Mettere un freno all’utilizzo dello smartphone mentre si è al volante sembra più difficile che farsi obbedire da un branco di pitbull con il prurito. Così, nel tentativo di governare l’uso alla guida di questo aggeggio con il quale siamo sempre connessi e i cui danni potenziali sono senza limiti, Sandro Puccia, primo dirigente della Polizia stradale, ieri mattina ha chiesto una modifica normativa che consenta il ritiro della patente già alla prima violazione del codice stradale. Al momento, il ritiro della patente avviene solo in caso di recidiva, mala principale causa degli incidenti stradali «è la distrazione », ha spiegato il dirigente, «e l’uso improprio di smartphone e altri dispositivi è la prima causa di distrazione ».
Da qui, la necessità di inasprire le pene: per «essere più efficaci nel contrasto a questo comportamento pericolosissimo », ha detto Puccia, e perché «sarebbe di grande aiuto dal punto di vista della prevenzione, per educare in maniera più efficace gli utenti della strada». I dati, in effetti, non lo smentiscono: nel 2017, in Italia, ci sono state 3.378 vittime sulle strade (i più colpiti sono i pedoni, seguiti da motociclisti e ciclisti), il 2,9 per cento in più del 2016, 55,8 morti ogni milione di abitanti. Le cause più frequenti di incidenti stradali gravi, stando ai dati dell’Istat, sono eccesso di velocità, mancato rispetto delle precedenze, mancato uso delle cinture e la “distrazione da smartphone”, cui vanno attribuiti oltre quattro incidenti su dieci. Per un Paese come l’Italia, che con 635 automobili ogni mille abitanti è il più motorizzato d’Europa, e dove ogni giorno si muovono oltre 30 milioni di cittadini, non è un problema da sottovalutare.
«La distrazione alla guida è, nel 90 per cento dei casi, concausa di incidentalità », spiega Enrico Pagliari, Coordinatore dell’area tecnica dell’Automobile Club d’Italia; «dall’occhiata veloce allo schermo del telefono, fino a mettersi a scrivere un messaggio, si perdono da uno fino a dieci secondi: sono attimi di buio completo. Basti pensare che, a 50 all’ora, un secondo corrisponde a 15 metri». Leggere un messaggio su Whatsapp richiede in media 8 secondi: sono 100 metri di totale estraniazione.
IL PARERE DELL’ACI «Noi avremmo preferito una sospensione della patente», dice Pagliari, «per quindici giorni o un mese. Sarebbe stato un metodo educativo e coercitivo. Il problema è reale: negli Stati Uniti, secondo un dato nel 2015, il 56 per cento dei conducenti morti in incidenti stradali stava usando il cellulare». Quindi, anche se«un dato ufficiale sulle cause della distrazione non esiste, è presumibile che il telefono sia con causa della distrazione sette o otto volte su dieci», spiega ancora Pagliari: «L’Istat parla di smartphone come accertata o presunta causa di incidenti perché si basa sulle valutazioni registrate dalla polizia, che però interviene dopo l’accaduto: è fisiologico che si perda qualcosa». «In realtà », prosegue Pagliari, «affinché il guidatore sia sempre vigile vale la vecchia regola: è severamente vietato parlare con il conducente». Anche perché, come ha spiegato Puccia in audizione, i dati dell’attività di contrasto a questo comportamento «evidenziano un incremento delle violazioni: purtroppo si tratta di una trasgressione diffusissima e difficile da contrastare, per questo lo spauracchio del ritiro della patente alla prima violazione può essere efficace».
NUOVI DISPOSITIVI Altra novità è la decisione della Corte Costituzionale riguardo alle pene sull’omicidio stradale: è valida la riforma del 2016, che ha introdotto il delitto di omicidio stradale e quello di lesioni personali stradali gravi o gravissime, inasprendone le sanzioni. Illegittimo invece è l’articolo 222 del Codice della strada, che prevede la revoca automatica della patente in tutti i casi di condanna per omicidio e lesioni stradali: il ritiro sarà legittimo solo nei casi di condanna per reati stradali aggravati dallo stato di ebbrezza o dall’assunzione di droghe. L’automatismo è invece illegittimo nelle altre ipotesi di condanna per omicidio o lesioni stradali: sarà il giudice a decidere caso per caso. «Saranno molto importanti », informa Pagliari, «i sistemi di assistenza alla guida: dispositivi, per ora ancora embrionali, in grado di monitorare lo stile di guida del conducente. Questi apparecchi registrano come si comporta il guidatore e quindi, quando si accorgono che i parametri di guida si alterano, avvertono chi è al volante».
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