Immagini della Juve che si vedrà in autunno. Un po’ sfocate, ma riconoscibili. Maurizio Sarri giorno dopo giorno fa capire qualcosa sulla Juventus che ha in mente e ieri ha confermato quanto si scrive da giorni: Paulo Dybala per lui è soprattutto un attaccante centrale. «Penso che Dybala possa fare il falso 9 tranquillamente», ha detto ieri. Poi ha continuato: «Possiamo predisporre anche un attacco leggermente diverso, con il 4-3-1-2 e Dybala spostato sul centro-destra».
La curiosità qui è doppia, per Paulo e la squadra. Dybala con Allegri nell’ultimo anno ha giocato soprattutto da attaccante destro del tridente, finendo per cercare la palla a centrocampo – quasi un regista – e per perdere efficacia sotto porta. Sarri invece lo sposterebbe, quasi lo forzerebbe in direzione opposta, usandolo da centravanti agile alla Mertens. Quasi un ritorno agli anni di Palermo. Bonucci capitano La squadra invece, come fatto capire da Bernardeschi nell’ultima intervista, avrà due sistemi base: il 4-3-3 provato finora e l’alternativa con il trequartista. Il portiere, in ogni caso, dovrebbe stare più lontano dalla porta, lo ha spiegato anche Szczesny: «Con la linea più alta noi dobbiamo stare più su per farci trovare pronti». La sua speranza è che non ci sia sempre Kane nel cerchio di centrocampo… Nuove prove, questa sera contro l’Inter: «Cercheremo di dare continuità a quanto di buono fatto nel secondo tempo a Singapore », dice Sarri e il riferimento è all’aggressione, alla maggiore capacità di tenere la squadra alta vista dopo l’intervallo contro il Tottenham.
La vere variabili però saranno l’attenzione da partita speciale – nel derby d’Italia nessuno vuole perdere, soprattutto gli allenatori… – e il caldo. MS conferma: «Juve-Inter non sarà una partita come le altre, perso che le due squadre non siano in grado di esprimersi al meglio per la condizione fisica e ambientale, con queste temperature e questo livello di umidità». Previsti 33 gradi, il 65% di umidità, il solito cielo (parzialmente) oscurato dallo smog e Bonucci capitano. Sarri ieri ha spiegato che, d’accordo con lo spogliatoio, in assenza di Chiellini la fascia andrà a chi ha più presenze. Leo rispetto all’anno scorso, va in sorpasso su Mandzukic. Il fumo Tutto il resto è fumo. I giornalisti cinesi hanno fatto due domande sulle sigarette, grande marchio di fabbrica di MS. La prima risposta, relativa al divieto di fumare trovato a Singapore, è stata simpatica: «Qui sono molto più tolleranti e mi sento più a mio agio, anche se a Singapore qualche sigaretta sono riuscito a farmela…». La seconda, meno. Sarri ha avuto un momento di nervosismo e, al giornalista che gli chiedeva dei sigari cinesi, ha fatto capire di non voler rispondere con una battuta: «Sto smettendo…». A questa non ha creduto nessuno.
Non conta niente andatelo a dire a qualcun altro. Non fosse così, Antonio Conte non avrebbe vissuto questi giorni con l’ansia da prestazione, per evitare figuracce contro la Juventus di fronte alla famiglia Zhang. E allora ecco spiegato il nervosismo, eccolo pure con un tono decisamente più soft 96 ore dopo la conferenza pre Manchester United. Conte ha misurato le parole e i concetti. Ha condiviso la linea con la società, con la quale ha ulteriormente approfondito i discorsi ieri dopo pranzo, in un nuovo incontro – stavolta a quattro – con Lele Oriali, Beppe Marotta e Piero Ausilio. Più o meno tre ore dopo il tecnico è entrato in conferenza. E ha detto: «Com’è andata con Zhang? Non c’era bisogno che venissi rassicurato, ho sempre detto di essere fiducioso sul lavoro del club. Abbiamo parlato in modo molto sereno, come sempre accaduto tra di noi».
