Oggi sul circuito di Sakhir (5.412 m) GP del Bahrain, 2a gara (su 21) del Mondiale. Diretta Sky Sport F1 HD, su TV8 (canale 8) in chiaro e in differita dalle 21. 30. Tutto su gazzetta.it
PROGRAMMA Oggi Gara: ore 17.10 (57 giri pari a 308,238 km). CLASSIFICHE Piloti: 1. Bottas (Fin/ Mercedes) punti 26; 2. Hamilton (GB/ Mercedes) 18; 3. Verstappen (Ola/ Red Bull) 15; 4. Vettel (Ger/Ferrari) 12; 5. Leclerc (Mon-Ferrari) 10; 6. Magnussen (Dan/Haas) 8; 7. Hülkenberg (Ger/Renault) 6; 8. Raikkonen (Fin/Alfa Romeo) 4; 9. Stroll (Can/ Racing Point) 2; 10. Kvyat (Rus/Toro Rosso) 1. Costruttori: 1 Mercedes 44 p.; 2. Ferrari 22; 3. Red Bull-Honda 15; 4. Haas-Ferrari 8; 5. Renault 6; 6. Alfa Romeo-Ferrari 4; 7. Racing Point- Mercedes 2; Toro Rosso-Honda 1.
CALENDARIO 2019 14/4: Cina (Shanghai); 28/4 Azerbaigian (Baku); 12/5 Spagna (Montmelò); 26/5 Monaco (Monte Carlo); 9/6 Canada (Montreal); 23/6 Francia (Le Castellet); 30/6 Austria (Zeltweg); 14/7 Gran Bretagna (Silverstone) 28/7 Germania (Hockenheim); 4/8 Ungheria (Budapest); 1/9 Belgio (Spa- Francorchamps); 8/9 Italia (Monza); 22/9 Singapore; 29/9 Russia (Sochi); 13/10 Giappone (Suzuka); 27/10 Messico (Città del Messico); 3/11 Usa (Austin, Texas); 17/11 Brasile (Interlagos); 1/12 Abu Dhabi (Yas Marina).
C’è l’emozione di quando nasce una stella e allo stesso tempo il timore di correre troppo rischiando di bruciarla. Ma è difficile non entusiasmarsi di fronte a un ragazzo con il talento di Charles Leclerc e alla sua impresa. La prima pole position Ferrari dell’anno è firmata dal ventunenne monegasco, ieri studente modello dell’Academy di Maranello e oggi già astro nascente della F.1, capace di battere il caposquadra Sebastian Vettel dopo appena due GP in rosso. Le qualifiche in Bahrain sono state un capolavoro del Piccolo Principe, sempre davanti a tutti in ognuna delle tre sessioni e capace di mettere in fila i suoi migliori settori nel giro decisivo, rifilando quasi 3 decimi al tedesco e poco di più alla Mercedes dell’iridato Lewis Hamilton.
REAZIONE Una prova di forza che ha strappato il sorriso all’a. d. Louis Camilleri, arrivato per sostenere la squadra dopo la delusione di due settimane fa a Melbourne, e ha riempito di gioia il team principal Mattia Binotto, sicuro di avere di nuovo una macchina competitiva e un puledrino all’altezza del 4 volte campione del mondo. «Una bella reazione, un segnale forte e importante. Non abbiamo perso la calma, lavorando con disciplina e dimostrando di essere uniti — spiega Binotto —. Anche se prevedo una gara durissima contro le Mercedes e una stagione molto combattuta ». Intanto Leclerc si gode la prima pole di una carriera da predestinato, cominciata in F.1 un anno fa con l’Alfa Romeo Sauber e già sfociata in questo «esordio» da protagonista con la rossa. Non ha superato il record di Vettel, visto che il tedesco aveva 21 anni e 72 giorni quando stabilì la sua prima pole con la Toro Rosso nel 2008 a Monza. Ma ci è andato vicino (21 anni, 5 mesi e 14 giorni) e soprattutto è diventato il più giovane ferrarista della storia a riuscirci battendo il suo “sosia” Jacky Ickx, che aveva 23 anni e 7 mesi quando firmòla pole del GP di Germania 1968 al Nürburgring. Una prodezza che ha esaltato i meccanici nel garage e fa respirare aria nuova.
