La violenza sessuale è – secondo la definizione del codice penale italiano – la costrizione mediante violenza o minaccia a compiere o subire atti sessuali. In proposito si parla, comunemente, anche di stupro o (nel caso abbia luogo la congiunzione carnale) di violenza carnale. Lo stupro è considerato un crimine particolarmente grave in buona parte degli ordinamenti giudiziari e presenta specifiche difficoltà per quanto riguarda la sua repressione penale. Spesso è considerato come strumento di “guerra psicologica” da attuare sulle popolazioni dei territori occupati e, pertanto, viene considerato – in tal caso – anche come crimine di guerra.
L’epidemiologia dell’abuso sessuale nell’adulto subisce un bias originale determinato, essenzialmente, dalla vergogna a denunciare quanto subito, implicando quindi una sottostima del problema soprattutto in campo maschile. Dati italiani (Istat, 25.000 donne) e statunitensi (National Institute of Justice di Washington DC, 8000 donne e altrettanti uomini) indicano l’entità del fenomeno in campioni che risultano rappresentativi della popolazione generale. La prevalenza Istat degli episodi di violenza fisica o sessuale nei confronti della donna (tra i 16 e i 70 anni e che abbiano subito almeno un episodio di violenza) è del 31,9% (il 18,8% violenze fisiche, il 4,8% stupri o tentati stupri). Per gli Stati Uniti, il 55% ha subito un episodio di violenza fisica o sessuale (il 51,9% violenza fisica, il 17,6% uno stupro o un tentato stupro).A tali numeri corrispondono 6.743.000 donne in Italia e 55.383.000 soggetti di sesso femminile negli Stati Uniti che,solo in questi due Paesi, hanno sperimentato nella loro vita almeno una volta una o più forme di violenza3,4 .
In Italia, l’incidenza annua ammonta al 5,4% (3,5% per la sola violenza sessuale, 0,3% per lo stupro o il tentato stupro e 2,7% per la violenza fisica), mentre negli Stati Uniti al 2,1% (0,3% per stupri e tentati stupri e 1,9% per la violenza fisica). Bisogna però tenere presente come, nello studio italiano, la voce violenza sessuale comprenda anche le molestie fisiche, mentre in quello americano solo gli stupri completati o tentati.
Un dato emerso da entrambi gli studi è quello riferibile al fatto che la violenza nei confronti delle donne sia prevalentemente perpetrata dai partner.In Italia il 69,7% degli stupri e il 37,9% dei tentati stupri è opera di partner (o ex partner) – che sono anche i maggiori responsabili della violenza fisica – mentre, dallo studio statunitense, il 76% delle donne vittime di violenza sessuale o fisica sono state aggredite dal partner. Questo dato differenzia le condizioni di genere in quanto le aggressioni nei confronti degli uomini eterosessuali, al contrario, sono perpetrate per lo più da sconosciuti. Nella grande maggioranza dei restanti casi, il persecutore era un conoscente della vittima diverso dal partner. In generale, emerge come la gravità della violenza aumenti con l’intimità del rapporto che esiste tra vittima e persecutore. Inoltre, lo studio Istat dimostra che, quando perpetrata dal partner, la violenza viene percepita dalla vittima come meno grave e come la gravità percepita sia inversamente proporzionale all’intimità del rapporto. In termini di età, negli Stati Uniti la maggior parte degli episodi iniziali di stupro (83,4%) avviene prima dei 24 anni contro il 25,4% in Italia.Inoltre, dallo studio emerge come le donne che hanno subito una violenza prima dei 16 anni, abbiano subito ulteriori violenze nel 64,4% dei casi, contro il 31,9% delle vittime con più di 16 anni e il 29,6% dei soggetti con anamnesi negativa. Un secondo fattore predisponente a subire violenze risulta essere la violenza del padre nei confronti della madre, con il 58,5% di donne (figlie) che vanno incontro a violenza da adulte.
L’abuso di alcol risulta essere la più frequente associazione in caso di PTSD, con importanti evidenze che l’onset dell’abuso insorga successivamente al PTSD, anche se è stato documentato che più della metà delle donne oggetto di stupro faceva già uso di alcol al momento dell’abuso sessuale.
L’alcol aumenta il rischio di rivittimizzazione per molteplici motivi: disturba i meccanismi autoprotettivi e le capacità di problem solving, rendendo la donna più vulnerabile a eventuali aggressori; modifica, inoltre, l’impressione suscitata sull’uomo, che la percepisce come sessualmente più disponibile.
Inoltre, esistono uomini che tendono a non considerare stupro l’avere rapporti sessuali con una donna “intossicata” o che abbia abusato di sostanze in grado di far diminuire la sua capacità critica. Potrebbe quindi avere un ruolo peggiorativo della situazione, soprattutto se si considera il ruolo di mediatore nella rivittimizzazione appena descritto. Analoga funzione potrebbe essere attribuita all’abuso di altre sostanze (quali la marijuana o altre droghe d’abuso), ma mancano studi specifici al riguardo.
La teoria a oggi più accreditata è, però, quella dell’automedicazione. L’alcol verrebbe usato dalle donne per fronteggiare stati affettivi spiacevoli, tra cui quelli determinati dal PTSD e dal CSA. Il punto di vista maschile I meccanismi di reazione, immediatamente successivi all’aggressione, sono in parte mediati dalla variabile di genere. Le vittime di sesso maschile sembrano avere maggiori reazioni di rabbia, ostilità e depressione rispetto alle donne. In alcuni casi questi meccanismi possono sfociare in etero aggressività oppure rabbia o fantasie di vendetta nei confronti dell’aggressore o della società.
In alternativa, molti uomini adottano atteggiamenti controllati, quali accettazione sottomessa, minimizzazione o rifiuto. Queste modalità possono rendere l’uomo predisposto a sequele psicologiche a lungo termine poiché l’atteggiamento sopra riportato rende più improbabile la ricerca di aiuto e più difficoltosa la metabolizzazione del trauma. Conseguenze psicologiche evidenziate sono l’aumentato senso di vulnerabilità o cambi drastici dello stile di vita, mutamenti della percezione che le vittime ha di sé o di ridotta mascolinità e auto-colpevolizzazione, considerata il fattore peggiore nel recupero di uno stato di salute. Sfera sessuale maschile Molte vittime possono sviluppare confusione riguardo alla propria sessualità, sia tra gli omosessuali che tra gli eterosessuali.
Non è, infatti, infrequente che una vittima eterosessuale possa, in seguito, cercare contatti omosessuali o che, al contrario,sviluppi una spiccata avversione nei confronti di tutti gli omosessuali, in senso prettamente reattivo. L’80% degli eterosessuali vittime ha sviluppato crisi a lungo termine riguardo alla propria sessualità. Gli omosessuali, invece, possono sviluppare problemi con il loro orientamento sessuale o avere difficoltà nel percepire positivamente la propria sessualità; possono cominciare a concepire i rapporti consensuali come qualcosa di sporco, o perdere fiducia nel partner o negli uomini in generale. Potenzialmente, in tutti i casi gli uomini omosessuali possono sviluppare turbe della sfera sessuale a lungo termine, con possibili conseguenze nelle relazioni con il partner. I disturbi possono quindi protrarsi per anni a seguito dell’abuso e variano dall’inattività alla promiscuità.
Add comment