Controcopertina

Come vedere Lazio – Inter Streaming Gratis Diretta Live Tv Link Video HIghlights



È il giorno di Lazio-Inter. Un momento atteso in questi cinque mesi da tutti i tifosi laziali, dopo lo shock di quel 20 maggio, di quella rimonta consumatasi in pochi minuti e che cara è costata alla squadra di Inzaghi. Quella sera si trattava di una vera e propria finale, la posta in palio era altissima e sugli spalti dell’Olimpico accorsero in 65mila. Stavolta è prevista un’affluenza diversa: c’è ancora qualche ora per raggiungere e superare quota 40mila biglietti venduti. L’allerta meteo per le forti precipitazioni previste a Roma per la giornata di oggi non ha di certo aiutato la prevendita nel corso del fine settimana, viste anche le numerose voci che sono circolate a proposito di un possibile rinvio della gara. Biglietti disponibili fino al calcio d’inizio. Il punto vendita più vicino è quello di Via Guglielmo Calderini 66/C, aperto dalle ore 10:00 alle 13:30 e dalle ore 14:30 alle 20:30



volti in campo. Lulic e compagni porteranno i tifosi sulle proprie maglie. Sulle spalle dei calciatori della Lazio i numeri saranno riempiti dalle foto dei volti dei sostenitori biancocelesti che hanno partecipato all’iniziativa «Scendi in campo con la Lazio».

È (anche) il derby dei Paperoni Lazio-Inter. Da una parte Sergej Milinkovic-Savic, dall’altra Mauro Icardi. In comune, oltre a una classe immensa, hanno una valutazione extralarge sul mercato. Per il serbo quest’estate Claudio Lotito non era neppure disposto a sedersi al tavolo per meno di 150 milioni, mentre Maurito ha una clausola rescissoria da 110 ma ne vale già almeno 150 considerato che anche in questa stagione sta segnando come una macchina.

Quello al Milan è stato il gol numero 113 in nerazzurro, quarto segnato nelle ultime tre gare giocate di campionato. Quasi superfluo sottolineare il fatto che, grazie ai gol del suo capitano, l’Inter abbia steso Fiorentina, Spal e Milan. In mezzo c’è stata la gara con il Cagliari quando è toccato a Lautaro Martinez farne le veci. Però, al netto del derby, i gol più importanti Icardi li ha segnati in Champions: innanzitutto quello al Tottenham – che ha fatto da spartiacque nella stagione nerazzurra – quindi quello a Eindhoven che ha permesso all’Inter di rendere (quasi) ininfluente la sconfitta al Camp Nou contro il Barcellona. Una Champions che l’Inter gioca grazie proprio alla vittoria nello “spareggio” con la Lazio del 20 maggio quando la rimonta degli spallettiani nacque da quel rigore provocato dal goffo tackle di De Vrij proprio sul capitano dell’Inter.

La rete di Maurito sarebbe stata propedeutica al gol dell’apoteosi segnato da Vecino. Un gol che è stato un formidabile argine ai propositi di addio del capitano, che probabilmente non avrebbe sopportato l’idea di vivere l’ennesima stagione ai margini dell’aristocrazia del calcio. Invece Maurito ha coronato il sogno di tornare al centro dell’Europa calcistica da capitano dell’Inter e oggi le trattative per il rinnovo non sono viste come una preoccupazione dalla società: entro Natale ci sarà l’attesissima fumata bianca ma il senso di responsabilità di Wanda Nara – che sull’argomento ha messo il silenziatore come chiesto da Piero Ausilio – non fa dubitare sul buon esito della trattativa. La strettissima attualità riporta però la mente a una partita, quella con la Lazio, che l’Inter deve vincere per continuare a coltivare il proposito di poter diventare una tra le possibili anti-Juve, come peraltro vaticinato da Simone Inzaghi. Lazio a cui Icardi da interista ha segnato 5 gol in 8 gare di campionato giocate (l’argentino, tra l’altro, è andato regolarmente a segno nelle ultime tre sfide).

