Allarme Inps per il reddito di cittadinanza e assegno “cancellato” a chi rifiuta un lavoro



Arrivano ancora ultime informazioni sulla bozza del testo che con grande facilita arriverà durante la prossima settimana in consiglio dei ministri. Infatti, verrà immesso un nuovo stop che potrebbe favorire la momentanea sospensione dell’erogazione del sussidio: questo avverrà dopo un anno se chi è beneficiario del reddito:



“non accetta l’offerta congrua di lavoro perderà il diritto. È quanto prevede la bozza del decreto in cui si spiega che decade dal reddito di cittadinanza chi rifiuta un’offerta di lavoro congrua, dopo averne già rifiutate due, ovvero, indipendentemente, dal numero di offerte precedentemente ricevute, rifiuta una offerta congrua dopo il dodicesimo mese di fruizione del beneficio”.

L’Inps poi avrà un ruolo determinante anche per individuare la plataea a cui è destinato il reddito:

“L’Inps è autorizzato ad inviare comunicazioni informative mirate sul reddito di cittadinanza ai nuclei familiari che a seguito dell’attestazione dell’Isee presentino valori dell’indicatore o di sue componenti compatibili”, si legge sempre nella bozza. Infine saranno previsti anche sconti sui mezzi pubblici, sull’istruzione e sulla tutela della salute.

Non bastavano 780 euro al mese. Ai fannulloni pagheremo pure la bolletta, il biglietto del bus e le medicine, ovviamente quelle non coperte dal servizio sanitario nazionale. Mentre il governo lascia trapelare segnali di maggiore severità nella definizione dei criteri di erogazione del reddito di cittadinanza (dopo un anno, stando all’ultima bozza, salterebbe alla prima proposta di lavoro rifiutata) spuntano da ogni parte altri oboli e regalie a carico della collettività. Il capitolo più difficile da digerire, per chi ogni trimestre paga il dovuto alla società elettrica, è quello dell’energia.

Il testo del provvedimento, che dopo le ultime limature dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri giovedì prossimo, prevede infatti che ai beneficiari dell’assegno siano «estese le agevolazioni relative alle tariffe elettriche riconosciute alle famiglie economicamente svantaggiate e quelle relative alla compensazione per la fornitura di gas naturale».La novità altro non è che l’allargamento di una platea già esistente. Oggi il bonus (uno sconto del 30%) viene già concesso ai nuclei famigliari che hanno un reddito Isee al di sotto di 8.107,5 euro. Con la riforma la soglia passerà a 9.360 euro anni, il che significa estendere considerevolmente l’ombrello del sussidio.

FONDO PUBBLICO Ma non è tutto. Perché i grillini, mai stanchi di spremere i contribuenti onesti che lavorano e pagano regolarmente le tasse, hanno intenzione di lanciare anche il “reddito energetico”. L’esperimento pilota è stato presentato ieri in pompa magna a Porto Torres dal vicepremier Luigi Di Maio in persona. L’idea si basa, manco a dirlo, su un fondo pubblico, che sarà utilizzato per finanziare l’installazione gratuita di impiani fotovoltaici sulle case dei cittadini con redditi più bassi. La prima fase ha riguardato circa 50 persone del comune sardo per un costo di mezzo milione di euro. Ma l’obiettivo è quello di spendere molto di più replicando il progetto su scala nazionale. Prossima tappa: la Regione Puglia. Ora, va benissimo contrastare la povertà energetica e migliorare il mix delle fonti di approvvigionamento per ridurre l’inquinamento. Ma i cittadini per questi nobili intenti già pagano un conto assai salato.

ADi Maio&C. forse sfugge che ogni anno, oltre al prezzo della materia prima e ai costi per distribuire l’elettricità, gli italiani (famiglie e imprese) versano attraverso la bolletta qualcosa come 14 miliardi di euro (il 20% della spesa complessiva) per i cosiddetti oneri generali di sistema. Risorse che per il 60% vanno a coprire gli incentivi alle fonti rinnovabili, per il 12%la promozione dell’efficienza energetica e per l’1,3% anche il bonus elettrico che ora si vuole estendere. Tra le varie voci restanti (chiaramente ignote alla maggior parte degli utenti) c’è addirittura la compensazione dei soldi non versati dai morosi. Se a queste elargizioni obbligatorie aggiungiamo il peso delle tasse, arriviamo ad una quota di circa il 40% della bolletta che non ha nulla a che fare con l’energia erogata, ma che fa schizzare i costi dell’elettricità a livelli sconosciuti nel resto d’Europa. Un salasso per le famiglie, una zavorra micidiale per le imprese, soprattutto quelle piccole: in media le nostre Pmi pagano 2.753 euro in più all’anno rispetto a quelle dell’area euro.

SCONTI E AGEVOLAZIONI C’era bisogno di caricare la bolletta con ulteriori sconti e agevolazioni per chi è in difficoltà o dice di esserlo (mai dimenticare che secondo la Gdf sei Isee su dieci sono taroccati)? Il bonus sulla luce non è l’unica sorpresa legata all’operazione reddito. Secondo le ultime bozze ad «integrazione » del sussidio si potranno prevedere anche «misure non monetarie come agevolazioni per l’utilizzo dei trasporti pubblici, di sostegno alla casa, all’istruzione e alla tutela della salute». I dettagli sono poco chiari, ma l’intenzione è difficilmente equivocabile: di fronte all’impossibilità di accontentare tutti con la dote a disposizione, soprattutto dopo la sforbiciata imposta dalla Ue, il M5S raschierà dal barile della fiscalità generale altre risorse, magari scaricando l’onere sugli enti locali. L’inasprimento dei vincoli, a questo punto, è una magra consolazione. Il sussidio, secondo le ultime versioni, si perderà non solo dopo il terzo rifiuto, ma anche al primo, se questo arriverà trascorsi 12 mesi dall’erogazione del primo assegno. Per assicurarsi che nessuno resti a bocca asciutta il governo intende poi affidare all’Inps il compito di individuare i beneficiari e d’informarli per posta dell’opportunità. Come se ce ne fosse bisogno: davanti ai Centri per l’impiego del Mezzogiorno ci sono già le file da mesi.



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