DELUSO È abbastanza per prenotare il futuro e preoccupare capitan Vettel. Il quale ieri non ha saputo mascherare la delusione, stringendo cavallerescamente la mano a Leclerc, ma rimuginando sull’episodio che lo ha penalizzato in Q2, quando è stato rallentato dal traffico delle auto più lente sprecando un giro e un set di gomme che gli sono poi mancati nella sessione finale. Si è trattato di un errore della squadra mandarlo in pista o Seb avrebbe potuto tenersi a maggiore distanza dalla Renault di Hulkenberg? I pareri si dividono. Ma, in ogni caso, il tedesco è apparso abbastanza nervoso, commettendo alcuni piccoli errori anche in Q1 e nell’unico giro che ha potuto fare in Q3 senza preparazione (in più c’è stato il rischio di una penalità per eccessiva lentezza durante un giro abortito). «È stato il giorno di Charles e sarebbe stato difficile batterlo — ammette Vettel —. Ma spero che non vinca…».
ACCORDO Oggi la Ferrari dovrà confermare in gara di avere trovato la via d’uscita dai guai di Melbourne. L’assetto della SF90 è parso subito azzeccato. Merito di un migliore lavoro di preparazione al simulatore. E la velocità sui rettilinei ha spiazzato le Frecce d’argento, suscitando in Toto Wolff l’impressione di una power unit Ferrari potentissima. Per la rossa sarà fondamentale la gestione delle gomme, soprattutto le soft all’inizio, ma anche l’accordo fra i piloti nella prima curva dopo il via. «Non ci sarà problema… — sorride Binotto —. Charles può fare la sua gara. Il fatto che Seb si sia congratulato con lui mi fa piacere. Questo è lo spirito giusto».
Anche i numeri sembrano suggerire che stia per cominciare qualcosa di nuovo. Questo in Bahrain è il gran premio numero 999 nella storia della Formula 1. E Charles Leclerc è il 99° pilota ad arrivare in pole. Il 99° in 999 qualifiche. È solo una questione di simboli, della sensazione di fine epoca che trasmettono tutti quei nove, ma è un po’ come se il principino di Monte Carlo avesse voluto mettere il proprio sorriso in questo momento solenne. In un’anticipazione di tutto quel che dovrà arrivare da qui in avanti. In quella che, sperano milioni di ferraristi, sarà la sua epoca. EMOZIONI Intanto gli ci sono voluti solo due GP in rosso per prendersi il primo posto in griglia. A Sebastian Vettel ne erano serviti 13, a sua maestà Michael Schumacher 5, a Niki Lauda 3. Kimi Raikkonen fece la pole al primo colpo, a Melbourne 2007, è vero. E anche il record assoluto di precocità sfugge di pochissimo a Charles: lo batte proprio Vettel che a Monza nel 2008, ai tempi della Toro Rosso, aveva tre mesi in meno di lui ora. Ma si immagina che se ne farà volentieri una ragione, accontentandosi di essere il più giovane «poleman» ferrarista. Ancora simboli, con la loro bella importanza. In tanti vanno dicendo dall’inizio che il ragazzo ha talento e testa per bruciare tempi e avversari. Ieri ha fatto vedere che è davvero così, ed è questo il dato straordinariamente concerto. «Sono tantissime le emozioni», ha cercato di spiegare appena sceso dalla SF90. Non lo si sarebbe detto, perché aveva la stessa espressione di sempre. Il sorriso tranquillo. Quella gentile determinazione che è il suo marchio. «Sto cercando di mantenere la calma — ha ribadito — pensando che purtroppo non vengono assegnati punti per la pole position. Mi sto godendo il momento, è stata una gran giornata, un gran weekend finora. Speriamo continui così ».