A differenza del collega, Milinkovic-Savic ha già brindato al rinnovo con il club di Lotito fino al 2023, una firma che ha portato al raddoppio dello stipendio con 3 milioni più bonus. Altra differenza rispetto a Icardi – per sommo disappunto dei tifosi della Lazio – è nel rendimento del serbo che, finora, non ha saputo ripetere quanto fatto nell’ultima, scintillante, stagione conclusa con 14 gol all’attivo, di cui 12 solo in campionato. Le fatiche mondiali, ma forse qualche distrazione di troppo legata al mercato, hanno restituito un giocatore che non è ancora quello che aveva calamitato l’interesse di tutte le big d’Europa (Juventus in primis). Inzaghi però è perfettamente consapevole del fatto che la differenza per la Lazio la può dare soprattutto il serbo e, proprio per questo motivo, l’ha finora sempre fatto giocare nonostante il golletto al Genoa sia stato circondato da prestazioni non certo all’altezza del suo curriculum. Stasera però c’è l’Inter (a cui Milinkovic-Savic non ha mai fatto gol) nel remake della sfida che ha segnato il destino dell’ultimo campionato. Difficile per il serbo trovare occasione migliore per rinascere. Anche perché l’obiettivo della Lazio è quello di acciuffare quella Champions sfuggita al minuto ottantatré della gara con l’Inter.

Ecco da dove si può iniziare con le ricerche:

  1. Australia Special Broadcasting Service;
  2. Croazia Hrvatska radiotelevizija;
  3. Georgia Georgia Public Broadcasting;
  4. Austria Österreichischer Rundfunk;
  5. Cipro Cyprus Broadcasting Corporation;
  6. Germania Zweites Deutsches Fernsehen;
  7. Grecia Ellinikí Radiofonía Tileórasi;
  8. Bosnia ed Erzegovina Radiotelevizija Bosne i Hercegovine;
  9. Birmania Myanmar National TV;
  10. Honduras Televicentro;
  11. Indonesia Rajawali Citra Televisi Indonesia;
  12. Lussemburgo Radio Television Luxembourg;
  13. Finlandia Yleisradio Oy;
  14. Cina China Central Television;
  15. Ecuador RedTeleSistema;
  16. Kosovo Radio Television of Kosovo;
  17. Colombia Radio Cadena Nacional;
  18. Irlanda Raidió Teilifís Éireann.

La storia non si può riscrivere e neppure cambiare, ma ognuno può guardarla dal proprio punto di vista. Simone Inzaghi il 20 maggio lo valuta soprattutto in un modo e ieri, all’ennesima domanda sul sorpasso Champions di Spalletti, l’ha spiegato bene e ha fatto chiarezza, una volta per tutte, alludendo alla lunga serie di torti arbitrali subìti dalla Lazio durante il campionato. «Si parla della sconfitta con l’Inter e del pareggio alla penultima giornata con il Crotone senza pensare che la Lazio avrebbe dovuto avere 6-8 punti in più in classifica e non ci sarebbero state proprio quelle due partite». Certo in quei quindici minuti s’incatenarono episodi, errori, infortuni e circostanze difficilmente ripetibili. Una catastrofe da cancellare, come ha ricordato bene in queste ore ai suoi giocatori. «Sappiamo cosa è successo, lo terremo presente, avevamo dominato per 75 minuti, nell’ultimo quarto d’ora perdemmo partita e qualificazione in Champions. Dovremo fare molta attenzione anche in base alla partita che ci costò il quarto posto, considerando i nostri demeriti e i meriti dell’Inter. La squadra di Spalletti nel finale dimostrò di crederci di più».

CASO. Un corto circuito fatale di cui rimase vittima Stefan De Vrij, già nerazzurro. L’olandese e i suoi agenti della Seg avevano sottoscritto il contratto quasi due mesi prima (deposito in Lega datato 29 marzo) e dal bilancio dell’Inter proprio in questi giorni si è appreso di quale entità fossero le commissioni pattuite alla firma a parametro zero: 7,3 milioni di euro. Per la Lazio sarebbe stato impossibile escludere il proprio miglior difensore (senza grandi alternative) nella partita della vita. «A priori rifarei la stessa scelta, De Vrij penso abbia dato il 100 per cento con la Lazio, si è macchiato di un rigore che poteva capitare in qualsiasi domenica, purtroppo è successo all’ultima, ma rifarei la stessa scelta, Stefan mi ha dato tantissimo in due anni». Il regolamento forse andrebbe rivisto. Lo ha sottolineato Inzaghi. «Dovrebbe cambiare. E’ stato un caso limite, Lazio e Inter si giocavano un posto in Champions all’ultima giornata, ma bisognerebbe evitare e cercare di fare in modo che non accadano più queste cose in futuro».

