Sappiamo come la 104 riguardi soltanto i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato che assistono un familiare con una situazione di handicap. Coloro che effettuano attività di Caregiver per familiari con una situazione di handicap grave, hanno diritto ad una serie di agevolazioni anche piuttosto considerevoli, come poter usufruire dei permessi retributivi, oppure sfruttare un periodo di congedo che sia più o meno retribuito. Ci si chiede quali possono essere invece i benefici per quanto riguarda la pensione anticipata e quali sono al momento le soluzioni a disposizione per chi ha diritto alle agevolazioni 104. Va detto che esistono due tipi di congedo straordinario, ovvero quello non retribuito e quello retribuito. Quest’ultimo è riservato soltanto a coloro che assistono familiari con handicap grave e può essere richiesto ed ottenuto soltanto una volta nella vita.
Ad usufruirne sono anche i lavoratori disabili, a patto però che assistano un altro familiare che si trova in una situazione di handicap grave. Questo significa soltanto una cosa, ovvero che non può usufruire del congedo retribuito per se stesso. Come abbiamo visto, però esiste anche un altro tipo di congedo che è quello non retributivo e che può essere richiesto per motivi personali ed ha la durata di 2 anni. Nonostante si possa pensare che non sia una misura conveniente, in realtà non è proprio così, perché il lavoratore è pur vero che non percepirà alcun tipo di retribuzione, ma potrà comunque mantenere il suo posto di lavoro. Va anche specificato come questo periodo non sarà calcolato ai fini pensionistici. la cui copertura contributiva si potrà effettuare in modo volontario.
Per quanto riguarda quindi la pensione anticipata e legge 104, quali sono al momento le soluzioni per coloro che Assistono? La prima è quella riservata a coloro i quali quindi assistono un familiare disabile in una situazione di gravità e si tratterebbe dell’Ape Social, che è scaduta però lo scorso 31 dicembre 2018 e del quale si è parlato di una proroga al prossimo 31 dicembre 2019, che dovrebbe arrivare con il decreto che sarà emanato al massimo entro la metà di gennaio. Attraverso questa misura, si potrà andare in pensione, raggiungendo il requisito anagrafico dei 63 anni contributivo di 30 e assistere ovviamente il familiare di primo grado con handicap grave da almeno sei mesi dal momento della presentazione della domanda. Un’altra soluzione potrebbe essere quota 41, la quale è riservata soltanto ai lavoratori precoci che abbiano maturato 41 anni di contributi, dei quali almeno 12 versati prima del compimento del diciannovesimo anno di età.
Inoltre questi soggetti devono anche essere in possesso di altri requisiti, oltre che assistere da almeno sei mesi prima della presentazione della domanda un familiare con situazione di handicap ed essere iscritti ad una forma di previdenza obbligatoria prima del primo gennaio 1996. Un’altra soluzione è quella riguardante l’invalidità del soggetto con un tasso superiore al 80% e questo beneficio però è soltanto previsto per i lavoratori dipendenti del settore privato, che possono uscire prima del compimento dei 60 anni di età nel caso in cui si tratti di uomini oppure 55 anni nel caso in cui si tratti di donne, a condizione però che abbiano maturato 20 anni di contributi.
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