Controcopertina

Luca Argentero protagonista in Doc nelle tue mani, la fiction Rai ispirata ad una storia vera



Luca Argento è il protagonista di Doc, una nuova fiction ispirata ad una storia vera. Di cosa si tratta? In questa fiction, intitolata Doc-Nelle tue mani Luca Argento veste i panni di Doc. Questa è una serie televisiva ispirata ad una storia bellissima. Questa nuova fiction altro non è che un nuovo medical dramma firmato Rai e diretto da Jan Maria Michelini e da Ciro Visco. Questo medical dramma parla delle vicende del dottor Andrea Fanti ovvero il primario di medicina interna.



Quest’ultimo in seguito ad un incidente dovette cambiare radicalmente la sua vita. Tutto ebbe inizio quando il padre di un paziente spinto dal dolore della perdita gli sparò un colpo alla testa. Come abbiamo già anticipato, il medico interpretato proprio da Luca Argentero, sarebbe Sopravvissuto a questo brutto incidente, ma al risveglio non avrebbe ricordato nulla. L’obiettivo di Luca Argentero sarebbe quindi soltanto uno ovvero recuperare la propria vita, i propri affetti e anche i colleghi e tutte le sue conoscenze mediche. Come abbiamo detto si tratta di una fiction che ispira ad una storia vera, ma chi è il medico a cui si ispira Luca Argentero? Scopriamolo insieme.

Luca Argentero nei pani di Doc nella nuova fiction targata Rai

Già avuto modo di anticipare, questa fiction è intitolata Doc- nelle tue mani ed è ispirata ad una storia vera anche se la trama, che è interpretata da Luca Argentero è stata inventata dagli autori pur ispirandosi alla storia del dottor Pierdante Piccioni. Oggi il medico è primario al pronto soccorso di Codogno che combatte in prima linea contro il coronavirus e questa situazione davvero terribile che sta affliggendo il nostro paese ed un po’ tutto il mondo. Il medico in questione nel 2013 è stato vittima di un brutto incidente e le conseguenze furono davvero tragiche visto che perse ben 12 anni di memoria.

Al momento del risveglio sembra che la sua mente si fosse fermata al 2001, questo perché una lesione cerebrale gli aveva cancellato l’ultimo decennio di vita e con questo ovviamente tutte le conoscenze mediche che aveva fatto in quei lunghi anni di esperienza in ospedale. Il dottor Piccioni però sembra che non si sia dato mai per vinto e si sia rimesso sui libri per cercare di tornare ad essere quello che era un tempo, ovvero un medico. Si tratta di una storia dunque di sfida e di rinascita, che di certo appassionerà tanto i telespettatori italiani.

È la storia di un primario brillante, ma freddo, distaccato: per lui i pazienti sono solo numeri. Accade però che in un incidente perda la memoria. Improvvisamente si trova a essere dall’altra parte, e allora è lui ad aver bisogno di cure e, soprattutto, di benevolenza, di affetto. Piano piano, assieme ai ricordi, ritroverà anche il calore delle relazioni, il piacere di un rapporto più umano con i malati. È questa la trama della nuova serie di Raiuno, Doc – Nelle tue mani, in onda dal 26 marzo, fiction attualissima se si pensa al sacrificio, alla dedizione eroica che in queste settimane medici e infermieri sono chiamati a compiere per combattere il coronavirus.

La serie è ispirata a una vicenda reale: il primario di Pronto soccorso all’ospedale di Lodi, Pierdante Piccioni, il 31 maggio 2013 a causa di un trauma cerebrale perse la memoria degli ultimi dodici anni. Ha dovuto reimparare tutto: cosa sono gli euro, le nozioni più avanzate della sua professione e perfino a riconoscere i due figli adulti che lui rammentava bambini. Oggi il medico ha fa il lavoro di prima dell’incidente e, a Lodi, si trova proprio al centro del contagio da coronavirus. A interpretarlo in questa serie è Luca Argentero e, nei panni dell’ex moglie nonché direttrice sanitaria dell’ospedale che decide di aiutarlo, c’è Sara Lazzaro, che abbiamo raggiunto telefonicamente a Roma, dove abita da quando sono iniziate le riprese della fiction. «Purtroppo l’emergenza sanitaria ci ha costretto a interrompere le riprese prima della fine. Andranno in onda solo quattro serate, anziché otto. Rimarrete con la suspense », dice.

