Altro che fan impazziti che ti danno l’assalto, altro che paparazzi schierati fuori casa bramosi di scattarti due foto. Ultimamente le grane di George Clooney vanno ben al di là dei normali fastidi legati alla celebrità. Ora – e non per la prima volta – a preoccupare il divo è la moglie Amal, che si è imbarcata in una causa delle sue, di quelle complicate che tanto l’appassionano e le sono valse la fama internazionale di paladina dei diritti umani.
Il caso è serio, serissimo: l’avvocatessa ha trascinato in tribunale Lafarge, il colosso francese del cemento, con l’accusa di complicità con l’Isis, per aver pagato i militanti pur di mantenere attivo uno stabilimento nel nord della Siria. Come se non bastasse, nel processo entrano anche alcune donne yazide rapite e trasformate in schiave sessuali, che, già assistite di Amal, hanno deciso di costituirsi parte civile. «Si tratta della prima causa contro il califfato», spiega l’attore, fiero della moglie ma non per questo meno angosciato. «Quindi abbiamo un sacco di problemi, reali problemi di sicurezza, che dobbiamo affrontare quotidianamente. Non vogliamo che i nostri figli diventino bersagli, dobbiamo prestare molta attenzione».
Anche una passeggiata a Central Park è un lusso che la coppia non può più permettersi: l’incolumità dei gemellini Ella e Alexander è troppo importante per essere presa sotto gamba, e un paio di guardie del corpo ormai non sono più sufficienti a garantirla. In balia di questa tempesta, è impossibile per Clooney non tornare indietro con la mente ai mesi trascorsi in Sardegna l’anno scorso, quando si trovava sull’isola per le riprese di Catch-22, la miniserie in sei episodi tratta dal romanzo di Joseph Heller (in italiano Comma 22), ambientata nel nostro Paese e girata tra Olbia e Roma, in onda proprio in queste settimane su Sky Atlantic. Quello sì che era stato un periodo sereno, di cui George parla ancora con trasporto. «La Sardegna è un posto meraviglioso e le persone che ci vivono sono molto accoglienti. Il cibo è unico, il vino speciale», ha dichiarato di recente in occasione della première della fiction. «Abbiamo stretto amicizie che dureranno tutta la vita e amato ogni minuto di questa esperienza». Ogni minuto tranne uno: quello dello schianto con la vecchia Mercedes di un tranquillo pensionato sardo salito suo malgrado all’onore delle cronache per aver quasi ammazzato uno dei più celebri divi di Hollywood lungo la statale 125, in località Loiri Porto San Paolo. Ricordate?
Anche in quel soggiorno idilliaco George aveva avuto le sue gatte da pelare. Era luglio: lui era appena uscito in moto dall’hotel dove aveva passato la notte – non sempre dopo il lavoro tornava a dormire alla villa che aveva affittato a San Teodoro per sé, Amal e i gemelli, che all’epoca avevano poco più di un anno – e si dirigeva di gran carriera verso il luogo delle riprese. L’impatto con l’auto, che proveniva in senso inverso, era stato improvviso e violento: l’attore era volato contro il parabrezza della Mercedes e poi a terra, dove era rimasto tramortito e dolorante. Niente di rotto, aveva rassicurato il suo addetto stampa dall’ospedale di Olbia, dove Clooney era stato ricoverato d’urgenza e dimesso dopo gli accertamenti: solo qualche contusione e molta paura. Ma oggi, in occasione dell’uscita in Tv della miniserie, per Clooney è inevitabile ripensare a quegli attimi terrificanti, che per la prima volta ripercorre in dettaglio in un’intervista all’Hollywood reporter. «È stato davvero divertente, ho capito che non sono in grado di volare.
L’ho imparata per bene, questa lezione!», sdrammatizza con la sua consueta, ben nota ironia. Ma poi si fa serio: «Lo schianto mi ha mandato ko. Ho pensato che fosse finita, che sarei morto, perché avevo rotto il parabrezza dell’auto con la testa. Mi sono detto: “Addio collo”». Il suo casco, in effetti, era spaccato in due, aperto come un’anguria: un miracolo che la testa fosse intatta. «Se abbiamo nove vite, io me le sono giocate tutte in una volta. Magari per un po’ lascerò perdere le due ruote», conclude. Anche Grant Heslov, l’amico e co-produttore di Catch- 22 che lo seguiva in scooter e ha assistito al botto, dopo un anno è ancora scosso: «Mentre gli tenevo la testa sul ciglio della strada, in attesa dei soccorsi, ho giurato a me stesso che, se fosse sopravvissuto, non sarei più salito su una moto per tutta la vita». Concorda Amal, che dopo l’incidente ha vietato al marito – caso mai ce ne fosse bisogno – di tornare in sella e l’ha convinto a vendere i suoi bolidi più cari. Eppure tutto questo appare ben poca cosa rispetto al timore di Clooney di perdere la sua adorata famiglia. Passino gli acciacchi, gli strascichi di una brutta caduta in moto. Passino anche quelli dovuti a un altro incidente, quello sul set di Syriana, nel 2005, quando si fratturò il cranio e rischiò di restare paralizzato. A quindici anni di distanza l’attore ancora soffre di emicranie e mal di schiena così debilitanti che periodicamente le sue condizioni di salute sembrano risentirne ancora. Ma anche questo svanisce davanti alle minacce dell’Isis, all’ombra nera che si allunga sulle persone a lui più care. Senza le quali la sua vita non avrebbe più senso.
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