CHAMPIONS. Conta per la classifica e per battere una grande un anno dopo l’exploit in trasferta con la Juve. La Lazio ha superato il periodo critico. Ha ritrovato entusiasmo e compattezza. «E’ importante ai fini della classifica. Ci sono già state buone partite. Con la Fiorentina prima della sosta, alla ripresa con Parma e Marsiglia. L’’Inter è stata costruita per vincere lo scudetto, occhio ai calci piazzati, sono una squadra fisica e con diversi colpitori di testa, ma con tantissima concentrazione possiamo giocarcela alla pari». La Lazio punta alla Champions, se la giocherà con Roma e Milan, anche se Inzaghi attribuisce in valore assoluto il sesto posto al suo gruppo.

Così ha messo le mani avanti. «Dobbiamo cercare di crescere, lo sappiamo, i nostri risultati passano attraverso il campo, abbiamo davanti a noi cinque corazzate difficili da superare. L’anno scorso, per colpe non solo nostre, non siamo arrivati all’obiettivo. Vogliamo arrivare tra le prime quattro, sapendo che cinque squadre sono state costruite benissimo». Ancora diversi dubbi lo assillano. «Abbiamo speso tantissimo giovedì, Leiva non ci sarà, qualcosa dovrò cambiare, ma avevo in testa solo Marsiglia, era fondamentale per andare avanti in Europa. Dovevamo correre dei rischi». Inzaghi dovrà guardarsi dagli ex. «Non penso solo a De Vrij, ma anche a Keita e Candreva. Questi tre mi hanno dato tanto. Gli porto rispetto, ne ho ricevuto altrettanto. Li rivedrò con piacere, mi hanno aiutato tantissimo nel mio percorso di allenatore». Acerbi dovrà provare a fermare Icardi. «E’ il miglior centravanti del campionato insieme a Immobile, Dzeko e Higuain senza trascurare Ronaldo. Icardi non è più solo un grandissimo finalizzatore, ma sta aiutando l’Inter anche fuori area. Sarà un sorvegliato speciale».

Lazio-Inter 2-3 dello scorso 20 maggio è un bel ricordo, ma è pur sempre un ricordo. E Luciano Spalletti sulla panchina nerazzurra vuole vivere altre notti come quella. «Dobbiamo tentare di fare un’altra impresa. In quel momento abbiamo festeggiato ed è stato bellissimo vedere la gioia dei nostri tifosi per aver raggiunto l’obiettivo della stagione, ma poi bisogna rendersi conto che non dobbiamo fermarci a quell’affermazione perché vogliamo vincere altre partite così importanti».

Concedere il bis stasera (meteo permettendo) consentirebbe a Icardi e compagni di allungare rispetto al quarto posto e di inanellare la sesta affermazione di fila in Serie A. Per trovare una striscia così lunga bisogna tornare indietro al 2016-17 quando, tra dicembre e gennaio, con Pioli in panchina i successi consecutivi furono 7. «Mi aspetto un match complicato perché la Lazio è temibile e ha un marchio preciso che mette in ogni gara. Difficilmente l’ho vista in difficoltà: ha una notevole forza caratteriale e a livello di gioco si esprime bene. Se poi uno ha visto l’ultima sfida in Europa League (blitz sul campo del Marsiglia, ndr), capisce quali insidie affronteremo».

SUPERARE BARCELLONA. Venerdì il tecnico toscano ha concesso un giorno di riposo al gruppo per smaltire l’amarezza del ko con il Barça e non è pentito della sua scelta. «Ieri (sabato, ndr) in allenamento ho notato una reazione, ho constatato il non accettare passivamente quello che ci è successo in Spagna. Aver visto i ragazzi che lavoravano così bene è il miglior biglietto da visita in vista del prossimo incontro. Siamo in grado di sopperire alle fatiche del derby e della trasferta di Barcellona perché abbiamo la forza caratteriale, mentale e di organico per rimettere in campo una squadra fresca». Di certo sarà assente Nainggolan che però sta meglio e tra oggi e domani riprenderà a correre. Le risposte della caviglia sinistra chiariranno se tornerà a disposizione per sabato e se dunque ci sarà anche per Inter-Barcellona di martedì 6 novembre. «Nainggolan ha esperienza di Champions e può sempre darci qualcosa in più, ma nella rosa abbiamo i calciatori per sostituire chiunque. A Barcellona non c’era e abbiamo perso, ma il derby lo abbiamo vinto senza di lui».

