E’ finalmente arrivata la pubblicazione in Gazzetta del decreto sul reddito di cittadinanza, Quota 100 e le misure prorogate di Ape sociale, Opzione donna nonché le pensioni anticipate non più adeguate alla speranza di vita.
Molti lavoratori, dunque, a partire da questo mese di gennaio 2019, dovranno cominciare a fare i conti con queste nuove misure. Ad essere maggiormente coinvolti da queste novità sono i nati tra il 1952 e il 1959, ma anche quelli nati tra il 1970 e il 1962, i quali potrebbero beneficiare di un assegno straordinario finanziato direttamente dalle imprese con i fondi di solidarietà bilaterali. Secondo alcune stime i beneficiari di queste misure soprattutto di Quota 100 saranno oltre 300.000 e nel caso in cui si dovesse raggiungere questo quantitativo è improbabile che nel 2020 e nel 2021, questi numeri possano ripetersi visto che 360.000 effettivamente sono le pensioni totali di vecchiaia e anticipate che vengono liquidate nel 2017.
Ma nel caso in cui si dovesse arrivare davvero un milione di pensioni che vengono liquidate in netto anticipo rispetto a quelli che sono i requisiti attuali, si potrebbe andare incontro ad un problema relativo al reperimento delle risorse. Proprio per questo motivo, nelle ultime settimane i tecnici del governo hanno vagliato varie ipotesi e soprattutto hanno ridotto gli importi stanziati per Quota 100 e reddito di cittadinanza proprio per evitare di non poter soddisfare poi le esigenze dei cittadini e quindi venire meno alle promesse fatte.
Ad ogni modo sia Quota 100 che Opzione donna causeranno un’ esigenza rinnovata di aumentare la propria anzianità contributiva, visto che entrambi prevedono che ci sia una soglia di versamenti che deve essere raggiunta obbligatoriamente entro una data limite. Quindi per Quota 100 bisognerà soddisfare due requisiti, uno dal punto di vista anagrafico e l’altro contributivo ovvero compiere 62 anni di età e aver maturato 38 anni di contributi. Per Opzione donna invece i contributi richiesti sono 35, ma bisognerà possedere questo requisito entro e non oltre alla fine del 2018. Ci sarebbero alcuni contributi perduti che potrebbero in qualche modo essere recuperati. I modi sono diversi, alcuni sono completamente gratuiti ad esempio se facciamo riferimento all’ accredito del servizio militare, mentre altri sono a pagamento.
In quest’ultimo caso è richiesto un pagamento anche rateizzato di una quota che costituisce un onere fiscalmente deducibile. Ci sarebbe anche il riscatto di laurea che rappresenta una opportunità molto importante per poter aumentare in modo sostanziale la propria carriera contributiva. In questo caso è il lavoratore, qualora durante gli anni di durata legale del corso non abbia contemporaneamente lavorato, a richiedere l’accreditamento da 4 a 6 anni inclusi quelli che sono i dottorati di ricerca privi di contribuzione e le scuole di specializzazione. Non possono essere invece accreditati i periodi dedicati alla frequenza dei master anche se universitari.
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