Scontro Moretti-Durigon
Sulla scena politica e relativa alla riforma pensionistica, è intervenuto anche Durigon, il quale ha sostenuto come quota 100 sia una misura piuttosto importante e che servirà a svuotare un bacino importante di lavoratori che al momento è impossibilitato ad andare in pensione per via della riforma Fornero. Durigon ha parlato infatti di circa 350.000 persone che nel corso del 2019 potranno accedere alla pensione, proprio grazie a Quota 100 e di un totale di 800.000 persone che potranno quindi finalmente uscire dal mondo del lavoro nei prossimi tre anni. Nello specifico Durigon ha dichiarato: ” Quota 100 rispecchia purtroppo la grave crisi che aveva creato la famosa legge Fornero con un bacino così ampio che non potevamo svuotarlo tutto quanto insieme. Oggi finalmente 350000 persone potranno andare in pensione quest’anno 800.000 in 3 anni”.
Durigon e Moretti hanno anche ampiamente discusso sul trattamento di fine servizio ovvero sulla buonuscita dei Lavoratori pubblici. Secondo quanto si apprende, i dipendenti pubblici che decideranno di aderire a quota 100 dovranno attendere almeno 5 anni per poter avere la liquidazione del trattamento di fine servizio. Questa versione non sembra essere stata smentita da Durigon il quale invece ha precisato alcuni aspetti che sono legati in qualche modo a questa richiesta di anticipo. I potenziali pensionati potranno così chiedere agli Istituti bancari un anticipo con gli interessi che potrebbero essere coperti addirittura da fondi statali. A tal riguardo, Claudio Durigon ha ribattuto “Gli interessi non verranno pagati dal pensionato, ma dallo Stato”.
Carlo Fatuzzo: «Milioni di anziani presi in giro da un governo di cui si erano fidati. Sbagliato colpire chi ha sempre pagato»
«Come è andata? Per i pensionati malissimo. Non pensavo che il governo potesse arrivare a tanto. La Lega aveva centrato la campagna elettorale sulla cancellazione della riforma Fornero. Anche il Movimento5 Stelle, a rimorchio, lo ha fatto. Ed è indubbio che milioni di anziani abbiano votato per quei due partiti credendo alle loro promesse».
Carlo Fatuzzo, deputato di Forza Italia e leader del Partito dei pensionati, ha particolarmente a cuore l’argomento. Con la manovra sono state tradite le attese? «Nei prossimi mesi tanti pensionati si renderanno conto di essere stati gabbati. Una volta quando i governi avevano bisogno di pareggiare il bilancio aumentavano il prezzo delle sigarette o quello della benzina.Adesso mettono le mani in tasca ai pensionati ». Nel maxi emendamento presentato all’ultimo minuto utile dall’esecutivo c’è il blocco alle rivalutazioni delle pensioni. Amara sorpresa? «È stato inserito all’ultimo. A tradimento. Si tratta di un blocco parziale. Viene trattenuta la metà di quanto dovrebbe essere pagato per allineare gli assegni al costo della vita. In tre anni il governo prevede di risparmiare 2,2 miliardi di euro». Sono tanti soldi. «Ma il fatto più grave è che, finito il triennio, l’adeguamento Istat non viene recuperato.
Il blocco dura vita natural durante». Salvini dice che i pensionati ci perderanno al massimo uno, due euro. «Io ho fatto calcoli diversi. C’è chi prenderà 30 euro in meno al mese. E si porterà dietro questo taglio fino alla morte. Salvini ha tanto criticato la precedente riforma pensionistica e poi ha fatto come la Fornero». Cioè? «Già il governo Monti aveva bloccato l’adeguamento Istat delle pensioni. Era uno dei cinque punti della riforma che sarebbero caduti se fosse passato il referendum abrogativo promosso dal leader della Lega. Anche io avevo firmato. Mi ero fidato. E come me anche tanti ex elettori di Forza Italia. Con il taglio delle rivalutazioni del 2012, lo Stato ha risparmiato 35 miliardi in sette anni sulla pelle dei pensionati. Ora se ne aggiungeranno altri due. Sembra poca cosa se calcolato sui singoli assegni. Ma di fronte a una platea così vasta diventano molti soldi». Il taglio delle pensioni d’oro invece è più simbolico che altro… «Già perché sono pochi i soggetti interessati. Ma è una misura ancora più grave per la filosofia punitiva che la ispira». Perché? «I Cinquestelle dicono che questa misura è sacrosanta perché si taglia solo la quota di pensione non coperta da contributi.