LAMPOÈ difficile però credergli, quando dice che non ci pensava, alla pole: «Perché venendo ad affrontare i migliori del mondo non avevo aspettative ». Basta vedere quel lampo che ha negli occhi, miti ma glaciali, per capire che di aspettative ne ha, eccome. E infatti parlando del record di Sakhir da lui staccato in 1’27”866, ha detto che «si può sempre fare meglio». Però è contento del giro in Q3, «che era stato il mio punto debole a Melbourne. Là ero deluso. Qui ho messo insieme tutti e tre i miei settori migliori e sono molto soddisfatto». E quando si è toccato l’argomento Vettel ha detto: «Seb è straordinario, ho imparato molto da lui, ma sono contento di essergli davanti. E al via farò di tutto per mantenere il primo posto». Senza sbruffonate, però, e con buonsenso. «Col team non abbiamo ancora parlato di nulla, sappiamo che siamo una squadra e che se lavoreremo insieme le cose funzioneranno. L’obiettivo—ha proseguito — è cercare di concentrarmi sulla gara e di cercare di farla al meglio possibile». Poi ha fatto una piccola pausa, finalmente rilassato. Finalmente consapevole di quel che ha fatto: »Ma è fantastico essere qui».
Devi sempre dimostrare di essere il numero uno, se vuoi restarlo. Niente è garantito». Le parole pronunciate da Sebastian Vettel il giovedì del Bahrain sono state profetiche. Prima o poi doveva succedere, ma il fatto che Charles Leclerc gli abbia messo il muso davanti dopo appena due gare con la Ferrari non può essere facile da digerire per un campione con l’ambizione di Seb. L’ex “Wonder Boy” della Red Bull ora si trova affianco un altro “Wonder Boy”. Una spina nel fianco con cui ha capito di dover convivere fin dal giorno in cui gli hanno detto che il suo compagno di squadra non sarebbe più stato l’amichevole e stagionato Kimi Raikkonen, ma un ragazzino arrembante e dal carattere di ferro.
PRESSIONE La convivenza doveva diventare stimolo. E così è stato quest’inverno e nella prima gara in Australia, con un Vettel di nuovo brillante e aggressivo. Ma in Bahrain la musica è cambiata. E da venerdì Leclerc ha cominciato a martellare le certezze di Seb a suon di giri veloci, culminati in una qualifica perfetta, al contrario di quella del tedesco. Perciò ora la pressione è di nuovo sulle spalle di Vettel ed è difficile immaginare che oggi in gara il quattro volte iridato si rassegni al ruolo di gregario del Piccolo Principe. «Non è stata la mia giornata – dice Seb –. Ma merito a Charles, anche con un giro perfetto sarebbe stato difficile batterlo. Siamo tutti e due in prima fila, l’obiettivo per la Ferrari è fare doppietta e bisognerà fare attenzione al via evitando un contatto, ma onestamente spero che lui non vinca… ».
PERICOLO La partenza sarà un momento chiave, guai a combinare patatrac come quelli fra Vettel e Raikkonen a Singapore 2017 e Monza 2018. Il tedesco scatterà dal lato meno pulito della pista e potrebbe essere attaccato a sua volta dalle Mercedes di Lewis Hamilton e Valtteri Bot t as. «Mi aspetto una battaglia anche con loro e con la Red Bull (Max Verstappen è quinto; n.d.r.). La gestione gomme sarà strategica. La macchina è tornata competitiva e bisogna dire grazie al team che ha fatto un grande lavoro per capire che cosa non aveva funzionato a Melbourne. In Q2 sono stato sfortunato a ritrovarmi nel traffico, ho dovuto fare un giro in più per essere sicuro di passare il turno e così mi è mancata la possibilità di fare un doppio tentativo in Q3, preparando il giro decisivo. Inoltre non avevo il feeling ideale sulle ruote posteriori». Questo potrebbe spiegare i tanti bloccaggi in frenata del tedesco. A cominciare dal Q1, quando ha spiattellato le gomme, rallentando di colpo davanti alle altre vetture e rischiando una penalità: i commissari Fia lo hanno messo sotto investigazione e poi assolto. E adesso Seb come reagirà nella guerra dei nervi con Leclerc? «E’ solo la seconda gara e mi aspetto che resti calmo – dice l’ex iridato Nico Rosberg –. Ma non so quanto durerà. Leclerc è un pungolo. Inoltre la squadra stavolta gli ha sbagliato la qualifica, mandandolo in pista nel traffico, e credo che qualche discussione al box ci sarà».
