He’s back: mettendoci la faccia, mica soltanto le gambe, e andando in tackle contro i pregiudizi e le prospettive d’un semestre (quasi) in bianco, vissuto nella malinconia più deprimente per quell’affare da trentacinque milioni di euro (netti) rimasti sepolti sotto la Torre Eiffel. Il tempo è un galantuomo, lenisce le ferite e salda anche quel disavanzo virtuale del conto in banca: ma Allan è tornato in fretta, quasi senza che si avvertisse la sua «assenza», si è preso il Napoli, l’ha trascinato a modo suo, nel gelo di Zurigo, se lo è messo sulle spalle e l’ha riconquistato lavorando per due, perché nella vita da mediano è tutto incluso, anche lo straordinario.
OH, PARIS. Parigi val bene una contromossa e non è poteva essere semplice metabolizzare quel colpo ai fianchi rifilatogli dalla sorte, che gli ha fatto intravedere una vita da nababbo – sette milioni per cinque stagioni, ricchi premi e cotillons – prima di disilluderlo, strappandogli un orizzonte lastricato d’oro e l’umanissima ambizione di rimettersi in gioco al fianco di Neymar, tra sceicchi e matador, nel luccichio d’una città abbagliante, quasi accecante, certo intrigante per la sua bellezza, per quel fascino indiscutibile che ti rapisce ed una dimensione stellare che stordisce. Psg, dal 20 dicembre sino a fine gennaio, quando è calata la saracinesca e le voci si sono affievolite nel caos degli Champs Elysées, dove sembrava di vedere svolazzare quel centinaio di milioni di euro da girare al Napoli (con dentro semmai una quota della Qatar Airways) e quel quinquennale tutto per lui: è stato bello, poi è diventata dura, perché è finita in una palla di sapone, un rumore sordo che ha spazzato via gli appuntamenti segreti a Roma, le premesse assai simili a promesse di matrimonio e una favola da riscrivere come un novello Lumière del football moderno. Ma ciak, si vira, ed è stato semplicemente un film proiettato nel gelido inverno del mercato – tra dicembre e gennaio – con indizi rimasti tali, perché alla prova il Psg ha dovuto eclissarsi, problemi con il fair play finanziario (si dice così), mentre ad Allan è rimasto una ventata di delusione e quella serietà inattaccabile che è riemersa rapidamente, a Zurigo in maniera anche vistosa, tra dribbling, scorribande e diavolerie varie che gli appartengono per statuto.
C’EST MOI. Il Napoli è lui, è in lui, è nella «garra», è nel temperamento, è in quella leadership che lo ha eletto idolo di un San Paolo capace di comprendere che nella vita ci sono tram – e si chiamano desideri – da afferrare al volo, se possibile e quando lo decide il destino: poi Parigi si è dissolta, Hamsik è andato via, Albiol si è fatto male e ora serve quel carattere da leone per sistemare il centrocampo, facendo crescere al suo fianco Fabian Ruiz e Diawara, diventando quindi il collante tra una generazione e l’altra, assistendo anche Zielinski e Meret, visti crescere a Udine, in un passato che non è poi così lontano.
VALORE AGGIUNTO. Ma la sua stagione è appena ricominciata, ha digerito quel mese vissuto ondeggiando con la valigia in mano, poi ha risistemato i tacchetti, si è infilato i parastinchi ed ha domato l’umore: ha la Nazionale (prima convocazione il 28 ottobre scorso), ha un ruolo di primissimo piano in questo Napoli del quale è il Comandante, ha prospettive che restano e che però lascia che rimangano lì, a margine dei suoi pensieri, perché Parigi è stata una parentesi e adesso ci sarà il Torino, poi lo Zurigo, poi l’Europa League da inseguire per regalarsi nuove gioie. Si ricomincia daccapo: dalla A di Allan.
