Fino a ieri erano un classico del fascino maschile. Oggi anche le donne scelgono di portare i capelli grigi, a qualsiasi età. L’ultima avvistata con le chiome orgogliosamente sale e pepe è stata Francesca Schiavone sugli spalti del torneo di tennis di Montecarlo, dove faceva il tifo per il vittorioso amico Fabio Fognini. Il nome della ex tennista si aggiunge al lungo elenco delle vip che non cedono alla tinta, solo per un periodo o per tutta la vita: per citarne alcune, la modella Cara Delevingne, la cantante Katy Perry, le attrici Jamie Lee Curtis e Diane Keaton, le cui teste naturalmente ingrigite nulla tolgono al loro fascino.
Sono, dunque, lontani i tempi in cui i capelli imbiancati facevano “strega” o “nonna”. «Le regole sono cambiate, adesso ognuna è libera di scegliere la lunghezza e il look preferito», dice Arianna Petrocchi, hair stylist a Collalto di Tarcento (Udine), medaglia d’oro per l’acconciatura più bella ai Campionati mondiali del 2017 a Paestum, che sta per partecipare alla nuova competizione in Giappone. «Quello che conta è avere un aspetto curato, cioè regolare il taglio una volta al mese e trattare la testa con appositi shampoo o creme anti giallo». Permettere ai capelli candidi e d’argento di rivelarsi è anche una netta dichiarazione d’intenti al mondo. «Le donne si sentono più sicure e meno in dovere di apparire sostiene lo psicoterapeuta Giuseppe Rombolà Corsini, cofondatore del Polo Psicodinamiche di Prato.
«La parità di genere si gioca anche sulla testa. Un tempo solo lui poteva essere brizzolato e risultare sexy, mentre lei appariva sciatta e vecchia. Oggi il capello sale e pepe è sinonimo di audacia, di autostima e consapevolezza: significa decidere di essere una donna più che avere un’immagine. Ed è anche una trasgressione in un mondo di bellezze uniformate, che tendono a rifiutare il passare del tempo. Un segno, insomma, di forte personalità ». Una sfumatura libera da appartenenze di genere, segno di duttilità estrema, sempre più in crescita tra le under 40, proprio come affermazione dell’io. Una scelta di tendenza: non per niente l’antesignana più celebre dell’immacolato hair styling è lei, Miranda Priestly (interpretata da Meryl Streep), che nel 2006, nel cult Il diavolo veste Prada, portava i capelli così. «Del resto la nuance white sta bene a tutte, anche se la sconsiglio alle più giovani: il contrasto con la pelle levigata e senza rughe può essere anche interessante, ma per ottenere la tonalità perla occorre decolorare parecchio il capello, indebolendolo», sottolinea la Petrocchi. «Il fai da te è vietato.
Il rischio di trovarsi con una testa imbarazzante, a effetto manto di leopardo, e con tagli netti tra le varie tonalità di colore e ricrescita, è elevato». La transizione non può essere affidata al caso. «Arrivare ad avere bagliori lunari armoniosi richiede tempo». Il discorso è differente per le signore âgée: «In questo caso i tagli che valorizzano sono i corti spiritosi: il pixie cut (letteralmente taglio folletto, scalato, corto dietro e ai lati della testa e più lunghi alla sommità, con frangetta o ciuffo laterale) e il buzz cut (cortissimo, quasi rasato). Non bisogna mai superare le lunghezze del bob, il caschetto, e del lob, il carré che arriva a toccare le spalle». In voga sono gli abbinamenti con i colori pastello: dal lilla (di lavander grey è pieno Instagram) al celeste, al rosa, il millennial pink, amatissimo dalla fascia 15-35 anni, e al pesca. «Tonalità delicate, ideali per i capelli biondi. Alle basi più scure, invece, si addicono le venature sature con riflessi di blu, che durano al massimo 4-5 lavaggi». Qualunque sia la propria sfumatura di grigio il segreto è uno: «Portarlo con disinvoltura e audacia».
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