Buonasera, mi chiamo E., vorrei denunciare una cosa molto spiacevole. Una mia amica è vittima di qualcosa che non so specificare. Non la sento, non la posso sentire. Non mi vuole vedere, ma non per sua scelta. Temo per la sua vita, ho paura per lei. È fragile, non lucida. Credo che questa situazione possa finire male. Piango da giorni e prego per lei. Vi prego, aiutatela e aiutatemi a salvarla». «Mi dica il nome della persona in questione». «Si chiama Paola Pireddu, ma ha cambiato nome all’anagrafe molto tempo fa.
Voi la conoscete come Pamela Prati». Si apre così il libro inchiesta su Pamela Prati, sulla vicenda legata alla sua storia con il fantomatico Mark Caltagirone e ai ruoli che, dentro questa storia, hanno avuto le agenti della showgirl Eliana Michelazzo e Pamela Perricciolo. Un’inchiesta giornalistica legata apparentemente al mondo del gossip, ma dove dietro la cronaca rosa si nascondono realtà più buie e profonde che la tingono di nero. Dopo mesi di ricerche, dopo una minuziosa ricostruzione dei fatti in ordine cronologico, ecco un nuovo punto di vista per una vicenda che ha catalizzato l’attenzione del pubblico. E se Pamela Prati fosse finita in una setta? La risposta la trovate all’interno del libro.
Nelle pagine di Prati- Gate ci sono anche aneddoti mai svelati, documenti unici e testimonianze esclusive. Tra contenuti, il profilo delle tre protagoniste (Pamela Prati, Eliana Michelazzo e Pamela Perricciolo) tracciato dalla criminologa Roberta Bruzzone; l’iscrizione nel registro “Indagini presso la Procura della Repubblica del Tribunale ordinario di Roma” in data 11 ottobre 2017, di Eliana Michelazzo e Pamela Perricciolo; lo strano caso legato al capitolo Il paradiso delle schede telefoniche con protagoniste ben 17 sim intestate alla Michelazzo, alla Perricciolo e alla Aicos Management attraverso, forse, uno schema rodato, ma sfuggito ai più.
E ancora, il caso (strano anche questo) di una carta d’identità con nome e cognome (Mark Caltagirone) finita nelle mani di una showgirl, le minacce subite da chi ha provato a sfuggire a un sistema dai contorni poco chiari ma furbissimi, un patto di riservatezza che si è rivelato uno specchietto per le allodole usato contro la Prati, un ricatto con annessa estorsione che non lascia scampo a nessun tipo di interpretazione atta a ribaltare ciò che è successo. E ciò che è successo è gravissimo. Prati-Gate non è la narrazione di una storia di gossip, ma è un mistero che, per certi versi, cela verità sconvolgenti. Il racconto, ottenuto grazie a fonti di primissima mano, prova a offrire punti di vista differenti rispetto a quelli sviscerati fino a oggi, mettendo insieme i pezzi mancanti di un puzzle sparsi nel sottobosco di un mondo agghiacciante.
Il libro propone un percorso d’inchiesta che ha come perno il caso mediatico che ha avuto come protagonista la Prati, ma sviluppa anche tutte le tematiche emerse in quel caso. Tutte tranne una. «All’interno di questo complesso viaggio, abbiamo deciso di non affrontare alcuna vicenda legata a minorenni entrati nel Prati-Gate. Molteplici le motivazioni: in primis la tutela del minore stesso e della sua famiglie», racconta chi ha curato l’inchiesta, d’accordo con la casa editrice. Il libro si chiude con un’intervista all’avvocato Lina Caputo, legale di Pamela Prati. Ecco alcuni passaggi. «Michelazzo e Perricciolo hanno utilizzato la storia bellissima e triste di Pamela Prati, sfruttando i suoi punti deboli. Penso che il sistema sia quello delle sette e che alla follia e alla frustrazione delle persone non ci sia limite. Ho cercato di far emergere, nei limiti in cui potessi in questa fase e con gli strumenti a disposizione offertimi dalla legge (ma lo farò meglio in seguito), la volontà della mia assistita di non speculare su una vicenda così macabra, che le ha soltanto tolto: la famiglia che credeva di avere, l’amore di parte del pubblico che ha creduto che Pamela avesse fatto non si sa bene cosa, la salute…
Le ho dato la forza di non mollare perché ha superato di tutto. Le dico sempre: “Sei una roccia, questo è solo del venticello fastidioso che passerà”». E alla domanda “come sta Pamela?”, l’avvocato risponde: «È una donna più forte di prima, meno ingenua e più determinata». La stessa Prati chiude il libro con una lettera scritta di suo pugno. Eccone una breve anticipazione. «L’amore è stata la mia più grande sofferenza. Ne sono stata privata da quando avevo due anni, da quando mi hanno strappata, assieme ai miei fratelli, dalle braccia di mia madre, caricata come bestiame su una camionetta e portata in un istituto dall’altra parte della Sardegna. Secondo “qualcuno” una mamma non poteva amare tutti quei bambini, quindi era “più giusto” privare delle creature di quell’amore materno e lasciarle, sole, in istituto per otto anni senza risposte ai loro tanti “perché”.