E’ cambiato il segnale radio, evidentemente. E Conte ha sposato pure il concetto magico “fair play finanziario”. E così, quando gli è stato chiesto di Lukaku e di Rafael Leao, l’allenatore ha risposto: «Sui nomi faremo delle riflessioni, poi saranno prese decisioni per il bene dell’Inter, non solo dal punto di vista del campo ma anche sul piano del fair play». Ma poi ha tenuto anche a precisare: «Certo, le decisioni possono spostare l’ago della bilancia e di conseguenza anche le aspettative». Ed è una sottolineatura importante, un paletto che Conte ha voluto fissare. Come a dire: un conto è inseguire un giocatore fatto e finito, un altro è valutare l’acquisto di un calciatore di prospettiva. Jindong in tribuna Il resto è Juventus-Inter. «Eh sì, è la prima volta che affronto i bianconeri da quando ho interrotto il rapporto di lavoro con loro – ha raccontato il tecnico -. Inutile nascondersi, proverò emozione, credo sia umano. Rivedere tanti amici mi toccherà, poi però dopo il fischio d’inizio stop. La Juve per me è solo un’avversaria, e so che la Juve stessa mi considera tale». E ancora: «Io non sono mai stato vicino a tornare in bianconero, non ho mai ricevuto neppure una telefonata – ha aggiunto -. La Juve ha preso la sua decisione con Sarri, non sta a me giudicare, avrà avuto i suoi buoni motivi. Nei miei confronti è sempre stata l’inter a mostrarmi grande affetto e interesse. Ed è per questo che sento grande responsabilità verso il mio nuovo club. L’obiettivo è costruire qualcosa che qui ancora non c’è,ma credo ci siano le basi per farlo». Con Suning alla guida, ovviamente: «Sta operando cambiamenti, ma c’è bisogno di tempo per creare una base solida e portare il club al livello che gli compete». Vale pure per la squadra: «Cosa mi aspetto dalla gara? Che ci aiuti ad assimilare i concetti sui quali stiamo lavorando. Spero di vedere dei miglioramenti». Tanto più se in tribuna ci sarà anche Zhang Jindong: dopo la cena di due sere fa, la Juve è il dopocena.
ra è il momento delle riflessioni. L’Inter non vuole sbagliare la mossa. È un gioco di incastri, che può essere facilitato dalle cessioni. L’a.d. Marotta e il d.s. Ausilio sono a Nanchino: rientreranno a Milano solo venerdì, difficile dunque immaginare che prima dell’inizio della prossima settimana le trattative possano subire un’accelerata. L’Inter gioca a carte scoperte: Dzeko, Lukaku e Rafael Leao, non si esce da questi tre nomi. Ma sullo sfondo Marotta non lascerà nulla di intentato per Paulo Dybala: per il momento l’ipotesi non è realistica, l’argentino è deciso a giocarsi le sue carte alla Juve.
Ma il club nerazzurro sarebbe pronto a entrare in azione, qualora intravedesse uno spiraglio. Qui Romelu Spiraglio è la parola giusta per Lukaku. Non di più, perché i margini di manovra sono strettissimi, ormai anche a livello temporale. L’Inter potrebbe pensare a una seconda offerta – mai comunque vicina agli 83 milioni chiesti dai Red Devils – solo se riuscisse a vendere Icardi (ma come scriviamo altrove, l’argentino non ne vuol sapere) o Perisic. Per quest’ultimo si è affacciata ora l’ipotesi Monaco: per Conte è sacrificabile, anche oggi contro la Juve il croato giocherà nel ruolo di attaccante. C’è anche un fatto temporale che allontana Lukaku dall’Inter, ovvero che lo United dovrebbe muoversi alla ricerca di un sostituto. Lo stesso belga aveva posto come scadenza la scorsa settimana: «Poi saprete il mio futuro». Non è accaduto nulla, se non lo stop dell’Inter. Che quindi vuole portare a casa il prima possibile Edin Dzeko. Edin solo cash Tra Roma e Inter si è provato, nelle scorse settimane, a ragionare su una possibile contropartita tecnica per il bosniaco.