Dove vedere Napoli Torino, diretta tv e streaming
La partita che si giocherà questa sera 17 Febbraio 2019 alle ore 20:30, sarà trasmessa in esclusiva diretta streaming su Dazn, ma ovviamente sarà visibile anche su altri dispositivi. La versione integrale della partita si potrà anche guardare on demand e quindi tutti gli appassionati e tifosi potranno rivedere la gara quando vorranno. Ovviamente sarà possibile guardare il big match in televisione qualora si possiede una smart TV, scaricando l’applicazione, avendo sottoscritto un abbonamento a Mediaset Premium o a Sky Q. In questo caso però bisognerà vedere se la TV di cui si è in possesso è compatibile con il servizio Dazn. Se non siete ancora abbonati a Dazn, potrete vedere la partita in modo assolutamente gratuito, visto che il primo mese lo offre la piattaforma. Dovrete solo effettuare la registrazione ed attivare l’abbonamento per un mese gratuitamente. Poi se vi troverete bene con la visione, potrete continuare con l’abbonamento al costo di 10 euro al mese.
Rojadirecta Napoli – Torino
ROJADIRECTA Napoli – Torino – Come sito di streaming gratuito uno dei più famosi è Rojadirecta. Il sito spagnolo dovrebbe presentare il link della gara poco prima dell’inizio del match. Vi ricordiamo, come sempre, di non usare questa pratica, visto che potreste incorrere in multe e sanzioni elevate.
Ci sono numeri e numeri. Alcuni servono per impreziosire il curriculum di un giocatore. Altri, invece, ne evidenziano le fatiche e l’importanza di averlo tra gli inamovibili. Nel caso di José Callejon, i dati sono inconfutabili, facili da interpretare e classificare. Le statistiche delle ultime cinque stagioni, ne confermano l’affidabilità: nella classifica generale dei calciatori col maggior numero di minuti giocati, tra i cinque campionati europei più importanti, l’attaccante del Napoli è all’ottavo posto con 13.759’ sommati. In testa a questa graduatoria c’è un italiano, Francesco Acerbi, che ha messo insieme 14.918’. Distinguendo, invece, per ruoli, Callejon è il primo tra gli attaccanti e precede persino Lionel Messi (13.638’).
STAKANOVISTA L’affidabilità, innanzitutto. È questa la dote che gli è stata riconosciuta nel corso della sua esperienza napoletana. Gliel’ha attribuita anche l’Uefa, relativamente alla gara contro lo Zurigo: coi voti del pubblico, gli ha assegnato il premio Player of the week. L’attaccante spagnolo è stato tra i migliori in campo ed ha realizzato anche un gol. Relativamente alle ultime 5 stagioni, il rendimento dello spagnolo è stato tale da renderlo, praticamente, insostituibile. Lo è stato nel triennio con Maurizio Sarri alla guida tecnica: delle 114 partite di campionato, ne ha saltato una, per giunta soltanto per squalifica. «Rinuncerei a tutti, tranne che a Callejon: tatticamente, è un giocatore imprescindibile», disse in una delle sue conferenze stampa l’attuale allenatore del Chelsea. E, in effetti, quella fiducia non è mai stata tradita, oltre alla continuità nel rendimento, l’attaccante spagnolo gli ha garantito pure 42 gol nei suoi tre anni di Napoli. La stessa fiducia che gli sta dimostrando anche Carlo Ancelotti che lo ritiene indispensabile per l’aspetto tattico: fin qui 29 presenze in stagione di cui 20 in campionato e 2 gol realizzati, uno alla Lazio, l’ultimo allo Zurigo, nel giovedì d’Europa League.
TATTICAMENTE PREZIOSO La sua crescita è stata costante, così come dimostrano i numeri. Al di là dell’aspetto tecnico, Callejon è un giocatore duttile sul piano tattico. Con Sarri, è stata una presenza fissa nel 433, nel tridente offensivo insieme con Mertens e Insigne. In quella posizione è stato anche più prolifico sotto rete, capitalizzando al massimo le aperture di Insigne: tra i due l’intesa continua, pure se adesso il ruolo è diverso. Con Ancelotti le cose sono cambiate subito, dopo appena tre giornate: la sconfitta di Marassi, contro la Sampdoria, ha aperto al cambiamento tattico, al quel 442 che resta il modulo di riferimento. Se nel tridente ha avuto la copertura di Hysaj (settimo nella classifica dei più presenti), da esterno di centrocampo la sua azione si è allungata, nel senso che il lavoro lo coinvolge anche nella fase difensiva. Gli è rimasto il taglio sul secondo palo, dove spesso Insigne lo trova per la conclusione a volo. Stasera, ha un’altra missione da compiere, quella di battere il Torino. Per il prestigio, certo, ma anche per provare a rendere meno scontato l’evoluzione di questo campionato.
