Ha inizio oggi il campionato di calcio Seria A e ricomincia dal Tardini di Parma. Si scontreranno Parma e Juventus, che scenderanno in campo con tante novità, alle ore 18.00 allo stadio Tardini. Sarebbe dovuta essere la prima partita di Maurizio Sarri sulla panchina bianconera, ma il nuovo tecnico bianconero sarà costretto a saltare le prime due giornate per colpa di una polmonite. In panchina ci sarà il suo vice Martusciello ed in conferenza si è presentato Pavel Nedveded, il quale ha parlato di quelli che sono gli obiettivi della Juventus, ovvero vincere anche quest’anno. Il Parma invece, ha fatto un mercato piuttosto importante e si presenta a questa sfida pronto per conquistare i primi tre punti della stagione. L’esordio contro il Parma per la Juvents rappresenta una tradizione fortunata. In ben tre occasioni, infatti, la Serie A dei bianconeri è iniziata affrontando il Parma ed in tutti i casi il risultato sembra sia stato positivo per la Juventus. Il Parma dal canto suo sembra aver pareggiato al debutto ed è la squadra di Serie A che inizia con una frequenza maggiore con il segno X ed in casa non ha mai perso al debutto dalla stagione 90/91, proprio contro la Juventus.
Probabili formazioni
La Juve di Maurizio Sarri dovrebbe ripartire dalla coppia Chiellini-Bonucci, almeno nell’attesa che De Ligt entri nei meccanismi di difesa bianconera, al fine di proteggere la porta di Szczesny. Sulle fasce dovrebbe ritrovare Danilo, Alex Sandro, mentre a centrocampo dovremmo trovare Khedira, Pjanic e Rabiot che hanno giocato molto di più nel precampionato. In avanti, l’immancabile Cristiano Ronaldo certo del suo posto sulla sinistra con Dybala e Douglas Costa che potrebbero andare a completare l’attacco. Il Parma invece sembra che si presenti con in attacco il tridente Gervinho, Inglese, Kulusevski, mentre a centrocampo dovrebbe esserci l’esordio di Hernani insieme a Barillà e Brugman. In porta ovviamente Sepe. Ecco più dettagliatamente le probabili formazioni:
PARMA (4-3-3): Sepe; Laurini, Iacoponi, B.Alves, Gagliolo; Hernani, Brugman, Barillà; Kulusevski, Inglese, Gervinho. Allenatore: D’Aversa.
JUVENTUS (4-3-3): Szczesny; De Sciglio, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic, Rabiot; Douglas Costa, Dybala, Ronaldo. Allenatore: Sarri.
ARBITRO: Maresca.
VAR: Mazzoleni.
AVAR: Di Vuolo.
Diretta streaming Parma-Juventus, dove vedere la partita
La partita tra Parma e Juventus è in programma alle ore 18 allo stadio Tardini e verrà trasmessa in diretta tv su Sky Sport Serie A, Sky Sport 1.La diretta streaming di Parma-Juve sarà inoltre disponibile sulla piattaforma Skygo.