Lewis Hamilton, si sa, è l’uomo che ha fatto più pole position in Formula 1. Ne ha 84. Curiosamente, fino a ieri, lo stesso numero esatto che si otteneva mettendo insieme le pole di tutti i suoi attuali avversari in griglia. Fino a ieri, appunto, quando al club si è aggiunto un nuovo giovane e ambizioso membro: Charles Leclerc. Lewis lo ha accolto con eleganza: «Congratulazioni, ha fatto un lavoro incredibile. Sono contento per lui. Merita pienamente questa pole». Belle parole, che gli fanno onore. Ma pronunciate con una faccia che c’entrava poco con la gentilezza ostentata. E ancor meno con l’allegria dei suoi sabati di qualifica. Che normalmente vanno meglio di ieri.
LIMITARE I DANNI Eppure non l’ha fatta tanto tragica, Lewis. Anzi. Continuando con gli elogi che da giorni elargisce nei confronti della Ferrari, si è detto soddisfatto. Come a suggerire di aver limitato i danni. «È stata una sessione molto positiva, in generale. Già da venerdì era stata una faticaccia e in tutti e due i giorni abbiamo visto che la Ferrari ha un passo incredibile. Non pensavo che saremmo riusciti a starle così vicini, perché sui rettilinei aveva una velocità pazzesca. C’è stata una grande svolta, per loro, in questo weekend». Hamilton quindi dice di aver visto aspetti positivi, nella prestazione della sua W10: «La mia qualifica è filata piuttosto liscia. Considerando che per qualche ragione questo non è mai stato un circuito molto adatto alla nostra macchina. E anche per me è uno di quelli su cui vado meno bene. In più venerdì ero tre decimi anche dietro Valtteri». Dunque bene così, anche perché in effetti la prima fila Lewis l’ha mancata davvero di poco. «Tra me e Sebastian ci sono 30 millesimi, avrei potuto farcela. Ma è stato emozionante essere lì, così vicino. È quello che rende speciale il nostro sport». La pole position però no, per una volta è stata troppo lontana. «No, Charles non ce l’avrei fatta a raggiungerlo. Significa che dobbiamo metterci a testa bassa a lavorare. Ma non disperiamo, i punti si assegnano in gara, c’è ancora tutto in gioco. Cercheremo di sfruttare al massimo la strategia. Sono anche riuscito a tenermi una gomma in più, cosa che mi rende felice. Speriamo di fare una bella gara».
STRAVINCERE Ecco, appunto la strategia. Toto Wolff, dati alla mano, ha confermato il deficit delle sue Frecce in quanto a velocità pura.Ma, ha aggiunto: «In curva andiamo bene, più forte di tutti. Significa che abbiamo caratteristiche più da gara che da qualifica. E anche la gestione delle gomme mi fa sperare». Ma se Hamilton, quasi da osservatore esterno, per il bene della Formula 1 ha detto di essere «entusiasta, perché è stata una battaglia molto ravvicinata, come dovrebbe essere sempre»; Wolff con la solita risata, scherzando ma non troppo, lo ha smentito: «No, è più bello quando stravinciamo».