E questo è falso. Non c’è un euro di quello che riscuotono coloro che hanno pensioni così alte che non sia stato versato sotto forma di contributi. Uno che aveva 20mila euro al mese di retribuzione pagava il 34% del totale, ma al momento in cui si calcolava la media della retribuzione degli ultimi dieci anni lavorati c’era un taglio della parte alta dello stipendio, non si liquidava la pensione sulla retribuzione effettiva. I grillini fanno passare per pensioni non meritate quelle per cui sono stati pagati i contributi. Semmai le pensioni non coperte da contributi sono altre». Quali? «Le pensioni minime». Con il reddito di cittadinanza arriverà anche la pensione di cittadinanza. Che ne pensa? «Non vorrei che fosse un’altra fregatura. La mia preoccupazione è che diano di meno anche a chi ha la minima, sul modello del reddito di cittadinanza. I Cinquestelle hanno già dichiarato che i 780 euro pieni del reddito di cittadinanza andranno solo a chi non ha altre fonti di reddito.
Mi domando se lo stesso principio non varrà anche per i pensionati. Per esempio, la mia paura è che saranno penalizzati coloro che hanno già l’assegno di accompagnamento o che hanno una casa di proprietà. In generale, non mi convince la filosofia ispiratrice di queste misure: il governo toglie a chi ha lavorato tutta la vita e dà, sotto forma di reddito di cittadinanza, a chi non ha mai lavorato un giorno.Non mi sembra giusto». La manovra prevede la cosiddetta “quota 100”, il superamento della riforma Fornero ricalcolando la somma dell’età anagrafica e degli anni di contributi versati. «Dalla prima all’ultima stesura della manovra sono stati drasticamente ridotti i fondi per questa misura».
Dopo la trattativa con la Commissione europea, per stare dentro i limiti del deficit concordati, le risorse sono scese di 2,7 miliardi di euro. «Ciò significa che la platea si è ridotta. Prevedo un boom di domande nel primo anno di tutti coloro che, con gli anni giusti di contributi, hanno tra i 62 e i 66 anni. Ma non so se tutte le richieste potranno essere accolte. La riforma Fornero non ha permesso alle donne di andare in pensione compiuti i sessant’anni, di ricevere l’assegno sociale prima dei 67 anni e così via. Poi, nel lasso temporale di sette anni, altri anziani saranno morti nell’attesa vana di godersi la pensione. Insomma, questo per dire che la rivoluzione epocale promessa da Salvini si è fermata, come succede spesso, a metà. O meno ancora. La mia stima è che, fatto cento il numero di coloro a cui la Fornero ha negato la pensione, soltanto dieci di questi potranno andare a riposo con le nuove regole».
Quota 100 ed Opzione donna: il punto di Orietta Armiliato
“È necessario sottolineare che, mentre Quota 100 va in direzione del cancellare/superare la legge Monti/Fornero, così come sbandierato dalle forze componenti la maggioranza di Governo, la misura dell’Opzione Donna invece non ottempererebbe a questo scopo, poiché la Monti/Fornero l’aveva già salvaguardata lasciandola attiva dunque, creerebbe flessibilità nel sistema ed avallerebbe credibilità politica ma, rappresentando una nicchia di lavoratori ancorché donne viene considerato, nostro malgrado, come un provvedimento di nicchia e non certo come misura cardine. Quindi va da se che, se sarà necessario sacrificarlo rispetto ai tempi di attuazione delle altre misure, non ci sarà nessuno che si opporrà per garantirne l’immediatezza“, ha affermato Orietta Armiliato, nel commentare il testo della legge di bilancio 2019 pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Armiliato ha sottolineato:”Questo Governo ha già dato prova di non tenere in debito conto la platea femminile proponendo misure come Quota 100 difficilmente applicabili alla storia contributiva delle donne, non includendo il riconoscimento del lavoro di cura o il cumulo contributivo gratuito per le categorie di lavoratori oggi esclusi in primis le donne solo per citarne alcune e dunque non ci dobbiamo stupire se rimanderà a Giugno il decreto legge che deve sancire un proroga anzi una mini-proroga come parrebbe dalle ultime dichiarazioni, dell’Istituto dell’Opzione Donna”.
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