Andare oltre i propri limiti e scrivere un’altra pagina della storia di Parma- Juve. Le differenze sono tante, dentro e fuori dal campo, in alcuni casi abissali, come il monte ingaggi e il fatturato, ma Roberto D’Aversa e il Parma hanno le carte da giocarsi, soprattutto alla prima di campionato, quando l’effetto sorpresa è più intrigante e forse possibile. «Sappiamo quanto la città tiene a questa partita – ha spiegato il tecnico -, sarà una gara difficile ma l’obiettivo è fare di tutto per portare a casa dei punti». Concentrazione e determinazione, D’Aversa ha lavorato in settimana su questi concetti, consapevole che, però, potrebbero non bastare per centrare l’impresa: «C’è voglia di misurarci con i migliori, per cercare, con l’orgoglio e la volontà personale, di dimostrare che non sempre chi è più forte sulla carta può rispettare il verdetto del campo. Certo, non possiamo permetterci errori e il 100 per 100 potrebbe non bastare, ma il pubblico ci aiuterà ad andare oltre». E l’assenza di Sarri non è un vantaggio: «Spiace che manchi per motivi di salute, così come approfitto per rivolgere un saluto a Mihajlovic. La Juventus ha una caratura tale che può metterti in difficoltà sempre». I dubbi di formazione sono stati risolti: Kucka ha recuperato in extremis, è tra i convocati ma, come annunciato, da D’Aversa «non partirà dall’inizio, mentre Grassi non è ancora al top». Due indizi che avvalorano la tesi che a centrocampo il titolare sarà il brasiliano Hernani, alla prima esperienza in A, come Brugman. Nel tridente offensivo è Kulusevski a vincere il ballottaggio con Karamoh.
Mancherà pure Maurizio Sarri, per un po’ (lo rivedremo in panchina a settembre, ribadiscono, a polmonite completamente smaltita). Ma non mancano di certo le ambizioni. Alla vigilia del debutto dei campioni d’Italia nella Serie A 2019-20, ci mette la faccia il vicepresidente Pavel Nedved e approfitta di quella che solitamente sarebbe una conferenza stampa fatta di “gioca Tizio” e “Caio sta meglio di Sempronio”, per esporre alla platea un manifesto programmatico.
Nonché, di conseguenza, per fornire a chiunque ne avesse bisogno un bignamino di juventinità all’insegna del: «non si molla niente», «la Champions League è un obiettivo concreto», «abbiamo una delle squadre più forti d’Europa e questo ci dà certezze». Presente, no?, le classiche frasi di rito tutta diplomazia e scaramanzia dietro cui abitualmente protagonisti e addetti ai lavori si trincerano prima di iniziare un quale che sia percorso. Ebbene, con Nedved accade esattamente il contrario. Quantomeno per ciò che riguarda gli obiettivi da perseguire. Poi, vabbè, in merito al mercato pure lui si produce in equilibrismi verbali, ma questo è un altro discorso.
Resta comunque evidente che Nedved prenda tutti i potenziali alibi cui potrebbe aggrapparsi onde diluire le pressioni (rivoluzione tecnica, contrattempo polmonite, determinazione dei rivali ben rinforzati rispetto al passato) e li accartocci per gettarli nel riciclabile. Anzi, di sua sponte fa una premessa in cui sottolinea proprio che «nonostante i tanti cambiamenti importanti e di rilievo, questa non sarà una annata di transizione per la Juventus.
Siamo convinti delle nostre scelte e crediamo che nel presente e nel futuro ci porteranno dei frutti». Ed effettivamente – cosa che forse è passata un po’ sottotraccia finora a causa di macro situazioni più eclatanti (come l’arrivo di Sarri o certi acquisti) la Juventus è stata strapazzata quanto un uovo a tutti i livelli. Dal management – dove gradualmente nel corso della scorsa stagione sono state redistribuite a Fabio Paratici, Marco Re e Giorgio Ricci (tutti promossi) le deleghe che appartenevano agli ex amministratori delegati Beppe Marotta e Aldo Mazzia – all’area sportiva, nella quale sono stati riaffidati tutti i ruoli cardine. Non solo il tecnico Sarri, ma anche i nuovi responsabili della preparazione atletica (Daniele Tognaccini) e dell’area medica (Luca Stefanini). In cotanto rivoluzionamento il fatto di dover iniziare il campionato senza allenatore in panchina «qualche difficoltà ce la crea», ammette Nedved. «Ma già nel 2012-13 abbiamo vissuto una situazione analoga per moltissimo tempo (squalifica di Conte, ndr) e sappiamo a cosa andiamo incontro. Però posso dire che siamo molto soddisfatti e fiduciosi grazie al lavoro di Sarri. La squadra lo sta seguendo, si stanno concretizzando le idee del tecnico.