APPLAUSI PER STEVEN. Stasera in tribuna ci sarà anche il neo presidente che ieri ha pranzato insieme alla squadra ed è stato applaudito dai giocatori dopo aver detto poche parole di ringraziamento. Per Zhang junior Spalletti ha avuto parole di grande stima: «E’ una persona per bene, una garanzia per il futuro dell’Inter e per i tifosi. In Cina ho avuto il piacere di conoscere anche il papà e per questa società è una grande fortuna aver trovato una famiglia che ha questa storia e che vuole riportare il club in alto. Quando mi parla con la sua faccia espressiva Steven sembra volerti sempre dire che lui è al fianco dell’Inter tutti i giorni, 24 ore su 24. Ha a cuore questa realtà, ha entusiasmo e vede l’Inter come una cosa da rafforzare e difendere». All’ex allenatore della Roma piacerebbe fare un ben regalo al neo presidente, non solo stasera, ma anche a fine stagione: «A maggio sarò contento se avremo ottenuto vittorie in partite importanti e se chiuderemo nuovamente tra le prime 4 in classifica. Rimanere in Champions è il nostro traguardo perché questo piazzamento equivale a conquistare un titolo in una Serie A dove ci sono avversarie forti che ambiscono tutte a questo piazzamento».

Fanno impressione i numeri dell’Inter, non solo pensando al sorpasso firmato da Vecino, specialista dell’ultimo minuto, come è accaduto nella rimonta Champions sul Tottenham. Spalletti prosegue nella scia del 20 maggio. Squadra fisica, tosta, avanza a folate, riemerge nel finale, ci mette muscoli e centimetri: ben 7 gol dei nerazzurri nell’ultimo quarto d’ora. Icardi ha deciso in pieno recupero il derby con il Milan e prima della sosta aveva riportato avanti l’Inter a Ferrara con la Spal quando mancavano dodici minuti alla fine. Stesso discorso o quasi con la Fiorentina: 2-1 a San Siro, decise il raddoppio di D’Ambrosio al settantasettesimo. A Marassi con la Samp l’acuto vincente di Brozovic (0-1) al novantesimo. Il primo successo esterno era arrivato al Dall’Ara con il Bologna realizzando tre reti nel secondo tempo, di cui due negli ultimi dieci minuti. Meglio non dare mai per morta l’Inter. Simone Inzaghi e i suoi giocatori ne sanno qualcosa.

Il quarto posto e la Champions volarono via così il 20 maggio. ALLUNGO. Stesso attacco, 13 gol in 9 partite di campionato, ma nessuno in Serie A ha segnato quanto l’Inter nell’ultimo quarto d’ora: 7 su 13 significa oltre la metà delle reti tra il 76’ e il 90’. Solo uno nella prima mezz’ora della ripresa. Un dato conforta la Lazio: 9 gol su 13 dall’inizio del campionato sono stati realizzati nel secondo tempo. Inzaghi, dopo l’intervallo, raccoglie ancora di più come ha dimostrato a Marsiglia. Si va in crescita: 3 gol tra il quarantacinquesimo e il sessantesimo, 3 tra il sessantunesimo e il settantacinquesimo, 3 nell’ultimo quarto.

Un rendimento regolare. Il segnale distintivo di una buona condizione atletica e di una tendenza opposta alla passata stagione, quando la Lazio si chiudeva e cercava di arrivare in fondo conservando il vantaggio. Non sempre era possibile. Nelle ultime settimane la squadra biancoceleste ha dimostrato personalità, mentalità vincente, convinzione. Nella ripresa è passata in vantaggio e ha vinto la partite in trasferta con Empoli, Udinese e Parma, dove sono stati determinanti i cambi di Berisha e Correa. DI TESTA. Tra Lazio e Inter si deciderà alla distanza. Un duello di resistenza, di tenuta fisica, mentale, di attenzione. Rispetto al 20 maggio Inzaghi potrà giocarsela con una panchina più ricca e profonda. Non potrà contare su Leiva, ma lo sostituirà con Badelj e avrà altre risorse a cui attingere quando scarseggeranno le energie.

