Controcopertina

Sfera Ebbasta lui non ci sta e controbatte mostrando l’ipocrisia di chi lo critica



Sfera Ebbasta è diventato in poco tempo uno dei cantanti preferiti dei giovanissimi che affollano regolarmente i suoi concerti, ma se ai figli piace moltissimo non si può dire altrettanto dei genitori.



Gli adulti, infatti, lo criticano aspramente per i messaggi che lancia nelle sue canzoni, per le espressioni che usa e i comportamenti esagerati, come ad esempio lo psicologo Leano Cetrullo (membro della British Psychological Society, della American Psychological Association e della UK Psychological Trauma Society) che su “Media Empore” lo definisce senza mezzi termini “prototipo di una adolescenza malata”.

Lui, però, non ci sta e mette le cose in chiaro, lasciando ad intendere che quella dei suoi detrattori non è altro che ipocrisia.Tanto per cominciare dice la sua riguardo alla mancata partecipazione a “The Voice” su Raidue, di cui avrebbe dovuto essere uno dei giudici salvo esser stato sostituito all’ultimo e il suo posto è stato assegnato a Gigi D’Alessio. «Hanno insistito per avermi, mi hanno convocato a un servizio fotografico. – ha raccontato a “Adnkronos” – Stava per cominciare tutto e poi… boh!

Guarda, alla fine la mia fortuna è che non ho bisogno di certi canali per essere quello che sono. Ho costruito una carriera senza il supporto di radio e tv, questa è una vera forza. Per me era semplicemente un’esperienza lavorativa che mi incuriosiva, ma in realtà non ne ho bisogno e dunque forse è meglio cosi». A quelli che sostengono che le sue canzoni incitino i ragazzi a prendere droghe risponde senza mezzi termini: «Chi lo ha detto non mi ha mai ascoltato, s’è lasciato suggestionare da quello che diceva la gente.

Se ascolti bene il mio disco “Rockstar” ti accorgi che c’è solo positività, good vibes, niente di scuro e negativo. Se invece vuoi fare disinformazione… è un attimo. Ho sempre parlato di me, non ho mai istigato nessuno. Ho sempre detto sui social o nei live: ragazzi non drogatevi, non bevete. Ma dico io, ci vuole Sfera Ebbasta per dire che la droga fa male?». E della tragedia di Corinaldo e sul fatto che lui all’epoca non disse una parola in merito ha spiegato che «ho preferito stare zitto.

Tutto quello che si può dire su media o social è superfluo, inadatto e inopportuno. Ho scelto di portare rispetto e agire privatamente per cercare a mio modo di stare vicino alle famiglie colpite. Quello che è successo va oltre la musica, oltre il mio personaggio, oltre tutto. Quella notte ha sconvolto tutti, ci ha distrutto, pensare che sia successo è incredibile. Certe cose in un Paese come il nostro non possono succedere. La sicurezza è la prima regola nella vita di tutti i cittadini.

Sul lavoro, dappertutto e anche nei luoghi di intrattenimento. Sono sicuramente criticato e preso di mira ma sono una persona e il mio massimo rispetto e cordoglio vanno alle famiglie delle vittime». Sfera racconta anche qual è stato il motivo che gli ha fatto decidere di diventare un rapper: «Se non hai niente, vuoi qualcosa: non mi piaceva studiare, né andare a lavorare, volevo solo fare rap», ha spiegato a “Rolling Stone” aggiungendo che aveva iniziato con i graffiti e che si firmava “Sfera” salvo poi darsi alla musica: «I primi testi che scrivevo erano talmente fatti male che quasi non avevano una metrica, li facevo senza base e non c’era niente in griglia. Poi, quando ho imparato a rappare, ho capito che il rap da solo non mi dava niente e ho sperimentato l’autotune.

Tra un pezzo di qualche anno fa come “Panette” e “Rockstar” di oggi c’è un abisso: ho girato l’Italia e l’Europa, ho fatto featuring internazionali, mi sono evoluto molto. E non ho intenzione di fermarmi qui». Rivendica il merito di aver educato, insieme a altri suoi colleghi i più giovani a credere in loro stessi e a non sentirsi degli sfigati. Secondo lui, infatti, prima i ragazzi amanti del rap erano degli emarginati, quasi come fossero degli “sfigati” mentre ora anche grazie alla trap è diventato l’opposto, aiutando la loro autostima. Sfera risponde a tono anche a quelli che lo hanno accusato di fare rap solo per i soldi e per la fama mentre in realtà la sua vera paura non è tanto il fallire o lo sparire quando il pensiero delle malattie e della morte.

I soldi, invece, non sono più un problema: «Ieri mia madre, ridendo e scherzando, mi ha chiesto: “Ma tu lo sai quanto hai speso questo mese?”. Ma sti ca**i, no che non lo so. I soldi non danno la felicità, ma fanno in modo che tutto vada nel verso giusto: ho comprato casa a mia madre e ora me la voglio acquistare pure io. La tua vita sembra migliore con il cash». La sua è un’esistenza un po’ movimentata: dorme in media due ore per notte, esce tutte le sere e resta in giro fino alle sei di mattina a fumare e bere.

«Quando entri in un locale non entri per bere ma per fare un film. Il mio buon senso mi porta sempre a cancellare i video che faccio la sera in discoteca. Ho un format: di notte verso le 4 metto delle stories su Instagram e le tolgo alle 8 del mattino. Così le può vedere e capire solo il popolo della notte e i ragazzini che vanno a scuola evitano di vedere cose un po’ strane». Tra i suoi fan annovera diversi calciatori famosi tra cui E1 Shaarawy che gli ha anche mandato un video mentre ascoltava la canzone “Lamborghini” a bordo della sua Lamborghini, mentre un sogno ce l’ha: «Mi piacerebbe suonare in uno stadio, come Vasco. Il mio sogno è San Siro, non ci sono mai stato. La prima volta che ci andrò sarà per suonarci»



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