Un giovane portiere 14enne del trevigiano, Luigi Martignano, è morto a causa dell’aggravarsi di un quadro clinico collegato probabilmente ad una miocardite dovuta, secondo quanto si apprende da fonti sanitarie, ad una complicazione di un attacco influenzale.
Un epilogo tragico che nessuno si aspettava e che solo l’autopsia sarà in grado di spiegare. I primi sintomi, che hanno fatto pensare ad una normale influenza, risalgono a cinque giorni fa. Che fossero eccessivi e dunque probabilmente gravi si è capito fin da subito. I genitori hanno dunque deciso di portare il ragazzo in ospedale: il giovane era stato visitato presso il nosocomio di Montebelluna (Treviso) e poi dimesso: gli è stata prescritta una terapia di antipiretici e riposo.
Lunedì mattina, però, stava ancora peggio. La famiglia si è dunque rivolta al medico di base e ancora una volta la diagnosi è stata quella di influenza. Nel pomeriggio le sue condizioni sono precipitate, raggiungendo l’apice del peggioramento nella giornata di ieri, quando la sua mamma e il suo papà, allarmati, hanno chiamato il 118. L’ambulanza ha trasportato il ragazzo all’ospedale di Treviso, dove è morto poche ore più tardi lasciando i medici sgomenti e i genitori in preda alla disperazione.
Morire d’influenza a quattordici anni . Leggi il titolo del lancio d’agenzia e resti basito, confuso, spaventato. Com’è possibile, maledizione? Poi certo, ci saranno gli approfondimenti del caso, i medici han disposto l’autopsia per capirci di più. Però questa resta l’ipotesi più probabile, quasi certa, che il malessere stagionale provocato dal virus abbia attaccato l’organismo fino a provocare una complicazione letale. Allucinante. E subito t’immagini, t’immedesimi. Hai dei figli pure tu, hanno più o meno la sua stessa età.
Luigi – questo il suo nome – era un’adolescente sportivo, giocava da portiere nella squadretta del suo paese, Musano di Trevignano, in provincia di Treviso. Solo pochi giorni fa aveva detto di non sentirsi bene – «mamma, papà, non sto bene», e allora vieni qui, Luigi, fammi sentire la fronte. Il mal di testa, poi la febbre, le articolazioni che ti fanno male anche se soltanto fai un movimento, presente? Quasi normale, in questa stagione. Quante volte accade, quante volte l’abbiamo sentito dai nostri stessi figli, quante volte l’abbiamo ripetuto, «guarda, c’è un’influenza, in giro…».
Ma la febbre, quella di Luigi, era salita troppo. I suoi l’avevano portato all’ospedale, giusto per stare tranquilli. E in effetti li avevano tranquillizzati – «è una forte influenza » avevano ribadito i dottori, rimandandoli a casa. Dai Luigi, sta’ tranquillo, mettiti a letto che ti passa, niente scuola in ’sti giorni, contento eh?, magari domenica non giochi ma la settimana prossima riprendi. E invece niente, la febbre non passava, Luigi stava sempre peggio.
Non si riprendeva. L’altro giorno i genitori, allarmatissimi, hanno chiamato l’ambulanza. Che è arrivata e l’ha riportato in ospedale. Ci è arrivato che era già grave. Luigi è morto poche ore dopo. Stroncato da un infarto conseguenza di una miocardite – in sostanza, un’infezione cardiaca che potrebbe esser dovuta proprio all’attacco del virus influenzale. Una morte iniqua.
CARENZE ORGANIZZATIVE Eccola qui, la realtà. L’influenza che uccide. E di colpo Di Maio che se la prende con la Francia e i tweet gastonomico-immigratori di Salvini e le baruffe incomprensibili del Pd appaiono così lontani e senza senso – importanti, per carità, si vuol soltanto rimarcare come poi la vita quotidiana s’incanali su altri binari, cosa che i politici e i relativi commentatori tendono a dimenticare. Quasi tre milioni di persone che si sono ammalate da ottobre a oggi, questo è il dato solo italiano, in tutta Europa sono quasi 50mila.
E, per l’appunto, altro che «è soltanto un’influenza»: finora nel nostro Paese i decessi sono stati 23, e il picco del virus è previsto per le due settimane che stanno per cominciare. L’anno scorso fu un’ecatombe: a fine stagione si contarono addirittura 160 vittime. Quest’anno pare vada meglio – «anche per una maggiore adesione alle vaccinazioni», rimarca Antonino Bella, uno dei responsabili di Influnet, il sistema di sorveglianza dell’influenza coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. E però, aggiunge, «i virus influenzali sono mutevoli e poco prevedibili ».
D’altro canto, la corsa alla profilassi preventiva ha però ancora una volta evidenziato qualche carenza organizzativa: in molti casi i vaccini non erano disponibili in numero sufficiente, parecchi utenti han dovuto aspettare settimane. Vediamo di far tesoro dell’esperienza in vista del prossimo anno, e di calibrare meglio le scorte. Peraltro, proprio in Italia la copertura vaccinale è calata negli ultimi anni: nel 2009 si era sottoposto alla profilassi il 66 per cento degli over 65, ora si arriva a malapena al 53. E pensare che è proprio fra gli anziani che il virus miete il maggior numero di vittime: l’età media dei deceduti è per l’appunto di 67 anni. Ma sono sempre le storie, a impressionare. Solo in questi ultimi giorni: un’anziana di 84 anni uccisa dal virus ad Ascoli, l’infezione aveva aggredito i polmoni, peraltro il quadro clinico complessivo era già piuttosto grave e la signora non si era vaccinata.
Così come non si era vaccinata, nonostante pregressi problemi di salute la 58enne deceduta la scorsa settimana a Tricase, nel Salento. E poi la mamma 43 enne ricoverata con una grave insufficienza respiratoria a Trieste, ma fortunatamente l’hanno presa in tempo. Tre pazienti, fra cui una donna incinta, ricoverati in rianimazione fra Rovigo e Padova. Un’altra 66enne portata già grave in clinica a Piacenza. Stesse storie a Livorno, a Castel Volturno, a Sassari, dappertutto, davvero impressionante. Ma soprattutto la tragedia di Sara, professoressa 32enne di Napoli, sorriso luminoso e una chioma riccia e ribelle.
LA SPOSINA DI NAPOLI Sara insegnava spagnolo – da precaria, naturalmente – in una scuola media di Fuorigrotta, vicino a Napoli. Si era sposata soltanto sei mesi fa. Anche lei ha cominciato ad avvertire i sintomi: stava lavorando, era impegnata in un consiglio di classe ma proprio non stava bene, si era alzata e se n’era andata scusandosi con gli altri insegnanti, «scusate, vado a mettermi a letto» – ma sì, Sara, riposati che ti riprendi, che cosa vuoi che sia. E però anche per lei la febbre non passava, anzi si era alzata. Una sera il marito aveva chiamato l’ambulanza, i sanitari avevano capito subito la gravità della situazione, di corsa all’ospedale Cardarelli. Niente da fare. Anche Sara, giovane e sorridente sposina, è morta d’influenza.
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