Lo spareggio Champions di cinque mesi fa arrivò a giocarselo senza Parolo e Luis Alberto, con Murgia titolare e Immobile a mezzo servizio. Fondamentale il recupero dell’ex centrocampista azzurro, abituato a sistemarsi (a zona) sul primo palo con gli angoli a sfavore. L’Inter riuscì a rimontare e battere la Lazio il 20 maggio segnando tre gol da palla inattiva: l’1-1 di D’Ambrosio sfruttando l’angolo, il rigore di Icardi, il sorpasso di Vecino su un altro corner. Occhio ai colpitori nel gioco aereo. Tra i record di Spalletti ci sono anche i 4 gol realizzati sinora di testa. Vecino, Gagliardini, Icardi, De Vrij, Skriniar e lo stesso Perisic sono degli specialisti. Inzaghi forse ne terrà conto nelle scelte di formazione, sapendo che la Lazio è abituata a sviluppare l’azione sulla corsia sinistra (asse Radu-Lulic-Milinkovic) e poi a trovare la profondità. Come l’Inter, ha segnato 12 reti in area (Immobile 6 di cui uno su rigore). Manca a tutte e due le squadre il gol da fuori area, non lo hanno mai trovato in questo campionato. Vedremo se una conclusione dai venti metri spezzerà l’equilibrio disegnando in modo diverso una sfida infinita.

Gli scongiuri anticipano Lazio-Inter. Tutti in ansia per Immobile più che per l’allerta meteo. Ciro dovrebbe esserci stasera, è pronto a tutto pur di farcela, vuole giocare ad ogni costo. E’ inarrestabile, irrefrenabile, lo conoscono bene i laziali. Gli scongiuri sono scaramantici, il dubbio sulla presenza di Immobile sarà sciolto oggi, ma i segnali sono positivi. Ciro è un robot, ha giocato in condizioni peggiori proprio contro l’Inter il 20 maggio scorso, s’era appena ripreso da uno stiramento. C’era in ballo la Champions, dovette giocare, altrimenti non glielo avrebbero permesso. La sua stagione finì lì, non ebbe la possibilità di disputare le prime partite dell’Italia con Mancini cittì (non è che da integro abbia stragiocato…).

Ciro aspetta questa notte da cinque mesi così come tutta la Lazio. Ha lanciato la sfida ai nerazzurri da Marsiglia, nella notte in cui ha vissuto la centesima presenza con la Lazio. E’ arrivato in tripla cifra in quanto a partite giocate in maglia biancoceleste. La doppia cifra, anche per quest’anno, la punta da bomber. I fatti. Le preghiere dei tifosi sono iniziate venerdì, sono proseguite ieri. Immobile non s’è allenato per due giorni di fila, ha saltato tutti gli allenamenti svolti dopo la trasferta di Marsiglia. E’ affaticato, gli è stato prescritto riposo precauzionale. La Lazio ha bruciato molte energie nell’ultima settimana. Dopo la pausa, Parma e Marsiglia ha pagato dazio Leiva, finito ko in Francia. Inzaghi, al Velodrome, ha dovuto sostituire Caicedo, sentiva fastidi agli adduttori, s’è trattato di un affaticamento. E Ciro, per quanto apparso pimpante dopo il match con i marsigliesi, nascondeva qualche problemino. L’urlo l’ha lanciato tre giorni prima di Lazio-Inter, le sue parole riecheggiano: «Sono orgoglioso delle 100 partite centrate con la Lazio, con un gol al Marsiglia l’evento sarebbe stato perfetto.