Ma adesso nessuno dei nomi circolati entrerà nel discorso: né Florenzi, né Kolarov, né D’Ambrosio, neppure Politano, che comunque non sembra interessare alla Roma. L’affare si farà su base cash. Ma fino a quando il club giallorosso non avrà la certezza di arrivare a Higuain, farà molta fatica ad abbassare la richiesta di 20 milioni. Certo è che la prossima settimana, al rientro dall’Asia, Conte si aspetta almeno un rinforzo offensivo oltre al rientrante (dalle vacanze) Lautaro. E proprio Conte sta valutando con attenzione in queste ore il profilo di Rafael Leao, il talento portoghese sul quale l’Inter ha ottenuto relazioni fantastiche. Il portoghese, classe 1999, piace parecchio ma è giusto maneggiare con cautela la questione. Perché le riflessioni sono in corso. E perché intorno al giocatore si sono mosse molte squadre. Il Lilla lo venderà, il presidente del club l’ha di fatto annunciato nei giorni scorsi. Servono 35-40 milioni di euro, l’investimento è comunque elevato. In uscita, occhio alle evoluzioni del caso Nainggolan: il 31 luglio termina il mercato in Cina, non c’è molto tempo, nonostante il Ninja non abbia chiuso le porte all’ipotesi del trasferimento.
Ho una rosa molto ampia in alcune zone del campo e ristretta in altre ». La frase di Maurizio Sarri di domenica apre il grande rebus delle punte. La principale zona di affollamento è l’attacco, che al momento ha tre numeri 9 e mezzo: Higuain, Mandzukic, Kean e Dybala, che ora viene considerato una punta centrale. Problema: nessuna squadra può permettersi un’abbondanza del genere, soprattutto se il suo allenatore sta costruendo la stagione intorno al 4- 3-3. Kean La Juventus, inevitabilmente, dovrà cedere due di quei quattro centravanti, senza contare che nel ruolo potrebbe arrivare un giocatore come Icardi. Le offerte quindi decideranno il destino di tutti, con Kean al centro della situazione più particolare: un ragazzo di 19 anni, molto forte, con un contratto in scadenza tra un anno e tanta concorrenza. Moise cerca una squadra che possa dargli spazio, la Juve aspetta una buona offerta e spera di tenere il controllo sul giocatore. A quale club corrisponde l’identikit? Everton? Forse… Pipita e… L’altro grande indiziato alla partenza è Higuain, con la Roma da tempo in cima alla lista delle pretendenti. Il Pipita in gruppo sta bene – vedere il video in cui canta «Despacito», nel classico rito di iniziazione dei nuovi acquisti – ma è probabile che presto o tardi posi per i fotografi con un’altra maglia. Detto che Mandzukic resterebbe e ha un contratto pesante, Dybala può essere la sorpresa. L’Inghilterra, con United e Tottenham, lo chiama, ma Paulo vuole la Juve e programma di tornare presto a Torino per allenarsi. Nel grande rebus, quindi, il pronostico è complesso ma una certezza forse c’è: prima di agosto, non si può risolvere.
A parte Cristiano Ronaldo, nessuno è incedibile tra gli attaccanti bianconeri. Ma il ds juventino Fabio Paratici potrebbe essere disposto a sacrificare la Joya soltanto a patto di incassare un assegno importante – non meno di 80-100 milioni bonus compresi – in modo tale da sistemare i conti (la plusvalenza sarebbe notevole) e finanziare l’eventuale assalto alla ciliegina di fine mercato.
