Controcopertina

Eva Grimaldi e Imma Battaglia finalmente sono spose



Stringe tra le mani un cuore rosso. È un antistress di quelli gommosi, a dire il vero. Fuori, dalle grandi vetrate della sua stanza al piano terra, il pomeriggio si presenta uggioso, vetro su vetro a guardare fuori. Poi un primo, timido, raggio attraversa le nuvole grigie e illumina quella che è la magnifica campagna laziale. «Questo cuore l’ha tenuto mia madre fra le mani fino all’ultimo, lo sa?», racconta lei, «guardi, ora mi sta mandando il sole e io mi sposerò sotto il cielo». Eva Grimaldi, fra qualche ora, sarà una moglie. Di un’altra moglie, Imma Battaglia. Sono state insieme, per arrivare fino a qui, “8 anni, 5 mesi, 180 giorni e rotti”, come hanno scritto sui bigliettini di uno dei tavoli nuziali.



Adesso, però, è sola nella sua camera. È perfettamente truccata. Non è ancora vestita. Si porta le lacrime nelle tasche dell’accappatoio grigio: «Stamattina ho tagliato i capelli, li avevo lunghi, ma a Imma piaccio così, sarà una sorpresa per lei…». E due camere più a destra c’è lei, Imma Battaglia. Ma in questa camera l’atmosfera è tutta un’altra storia, è un tripudio di parenti, di rumore, di amici, nipoti e nipotini, scherzi e battute: «Noi siamo di Napoli, quella là è veneta», scherza Imma, che è ancora in pantaloncini e ciabatte e qualcuno le fa notare che sarebbe quasi il caso di vestirsi, qualcun’altro che gli altri dovrebbero quasi uscire. Oggi non c’è la mamma di Imma perché sarebbe per lei una giornata… «Non ce la farebbe fisicamente », spiega e sottolinea: «Io amo Eva anche per come lei ama mia mamma».

Si fa un istante più seria: «la amo anche per le ore che trascorre con lei». Poi si apre in quel suo bel sorriso che prelude all’ironia leggera, «e anche per come ogni volta si impegna a giocare a Burraco con mamma, giurando, “questa volta vinco, questa volta, vedrai…”. E, invece, perde sempre, sempre, perché mamma è molto più brava di lei». Dopo uno scroscio di pioggia, di quelli che fanno prendere la stola dalla borsa, il sole arriva davvero, Enzo Miccio (il wedding planner che ha organizzato il matrimonio) fa riportare fuori le panche di fieno, i cuscini bianchi, le guide… «È un azzardo», dice fra i denti. Ma per il parco del resort di Antonello Colonna vale la pena. Lo chef stellato ha costruito dalle parti di Frascati, a Labico, una struttura che strizza l’occhio al Bauhaus, cemento e pelle invecchiata, tubolari d’acciaio e legno naturale, è un luogo con una sua forza scenica. «E non è scontato allestirlo, appena metti una tovaglia capisci che non è proprio cosa», ancora Miccio, un po’ meno teso.

Gli invitati, nonostante si sia fuori Roma, non si fanno attendere, i parenti delle spose hanno già occupato la roccaforte, una decina di stanze, gli altri arrivano quasi tutti insieme: fra le prime Nancy Brilli, plissettata e floreale, Bianca Atzei, in giallo fluo, l’inseparabile Jonathan Kashanian con un Borsalino bianco e nero, Vladimir Luxuria in lungo, Malena la Pugliese con un gonnellone di tulle azzurro carta da zucchero, che più che alludere alla lingerie ne disegna quasi con maggior precisione i (rotondissimi) contorni. C’è Elenoire Casalegno con un giacchino di jeans su un vestito blu, scarpini di stoffa turchese stampa paisley (beata lei che può) rasoterra: «E siamo in campagna, suvvia…». Ed è con un amico caro che tiene per mano: Andrea. Affabile, pure simpatico, si occupa di economia. C’è Giorgio Restelli, direttore artistico risorse Mediaset, in fresco di lana con la compagna, Sara Testa, in chiffon (come sono rappresentativi i tessuti, a volte…).

