Flavio Insinna torna al timone anche per la prossima stagione de L’Eredità, il celebre quiz televisivo dell’access prime time di Rai in onda dal 23 settembre. Chiamato alla conduzione della trasmissione lo scorso anno dopo la scomparsa di Fabrizio Frizzi, Insinna ha affrontato la prima annata con un carico emotivo e sentimentale pesante, dovendo appunto raccogliere “l’eredità”, di nome e di fatto, dell’amico.
Alla fine L’Eredità si è dimostrata un bel viaggio, carico di emozioni. Per lui il viaggio è un po’ come la vita, metafora che ama applicare al quotidiano, mentre quello vero, il viaggio emozionale che ha nel cuore, ha una sola direzione: la Sicilia, a Vallelunga Pratameno dove è nato suopadre.
Flavio, l’anno scorso a quest’ora eri ansioso per come sarebbe stato il tuo ingresso a L’Eredità. Un bilancio di questa prima stagione?
«Nell’ultima puntata ho detto che se avessi potuto scegliere la parola per il gioco della ghigliottina avrei scelto “pazienza” che al suo interno accoglie amore, affetto, tempo». «Il bilancio è che quest’anno abbiamo chiesto uno “sforzo” sentimentale al pubblico che da sempre guarda L’Eredità e ha amato, e amerà sempre, Fabrizio Frizzi.
Era la stagione più complicata dell’umanità. Non era scontato che la gente avesse tutta la pazienza dimostrata verso il programma e verso di me. Abbiamo chiuso ringraziando e riapriremo ringraziando. Fabrizio è la nostra stella polare, è sempre con noi».
Questa nuova stagione de L’eredità la senti un po’ più tua?
«L’Eredità ha una vita sua, se tu la vuoi stravolgere ti schiaccia e non vinci».
Ci saranno delle novità nella prossima edizione?
«Stiamo già lavorando alla prossima edizione e siamo consapevoli che sarà ancora più difficile, si alza l’asticella, sarà ancora più stimolante ma è una bella sfida. Il motto è sempre quello: la novità nella continuità. Il pubblico che segue L’Eredità mi piace definirlo come una famiglia che segue la Rai e si affeziona, come era per Affari tuoi, Don Matteo e oggi con L’Eredità».
Con la guerra degli ascolti che rapporto hai?
«Se non li controlli ti avvertono gli altri (ride ndr)! Negli anni ho imparato ad affrontare le cose con un po’ più di distacco dandomi delle priorità. Uno dei tanti obiettivi de L’Eredità è quello di “proteggere” il Tg1 delle 20, che è la punta di diamante del palinsesto per quanto riguarda l’informazione. Facendo un esempio sportivo, per essere una squadra vincente bisogna essere coesi. Considero la Rai una grande famiglia, uno deve essere felice per gli ascolti di tutti i programmi e non solo del proprio, altrimenti non ha capito nulla dalla vita. Io faccio il tifo dalle 6 di mattina per Rai News fino a Marzullo». Quest’estate riuscirai ad andare in vacanza?
«No perché lavorerò, ma L’Eredità è un viaggio: è una crociera dove il mare s’increspa, c’è la bonaccia, s’inceppano gli strumenti e a volte si naviga a vista, il mare d sorprende sempre. Anche il viaggio televisivo è pieno di imprevisti, è emozionante».
Quindi tu che “viaggiatore”
sei?
«Il viaggio è un po’ come la vita, mi piace molto come metafora. Io viaggio poco, però sono d’accordo con Eugenio Montale che diceva che quando hai preparato tutto, carte, valigia ecc devi augurarti solo una cosa: l’imprevisto, altrimenti ti annoi. Dipende come uno intende la vacanza che può essere anche staccare qui vicino in tranquillità. Sono stato una settimana a Jesolo, per me viaggio è relax, rispondere con meno fretta al telefono. Amo il mare in tutte le sue forme e stagioni e ho la passione per le immersioni. L’ultimo viaggio vero, spensierato, senza orari, senza un programma è stato prima che il lavoro prendesse il sopravvento, da ragazzo con un mio amico a Santo Domingo. Vorrei rifare una vacanza in questo mood, sulla spiaggia dalla mattina alla sera, al mare sono più felice, più libero,
in posti tranquilli, riparati, non sono uno mondano. Siccome c’è un tempo per ogni cosa, c’è un viaggio emozionale che voglio fare, ora, col bagaglio della maturità che ho oggi: è dove è nato mio padre, in Sicilia, a Vallelunga Pratameno: lì c’è la casa di famiglia in piazza, dove giocavo a pallone e stavamo tutti insieme; il nostro era un branco, non una famiglia. Un posto carico di ricordi».
Sul fronte recitazione invece hai qualche nuovo progetto in cantiere?
«In autunno uscirà un film per il cinema: “Se mi vuoi bene” di Fausto Brizzi. Nel cast ci sono Claudio Bisio, Gianmarco Tognazzi, Nancy Brilli e tanti altri. La recitazione è una mia grande passione. Non ho esclusive con la Rai, ma c’è un grande senso di appartenenza come una squadra di calcio; nel caso in cui ci fossero progetti legati alla fiction… io ci sarò».
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