Finestra spazio temporale. La Ferrari l’attraversa, e nulla è più come prima. Il minuto di ritardo dalla Mercedes nel GP d’Australia è passato remoto. Carletto il monegasco è il futuro prossimo, qui a portata di mano. Una promessa di felicità.
Imbarazzante anche solo decidere da dove incominciare. Ma sì, cominciamo dal ragazzino: il più giovane poleman di sempre per la Ferrari. Cercategli in faccia un briciolo di emozione: non troverete nulla. Un visino d’angelo così, e con tanta ferocia dentro, sarebbe piaciuto al Drake.
Guardate ora Vettel, che s’era fatto crescere il baffo pensando di poterlo piegare all’insù (fiducia che gli rimane per questo GP Bahrain ancora tutto da decifrare). I mustacchi invece vanno in picchiata e lo sguardo di Seb a qualifica appena conclusa è gelido, quasi buca Leclerc mentre questi, nelle interviste in pista, garantisce che «da lui ho ancora molto da imparare».
IN PIEDI SULLA CATTEDRA. L’allievo è salito sulla cattedra con i piedi. Più veloce di Vettel per l’intero week end, con la trascurabile eccezione della seconda sessione di prove libere (ma per soli 35 millesimi). Ha continuato a controllare la situazione nel momento in cui hanno cominciato a giocare i duri: nella Q1 davanti a Seb di due decimi, che in un giro di qualifica non sono un margine insignificante; nella Q2 di tre decimi, mentre Vettel ha rovinato un treno di gomme nel traffico. Charles ancora lì nel primo tentativo in Q3, disertato da Seb che ha dovuto giocarsi tutto con l’ultimo treno di soft nuove rimastogli.
Per Leclerc un crono interessante sotto l’aspetto esoterico. 1’27”958 non è un tempo qualsiasi ma la pole 2018 di Vettel, al millesimo. Casualmente, o forse no, il record della pista. E’ sembrato uno squillo di tromba e Charles è arrivato, puntuale, nel secondo tentativo, quello cui ha partecipato anche il compagno: si è migliorato a 1’27”866 (ovviamente nuovo record), mentre Vettel non ha raggiunto neanche quella sua precedente pole (giro in 1’28”160), consentendo comunque alla Ferrari di monopolizzare la prima fila. Un uno-due messo brevemente in dubbio dalla giuria: Sebastian è finito sotto inchiesta per un giro troppo lento nel corso della Q1, e poi scagionato.
Comunque calma: non s’è ancora corso. Non precipitiamo: Leclerc non è campione di Formula 1, Vettel non è un ex e la Ferrari non ha messo le mani sul titolo. Siamo al terzo chilometro della maratona: non è poco, peraltro, che Maranello sia riuscita a scrollarsi di dosso la melassa che l’aveva frenata a Melbourne.
DUBBIO INQUIETANTE. La domanda non è cambiata, ma l’oggetto della stessa sì: cosa succede alle Mercedes, com’è che ieri in qualificazione non sono state così veloci come ci si sarebbe atteso? Dov’è la superiorità di motore, l’arma segreta che la Stella tedesca teneva in tasca, sentendo di poter fare avvicinare la Ferrari a proprio piacimento e poi seminarla con uno sberleffo? Pof, sparita. I motori di Maranello se è per questo hanno ben figurato anche sulle Haas e sull’Alfa di Raikkonen, che al taglio della Q3 ha fatto secco il nostro Giovinazzi per l’inezia di sette centesimi.
Nessuno ci garantisce che i satanassi della Stella non abbiano assettato le Frecce d’Argento puntando così tanto sulla gara, da ritrovarsele opache in qualifica. Le Mercedes rimangono molto veloci in curva, e oggi dal gran premio potrebbe anche venir fuori una bella zuffa con la Ferrari, chissà se alla presenza di Verstappen. L’importante è che Melbourne sia stata esorcizzata.