Se i colloqui di questi giorni evolveranno in un affare Dybala-United, la Juventus proverà a trasformare il sacrificio di Paulo in un’opportunità di lusso: l’assalto a Paul Pogba. Il francese vuole cambiare aria e il suo super agente, Mino Raiola, sta cercando una soluzione. In questo momento il Real Madrid sembra in vantaggio, però il mercato – come insegna la vicenda di De Ligt, altro assistito di Raiola – è fatto anche di sorpassi clamorosi. Incassando 80-100 milioni da Dybala, le possibilità di un Pogba-bis salirebbero. I 150 milioni richiesti dal Manchester United, interessato anche a Demiral (su cui il Milan preme, i dettagli a pagina 17) ed eventualmente a Matuidi, potrebbero diventare più avvicinabili. Pogba alla Juventus resta un’operazione difficile, ma non impossibile.
E mentre il popolo bianconero tifa per Higuain (l’affetto reciproco è sorprendentemete forte), Sarri si prepara a inserirlo nel progetto offensivo, Icardi aspetta, perché la sua prima scelta sarebbe proprio la Juventus, anche se questo immobilismo sta facendo risalire le probabilità del Napoli, forte anche delle preferenze dei vertici interisti. Beppe Marotta, infatti, sarebbe molto più felice di cedere Icardi a Aurelio De Laurentiis piuttosto che ad Andrea Agnelli.
In questo scenario, nel quale si registra da ieri l’intenzione da parte di Dybala di prendere in considerazione altre destinazioni, va sottolineato il fatto che per Mandzukic per ora non ci sono offerte degne di nota, mentre moltissime e interessanti ne sono giunte per Kean.
L’operazione Icardi-Juventus, dunque, dipende molto dal sì di Higuain alla Roma: perché le cessioni di Kean e Dybala per quanto ancora da mettere in piedi non sono impossibili, quella del Pipita potrebbe incagliarsi senza speranza nei determinati rifiuti dello stesso. A quel punto la Juventus potrebbe decidere di abbandonare Icardi al suo destino e tenersi Higuain e Mandzukic.
Higuain ne sarebbe ovviamente felice e in questi giorni di tournée, come nella prima settimana di lavoro alla Continassa, sta facendo tutto quello che è nelle sue possibilità perché lo siano anche Fabio Paratici e MaurizioSarri.
E l’allenatore da parte sua è prontissimo a integrare il suo pupillo ai tempi del Napoli. Anzi, a dire il vero, ha già spiegato – quanto diplomaticamente non si può sapere – di considerarlo parte del progetto, per quanto pronto a rimettersi alle volontà della dirigenza.
Per i tifosi la notizia della permanenza di Higuain sarebbe una festa. La stragrande maggioranza della gente bianconera sta sperando ardentemente che la cessione alla Roma salti e sogna di vedere nascere una coppia stellare con Cristiano Ronaldo.
E anche per i compagni sarebbe un’ottima notizia, considerato il grande rapporto con tutto lo spogliatoio che stima Higuain e ne apprezza l’atteggiamento molto professionale di queste prime settimane.
La differenza fra lui e Icardi sta tutta in questo scenario. Per la Juventus tenere Higuain è una strada percorribile, con una sola controindicazione economica. Per l’Inter tenere Icardi non è una via possibile, per evidenti problemi ambientali nello spogliatoio e un gradimento scarsissimo anche presso la tifoseria.
Ecco perché Paratici può permettersi di aspettare, anche se un minimo di pressione perché Higuain accetti la destinazione giallorossa la sta facendo.
Per il dirigente juventino cedere Higuain, qualsiasi forma decida di utilizzare, potrebbe essere un modo di incassare e di chiudere la voce di bilancio che, altrimemti, gli costerebbe ancora 36 milioni di ammortamento e 30 lordi di ingaggio nei prossimi due anni, per un totale di 66 milioni dei quali preferirebbe alleggerire il bilancio.