E alla fine arriva pure Gabriel Garko, ciuffo biondo su completo gessato, che sarà pure quello di Rodolfo Valentino, sarà quello che vi pare, ma è così bello che dovrebbe quasi scusarsi. Elenoire, che è un’altra alla quale la bellezza non manca, ci scherza un po’ su: «Come mai quando arrivi tu intorno a te si forma subito il capannello di ragazze?». Poi l’occhio le cade sul suo accompagnatore, Andrea, che fa parte del gruppo: «E tu che ci fai qui?». E dal fondo della sala una delle ragazze va dritta: «La scarpetta!». E c’è una dirigente di Magnolia che già la cerca, la sogna forse in partenza per l’Honduras (quando l’Isola si farà, certo). Il matrimonio vero e proprio, intanto, è pronto per essere celebrato, una torma di testimoni, tutte donne per Imma, le sorelle di sangue e quelle di vita, tutti uomini per Eva (in testa, guarda un po’, c’è Garko). Imma è in blu copiativo, ha la giacca con le code, Eva in pesca, in lungo, con fiori applicati sulle spalle e… è bellissima! Al centro c’è la senatrice Monica Cirinnà (la legge per le unioni civili porta il suo nome) nelle vesti di cerimoniere, che sposa Eva e Imma con parole sincere e asciutte e non soltanto perché la pioggia incombe. Poi parlano loro, le spose. Imma rivela di quanto le sia caro il caos, affatto calmo, di Eva e le giura amore eterno. Ed Eva: «Ti sarò al fianco fino al tuo ultimo respiro ». E Imma: «Scusa ma perché proprio il mio?». Gli amici, alla fine, si scopre che hanno preparato una coreografia.

L’effetto è piacevole, divertente, persino il medico omeopata Roberto, che ha distribuito fiori di Bac come volantini, balla sull’erba. Nichi Vendola no, lui non balla. Si aggiunge alla fine Lucrezia Lante della Rovere ed è la più brava, forse. Sfoggia pure scarpette da danza seppure per il resto, giacca grigia e gonna al ginocchio, vada abbastanza col liscio. Vabbè. Ci si consola con l’aperitivo. Che è strepitoso, di quelli che il giorno dopo ti puoi solo mangiare le unghie. Pane fritto, arancini, mousse di formaggio in crosta, mini Amatriciane, vino bianco e rosé. Tutto perfetto, tutto a temperatura. E tutto in quantità. E gli invitati sono 250. E le bottiglie che “balleranno” nel corso della lunga festa, fra aperitivi, cena e champagne alla fine, saranno seicento. E di rado si vedono camerieri così solerti nel riempire il bicchiere. Si raggiunge quindi la tavola già parecchio divertiti. Imma canta per Eva Anema e Core. Andy dei Bluvertigo, con un abito rosa, fosforescente stampa cachemire, praticamente ipnotico-effetto-tamponamento che ti devi fermare a guardarlo, canta Heroes di David Bowie (e ci sta tutta). Bianca Atzei la sua canzone. Vladimir Luxuria, compostissima fino a qui – lei, sul serio tiene le posate come neanche a Buckingham Palace – ha gli occhi appena lucidi: «Penso a chi è stato insieme per 30 anni, per quarant’anni e non ha mai potuto avere tutto questo ». Passa Vittoria Schisano e sorride.

E le mette una mano sulla spalla. E va via. Massimiliano Vado, attore di Cento Vetrine e di teatro di ricerca ci beve subito su: «Coca-Cola che sono astemio», Eva e Imma si scambiano un bacio appassionato. Qualcuno allora nota che nel menu, in ogni piatto, c’è un ingrediente, che si tratti di baccalà mantecato, di negativo carbonara, di capocollo, sempre e comunque: è la patata. Colonna sostiene, simpatico filibustiere lui, che non è altro che un caso, che è un caso, assolutamente un caso: «Tenendo conto che nella vita, in effetti, il caso non esiste, ma esistono gli appuntamenti… ». Poi Imma ringrazia tutti, dal pasticciere, Marco Mariotti, che conosce da una vita e che le ha fatto una torta che si chiama come lei, con tanti piani, con piccole lacrime di cioccolato fondente che si insinuano fra le volute di panna. È decorata con fiori freschi. «Che sono?», domanda qualcuno. «Forse fresie, forse camelie, forse mimose? Chi lo sa». «Ma insomma con tutti ‘sti gay non si può sapere che fiori sono?». E finalmente: «Sono peonie, sono peonie e rose peonie», qualcuno dice con (immenso) orgoglio. Sipario. Anzi no, che è stato tutto vero.



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