La casa di produzione Lux Vide ha lavorato all’americana: negli studi di Formello ha ricostruito un intero ospedale. Un lavoro imponente servito anche per la miniserie Diavoli, che debutterà invece ad aprile su Sky Atlantic. Nata a Rovolon, in provincia di Padova, papà giornalista (italiano) e mamma insegnante (californiana), Sara dice: « Mi sento metà italiana e metà americana, mai completamente né l’una né l’altra, con radici profonde sia in Veneto sia in California». Dopo il liceo artistico e la laurea in arti visive dello spettacolo a Venezia si è trasferita a Londra per studiare recitazione. «Avevo bisogno di un respiro più internazionale ». Si è diplomata nel 2008 e da allora ha lavorato per cinema, teatro e televisione senza mai fermarsi. Per qualche tempo è stata impegnata negli Stati Uniti, dividendosi fra Los Angeles e New York.

Ha avuto ruoli in celebri serie italiane come Braccialetti rossi e The Young Pope e ha fatto una lunga tournée teatrale con lo spettacolo Tempi nuovi di Cristina Comencini. L’attrice pensa di rimanere in Italia anche quando sarà passata l’emergenza virus e si potrà ricominciare a viaggiare. «Il fatto che la Rai abbia voluto me, un volto nuovo, tra i protagonisti di una serie così importante mi fa ben sperare. È un bel segnale di svolta definitiva della carriera». A Roma ha messo su casa con il fidanzato, anche lui attore. «Preferisco non dire il suo nome. Tanto non è ancora famoso», sorride. Per il ruolo di dirigente sanitario in Doc, la Lazzaro ha dovuto invecchiarsi. «Ho 35 anni, ma sembro più giovane della mia età e serviva una donna che ne dimostrasse più di quaranta. Il make up è stato fondamentale per appesantire le palpebre e aumentare le rughe d’espressione.

È stato il mio primo ruolo di peso, molto importante per testare la mia maturità interpretativa. Spero di essere risultata credibile». Tra le dive che considera punti di riferimento, modelli a cui guardare, oltre a Meryl Streep («Praticamente un santino») e Cate Blanchett («Straordinaria») c’è la britannica Kate Winslet, che le assomiglia per la carnagione bianco latte e i capelli biondo miele. «Mi piace perché ha la capacità viscerale di trasformarsi e non si scusa mai se non appare perfetta. Anche a me non interessa apparire bella, voglio essere vera. Da dodici anni faccio questo mestiere e continuo a considerarmi una outsider perché faccio un po’ di tutto, compreso la Youtuber e non mi specializzo».

Il suo è un ricordo lungo e graduale. Ha mai pensato di non farcela e mollare? «Se non lo pensi mai, non sei sana. Quando ero più giovane non mi rendevo conto di quanto fosse difficile tenere duro, ma poi ce l’ho fatta a diventare un’attrice che si mantiene con il proprio lavoro. Nel frattempo, per arrivarci, ho fatto di tutto. A Londra, mentre studiavo, lavoravo come telefonista, promuovevo campagne benefiche per la Croce Rossa o per la ricerca contro il cancro. La gavetta mi è servita per rafforzarmi: ho capito subito quanto ero disposta a sacrificare. Tra lavoro e studio non avevo mai un momento libero, se non il venerdì pomeriggio e allora andavo a fare il bucato ». Non è da tutti, a vent’anni. «Anche negli Stati Uniti ho fatto tanti lavori: la cameriera, la commessa, la barista. Credo nella resistenza e nel restare ottimisti: prima o poi il risultato arriva».



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