E Kean? E’ il più richiesto degli attaccanti juventini e, per questo, Paratici chiede parecchio: 45/50 milioni di euro per il diciannovenne azzurro. Everton ed Arsenal stanno facendo sul serio, ma non è ancora sceso in campo il suo agente MinoRaiola. E l’opzione rinnovo con la Juventus non è ancora da escludere. Anche in questo caso, molto dipende da Higuain.
Un pressing a tutto campo: continuo, asfissiante, martellante. È quello operato dalla Fiorentina su Federico Chiesa, in questi giorni di trasferta statunitense sui luoghi “commissiani”. Rocco Commisso ha voluto portare la squadra in giro per New York, per far vedere ai giocatori dove ha costruito la sua fortuna imprenditoriale. Lo ha fatto scegliendo una crociera sull’Hudson, per mostrare i luoghi che gli emigrati italiani – a cominciare dalla famiglia del nuovo patron viola – incontravano per primi dopo aver attraversato l’Atlantico (come la Statua della Libertà). E il battello è stata la location suggestiva per presentare le nuove maglia casalinghe, con la skyline di Manhattan sullo sfondo.
Una (anzi, la prima a essere presentata) la indossava anche Chiesa che, prima di salire sul battello, era però stato protagonista di un vertice volante in una location altrettanto singolare, ossia il pullman che la squadra aveva adoperato per il trasferimento al molo. Una ventina di minuti, dopo che i compagni erano scesi, per un colloquio serrato con Joe Barone, braccio destro di Commisso. Un confronto cui si sono aggiunti anche il direttore tecnico Giancarlo Antognoni e il supervisore dell’area tecnica Dario Dainelli. Un faccia a faccia definito acceso e in cui, sostanzialmente, le parti sono rimaste sulle rispettive posizioni, anche nel successivo round sull’Hudson. Da una parte Chiesa, che pare considerare ormai chiusa la propria esperienza alla Fiorentina, nonostante un contratto in essere fino al 2022. Dall’altra la società, che considera l’attaccante un elemento da cui non poter prescindere, anche in presenza del suo rifiuto di voler prolungare fino al 2024.
Una situazione delicata, con la Juve a fare da convitato di pietra. Chiesa non lo ha mai detto apertamente, ma considera uno sbocco in bianconero come l’unico possibile. E non si è sbottonato nella serata italiana quando, con Commisso e Vincenzo Montella, è stato ospite al Wall Street Stock Exchange in una diretta tv su Class CNBC. A domanda sul tema, ha risposto: «Come ha detto il presidente, affronteremo tutto come in una famiglia: non ci sono problemi e parleremo. Ma ogni decisione è rimandata». In sostanza: non ha detto “rimango” ma neppure “vado via”. Un atteggiamento diverso da quello di Federico Bernardeschi, che non ebbe timori nell’indicare la propria determinazione a trasferirsi in bianconero, e che lascia in sospeso l’ambiente viola, con inevitabili strascichi sulla serenità del gruppo.
Alle mezze parole di Chiesa, fa da contrappunto la loquacità della controparte. Barone non ha avuto mezze misure nel descrivere la fermezza viola: «Chiesa è un giocatore della Fiorentina e resta alla Fiorentina, lo abbiamo detto fin dal primo giorno». Ammettendo però come la vicenda potrebbe assumere conseguenze negative, se la soluzione non arriverà quanto prima: «Dobbiamo terminare con questa storia, abbiamo bisogno di stabilità». Una posizione ribadita da Commisso, che fin dalle prime mosse in viola aveva sottolineato che non ci sarebbe stato un altro caso RobyBaggio: «L’intenzione è che Chiesa non si muova da Firenze e io mantengo la parola. Quando ho acquistato la Fiorentina, ho preso una squadra e non un giocatore». Il nuovo patron viola non si è negato ieri una frecciata alla Juventus, slegata dall’attaccante e sostanzialmente “filosofica”: «Ha strapotere in Italia e non è buono per il calcio italiano che vinca sempre la stessa squadra. Poi, quando va in Europa, torna a casa senza niente: sono disgustato da questo. Il campionato deve essere più equilibrato, quest’anno c’è anche la Fiorentina che può competere». Con o senza Chiesa, lo diranno i prossimi giorni.
