Tempi difficili per le sigarette elettroniche. L’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha intenzione di suggerire a tutti gli Stati membri l’adozione di norme restrittive sulla comparsa del tabacco nei film, nei programmi Tv, nei video musicali e nelle app telefoniche. La proposta riguarda le sigarette tradizionali e sarà avanzata tra breve nella Conferenza sul controllo del tabacco che avrà luogo in ottobre a Ginevra, in Svizzera. Intanto, però, l’Unione europea anticipa i tempi e, attraverso la Commissione per la salute, annuncia che le stesse misure dovranno applicarsi sul suo territorio anche alle sigarette elettroniche contenenti nicotina. Ciò significa vietare ai minori film o video in cui compaiono questi prodotti e nello stesso tempo fare pubblicare sullo schermo a beneficio degli adulti alcune avvertenze sanitarie sulle conseguenze dannose del consumo di tabacco (le aziende del settore dovranno anche dichiarare tutte le spese legate a ogni forma di pubblicità, promozione e attività di sponsor). Ed equivale a equiparare totalmente le sigarette elettroniche a quelle tradizionali.
Si tratta di una tendenza sempre più consolidata da parte dei legislatori. In Italia, per esempio, è vieta- vendita delle e-cig ai minori di 18 anni (prima il limite era 16 anni), esattamente come previsto per le sigarette comuni. Del resto in quasi tutti i Paesi occidentali la normativa osserva le stesse linee guida. Se in passato si riteneva che le sigarette elettroniche non fossero nocive, oppure lo fossero molto meno di quelle tradizionali, oggi l’opinione prevalente è cambiata.
E quindi si cerca di limitarne l’uso, specie per i minorenni, in modo da evitare che prendano l’abitudine nociva del fumo. Il mercato infatti si rivolge anche ai giovani, come testimonia la nuova sigaretta elettronica Fluo presentata da Fedez, un idolo degli adolescenti, caricata con i liquidi preferiti da lui. Si tratta di un mix di tre tabacchi e di aromi vari, ma senza nicotina o con una moderata concentrazione di questa sostanza.
Nel nostro Paese le tasse sulle e-cig sono il tema di un acceso confronto politico. Il governo le ha sospese tramite un decreto in agosto, malgrado le proteste dell’opposizione (e malgrado anche qualche malumore all’interno dei due partiti al potere), per volontà del ministro dell’Interno Salvini, che ha promesso di abolirle nei prossimi mesi. Invece la comunità scientifica si presenta divisa su un altro fronte, quello scottante della no-cività delle e-cig. Lo studio italiano più recente in materia è stato condotto dall’Istituto superiore di sanità e ha dato esiti interlocutori, ma poco rassicuranti.
“Non sono emerse problematiche specifiche relative alla sicurezza delle sigarette elettroniche”, recita un comunicato stampa dell’organizzazione, “né differenze significative nel rischio di patologie legate al fumo tra coloro che fumano e-cig e sigarette tradizionali, ma i risultati sugli eventi avversi richiedono più tempo per poter essere considerati definitivi”
Precisa con maggior chiarezza Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto: «Per avere i risultati finali di questa ricerca si dovrà attendere il 2019, ma i dati pubblicati sono di grande importanza, poiché ancora oggi, in tutto il mondo, vi sono scarse informazioni sulla sicurezza a 2 4 mesi delle e-cig e il dibattito scientifico è molto acceso. Da questo studio abbiamo a disposizione dati sulla sicurezza di un campione di 229 persone che utilizzano e-cig da almeno 24 mesi, mentre a oggi il campione totale esaminato era inferiore a 100 soggetti. Lo studio dell’Istituto superiore di sanità conferma che la sigaretta elettronica può essere un’alternativa per gli ex fumatori per non tornare a fumare sigarette, ma la sua efficacia per quanto riguarda lo smettere di fumare è minima». Un responso che suona come una mezza bocciatura. Quindi, se non interverrà una decisa inversione di tendenza nella comunità scientifica, resta la sensazione che il commercio delle e-cig avrà vita sempre più dura.
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