Napoli può essere un’ispirazione. Per il Gallo lo è sempre stata, questa serata ci dirà se continuerà a esserla. Questione di feeling o forse, semplicemente, siamo dentro il perimetro della pura casualità. Il dato secco è chiaro e incoraggiante se lo si guarda con gli occhi del tifoso granata: il Napoli è diventata una delle vittime preferite di Andrea Belotti in carriera. E qui è una questione puramente numerica, per intenderci: di gol. Belotti ha colpito in cinque delle sette volte in cui ha incrociato gli azzurri. Grazie a un rigore, il suo nome è finito tra i marcatori anche nella sfida di andata quando il Toro cedette il passo, travolto dalla qualità degli uomini di Ancelotti. Contro nessun’altra squadra dell’attuale Serie A il Gallo ha così ripetutamente alzato la cresta. E di un Belotti alla «vecchia maniera », oggi, ne ha terribilmente bisogno il Toro.
I 50 GIORNI DEL GALLO Non solo il Toro. In realtà, ad averne bisogno è lo stesso Belotti, ormai da tempo, alla ricerca di una notte da protagonista. La separazione con il gol sta diventando sistemica, il digiuno si sta protraendo da troppo: l’ultima volta del Gallo in Serie A risale a 50 giorni fa, con la memoria che ci riporta al 29 dicembre in occasione di quel LazioTorino finito 11. Da allora, mettendoci dentro anche l’eliminazione dalla Coppa Italia patita con la Fiorentina, Belotti ha sgomitato, ha corso tanto, ha sempre aiutato con generosità la squadra,mala porta non l’ha più vista. All’interno del Toro, il capitano in questo momento è anche coccolato e apprezzato per lo spirito di servizio votato al collettivo. Ma appare inevitabile come saranno i suoi gol a dare un senso diverso alla rincorsa europea. Corsi e ricorsi, dicevamo. E c’è un altro dato che salta all’occhio: il Napoli è stato anche l’avversario che ha battezzato i sue primi due gol (tutti in una volta) in Serie A. Vestiva la maglia del Palermo, e quella volta proprio al San Paolo (il 24 settembre 2014) piazzò la sua prima doppietta in un NapoliPalermo consegnato alla storia con il punteggio di 33.
DAI DUE VOLTI I due volti del Gallo però sono sotto gli occhi di tutti. Nell’ultimo periodo si è trasformato più in un uomo squadra che in un frequentatore d’area. Tanta lotta e tackle, meno guizzi e tiri in porta con il contagocce. Non ne fa un dramma Walter Mazzarri che, ieri alla vigilia, si è ritagliato uno spazio per riempire di complimenti il suo capitano: «Lui sta bene, è un giocatore determinante per noi e la squadra vince: a me sta bene così» chiosa Walter che poi riflette come «anche contro l’Udinese ha fatto una grande gara, è stato uno degli artefici della vittoria. È un periodo nel quale sotto porta non gli gira bene, vedrete che passerà».
SLOT MACHINE L’ultimo Belotti è stato un manifesto del sacrificio. Apprezzato anche dal presidente Urbano Cairo: «Andrea è fantastico, quando si sbloccherà farà come le slot machine» — ha predetto il presidente del Toro dopo la vittoria con i friulani. E allora, eccola la prima chance: sette giorni dopo, il Gallo prepara il ritorno proprio sotto il Vesuvio. È l’ora di riprendere la via del gol, altrimenti quel digiuno potrebbe diventare quasi una scia da record: la sua più lunga astinenza durò 81 giorni, dal 20 settembre all’11 dicembre 2017, quando—va detto—perse un paio di mesi per colpa dell’infortunio. Storia vecchia e passata. L’occasione è ora, perché la notte è fatta per segnare.
