È finita come il pronostico “voleva” ovvero con la vittoria del Barcellona, ora primo nel girone con 9 punti, e con la striscia di successi dell’Inter conclusa dopo 7 festeggiamenti. La notte del Camp Nou, uno stadio che resta stregato per i nerazzurri (4 incontri, altrettanti ko e 0 reti segnate) e magico per i blaugrana (26 successi negli ultimi 28 match di Champions), però, per Spalletti non è piena solo di brutte notizie perché, pur subendo il Barça e andando sotto per la terza volta su tre in Europa, i suoi non hanno sfigurato e perché, nell’altra partita del raggruppamento, il Psv e il Tottenham hanno pareggiato. E proprio il 2-2 di Eindhoven lascia alte le chance di passaggio del turno di Icardi e compagni. Tutto ciò premesso, la trasferta in Catalogna ha fatto capire che il divario con una big d’Europa, peraltro priva di un certo Messi, è grande e che per colmarlo ci sarà da lavorare. Più sul mercato che sul campo. Fa specie che una “botta” importante alle ambizioni dei nerazzurri l’abbia data proprio l’ex Rafinha, autore della rete (la sua prima in Champions) che ha cambiato l’andamento del confronto. Poteva essere confermato la scorsa estate, ma il Fair Play e lo sbarco di Nainggolan hanno legato le mani al club di corso Vittorio Emanuele. Il 2-0 è lo stesso risultato della fase a gironi del 2009-10, l’anno del trionfo a Madrid dagli uomini di Mourinho. Ipotizzare un simile finale di annata però sembra azzardato anche se questa Inter, che ieri sera non ha rubato l’occhio e ha sbagliato molto, ha margini di crescita.
POSSESSO BARCA. Spalletti ha capito fino dall’inizio che la serata sarebbe stata di pura sofferenza e che, nonostante l’assenza di Messi, la differenza con i campioni di Spagna fosse grande. Nella conferenza stampa della vigilia aveva chiesto di tenere il pallone, di provare a giocarlo, ma il suo piano tattico è saltato in aria di fronte a un Barcellona che ha dominato il possesso (quasi del 74% al 45’). L’Inter era ordinata e si difendeva con un 4-4-1-1 più basso del solito, a tratti arroccato al limite dell’area, per limitare i danni: poco pressing e attenta occupazione degli spazi per sporcare le linee di passaggio di un centrocampo avversario che ha disegnato calcio con una precisione da favola. Non certo la gara che il tecnico toscano aveva immaginato alla vigilia, ma a conti fatti l’unica possibile perché appena avevano la sfera tra i piedi Icardi e compagni la riconsegnavano ai blaugrana, senza riuscire a costruire azioni pericolose. Non hanno rinunciato a giocare o ad attaccare, ma semplicemente si sono trovati di fronte una formazione che non erano in grado di impensierire (0 tiri nello specchio al 45′) perché il Barça si difende alzando il pressing e lo fa con un’intensità e una qualità che in Serie A non si vedono mai.
PIU’ INTER. Sotto nel punteggio, Spalletti nell’intervallo ha capito che era necessario dare una scossa e lo ha fatto inserendo Politano al posto di Candreva, ma soprattutto invitando i suoi a osare di più. Il baricentro nerazzurro si è alzato e, accettando di lasciare più metri alle spalle della linea a quattro, l’Inter è andata alla caccia del pallone nella metà campo spagnola. Il risultato di questa pressione sono stati due tiri pericolosi di Politano, uno parato da Ter Stegen, uno alto da buona posizione. I valori in campo sono però rimasti gli stessi, ovvero squilibrati a favore dei padroni di casa, e Handanovic, alla fine autore di 9 parate, ha fatto gli interventi più complicati, ma l’Inter almeno ha mostrato che poteva fare di più e di meglio rispetto ai 45’ iniziali. Spalletti si è giocato il tutto per tutto con Lautaro Martinez al posto di Borja Valero, per dare più appoggio a Icardi, e poi ha gettato nella mischia anche Keita. Il Barça ha continuato a controllare e ha sfiorato il raddoppio con la traversa di Coutinho, prima di trovarlo con la rasoiata di Jordi Alba. Tra due settimane rivincita a San Siro, forse con Nainggolan in campo. All’Inter il Ninja è mancato.
