Annamaria Franzoni torna libera



Ha espiato una pena di undici anni, gli ultimi quattro dei quali trascorsi ai domiciliari nella casa di famiglia a Ripoli Santa Cristina, in provincia di Bologna. Annamaria Franzoni, la mamma del piccolo Samuele Lorenzi, il bambino di due anni trovato morto nel 2002 con il cranio fracassato nella villetta di Cogne, in Valle d’Aosta, ritenuta fin dall’inizio unica responsabile del delitto, è tornata ad essere una donna libera, con tre mesi di anticipo rispetto al previsto, grazie all’indulto e per buona condotta.



«È finita una storia giudiziaria che la mia cliente ha sempre vissuto nel rispetto delle regole, pur professando sempre la propria innocenza. Ora la signora Annamaria spera di cadere nell’oblio, non solo per se stessa ma anche per la sua famiglia» ha commentato il legale, Paola Savio. Annamaria Franzoni, che oggi ha 47 anni, dopo la detenzione nel carcere bolognese della Dozza, a seguito della condanna a trent’anni per l’omicidio del secondogenito, ridotta a 16 nel processo d’appello, dal 2014 usufruiva dei domiciliari nella sua abitazione sull’Appennino bolognese, dove vive con il marito, Stefano Lorenzi, e i figli Davide, 23 anni, e Gioele, 15, nato l’anno dopo al delitto.

UNA DINAMICA CHE E’ ANCORA MISTERIOSA

Il 30 gennaio 2002 Samuele Lorenzi, 3 anni, fu trovato dalla mamma in una pozza di sangue nella loro villetta nella frazione Montroz di Cogne. Il bambino presentava una profonda ferita al cranio provocata, secondo l’autopsia, da 17 colpi inferti con un’arma contundente in rame, mai trovata né identificata. Annamaria Franzoni si è sempre dichiarata innocente attribuendo la responsabilità ad un estraneo, entrato in casa mentre lei aveva accompagnato alla fermata dello scuolabus il figlio maggiore.



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