Ottimista e in vena di fare polemica, realista ma fiducioso. I mille sentimenti di Mazzarri fuoriescono senza maschere né argini nell’abituale incontro con i giornalisti della vigilia. Il Napoli? «In casa è quasi invincibile», esordisce Walter che un attimo dopo aggiunge: «Però sono convinto che facendo la partita perfetta possiamo metterli in difficoltà, anche sul piano del gioco». In un pomeriggio torinese quasi primaverile, Walter sorprende tutti per l’attacco alla classe arbitrale, sulla falsa riga del registro tenuto in questa stagione. Accade quando gli chiedono una riflessione sulla quarta espulsione raccolta domenica contro l’Udinese, per la quale è stato costretto a pagare una multa da 5 mila euro. Lui blocca d’istinto la domanda e riparte: «Non devo riflettere io, vorrei riflettessero gli arbitri. Mi fanno le sanzioni, e non facendo niente mi tolgono anche dei soldi. Ma le multe dovrebbero pagarle loro, arbitro e quarto uomo, che si sono divertiti ad allontanarmi visto che non ho fatto niente. Ho quindici anni di carriera, ma spesso mi trovo davanti arbitri che hanno ancora il latte davanti alla bocca e si comportano come se fossero i depositari di tutto».
LA VERIFICA Quando riemergono i motivi di questo NapoliTorino, dice: «Se riusciremo a non fare errori, con una gara muscolare e rapida in ripartenza, sono convinto che raccoglieremo un risultato positivo», eccolo il mix di realismo e di fiducia di Walter. «I numeri del Napoli parlano da soli. In casa sembrano non avere punti deboli, ma noi abbiamo già dimostrato di sapercela giocare con tutti. Speriamo di ripeterci, evitando quelle incertezze commesse nel finale con l’Udinese. Di sicuro il Napoli non ci grazierà: questa gara è per me una verifica ».
RICORDI Impossibile non attivare la macchina dei ricordi alla vigilia dell’incrocio con quel Napoli che dal 2009 fu casa sua per un quadriennio. «Quattro anni eccezionali, con un gruppo di ragazzi che hanno fatto cose stupende, dandomi tante soddisfazioni e sfiorando uno scudetto, naufragato nella nefasta sconfitta con il Chievo». Chiosa su Hamsik, uno «da prendere a esempio», e saluta chiarendo che «la formazione ce l’ho già in mente» ricordando come abbia portato la meritocrazia nello spogliatoio: «Faccio le scelte di formazione seguendo due parametri: primo, chi ha giocato bene la domenica; secondo, in base alla qualità degli allenamenti. Senza guardare il cognome dei giocatori. Vale per tutti». Anche per Zaza e Iago destinati alla panchina. In pole c’è Berenguer alle spalle di Belotti.
Per un pomeriggio, c’è una sfumatura granata sul cielo di Vinovo. Il blitz è del Torino Primavera, la Juventus cede il passo: la 19a del Primavera 1 ci consegna la festa dell’Under 19 allenata da Federico Coppitelli, trascinata dalla 24aperla di Vincenzo Millico (capocannoniere) e dal raddoppio di Onisa. C’è la qualità di bomber Millico, vero, mac’è anche tanto altro in questa meritata vittoria dei granata: c’è la gara perfetta, ai limiti della commozione, del mediano Onisa, c’è la migliore prestazione in stagione del capitano Ferigra al centro della difesa, subito in sintonia con Marcos, strappato a gennaio dal Barcellona, anche per lui una prova maiuscola. E poi c’è lo spirito, quello da Toro: squadra compatta, regali prossimi allo zero, micidiale quando si scatenano le frecce Petrungaro e Rauti. La Juventus torna a casa con il peccato di essersi specchiata troppo, soprattutto nel primo tempo, in un palleggio spesso di qualità ma ben neutralizzato dal muro del Toro. E quando nella ripresa la gara era ormai scivolata di mano ai bianconeri, nemmeno gli ingressi di Fagioli e Petrelli hanno dato una scossa.
LA GIOIAGRANATAAlla fine la festa è del Toro, salito a 39 punti in classifica, tornato per questa notte secondo in attesa di FiorentinaAtalanta (si gioca oggi). «Questa vittoria ci dà una grande soddisfazione — mister Coppitelli non nasconde la gioia —. Ho rivisto il mio Toro, abbiamo fatto una prestazione giusta e seria contro un grande avversario. Non abbiamo avuto il controllo della palla, ma abbiamo gestito nel migliore dei modi la partita». Archiviato il derby, per il Toro all’orizzonte c’è già un nuovo impegno di alto profilo: mercoledì alle 18.30, a Sesto San Giovanni, sfiderà l’Inter nella finale della Supercoppa. In palio il primo trofeo della stagione. «Subito testa alla Supercoppa, ci attende una sfida difficilissima ». Non rilassarsi nemmeno un minuto, è il comandamento di Coppitelli.
