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Pensioni ultime notizie oggi, novità opzione donna e pensione di cittadinanza



La pensione di cittadinanza scatterà soltanto a 67 anni. È la novità del decreto su reddito di cittadinanza e pensioni varato ieri dal Consiglio dei ministri. Nelle precedenti bozze del testo si parlava infatti di 65 anni. «Per i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni – si legge nel decretone – adeguata agli incrementi della speranza di vita», il Reddito di cittadinanza assume la denominazione di pensione di cittadinanza, quale misura di contrasto alla povertà delle persone anziane.



La pensione di cittadinanza consiste in una integrazione al reddito della famiglia beneficiaria per innalzarlo fino alla soglia di 780 euro netti al mese, se si tratta di una singola persona oppure di 1.170 euro nel caso di una coppia di pensionati. Fra le novità emerse ieri c’è anche un nuovo vincolo alla spendibilità del Reddito di cittadinanza che deve essere «fruito il mese successivo a quello di erogazione » altrimenti possono scattare «penalizzazioni in termini di riduzioni del beneficio». In pratica interverrebbe una riduzione del 10% sull’importo erogato a partire dal mese successivo a quello in cui il sussidio accreditato sulla “Carta Rdc”non è stato speso per intero.

Per quanto riguarda quota 100 il premier Conte si è espresso nella trasmissione Porta a porta condotta da Bruno Vespa ed ha fermato:

“Quota 100 sarà un ricambio generazionale, ovviamente ci sarà un divieto di cumulo, è da tenere conto che per alcune fasce professionali ed Alcune categorie non sarà conveniente andare in pensione con quota 100, soprattutto come si faceva un tempo”. Bisogna tenere conto che per alcune categorie non c’è una penalizzazione economica, Ma sia chiaro che se si va in pensione anticipatamente ed ovvio che versando meno contributi i primi anni di pensione saranno meno vantaggiosi dal punto di vista economico, e questo potrebbe essere un altro meccanismo disincentivante”.

Sappiamo che molti italiani vogliono andare in pensione in anticipo, finalmente, dopo svariati mesi di discussione il governo prossimamente ufficializzerà la nuova riforma delle pensioni, con l’intento di agevolare moltissimi italiani che sono rimasti fuori a causa della legge Fornero.

Lasciare il mondo del lavoro in anticipo è possibile, grazie alle varie misure pensionistiche varate dal Governo Conte e di cui si attende l’ufficialità grazie al decreto che dovrebbe arrivare al massimo la prossima settimana. La riforma delle pensioni sembra dirlo chiaramente che, coloro che entro il 31 dicembre 2018 ha compiuto 62 anni ed ha versato 38 anni di contributi potranno fare domanda di pensionamento e lasciare il mondo del lavoro, usufruendo della pensione anticipata e più nello specifico di Quota 100.

La novità è contenuta nella bozza del decreto che entrerà nel Consiglio dei Ministri si spera al massimo nei prossimi giorni. Rimane il caso relativo al reddito di cittadinanza che sembra essere incluso nel Decreto legge contenente disposizioni relative all’introduzione del reddito di cittadinanza e a interventi in materia pensionistica e dove sono contenute diverse promesse tanto annunciate dal Governo e alcune novità riguardanti i tagli negli stanziamenti previsti dalla Manovra 2019.

Come poter andare in pensione in anticipo? Quota 100, come abbiamo più volte anticipato, sarà una misura a tempo determinato, nel senso che durerà circa 3 anni e poi dovrebbe essere sostituita da Quota 41 che sarà valida per tutti. Su Quota 100, nella bozza del decreto, viene spiegato che Quota 100, più che una riforma delle pensioni, è vista una sperimentazione che durerà al massimo tre anni. Quindi per i prossimi tre anni e fino al 2021, chi vorrà beneficiare di Quota 100 potrà farlo una volta maturati i requisiti anagrafici e contributivi, ovvero 62 anni di età e 38 anni di contributi. Bisogna sottolineare, anche, il fatto che Quota 100 non è cumulabile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo. Si possono svolgere lavori occasionali al fine di integrare il proprio reddito da pensionato, ma soltanto per un massimo di 5 mila euro lordi annui, fino alla maturazione dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia.

Quali sono le finestre pensionistiche mobili? Coloro che hanno deciso di lasciare in anticipo il mondo del lavoro in modo volontariato lo scivolo di Quota 100 senza aspettare di maturare i requisiti della pensione di vecchiaia, dovranno attendere la prima finestra utile. Per i richiedenti, stando a quelle che sono le stime del governo, sono circa 315 mila lavoratori, di cui 130 mila sono dipendenti pubblici e non basterà attendere soltanto avere i requisiti.

