L’ultimo intervento ha stabilizzato le condizioni di Alessandro Zanardi, ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano. Il passo successivo è alleggerire il coma farmaco- logico, che è stato nuovamente indotto dopo raggravarsi delle sue condizioni mentre si trovava nel centro di medicina riabilitativa Villa Beretta, nel Leccliese. Lì, l’ex pilota di Formula 1 e campione paralimpico avrebbe dovuto cominciare un duro percorso di riabilitazione neurologica dopo il grave incidente in handbike che lo ha quasi ucciso.
Nuove complicanze hanno però reso necessario il trasferimento d’urgenza all’ospedale milanese. «Dopo il primo coma indotto cosi lungo, era prevedibile che il ritorno graduale allo stato di cosciènza comportasse
qualche rischio.
Non dobbiamo dimenticare che il cervello controlla tutte le funzioni del corpo, comprese quelle cardiache e respiratorie», osserva la dottoressa Melania Rizzoli, che ha conosciuto Zanardi dopo il primo grave incidente della sua vita, durante una gara di Formula Cart a Lausitzring, in Germania: era il 2001 e lo schianto costò le gambe al pilota.
Dopo ben sette arresti cardiaci, un prete aveva già impartito l’estrema unzione: ai tempi, la ripresa del pilota fu considerata miracolosa. Dottoressa Rizzoli, Zanardi nello schianto contro il camion a Pienza ha subito un trauma violentissimo, che gli ha letteralmente sfondato volto e scatola cranica.
Che cosa l’ha sostenuto fin qua? «Quella forza di carattere che 19 anni fa, dopo il dramma al Lausitzring. gli ha permesso di diventare un esempio per tutte quelle persone che si trovano ad affrontare un destino avverso. È la grinta, sorretta da un fisico eccezionale, ad avergli fatto superare oggi la fase più critica, vale a dire quella del pericolo di morte».
Che cosa ricorderà Alex di tutto questo? «Nulla. Durante il coma farmacologico il paziente è in stato d’incoscienza e non sogna. I farmaci infusi fanno in modo che non si renda conto a nessun livello del trauma che ha subito, evitandogli così la sofferenza fisica e psichica».
Significa che il risveglio sarà uno shock? «No, perché avviene per gradi. Quando Alex sarà pienamente sveglio, si renderà conto di essere vivo, che è l’aspetto più importante». Prima del nuovo intervento, il figlio Niccolò lasciava intendere che già si relazionasse con lui.
«La famìglia vive un momento difficilissimo: indagare sulla capacità di Alex di relazionarsi con la realtà ch lo circonda sarebbe indelicato». Che cosa lo aspetta ora?«Una lunghissima, doppia riabilitazione: neurologica, stimolando le zone del cervello danneggiate; e fisica, attraverso l’attività motoria. Alex è rimasto immobile e assistito dalle macchine per oltre un mese.
Dovrà imparare di nuovo ad alimentarsi e a espletare le funzioni fisiologiche. Sarà come un bambino che dev’essere portato all’autonomia. Prima, però, bisognerà capire l’entità della lesione cerebrale: se potrà parlare, vedere, muoversi, se il danno è temporaneo o irreversibile. Se le lesioni non fossero devastanti, per come lo conosco spero in un buon recupero».
Quanto conta la presenza amorevole della famiglia? «Moltissimo. L’amore dei propri cari aiuta a superare i momenti di sconforto. Sentire i propri affetti che ti stimolano, t’incoraggiano e danno la speranza è fondamentale nel processo di guarigione».
L’incidente di Zanardi rievoca la tragedia dell’ex pilota Michael Schumacher, in stato vegetativo dal 2013 dopo una caduta sugli sci. «Non paragonabile a quella di Alex. In seguito alla caduta, Schumacher ha avuto un trauma cerebrale irreversibile che l’ha portato in coma vegetativo, mentre Alex è stato sveglio finché i medici non gli hanno indotto il coma per dare tempo al cervello di riprendersi».
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