L’AMAREZZA BIANCONERA Un godevole palleggio sì,mala Juve è mancata sulla trequarti. «Non ho nulla da rimproverare ai miei ragazzi — aggiunge l’allenatore bianconero Francesco Baldini —. Abbiamo espresso un calcio propositivo. Con questo non sto giudicando il calcio fatto dal Toro, che ha giocato di rimessa sfruttando la prima occasione con un giocatore (Millico, ndr) che sta segnando a raffica».
Sono quasi dieci anni che il Torino non vince a Napoli: stasera punta all’impresa, non fosse altro che per Mazzarri – privo di Djidji, non convocato in difesa – una serata al San Paolo vale doppio. «Il Napoli in casa sembra invincibile», ha detto ieri il tecnico dopo la rifinitura, annunciando qualche sorpresa nella formazione iniziale. «Ma penso che potremo giocarcela e metterli in difficoltà. Loro hanno automatismi perfetti, noi dobbiamo rispondere con la giusta lucidità». Il Torino non prende gol da 3 partite di fila: se arrivasse a 4 eguaglierebbe la striscia che risale ad aprile 1988. «Bisognerà evitare gli stessi errori commessi contro l’Udinese», avverte Mazzarri. «A Napoli non saremo graziati, hanno una fase offensiva micidiale: davanti a gente come Callejon, Insigne e Mertens sarà una bella verifica». Spazio anche alle polemiche: «Dovrebbero pagare la mia multa arbitro e quarto uomo. Ho 15 anni di carriera e spesso mi trovo davanti arbitri che hanno ancora il latte alla bocca».
Perché poi, guardandosi intorno, Carlo Ancelotti s’è accorto d’essere nel bel mezzo di una diaspora: diciannove uomini, acciaccati compresi, e volti rimasti nell’ombra e nei ricordi, amici d’un tempo perduto o naufraghi del destino come Raul Albiol. Però si gioca e bisognerà farsene una ragione, inventarsi questa vita e pure quell’altra, pensare alla formazione di stasera ma anche al turn over per giovedì, industriarsi, chiacchierare con il medico, leggere nella coscienza dei diretti interessati, collegamenti con i propri muscoli e il proprio cervello. Diciannove uomini sono pochi ma bastano e forse avanzano per sentirsi al sicuro, per pensare di poter costruire la propria idea di gioco e avviare quel ciclo che verrà attraverso valutazioni che si protrarranno di partita in partita: Napoli-Torino sarà per pochi, non si arriverà a ventimila, ma servirà ad Ancelotti eccome per arricchire il personalissimo data-base utile a scoprire chi resterà sull’arca e chi eventualmente sarà costretto a scendere.
IL BOMBER. Lorenzo Insigne e Arkadiusz Milik, per cominciare, per gli acciacchi di Dries Mertens – e anche per un momento un po’ così – e il resto verrà da sé, attraverso la costruzione di un modello di squadra che sia compatibile con la filosofia di gioco, nonostante le assenze (Albiol e Mario Rui, gli addii (Marek Hamsik), l’acido lattico (in Faouzi Ghoulam). Però davanti il tandem degli opposti (in altezza) che si attraggono sembra l’opzione più “torrida”, suggerita dall’ispirazione attuale del polacco (sei gol nelle sue ultime quattro apparizioni al san Paolo) e dall’esigenza dello scugnizzo di tirarsi sempre più su, confessata a caldo a Zurigo: «Non attraverso un momento felicissimo ma la squadra mi aiuterà e poi il gol in Europa League ha un senso».