La Lazio per me è una famiglia, mi sento a casa. Contro l’Inter giocheremo una partita importantissima, vogliamo prenderci una bella rivincita rispetto all’anno scorso, possiamo farlo davanti alla nostra gente. Il successo contro i francesi ci regala grande carica». E’ la carica che anima Ciro in ogni partita, non solo in quelle clou. A maggio non era in condizione, rimase in campo oltre le previsioni. Oggi non è al meglio, ma non fa niente. Immobile è il trascinatore della Lazio. Gli si chiede molto, sempre. E lui non si sottrae mai. Prima e dopo ogni sua partita è bene ricordare ed aggiornare i numeri che lo rappresentano: ha segnato 11 gol nelle ultime 12 presenze di campionato firmate all’Olimpico. Nessun attaccante ha segnato più di Ciro (quattro reti come Piatek del Genoa) nelle partite casalinghe del campionato in corso. Immobile, in A, va in gol da tre partite consecutive, non si registra una striscia di reti più lunga dall’ottobre 2017 (un anno fa è andato in rete per quattro partite di fila).
Lo spirito. Il dubbio Immobile crea un po’ di apprensione ed è utile anche per fare un po’ di pretattica. La Lazio è sempre più appesa allo spirito e alla forza del suo cannoniere. Segna a ritmi folli da due anni. Il gol Champions di maggio non è riuscito a segnarlo, proverà a firmarlo stasera. Immobile ci mette il cuore in ogni partita, la prossima sarà la numero 101 da laziale. Da quando s’è messo al comando dell’attacco laziale ha cambiato le carte in tavola, ha stravolto molti pronostici. A Immobile si chiede un gran gol che valga un successo contro una big. Applausi e coccole per Ciro, da tutti i laziali.

Si chiama Milan e non può che toccare a lui contro l’Inter, la battutaccia è stata automatica. E’ Milan Badelj l’alter ego di Leiva. I vice di quest’anno formano la panchina d’oro, costata 32 milioni a Lotito. Badelj manca ancora all’appello dei “presenti” perché ha giocato poco e male, ad essere sinceri. Sapeva bene cosa lo aspettasse a Roma: la panchina. Eppure ha faticato ad accettarla nei primi due mesi, da Formello lo hanno ammesso pubblicamente. Badelj avrà un’occasione d’oro stasera, dovrà sostituire Leiva, infortunatosi a Marsiglia. Il brasiliano si sarebbe procurato una lesione di primo grado all’adduttore lungo della coscia destra, ieri si attendeva l’esito del doppio esame (ecografia più risonanza) effettuato nei giorni scorsi. La società non ha diramato informazioni, forse lo farà dopo il match con l’Inter. L’ex Liverpool rischia di stare fermo almeno venti giorni, forse più. Rischia di saltare Lazio-Milan del 25 novembre.

Il cambio. E’ una brutta botta, è un’assenza pesantissima, è un motivo in più per chiedere a Badelj un aiuto consistente. Ora il titolare è lui. Ha grande esperienza, è finalista mondiale, ha detto sì alla Lazio e deve garantirle un rendimento alto in assenza di Leiva, signore del centrocampo. Badelj vivrà la terza partita da titolare in campionato, ha giocato contro il Napoli alla prima giornata (Leiva era squalificato), ha rigiocato a Udine (nel secondo tempo, da uomo-diga, fu autore della prima prova convincente, non è stata suffragata). A Badelj si chiede convinzione, coinvolgimento, carica. Leiva garantisce un lavoro preziosissimo, è un monumento vivente per la Lazio. Il croato prenderà il suo posto in cabina di regia, anche lui è reduce da un infortunio muscolare, si è fermato al rientro dalla nazionale, prima della trasferta di Parma. Il 15 ottobre aveva giocato solo il primo tempo del match contro la Giordania. Badelj, tornato a Formello, s’è fermato. Il centrocampista ha effettuato solo due allenamenti in gruppo, uno venerdì e uno ieri.

