Controcopertina

Gigi D’Alessio avrei partecipato anche io a The voice



Simpatico, diretto, mai scontato. Gigi D’Alessio è così, nella vita come a The voice, dove fa il coach. Un’esperienza nuova per lui, che nei concorrenti che gli si presentano di fronte cerca sempre anima e cuore: ingredienti irrinunciabili per un artista del suo calibro. Che, nonostante il successo ottenuto in tanti anni di carriera, dimostra di non aver perso l’umiltà: «Per me essere qui è un grande onore. Quella su cui siedo è la poltrona più



famosa della televisione italiana. Credo che The voice abbia sempre avuto una luce, ma questa volta c’è il sole, ovvero Simona Ventura», spiega. «Noi siamo i pianeti intorno a lei. Io sono qui per portare il mio contributo e sono veramente contento».

«Siamo proprio una grande squadra»

Con gli altri coach come ti trovi?

«Siamo una grande squadra, una bella famiglia. Sembriamo distanti tra noi, ma in

realtà siamo molto vicini. Qui ho trovato amici, fratelli con grandi professionalità».

Rispetto a Elettra Lamborghini e a Gué Pequeno, Morgan è l’artista più simile a te: con lui c’è una rivalità particolare?

«No, non c’è nessuna sfida tra me e Morgan. Ci vogliamo un bene dell’anima e c’è anche grande rispetto. Quando i ragazzi dicono “sì”, io e Morgan ci mettiamo ni pianoforte e li facciamo cantare».

Quest’anno avete un grande obiettivo da raggiungere a The voice…

«Sì, con Simona ci siamo ri- promessi di creare “qualcosa” che duri nel tempo. Non sarà la vittoria singola, ma la vittoria del programma e ognuno metterà a disposizione il proprio palco, la propria esperienza anche dopo».

Che tipo di talento state cercando?

«Mi piacerebbe trovare un talento che sappia cantare in italiano, poi potrà farlo anche in inglese. L’importante è non trasformare questi ragazzi in artisti “usa e getta”».

Che cosa insegnerai ai cantanti del tuo team?

«Cercherò di trasmettere loro quello che ho imparato

nella vita, perché sono cresciuto con i “no”, ho fatto tanta gavetta e dopo ventisei anni sono ancora qui. Voglio che capiscano che i “no” spesso significano “non ancora” e “non mollare mai”».

È vero che tu sei stato chiamato per sostituire Sfera Ebbasta oppure è

soltanto una voce priva di fondamento?

«A quanto pare avrei sostituito lui, Carla Bruni, Edoardo Bennato e la regina Elisabetta… In realtà credo di non aver sostituito proprio nessuno. Sono stato scelto, non mi sono proposto. E se vengo scelto non mi faccio tante domande. Musicalmente credo che con Sfera e Gué ci sarebbe stata una sovrapposizione di ruoli.

Forse hanno optato per un altro tipo di musica».

Ti ritieni giudice buono?

«Più che altro sono vero, come sempre, con i miei pregi e i miei difetti. Chi conosce la mia sensibilità sa che per me dire “no” non è semplice».

Anna, la tua compagna, che cosa pensa di questa nuova avventura?

«Lei è felicissima. A casa mia sanno bene che cosa significhi stare seduti lì, avere una grande responsabilità, confrontarsi con gli altri coach, improvvisare».

Se Andrea, il tuo figlio più piccolo avuto con Anna, un giorno partecipasse a un talent, che diresti?

«E un’opportunità. Io non ne ho mai avuta una di questo tipo. Il mio primo passaggio televisivo l’ho fatto a Uno- mattina alle sei meno un quarto. Mi hanno visto solo i panettieri…».



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