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La striscia di 7 vittorie di fila adesso fa parte del passato e lunedì c’è la trasferta all’Olimpico contro la Lazio da affrontare dopo aver ricaricato le batterie che ieri, nella notte del Camp Nou, erano piuttosto scariche. Le difficoltà di sfidare i blaugrana, pur privi di Messi, erano note, ma sia Spalletti che i giocatori si aspettavano qualcosa di più soprattutto in un primo tempo nel quale l’Inter non ha fatto l’Inter. «Siamo entrati un po’ frenati e titubanti – ha ammesso il tecnico toscano – e abbiamo dato loro troppo campo. Volevo un altro atteggiamento e una cosa così non dovrà ricapitare perché abbiamo giocato al di sotto delle nostre possibilità. Le volte in cui abbiamo recuperato palla non siamo riusciti a costruire e a renderci pericolosi perché loro ci saltavano addosso. Pensavo che avremmo speso meglio il “premio” che avevamo guadagnato l’anno scorso: purtroppo abbiamo concesso qualcosa sotto l’aspetto della personalità. Rafinha titolare e decisivo per l’1-0? Mi ha fatto piacere vederlo rigiocare e ha disputato una buona prova». Eccoci al possesso palla che l’Inter non è riuscita a fare deludendo il suo allenatore: «La partita sta tutta in questo aspetto. Se quando recuperi la sfera la riconsegni immediatamente ai tuoi avversari, tutto diventa difficile perché non riesci a respirare e vai in difficoltà spendendo molte energie fisiche. Le assenze? L’infortunio di Nainggolan lo avevamo e lo sapevamo, ma non dite che ha pesato. A quello si sono sommati i giocatori indisponibili complici il Fair Play, ma l’errore resta quello di aver sprecato tante corse a vuoto, a causa di un po’ di mancanza di lucidità. Loro sono stati più forti di noi, hanno vinto meritatamente».
DISTANZE COLMABILI. Dopo le critiche, però, Spalletti ha mostrato anche un po’ di ottimismo in vista del futuro: «Da questa sconfitta abbiamo imparato molte cose perché non abbiamo giocato come nelle due precedenti sfide di Champions e come in campionato. Fare delle cose e sbagliare costa meno che non fare niente, questo costa di più: nel primo tempo non siamo andati a mettere le mani su quello che è la nostra conoscenza calcistica. La distanza dal Barça però è colmabile se avremo il giusto atteggiamento in futuro e se avremo più autostima. Vidal rinforzo per gennaio? Se dicessi di sì come la prenderebbero Nainggolan o Vecino? Ho la squadra e i calciatori che volevo anche se Vidal è un grande giocatore».
DELUSIONE ICARDI. Amaro anche il commento del capitano che era tornato a Barcellona da ex: «La differenza c’è stata nel primo tempo, dove abbiamo fatto una gara non da Inter, abbiamo lasciato troppi spazi e il gioco in mano a loro. Nella ripresa abbiamo fatto meglio, li abbiamo fatti sbagliare tanti passaggi e potevamo fare meglio noi nel finire l’azione. Nel complesso non sono molto contento della partita che abbiamo fatto perché potevamo fare meglio fin dall’inizio, siamo stati costretti a stare dietro. Al ritorno dovremo fare una grande prestazione e fare punti per passare il girone. Fine della striscia di successi? Sapevamo che la squadra c’era, ma abbiamo affrontato dei campioni del mondo che hanno vinto tutto negli ultimi anni». La squadra è rientrata ieri notte a Milano e ha dormito alla Pinetina. Stamani allenamento defatigante.
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