E’ recuperato, i dubbi riguardano la tenuta fisica, negli ultimi dieci giorni ha lavorato maggiormanete in modo differenziato. Le motivazioni. Lazio-Inter è la partita delle rivincite, delle storie incrociate, degli intrecci di mercato. Anche il nome di Badelj era finito in orbita Inter (come quello di Acerbi nell’estate 2017 e di Correa nell’estate scorsa). Milan sfida i nerazzurri, si torna allo slogan iniziale. Servirà una prova di forza, di carattere, fatta di testa e cuore, di idee e muscoli, d’inventiva e resistenza. Leiva gioca da leone, sa cogliere l’attimo in fase di non possesso, sa renderlo fuggente quando manovra la Lazio. E’ un centrocampista totale, di pennello e scalpello, non molla mai. Non è ancora al massimo del rendimento, è pur sempre decisivo, rappresenta una rotella cruciale negli ingranaggi di Inzaghi. Badelj è il suo “doppio”, ecco perché in coppia non convincono. Attorno ai registi, spesso, ruotano le fortune e le sfortune di una squadra. Da Badelj tutti si aspettano grandi risposte. Uno dei grossi limiti della Lazio di un anno fa era la mancanza di alternative di pari valore in alcuni ruoli (Di Gennaro non è mai stato un vice Leiva). Badelj è tra gli uomini scelti per rimpolpare la panchina, per renderla d’oro. Inzaghi lo voleva da tempo, si fida di lui. Correa e Berisha, pur avendo occupato di più la panchina rispetto al campo, hanno dato grandi segnali. Patric, quando è stato impiegato, ha risposto al meglio. Wallace, tra alti e bassi, s’è rilanciato in Francia. Dalla panchina si alza Badelj, l’uomo che ancora manca.

Nostalgia Ninja. Gli è mancato per una stagione intera, quella scorsa, in cui ha faticato a trovare un clone, o almeno un surrogato, per la sua prima Inter, fino all’arrivo di Rafinha. Gli è mancato contro il Barga, e gli mancherà anche a Roma. Luciano Spalletti ufficialmente minimizza: «Non dipendiamo da un solo giocatore, nemmeno da Nainggolan». Ma la sostituzione del belga è tutt’altro che banale: in corsa nel derby, e contro il Barga, il tecnico ha scelto la soluzione più lineare. Da inizio stagione aveva «scelto» Borja Valero come sostituto trequartista. Oggi, però, bisognerà battere vie diverse: un po’ perché lo spagnolo faticherebbe nella terza gara in poco più di una settimana, un po’ perché ha già faticato a Barcellona. «Radja ci dà competenze ed esperienze – ha proseguito Spalletti – ma il derby lo abbiamo vinto senza di lui».

DOPPIO Quello che manca di Nainggolan è soprattutto la capacità di sdoppiarsi: primo centrocampista, quasi mediano, per aggressione dell’avversario; attaccante aggiunto quando la palla è fra i piedi, con quegli «strappi» che trasformano una palla recuperata in occasione offensiva. Dopo il k.o. col Barga un giornalista uruguaiano ha chiesto a Spalletti un giudizio su Matias Vecino. La risposta è stata proprio in questi termini: «Mediano quando hanno la palla gli altri, centrocampista offensivo quando costruiamo». Stava ancora rimuginando su cosa era andato storto al Camp Nou, ma senza dubbio stava già pensando anche alla Lazio.

SOLUZIONI Vecino è quindi il principale candidato al ruolo di «trequartista atipico» per la sfida alla squadra di Inzaghi. All’Olimpico è diventato quasi un immortale nerazzurro, col gol che ne ha cambiato il futuro europeo. AH’Olimpico verrà buono per una serie di motivi: dai centimetri e la capacità di colpire di testa contro una squadra che fa grande uso delle vie aeree (con Milinkovic Savie riferimento), alla solidità che garantisce al reparto in fase difensiva, contro i biancocelesti in sovrannumero in mezzo. In più lo status di Matias è ormai quello del quasi-intocca- bile: sempre più spesso, in campo e fuori, è il primo partner di leardi. Di solito il «gruppetto» di Mauro vede lui e Lautaro. Il Toro, però, non porta in dote gli equilibri garantiti dalla Garra Charrua: l’ex Racing è entrato male contro il Barcellona, Spalletti è convinto che aggiungerlo dietro a leardi può essere pericoloso per la stabilità, contro una big. Discorso simile per Reità, che «può fare la sotto-punta» (lo ha detto ieri Luciano), ma che dovrà attendere un’opportunità in corsa per lasciare il segno nel suo ritorno airoiimpico. Il senegalese ha sicuramente una carica extra, per come erano andati gli ultimi mesi con Lotito (con tanto di accuse presidenziali di «estorsione»), ma prima della psicologia viene la tattica. Nei ranking del ruolo, almeno oggi, potrebbe essere dietro anche a un altro ex, Candreva.



Add comment