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Pensioni ultime notizie: Sindacati si scagliano contro “quota 100” “Svantaggia i lavori più pesanti”



«Il reddito di cittadinanza è un formidabile strumento per inserire nel mondo del lavoro coloro che finora ne sono stati lontani e includere nella società le famiglie più povere». Pasquale Tridico, professore di Economia del Lavoro a Roma Tre e consigliere del vicepremier Luigi Di Maio è il padre della riforma bandiera dei 5 Stelle. È consapevole che metterla in pratica richiederà un grande impegno, ma è ottimista. «Credo che assisteremo via via a un calo del tasso di disoccupazione e del tasso di Neet, i giovani che non studiano e non lavorano. Ci sarà anche un calo della povertà, ma credo che tutti ci faranno l’esame non tanto su questo ma sull’aumento dell’occupazione».



Premia gli uomini e penalizza le donne, agevola i dipendenti pubblici e chi lavora per le grandi aziende ed in generale tutti i lavoratori che nel corso della loro vita hanno beneficiato di carriere
contributive lunghe.

Di certo non aiuta i giovani,e le categorie come i braccianti agricoli, i lavoratori stagionali e gli edili. Insomma tutti quelli che hanno carriere discontinue e che mai e poi mai in una vita di lavoro riescono a mettere assieme 38 anni di contributi. Di qui una nuova ondata di proteste che va dai sindacati dell’agroindustria a quelli delle costruzioni: tutti uniti contro “quota 100”.

«Trentotto anni di contributi (e 62 anni di età) per accedere all’uscita a “quota 100” per i prossimi tre anni, così come trentasei anni di contributi per accedere all’Ape social sono traguardi irraggiungibili per il 99% degli operai edili italiani. Lo abbiamo denunciato con il governo precedente e continuiamo a farlo con questo» protesta il segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi. Che insieme a Cgil, Cisl e Uil continua a chiedere una vera modifica della legge Fornero che permetta uscite flessibili senza penalizzazioni, riconoscendo che i lavori non sono tutti uguali.
«E non lo dice il sindacato “di parte” ma le statistiche ufficiali – rimarca Genovesi–.

Chi svolge lavori gravosi ha un’aspettativa di vita inferiore fino a 7 anni rispetto a un impiegato. Un operaio edile a 65 anni – continua Genovesi – ha mediamente tra i 27 e i 31 anni di contributi,
conosce il ricatto del lavoro nero ed è obbligato a stare sulle impalcature, a rischio della propria vita, fino quasi ai 70 anni. Molto più utile, invece di “quota 100” sarebbe riconoscere la
condizione di lavoratore gravoso con uscite flessibili o, se proprio si vuole avviare un cambio di tendenza, rifinanziar l’Ape Social (e non usare solo i residui 2018) garantendone l’accesso
a chi ha almeno 30 anni di contributi o 63 di età, confermando come condizione solo gli ultimi 7 su 10 svolti in cantiere».

«Il governo non ci ha ascoltati e il decreto varato giovedì certifica che la parte più debole del mercato del lavoro, i lavoratori stagionali della nostra categoria, agricoli e dell’industria alimentare, già penalizzati per non avere un contratto a tempo indeterminato sono completamente snobbati dal governo: “quota 100” per questi lavoratori è un miraggio» denuncia a sua
volta la Flai Cgil.

«Rimane in vigore la legge Fornero e questi lavoratori saranno costretti a lavorare fino a 70 anni con una pensione da fame dopo anni di lavoro e di fatica. Per loro, che non avranno mai un
contratto a tempo indeterminato, raggiungere 38 anni di contributi è impossibile».

In pratica lamenta la Flai si continua ad operare con provvedimenti discriminatori, che dividono il mondo del lavoro in lavoratori di serie A e di serie B. Braccianti agricoli, stagionali dell’agroindustria ed edili saranno in prima fila il 9 febbraio quando Cgil Cisl e Uil manifesteranno contro la legge di bilancio del governo giallo-verde. Ieri i segretari generali Camusso,
Furlan e Barbagallo hanno incontrato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rilanciando le loro richieste e lamentando l’assenza di interventi a favore del lavoro e della crescita.

Il premier ha dato la disponibilità ad aprire tavoli tecnici su varie questioni e i sindacati a loro volta hanno confermato di essere pronti a discutere ma nel frattempo confermano la manifestazione nazionale del 9 a Roma.

A 24 ore di distanza dall’ok del Consiglio dei ministri non c’è ancora un testo finale del decretone. A quanto si apprende per le ultime coperture necessarie a chiudere il pacchetto su reddito di cittadinanza e pensioni, il governo, oltre alle clausole salva spese, ha introdotto anche una nuova stretta sui giochi per racimolare altri 400 milioni di euro.
Le vincite sul «10 e Lotto» saranno infatti tassate all’11 per cento contro l’8 per cento attuale e quindi dopo l’aumento già previsto dalla legge di Bilancio, aumenterà ulteriormente
anche l’aliquota del Preu, il prelievo unico erariale sulle slot machine.



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