In seguito alla presentazione dei palinsesti televisivi per la prossima stagione, avvenuta lo scorso 9 luglio, si è appreso che la trasmissione Mezzogiorno in famiglia chiuderà i battenti. E’ ormai noto che a settembre 2019 il programma Rai Mezzogiorno in famiglia, non sarà più presente nella programmazione tv. Questo è quanto deciso dal direttore di Rai 2, Carlo Freccero, il format di Michele Guardi che è stato sospeso. I motivi?
Secondo quanto riferito, la decisione che è stata presa da Freccero è dettata principalmente dalla volontà di ridurre i costi per l’azienda, ma si tratta di una scelta che non è stata presa bene da Adriana Volpe, uno dei volti storici del programma, la quale su Instagram ha pubblicato un post dove si è sfogata con i follower dicendo: “Mi fate capire perchè si chiude una produzione interna Rai e si prevedono produzioni esterne? Questa è la Rai del cambiamento? Forse è meglio stare in silenzio …altrimenti si perde il posto di lavoro”. “Lavoro in Rai da vent’anni e ho sempre avuto tante soddisfazioni. A volte ho condotto quattro programmi in una stagione e altre volte ho rallentato. Da settembre avrò più tempo da dedicare alla mia famiglia”, ha aggiunto la conduttrice.
A queste parole si sono aggiunte anche quelle del direttore d’orchestra e volto noto di Mezzogiorno in famiglia, ovvero Gianni Matta il quale si è detto piuttosto amareggiato e non arrabbiato, dopo la notizia della chiusura del programma.“Michele Guardì ha provato in tutti i modi ad evitare che il destino del programma non fosse segnato, come in realtà sembrava ormai già due mesi prima della chiusura stagionale. Ci siamo parlati fino ad un paio di settimane fa, la delusione è comune. Io ho preso male la chiusura del programma, mi dispiace e per certi versi non me lo spiego nemmeno, ma ci può stare. Non voglio fare polemica per cercare una nuova collocazione. Voglio essere ottimista: qualcosa arriverà”, ha dichiarato Gianni Mazza.
Poi lo stesso, nel corso di un’intervista rilasciata proprio nei giorni scorsi, avrebbe aggiunto: “Io non sono arrabbiato. Non sento di aver subito un’ingiustizia per cattiveria. Il problema è che dopo tanti anni che fai un programma ti senti davvero in famiglia. La squadra di lavoro dietro le quinte è stata sempre la stessa e l’idea di non condividere più un percorso comune mi fa sentire privo di punti di riferimento. Sono sempre stato un precario, oggi ancora di più”.
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