Se la prima sorpresa che si nasconde nelle domande presentate per la pensione a Quota 100 riguarda l’avanzata del Sud con la maggioranza delle domande, «la seconda riguarda i dipendenti pubblici che si avviano a essere un terzo dei richiedenti, dato che molti di loro sono beneficiari del cumulo». Lo spiega Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali. «A rischio sono la salute (si parla di circa 23.000 medici che lasceranno il servizio quest’anno per pensionamento ordinario e quota 100), ma anche – aggiunge Brambilla – le stesse erogazioni di Quota 100 e del Reddito di cittadinanza perché potrebbero essere 4mila i dipendenti Inps che lasciano. Ma problemi ci saranno anche per la scuola e i servizi pubblici». E non è comunque finita qui. «La terza sorpresa o anomalia – prosegue l’economista – è l’alto numero di lavoratori autonomi richiedenti Quota 100. Sse consideriamo che i lavoratori dipendenti privati sono 13,5 milioni e gli autonomi circa 4 milioni ci troviamo con più di 13.400 domande di artigiani, commercianti e agricoli rispetto alle 30mila dei dipendenti. Con molta probabilità si tratta di lavoratori stagionali nei settori agricoltura e turismo o dei servizi legati al turismo. Ma anche lavoratori autonomi che hanno molti anni di iscrizione all’Inps, ma pochi contributi versati. Per tutte queste categorie, dati i modesti importi delle pensioni a calcolo, sempre per via degli scarsi contributi versati, si corre anche il rischio di dover integrare al minimo, con un ulteriore aggravio per la finanza pubblica», aggiunge Brambilla. Ma i numeri delle domande vanno comunque presi con beneficio d’inventario. «Le richieste di pensione anticipata sono 77.483, ma ciò non significa che si trasformeranno tutte in pensioni», ha concluso il numero uno di Itinerari Previdenziali.
Ai sindacati non va mai bene niente. Difendevano il diritto dei lavoratori alla pensione. E ora che, con Quota 100 ci vanno, li vogliono trattenere. Sul pezzo. Le domanda ricevute dall’Inps finora sono 78mila. E arrivano a centomila se si aggiungono anche quelle relative all’ape sociale, al beneficio di “opzione donna” e alle uscite previste per i lavoratori precoci. Troppa roba, secondo Cgil e Cisl. Che prevedono la paralisi del pubblico impiego e disagi per i cittadini. In Emilia Romagna, secondo le parti sociali, non riapriranno le scuole: «Prevediamo un settembre nero », annunciano. Nella Regione (ex) rossa hanno manifestato l’intenzione di usufruire della riforma del governo gialloverde più di un migliaio di dipendenti del ministero della Pubblica Istruzione.
Soprattutto professori, ma anche bidelli, tecnici e amministrativi. I picchi si registrano a Bologna e Modena. «Il dato delle richieste di pensione con Quota 100», dice Monica Ottaviani, segretaria regionale della Cgil Scuola, al Corriere Bologna, «è importante e comporterà un aumento del caos a settembre, la scuola non è preparata a un esodo così importante ». Perché, spiega la sindacalista, alle domande arrivate in seguito al decreto del governo, si devono sommare anche quelle di pensione ordinaria: «Sarà un caos che il Miur non è attrezzato per affrontare». «Con il numero maggiorato di uscite dovute a Quota 100», denuncia Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, «ci ritroveremo la prossima estate con 70 mila cattedre vacanti e quasi 200 mila supplenze. Siccome soltanto o una piccola parte di questi posti sarà coperto con il turnover, per via principalmente della mancata riapertura delle graduatorie a esaurimento, il fenomeno in atto nella scuola diverrà ancora più cogente».
ALLARME OSPEDALI Non è finita. È allarme anche negli ospedali, denunciano i sindacati. Entro tre anni il Servizio SanitarioNazionale potrebbe perdere circa 24 mila medici. Tra il 2019 e il 2021, ben 20 mila camici bianchi raggiungeranno i limiti di età per andare in pensione e circa 4.500 (su un totale di 18-20 mila che ne maturerebbero i requisiti) potrebbero scegliere di lasciare il lavoro grazie a Quota 100. Le stime sono state formulate dal sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed, che ribadisce la sua preoccupazione per un sistema sanitario nazionale sempre più a rischio a causa della fuoriuscita di medici, in netto peggioramento nei prossimi anni. Nel 2018 è iniziata la quiescenza dei nati nel 1953. La curva dei pensionamenti raggiungerà il suo culmine tra il 2018 e il 2022con uscite valutabili intorno a 6.000/7.000 ogni anno.
PROBLEMA COMPETENZE «È evidente che non basteranno i giovani medici a sostituire i pensionamenti, per colpa», sostiene il sindacato, «dell’errata programmazione degli specialisti perpetrata negli anni passati, ma soprattutto crollerà la qualità generale del sistema perché la velocità dei processi presenti e, soprattutto, futuri non concederà il tempo necessario per il trasferimento di competenze dai medici più anziani a quelli con meno esperienza sulle spalle». Dalla Puglia arriva anche l’allarme degli infermieri. Saverio Andreula (Opi Bari), Giuseppe Papagni (Opi Bat) e Antonio Scarpa (Opi Brindisi) hanno sottoscritto un appello inviato al presidente della Regione Puglia e assessore alla Sanità, Michele Emiliano.Tema:Quota 100. «È necessario provvedere nell’immediato», scrivono i tre presidenti degli ordini professioni infermieristiche, «a procedure di reclutamento degli infermieri per far fronte aduna vera e propria emergenza».
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