Il gruppo è composto da giocatori fortissimi, altra cosa che ci dà certezze. Per questo abiamo l’obiettivo di vincere in tutte le competizioni, senza mollare niente». A proposito dei grandi giocatori di cui sopra, qualche parola sui singoli: « Dybala non può essere un problema, siamo contenti di averlo. Higuain è uno dei due-tre centravanti più forti del mondo. Douglas Costa credo e spero che farà più di quanto fatto vedere finora, ha enorme potenzialità». E in chiusura una battuta sui rivali: «Sì, mi farà effetto duellare con l’Inter di Marotta e Conte, dopo tutto quello che hanno vinto in bianconero…»
Assicura chi si è allenato con lui durante questa settimana che CristianoRonaldo è più carico del solito. Alla consueta determinazione che mette in ogni aspetto del suo lavoro di calciatore, ha aggiunto la smania di iniziare subito forte, di mettere in campo la voglia di centrare ancora lo scudetto e agguantare la Champions, così come di dimostrare ancora una volta di essere il più forte. Soprattutto a chi assegna i premi individuali e rischia di tirargli un’altra fregatura (vedi il giallo del premio Uefa che il 29 agosto potrebbe essere assegnato a LionelMessi). A Cristiano Ronaldo non mancano mai le motivazioni quando si inizia a fare sul serio, ma questa volta la situazione gli è più favorevole rispetto a un anno fa. Dodici mesi fa, a Verona, aveva patito l’impatto con il campionato italiano, i suoi esasperati tatticismi a chiudere gli spazi e il gioco in gestione di Massimiliano Allegri. Fare l’abitudine a uno scenario completamente dievrso da quello che aveva frequentato nei nove anni precedenti gli era costato tre partite ufficiali senza gol. Quest’anno la situazione è completamente cambiata. Sa perfettamente cosa lo aspetta oggi pomeriggio al Tardini, ha studiato le sue contromisure e il gioco di Maurizio Sarri gli semplificherà la vita. Se la Juventus di oggi rischierà molto in fase difensiva, quella meno collaudata in questi mesi e quindi il potenziale punte debole dell’esordio, di certo non mancheranno le occasioni per tirare in porta. Il gioco sviluppato con l’applicazione delle idee sarriane ha, infatti, aumentato in modo massiccio le conclusioni in porta dei bianconeri e, quindi, quelle di CR7. Il che significa, per un mero calcolo statistico, che aumenteranno anche i gol, perché se concedi a Cristiano di tirare una decina di volte in porta diventa difficile pensare che almeno uno di quei tiri non finisca in rete, salvo giornata miracolosa del portiere. Cristiano non gioca da Stoccolma (10 agosto), ha saltato sia la partitella di Villar Perosa e l’amichevole aggiunta a Trieste: un piccolo affaticamento muscolare aveva consigliato prudenza. Lui ha svolto allenamenti specifici e differenziati, ma nel corso della settimana si è unito alla squadra, dimostrando di essere in forma brillante. E affinando l’intesa con quelli che potrebbero essere i suoi principali fornitori di assist: Rabiot e Alex Sandro che insistono dalla sua parte e con lui spesso chiudono i triangoli classici del gioco di Sarri, ma anche e soprattutto Douglas Costa, che vive l’estate della sua rinascita calcistica. Il brasiliano nel corso delle amichevoli estive ha dato spettacolo e ha spiegato apertamente di aver gradito moltisismo l’arrivo del nuovo corso tattico, più favorevole per i giocatori che atttaccano. Ora Douglas deve tradurre la spettacolarità esibita in concretezza, incidendo sulla partita con assist e gol. E’ pronto, gasato dalla fiducia che sente intorno a lui e stimolato dalla sfida. D’altra parte la scommessa fondamentale della Juventus di Parma e, più in generale, della stagione che inizia oggi è proprio questa. Se Cristiano, Douglas Costa e Dybala (favorito su Higuain per il posto di centravanti) trovano il modo dialogare nella stessa lingua, per gli avversari possono diventare un incubo e la Juventus potrebbe prendersi tutto il tempo per aggiustare la fase difensiva, perché potenzialmente in grado di segnarne sempre uno in più degli avversari. Il progetto o, per usare la parola di PavelNedved, la «rivoluzione» pensata con il cambio in panchina tende proprio a quello: trasformare la Juventus in una macchina da gol per esaltare il suo gioiello più brillante. Il dibattito filosofico fra raggiungere il risultato con il cosiddetto «bel gioco» (qualsiasi cosa voglia dire) o un approccio più pragmatico non ha mai sfiorato i vertici bianconeri. La Juventus non cambia e vuole continuare a vincere come ha fatto negli ultimi 8 anni, ma vuole anche che il gigantesco investimento Ronaldo renda un po’ di più.