Otto anni senza una mamma sono tanti. Immaginate se vi togliessero i vostri figli e immaginate se ai vostri figli togliessero voi mamme. E immaginate se il padre dei vostri bambini vi avesse abbandonato e per questo vi fossero state tolte quelle creature innocenti, e immaginate se a quelle creature innocenti, abbandonate dal padre, strappate dalle braccia della madre tra urli strazianti e pianti, rinchiuse in un istituto, venisse dato anche l’appellativo di “bastardi”. Ecco, ci sono storie che partono così, alla ricerca di un amore strappato sin da bambini, in cui ti fanno credere di essere un “bastardo” quando l’unico che può essere definito così è tuo padre che ti ha abbandonato, chi ti ha strappato dalle braccia di tua madre e non l’ha, invece, messa in condizione di continuare a crescerti insieme coi tuoi tanti fratelli, come già stava facendo. Vi racconto la mia storia…».
Ora è il momento di guardare avanti. Superati i momenti diffìcili grazie alla famiglia, agli amici e alle persone che l’hanno sostenuta, Pamela Prati pensa alle progettualità artistiche della sua attività. Proprio le donne e le amiche che le sono state al fianco l’hanno stimolata a non gettare la spugna e guardare al futuro con entusiasmo e positività.
La vera Pamela che donna è?
«Una donna molto dolce, ma anche fragile, determinata, come tutte le donne. Noi siamo così, abbiamo quella parte che si deve far valere nella vita e che nei momenti di difficoltà tira fuori la grinta. Sono un vero e proprio libro aperto. Ho lottato nella vita per raggiungere i miei obiettivi facendo tanti sacrifìci. Ecco io mi definisco così: fragile e forte allo stesso tempo».
Dopo questa parentesi burrascosa della sua vita con che marcia ricomincia?
«La vita ti mette davanti a tante difficoltà. Soprattutto questo momento appena trascorso sarà un qualcosa che mi ha fortificato molto. Voglio aiutare le altre donne, persone che mi hanno scritto e che mi scrivono tutti i giorni. Voglio che non accadano più delle situazioni così. Con la forza della mia terra, dei miei amici veri, di quelli storici, della mia famiglia, io sto andando avanti. Le sconfitte servono proprio a questo: a fortificarti!».
Anche con le ossa rotte, ci si rialza e si cammina…
«La vita è fatta di tanti ostacoli. Quando tutto è bello e il sole splende, siamo tutti felici. Il brutto arriva quando invece c’è la tempesta e tu ci sei dentro. In quella tempesta vedi veramente ciò che sta accadendo e cosa devi fare».
Crede nell’amore?
«lo ho sempre creduto nell’amore, ma in quello universale: l’amore per la vita, per la natura, per gli amici, per la mia famiglia. L’amore per i punti cardine della vita».
Come trascorre le sue giornate?
«Sono molto credente. Adoro la spiritualità. La fede mi ha aiutato molto proprio in questa tempesta. Le mie giornate cerco di trascorrerle con le persone che mi vogliono bene e a cui voglio bene. Cerco di restare serena. Il tutto accompagnato da una passeggiata, un bel libro, un tè».
Che valore dà alla sua terra d’origine?
«Mi è molto vicina, la sento dentro di me. lo ho la Sardegna che scorre nel mio sangue. Nelle mie vene scorrono i nuraghi, il cibo sardo, il vento, il mare, quel profumo delle piante selvatiche, mia madre, i miei familiari, lo sono la Sardegna. E aggiungo che nelle vene scorrono anche i grandi che ci hanno lasciato come Marisa Sannia e Maria Carta».
Cosa non sopporta del suo carattere?
«La mia ingenuità. Trovo sempre il buono delle persone, tendo troppo a fidarmi e questo aspetto di me non va bene. Vorrei essere più diffidente».
Come si mantiene in forma?
«Intanto ho una buona genetica, però mi mantengo in forma mangiando sano e cercando di vivere una vita regolare. Non ho vizi. Praticando un pò di sport».
Quali progetti televisivi ci sono in ballo?
«Non lo so. Su questo non le posso rispondere, non ho idea. Ho tante cose a cui sto pensando, a cui sto lavorando. Insomma, ci sono tanti progetti che purtroppo non le posso ancora rivelare».
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