 1997 e vive insieme a Giovanna Astolfi, che è la sua compagna e moglie con cui è convolato a nozze nel 2014 negli Stati Uniti. Marco e Giovanna sono anche genitori di due figlie Emma e Viola. Sembra che Marco Liorni abbia anche un altro figlio ovvero Nicolò, che pare sia nato da una precedente relazione, ovvero il matrimonio con una donna di cui si conosce soltanto il nome ovvero Cristina.

Lei ha sempre lavorato, durante i due mesi di lockdown. Ma immagino che, nonostante tutto, sia stata comunque un’esperienza dura.. «Come dice lei, mi ha aiutato il lavoro, che regola la giornata: ti alzi la mattina e sai cosa devi fare. Ma senza lavoro non so come avrei fatto. E ho vissuto lo stesso dei momenti di autentica claustrofobia. Mi sono capitate notti in cui mi sono alzati prima dell’alba e ho sentito il bisogno di aprire le finestre di casa, una dopo l’altra, solo per sentire i pochissimi rumori che venivano dalla strada. Ho davvero odiato il fatto di non poter uscire, andare a trovare un amico, fare una passeggiata fino al parco, che poi a me tutto sommato sembra un luogo più sicuro di tanti altri. Molte persone che conosco, molto razionali ed equilibrate, sono andate in grande difficoltà, anche mentale, hanno cominciato ad aderire a teorie complottiste, e questo mi ha dato la percezione del peso psicologico enorme di questa clausura. E penso che questo sarà uno dei problemi più gravi del prossimo futuro, e di cui tratteremo in trasmissione».

La quarantena è una prova faticosa anche per le coppie… «Eh sì ci sono stati dei begli scontri con Giovanna, e anche con i nostri figli: discussioni accese, perché tutti quanti avevamo bisogno di sfogarci. Ma ci sono stati anche grandi momenti di dialogo, di confronto. Di solito, nelle giornate normali, si cena, si guarda la Tv e tutto finisce lì. Invece in diverse occasioni siamo testai a tavola per ore, a parlare, a raccontarci mille cose. Questa è stata un’esperienza insolita» Quindi ne siete usciti rafforzati. Non è capitato a tutte le coppie. Pare che in Cina dopo il lockdown le richieste di divorzio siano raddoppiate… «È comprensibile: In una situazione simile, se uno è già in una relazione complicata, che non lo convince,non trova più le motivazioni per continuare. Poi questa epidemia ci ha messo faccia a faccia con la morte, e per contrasto ci fa apprezzare ancora di più la vita. In un rapporto dove già domina l’ipocrisia e l’insoddisfazione, la consapevolezza di quanto la vita sia preziosa dà la spinta finale all’addio.

O per contrasto, rafforza le ragioni dello stare insieme. Come è capitato a me e Giovanna». Torniamo al suo lavoro. Quanto è stato difficile fare informazione ai tempi del coronavirus? «Senz’altro è una grande responsabilità. Noi ci siamo affidati alle informazioni ufficiali degli esperti e del governo, tentando di essere super attenti e dare sempre notizie corrette e verificate. Per fare un esempio, abbiamo realizzato a Italia Sì un lungo servizio su come sarebbe stata la vita nella fase 2, sentendo virologi e altre persone competenti, e l’abbiamo fatto analizzare dalla task force interna alla Rai.

Su loro suggerimento abbiamo tagliato una scena che non era del tutto giustificata dalle evidenze scientifiche. In generale, nel programma abbiamo tentato di raccontare, per quanto possibile, le cose belle della quarantena: due persone che si sono innamorate da un balcone all’altro, la storia di una donna che ha ricevuto una telefonata da una sconosciuta, che faceva numeri a caso per cercare qualcuno con cui parlare. La nostra linea è stata sempre portare al pubblico un pizzico di serenità e tranquillità». Come vede, il ruolo dell’informazione in questo periodo? È stato positivo, o ci sono stati errori? «In generale mi sembra che l’informazione abbia dato una grande prova, con qualche eccezione, certo deplorevole. La Tv ha ritrovato un ruolo sociale fondamentale, quello che aveva prima dell’esplosione di internet. L’unico problema vero problema è che gli esperti spesso sono andati in contraddizione tra loro, le Regioni hanno operato in ordine sparso e questo ha portato smarrimento tra la popolazione. E in questa confusione l’informazione ha faticato a dare una lettura che non fosse di frammentazione o disorientamento. Anche perché non eravamo certo noi a poter decidere qual era l’esperto che diceva cose giuste, e quello che invece sbagliava».



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