DUBBI. Poi bisognerà che il Napoli si guardi dentro, “senta” la gamba di Simone Verdi, che si è allenato e sembra potersela giocare nei quattro di centrocampo a sinistra, proprio come nel girone d’andata, lasciando scivolare Piotr Zielinski nel mezzo, al fianco di Allan, perché Fabian Ruiz è uscito ammaccato da Zurigo. E le perplessità semmai, quelle più inquietanti, s’avvertiranno in difesa: Ghoulam ne ha fatte due su due di seguito, forse è il caso che riposi, concedendo la corsia di competenza a Elseid Hysaj e confermando Kevin Malcuit a destra. Mentre davanti a Alex Meret, se la salute assisterà Maksimovic, sarà lui a fungere da partner di Koulibaly, o altrimenti dovrà ingegnarsi nel suo antico ruolo Luperto). E nel calcio del Terzo Millennio, una gara ogni tre o quattro giorni, può anche succedere di ritrovarsi per un attimo in difficoltà: ma guarda un po’, proprio quando di fronte c’è un Toro e intorno il semi-deserto.
Sarà “vecchio”, sarà “vuoto”, sarà inospitale, però è caldo ed accogliente: è una coperta di Linus che il Napoli allunga su se stesso, per ripararsi dalle intemperie e per resistere, per tentare di dare (ancora) un senso a un campionato che pare chiuso, per rimanere aggrappato a qualcosa, e si chiama orgoglio, per avere gli elementi utili per rinascere in estate, quando, De Laurentiis “dixit”, «arriveranno due o tre ricambi a sorpresa». Qui Napoli, quartiere Fuorigrotta: quando si dice “casa dolce casa”, perché il focolare domestico ha un suo peso, si direbbe un valore, e non a caso lo chiamano fattore campo. E’ da marzo 2018 che il Napoli non rimane avvolto nella delusione più cocente, e quella volta fu dura davvero da digerire, accadde tutto in una notte, la Juventus che vince al novantatreesimo all’Olimpico con la Lazio, la Roma che passeggia, finisce 4-2 per i giallorossi, e dilata la forbice, i quattro punti di vantaggio si assottigliano, ne resta uno solo, prima di scoprire come poi sia andata a finire.
UN ANNO. Undici mesi e mezzo, siamo quasi a dodici, guarda un po’ la scadenza del calendario è fissata proprio contro la Juventus, alla prossima interna, però stasera quando si comincerà contro il Torino il Napoli avrà alle proprie spalle le sue diciassette sfide consecutiva senza sconfitte – quattordici vittorie e tre pareggi – che rappresentano una indicazione e anche una tendenza, un valore aggiunto o anche una inclinazione. E’ una tenerissima abitudine, concedersi regali che restino per sé, per quelli che ci saranno, e potranno essere meno di ventimila, ma che fa, è gente che aspetta una soddisfazione, di gustarsi un’ora e mezza di calcio e poi di gioire: con il Napoli càpita da quella nottata di marzo, più inquietante di una sorprendente doccia gelata.
ANCELOTTI. Diciassette partite consecutive, senza macchia e però con qualche piccola o grande paura: il Napoli di Carlo Ancelotti ne ha giocate dodici nel san Paolo (in campionato) e ha rallentato solo con la Roma (1-1) e clamorosamente con il Chievo (0-0), poi ha divertito, s’è ingolosito, ha segnato tanto (ventotto reti), ha subito relativamente (sette gol), è uscito per sette volte con la porta inviolata, ma ha sofferto e si è rialzato con il Milan (soprattutto, quando era sotto di due reti) e con il Bologna (quando l’ha salvato Mertens nel finale); ma complessivamente ha gestito ed ha dimostrato di gradire quel tepore che arriva da uno stadio che gli è amico, pure statisticamente. Si tratta della serie più lunga in corso: la Juve è ferma a 15.
DISTANZA. La Juventus se ne è andata, ora è a più quattordici, ma l’Inter va tenuta sotto controllo, per blindare quel secondo posto che ha comunque un suo rilievo. E la Vecchia Signora, ingorda, è dietro questo percorso netto che il Napoli ha avviato diciassette partite fa, perché la striscia di Madame si ferma per il momento a quindici gare, guarda caso proprio dal momento in cui il Napoli passò a Torino, si riavvicinò al sogno e poi lo vide svanire, anzi sparire, tra san Siro e l’Artemio Franchi di Firenze, in quelle due giornate in cui lo scudetto rimase impigliato nelle stanze di un albergo che era così lontano dal san Paolo.
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