Finestra spaziotemporale. La Ferrari l’attraversa, e nulla è più come prima. Il minuto di ritardo dalla Mercedes nel GP d’Australia è passato remoto. Carletto il monegasco è il futuro prossimo, qui a portata di mano. Una promessa di felicità.
Imbarazzante anche solo decidere da dove incominciare. Ma sì, cominciamo dal ragazzino: il più giovane poleman di sempre per la Ferrari. Cercategli in faccia un briciolo di emozione: non troverete nulla. Un visino d’angelo così, e con tanta ferocia dentro, sarebbe piaciuto al Drake.
Guardate ora Vettel, che s’era fatto crescere il baffo pensando di poterlo piegare all’insù (fiducia che gli rimane per questo GP Bahrain ancora tutto da decifrare). I mustacchi invece vanno in picchiata e lo sguardo di Seb a qualifica appena conclusa è gelido, quasi buca Leclerc mentre questi, nelle interviste in pista, garantisce che «da lui ho ancora molto da imparare».
IN PIEDI SULLA CATTEDRA. L’allievo è salito sulla cattedra con i piedi. Più veloce di Vettel per l’intero week end, con la trascurabile eccezione della seconda sessione di prove libere (ma per soli 35 millesimi). Ha continuato a controllare la situazione nel momento in cui hanno cominciato a giocare i duri: nella Q1 davanti a Seb di due decimi, che in un giro di qualifica non sono un margine insignificante; nella Q2 di tre decimi, mentre Vettel ha rovinato un treno di gomme nel traffico. Charles ancora lì nel primo tentativo in Q3, disertato da Seb che ha dovuto giocarsi tutto con l’ultimo treno di soft nuove rimastogli.
Per Leclerc un crono interessante sotto l’aspetto esoterico. 1’27”958 non è un tempo qualsiasi ma la pole 2018 di Vettel, al millesimo. Casualmente, o forse no, il record della pista. E’ sembrato uno squillo di tromba e Charles è arrivato, puntuale, nel secondo tentativo, quello cui ha partecipato anche il compagno: si è migliorato a 1’27”866 (ovviamente nuovo record), mentre Vettel non ha raggiunto neanche quella sua precedente pole (giro in 1’28”160), consentendo comunque alla Ferrari di monopolizzare la prima fila. Un uno-due messo brevemente in dubbio dalla giuria: Sebastian è finito sotto inchiesta per un giro troppo lento nel corso della Q1, e poi scagionato.
Comunque calma: non s’è ancora corso.
Non precipitiamo: Leclerc non è campione di Formula 1, Vettel non è un ex e la Ferrari non ha messo le mani sul titolo. Siamo al terzo chilometro della maratona: non è poco, peraltro, che Maranello sia riuscita a scrollarsi di dosso la melassa che l’aveva frenata a Melbourne.
DUBBIO INQUIETANTE. La domanda non è cambiata, ma l’oggetto della stessa sì: cosa succede alle Mercedes, com’è che ieri in qualificazione non sono state così veloci come ci si sarebbe atteso? Dov’è la superiorità di motore, l’arma segreta che la Stella tedesca teneva in tasca, sentendo di poter fare avvicinare la Ferrari a proprio piacimento e poi seminarla con uno sberleffo? Pof, sparita. I motori di Maranello se è per questo hanno ben figurato anche sulle Haas e sull’Alfa di Raikkonen, che al taglio della Q3 ha fatto secco il nostro Giovinazzi per l’inezia di sette centesimi.
Nessuno ci garantisce che i satanassi della Stella non abbiano assettato le Frecce d’Argento puntando così tanto sulla gara, da ritrovarsele opache in qualifica. Le Mercedes rimangono molto veloci in curva, e oggi dal gran premio potrebbe anche venir fuori una bella zuffa con la Ferrari, chissà se alla presenza di Verstappen. L’importante è che Melbourne sia stata esorcizzata.
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