La prima finestra utile per i privati per poter andare in pensione è il mese di Aprile 2019. Potranno scegliere di andare in pensione soltanto coloro che hanno maturato 62 anni di età e 38 anni di contributi entro il 31 dicembre 2018. Gli altri dovranno attendere il loro turno che andrà a scattare con le finestre trimestrali. Per gli Statali, la prima finestra per poter andare in pensione si aprirà soltanto a Luglio 2019, ma per i lavoratori pubblici la decorrenza sarà semestrale.

Riscatto laurea con 5.241 euro all’anno (sconti anche del 60%)

Un ammontare uguale per tutti (a patto di non avere più di 45 anni) pari a 5.241,30 euro per ogni anno di studio. Tanto costerà la versione «light» del riscatto della laurea con uno sconto— calcolato dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro—sostanzioso: un lavoratore in regime contributivo, con 40 mila euro di reddito, rispetto ai 13.200 euro attualmente previsti risparmierà il 60%.

Con il fondo di solidarietà, pensioni anche per i nati nel ’62

Le misure per l’anticipo della pensione con «quota 100» potranno essere utilizzate dai nati tra il 1952 e il 1959, ma con il meccanismo del fondo di solidarietà bilaterale legato a un accordo sindacale potranno smettere di lavorare anche i nati tra il 1960 e 1962. Chi esce con 5 anni di anticipo potrà perdere in media il 25% dell’importo di pensione che avrebbe avuto uscendo in vecchiaia a 67 anni.

Uscita in anticipo per lavoratrici con 58 anni

L’opzione Donna è stata prorogata. Sono previste pensioni anticipate secondo le regole di calcolo del sistema contributivo per le lavoratrici con un’età pari o superiore a 58 anni di età e le lavoratrici autonome con almeno 59 anni, che abbiano maturato un’anzianità contributiva di almeno 35 anni. Il requisito di età anagrafica non è adeguato agli incrementi della speranza di vita.

Il sussidio va speso entro un mese (se no, -10%)

Il reddito di cittadinanza va speso nel mese successivo a quello di erogazione. In caso contrario si rischiano «riduzioni del beneficio, nei limiti del 10 per cento, nella mensilità successiva a quella in cui il beneficio non sia stato interamente speso. L’apposito monitoraggio delle spese con la «Carta rcd» sarà stabilito dal ministero del Lavoro entro 3 mesi dall’entrata in vigore decreto.

Per poter usufruire quota 100 – devi avere almeno 62 anni di età e 38 di contributi –  questo ti permette  di riuscire ad andare in pensione cinque anni prima rispetto al trattamento di vecchiaia comporta un taglio di circa un quarto dell’assegno previdenziale lordo.

Opzione Donna (35 anni di contributi)

Destinatari: lavoratrici che entro il 31 dicembre 2018 hanno maturato almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età per le dipendenti (59 per le autonome). L’assegno viene ricalcolato interamente con il metodo contributivo e decorrenza posticipata di 12 mesi
(18 per le autonome e le miste)

Pro – Anticipo fino a 9 anni rispetto alla pensione di vecchiaia

Contro – Rischio taglio dell’assegno fino al 40% per chi ha maturato contributi calcolati con il metodo retributivo e misto.

Lavori Usuranti (61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi)

Destinatari: sono circa 6mila i lavoratori potenziali beneficiari ogni anno della pensione anticipata per lavoro usurante. Si tratta di persone che hanno svolto una o più delle attività usuranti (tratte da un apposito elenco, come i lavori nelle cave, quelli ad alta temperatura, quelli notturni) per un tempo pari ad almeno la metà della vita lavorativa (o sette anni negli ultimi dieci).

Pro – Nessun costo, nessuna finestra, sospeso l’adeguamento di vita fino al 2026

Contro – Assegno più basso a causa dei minori contributi versati rispetto al raggiungimento dei 67 anni

Isopensione (7 anni di distanza massima dalla pensione di vecchiaia o anticipata)

Destinatari: lavoratori di aziende con più di 15 dipendenti. L’isopensione è il trattamento a cui accede il lavoratore che sottoscrive un accordo di esodo con prepensionamento a carico dell’azienda. Dal momento in cui smette di lavorare fino alla pensione, percepisce un importo mensile pagato dall’ex datore di lavoro. La possibilità di anticipare 7 anni rispetto alla vecchiaia è prevista fino al 2020, dopo si potranno anticipare 4 anni

Pro – Costi a carico del datore di lavoro. Il dipendente maturerà la pensione piena

Contro – Procedura complessa e molto onerosa per le aziende

Ape Volontario (63 anni di età e 20 anni di contributi)

Destinatari: lavoratori privati. Per poter fare domanda non devono mancare più di tre anni e sette mesi all’età della pensione di vecchiaia. Il lavoratore potrà così ricevere un assegno ponte per un massimo di 43 mesi prima della pensione di vecchiaia, alimentato con un prestito che sarà poi restituito con rate ventennali trattenute sulla futura pensione di vecchiaia.