Ogni giorno che passa arriva un indizio sulla volontà di MauroIcardi di non lasciare Milano. La settimana si era aperta con le foto di Maurito con casco da operaio in testa mentre scruta la sede nerazzurra dal suo nuovo appartamento in allestimento nella zona di Porta Nuova. E si chiude con l’eloquente didascalia social della moglie WandaNara all’immagine che la ritrae in mezzo a mogli e fidanzate di calciatori nerazzurri alla festa per il 22esimo compleanno di Lautaro Martinez: «Un altro anno insieme». Lo sguardo vagamente malinconico verso il nuovo quartier generale interista e il prolungamento di amicizia con l’altra metà del cielo della rosa nerazzurra: tutte tessere dello stesso mosaico che raffigura la volontà di un’altra stagione al via con l’Inter, nonostante la rottura insanabile iniziata a febbraio. L’ex capitano nerazzurro e Wanda non cambiano idea. Niente Napoli e prima ancora niente Roma. Va bene la Juventus. Ma soprattutto l’Inter. Una posizione difficile da capire perché restare in nerazzurro in queste condizioni equivarrebbe a perdere almeno altri quattro mesi di carriera – almeno fino alla sessione invernale – dopo i sette già trascorsi dalla rottura dello scorso inverno provocata dalla sottrazione della fascia. Un anno nel percorso di un calciatore non è poco. Ma Icardi non retrocede. Potrebbe aspettare gennaio per valutare nuove prospettive dall’estero, che per il bomber argentino vuol dire soprattutto Spagna. SENZA RETROMARCIA Di sicuro non cambierà l’atteggiamento dell’Inter. La dirigenza nerazzurra ribadisce che, anche in caso di permanenza alla Pinetina, Maurito continuerà a restare fuori dal progetto tecnico di Antonio Conte. Impensabile una retromarcia. Con la massima attenzione a non offrire argomentazioni a una possibile causa per mobbing per la risoluzione del contratto. Anche le ultime decisioni lo dimostrano. Ad esempio, la vicenda del numero di maglia. Icardi ha scelto la “7” dopo essere stato costretto a rinunciare alla sua “9” assegnata a Romelu Lukaku. E il club ha accettato nonostante la possibile richiesta della “7” da parte di Alexis Sanchez. Ma sarebbe stato troppo opporre un secondo rifiuto. La battaglia di logoramento potrebbe assumere altri connotati dopo il 2 settembre, se non si concretizzerà il passaggio alla Juventus. Il regolamento Fifa potrebbe offrire appigli legali con gli articoli 15 oppure 17 del Regolamento per lo status e il trasferimento dei calciatori. Ma per ora Mauro non pensa a una soluzione di questo tipo (comunque, secondo gli esperti, sarebbe una strada molto complicata che potrebbe disincentivare anche un’ipotetica nuova squadra). Chi lo conosce bene assicura che il centravanti segue questa strategia perché fatica terribilmente a vedersi in una squadra diversa dall’Inter. Stagione dopo stagione, Milano è diventata centrale per lui e la moglie Wanda, che nel capoluogo lombardo ha molteplici interessi imprenditoriali e televisivi. Contribuisce anche una certa testardaggine di carattere attribuita a Icardi. Quando pensa di essere nel giusto, diventa irremovibile. Ed è il suo pensiero da quasi sette mesi. Anche a costo di farne altri quattro in tribuna.