Diciotto milioni di differenza da colmare entro una settimana. Sono questi i due paletti della trattativa per portare RomeluLukaku all’Inter. Una marcia di avvicinamento che sembra aver subito una battuta d’arresto dopo l’incontro di Nanchino tra dirigenza e proprietà dell’Inter: un summit nel quale sono stati ribaditi i vincoli economici di fronte ad acuisti così onerosi. Ma il centravanti del Manchester United resta la prima scelta di AntonioConte.
L’attaccante resta ben visibile nei radar del mercato nerazzurro. L’offerta dell’Inter è ferma a 60 milioni di parte fissa più 5 di bonus. I Red Devils ne vogliono sempre 83 e non scendono. Ma non c’è solo il divario economico tra le variabili dell’operazione. Esiste anche una questione di tempistiche da tenere presente. Il Manchester United non vuole andare troppo in là con i tempi perché il mercato inglese in entrata chiude l’8 agosto. Quindi il club inglese non può permettersi di tergiversare troppo. Deve chiudere per avere tempo di effettuare altre operazioni in entrata dopo l’eventuale uscita di Lukaku. La scadenza dovrebbe essere fissata alla fine del mese. Quindi resta una settimana all’Inter per trovare un punto di incontro con il Manchester United e accontentare Conte che vuole il belga fin dai tempi del Chelsea. E’ possibile avvicinarsi solo grazie a qualche cessione che permetta di accumulare la somma necessaria ad arrivare a quota 83 milioni. Le due opportunità principali sono rappresentate da Icardi e Nainggolan che sono ai margini del progetto tecnico di Conte. Oppure da Perisic che rientra maggiormente nei piani dell’allenatore, ma potrebbe partire di fronte a un’offerta consistente.
Sono in corso riflessioni sul costo di Lukaku. E’ elevato, ma Conte continua a insistere. Le cifre della carriera del centravanti belga parlano chiaroscuro sulla sua efficacia. Quasi un gol ogni due partite con i club, miglior marcatore di tutti i tempi della Nazionale belga (in questo caso con una media superiore a un gol a partita). A 26 anni Lukaku è abbonato alla doppia cifra in campionato. Ha deluso solo nell’ultima stagione al Manchester United, vissuta non da protagonista. E questo può essere un vantaggio per l’Inter perché la situazione non è cambiata. Per Solskjaer l’ex attaccante dell’Everton non è così fondamentale. E il club deve vendere per fare fronte a una campagna acquisti dispendiosa. La volontà del giocatore ha il suo peso: vuole fortemente l’Inter per essere finalmente allenato da Conte (già pronto un ingaggio da 9 milioni all’anno, bonus compresi). Ieri mattina a Shanghai ha partecipato a un evento commerciale del Manchester United. Insieme ad alcuni compagni ha incontrato Invictus Gaming, una delle organizzazioni di eSports più storiche della Cina. Insieme a Lukaku hanno partecipato Nemanja Mati?, Angel Gomes e Luke Shaw. Potrebbe essere stata l’ultima apparizione pubblica con i Red Devils. Oppure un segnale di riavvicinamento se l’Inter non riuscirà ad aumentare la sua offerta.
E il prezzo del centravanti deve essere paragonato anche con quello delle possibili alternative. Da questo punto di vista, non è sicuramente irrisoria la valutazione del 20enne portoghese RafaelLeão del Lille: il club francese per venderlo vuole 35-40 milioni. Per un giovane attaccante che ha alle spalle di fatto una sola stagione ad alto livello in Ligue 1, dopo il debutto nello Sporting Lisbona, e ha segnato 10 gol da professionista. Sono 225 in meno di Lukaku. Per questo Conte continua a insistere per il suo bomber preferito. Un inseguimento ancora possibile a patto di trovare 18 milioni in una settimana.
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