Pro – Possibilità di uscita dal lavoro fino a 3 anni e 7 mesi prima rispetto alla vecchiaia

Contro –  Costo a carico del lavoratore (con credito d’imposta che dimezzai costi finanziari e assicurativi)

Ape Sociale (63 anni di età e 30/36 anni di contributi)

Destinatari: disoccupati che hanno concluso l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori che assistono familiari conviventi di i° o 2° grado con disabilità grave da almeno 6 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori
con invalidità superiore o uguale al 74% con 30 anni di contributi; dipendenti che svolgono un lavoro pesante (e lo hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7) con 36 anni di contributi. Le lavoratrici madri possono beneficiare
di un anno di sconto dei requisiti contributivi per ogni figlio fino al massimo di 2 anni

Pro – Nessun costo, il prestito ponte è a carico dello Stato

Contro – L’assegno max è di 1.500  lordi mensili per 12 mesi e non conviene a chi ha almeno 38 anni di contributi che con un anno di età in meno può accedere a quota 100

Lavoratori Precoci (41 anni di contributi)

Destinatari: lavoratori che hanno versato almeno un anno di contributi da lavoro effettivo prima dei 19 anni di età e svolgono attività particolarmente faticose (Dm
lavoro 5.2.2018 o Dlgs 67/ 2011), oppure sono care givers, invalidi civili almeno al 74% o disoccupati che abbiano esaurito la Naspi e passato un ulteriore trimestre di inoccupazione. L’assegno è calcolato con il sistema misto o retributivo ed è erogato dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti

Pro – Anticipo fino a 8 anni rispetto alla pensione di vecchiaia

Contro-  Incumulabilità reddituale fino al raggiungimento dei requisiti ordinari

La gioia di Beppe Grillo per il reddito di cittadinanza è tale che il padre del M5S la attribuisce, postuma, anche al co—fondatore Gianroberto Casaleggio: «I due Elevati sono commossi». Assai meno lo sono i leghisti, che trattengono a fatica nervosismo e fastidio nei confronti di una misura che ritengono assistenzialistica, dirigista, difficilissima da applicare e del tutto estranea al loro dna politico. «Speriamo che il M5S si renda conto di aver partorito una roba cervellotica — si augura un esponente del governo, dietro garanzia di anonimato—. Il reddito è complesso come una malattia autoimmune, c i sono t u t te le premesse per un rigetto». Il timore dei leghisti, che già non sopportano l’idea di «dare soldi a chi se ne sta sul divano», riguarda il complicato meccanismo di erogazione e verifica, che potrebbe rendere ardua la riscossione del contributo. Lo ha confermato plasticamente la foto di rito a Palazzo Chigi. Giovedì sera in conferenza stampa Matteo Salvini ha alzato solo il cartello inneggiante a Quota 100 e si è ben guardato dal prestare la faccia alla misura bandiera di Di Maio. Nel video si vede Rocco Casalino, che gli porge la stampa della slide con entrambe le misure del «decretone» e Salvini che evita di prenderla in mano, neanche fosse un oggetto ustionante. Uno sgarbo? Una furbata? Dallo staff assicurano che la ricostruzione non ha fondamento: «Il vicepremier è soddisfatto, si è raggiunto un buon compromesso». In realtà, dietro le frasi di circostanza dovute al rispetto del contratto di governo, l’umore dei leghisti non è affatto sereno. Lo confermano i sondaggi, che descrivono l’elettorato di Salvini spaccato come una mela. Il Nordest, terra di industriali e artigiani, è in rivolta. Nella base leghista, che sui temi economici è certo più in sintonia con Forza Italia e Fratelli d’Italia, c’è chi teme che il reddito finisca nelle tasche di immigrati e rom e chi guarda al referendum abrogativo lanciato da Giorgia Meloni. Eppure i leghisti non potranno che votarlo compatti. E dovranno anche mandare giù l’esultanza degli alleati, che esploderà il 22 gennaio a Roma nell’evento con Grillo e Davide Casaleggio per festeggiare la misura che, nei sogni del vice premiere ministro del Lavoro Luigi Di Maio, «sconfiggerà la povertà».



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