Rocco Commisso vi ha posto un’altra personale pietra tombale sopra. «Avevo promesso di non portare via Chiesa dalla Fiorentina a un bambino dell’ospedale pediatrico Meyer e ho mantenuto la promessa»: così il patron ancora ieri, riguardo alla vicenda che ha tenuto banco nell’estate viola. Ma le vie del mercato possono intraprendere percorsi inaspettati, fino all’ultimo giorno delle trattative. E così la Juventus rimane vigile e attenta (come sottolineato ancora dal vicepresidente Pavel Nedved), fino a quando la sessione estiva di mercato non sarà definitivamente chiusa tra una decina di giorni, lunedì 2 settembre. Perché tutto è sempre possibile, anche quello oggi viene dato per assodato. Chiesa è infatti rimasto alla Fiorentina, ma da qui a dire che sia soddisfatto appieno la strada è ancora lunga. Al punto che una bandiera e un grande conoscitore delle cose viola come Giancarlo Antognoni ha dovuto ammetterlo pochi giorni fa: «Federico non è contento e capiamo il suo malumore». Un malumore che risale a maggio, quando c’era stata una promessa di cessione alla Juventus. Una promessa ampiamente sorpassata da un evento inaspettato come il passaggio della società dalla famiglia Della Valle all’imprenditore italo- americano. La prima dichiarazione di Commisso aveva riguardato proprio Chiesa, per il quale «non si sarebbe ripetuto un caso Baggio». Affermazione cui ha fatto seguito un’estate all’insegna del braccio di ferro, con la società che non si è discostata dalla propria posizione, nonostante il rifiuto dell’attaccante di sottoscrivere un rinnovo del contratto. Un braccio di ferro con segnali di forza precisi da parte del club (Chiesa non è più vicecapitano, come si è scoperto in Coppa Italia contro il Monza) e con un presente tutto da definire, soprattutto dopo l’arrivo di Franck Ribery. Una presenza importante, che può aiutare i giovani a crescere, ma anche una presenza ingombrante, perché appare difficile chiedere al francese un ruolo da comparsa nel campionato italiano e in un reparto affollato, in cui ora è andato in difficoltà Giovanni Simeone. Per questo la Juventus segue con attenzione ogni sviluppo delle dinamiche viola. Chiesa è un elemento tutt’altro che a buon prezzo, ma eventuali cessioni degli ultimi giorni potranno contribuire a costruire un altro tesoretto da cui attingere, se il mercato presenterà le opportunità giuste.
Ecco qualche esempio che potrebbe essere utile per le ricerche:
- Lussemburgo Radio Television Luxembourg;
- Cipro Cyprus Broadcasting Corporation;
- Austria Österreichischer Rundfunk;
- Birmania Myanmar National TV;
- Bosnia ed Erzegovina Radiotelevizija Bosne i Hercegovine;
- Kosovo Radio Television of Kosovo;
- Honduras Televicentro;
- Croazia Hrvatska radiotelevizija;
- Irlanda Raidió Teilifís Éireann;
- Cina China Central Television;
- Germania Zweites Deutsches Fernsehen;
- Ecuador RedTeleSistema;
- Australia Special Broadcasting Service;
- Colombia Radio Cadena Nacional;
- Grecia Ellinikí Radiofonía Tileórasi;
- Indonesia Rajawali Citra Televisi Indonesia;
- Finlandia Yleisradio Oy;
- Georgia Georgia Public Broadcasting.
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