Mentre era in atto un volo Ryanair verso Londra è accaduto un brutto uno spiacevole episodio di razzismo. Un soggetta ha insultato pesantemente un’anziana donna di colore pretendendo che cambiasse di posto, il tutto nell’indifferenza – o quasi – del personale di bordo. La vicenda è stata resa nota da un altro passeggero che ha assistito alla scena e l’ha ripresa con il suo smartphone. Il video, finito su Facebook e rimbalzato su Twitter, è diventato poi virale sul web suscitando indignazione e polemiche.
Nel video si sente concretamente le parole pesantissime dell’uomo anziano, la donna che cerca inutilmente di calmarlo e uno steward che interviene chiedendole infine di cambiare posto. Si sentono anche le proteste dei passeggeri, con uno che chiede al personale della compagnia aerea di cacciare l’uomo dal volo.
Sempre su Twitter, dove si moltiplicano i commenti indignati, Ryanair ha scritto di essere a conoscenza del video e di avere riportato l’accaduto alla polizia dell’Essex. A ritwittare il video è stata anche l’eurodeputata britannica Catherine Bearder, secondo la quale “Ryanair può identificare l’uomo e dovrebbe farlo. E’ un fatto criminale e non deve essere tollerato”.
This racist white man refused to sit next to an elderly black woman on a Ryanair flight.
He called her an “ugly black bastard” & threatened to push her to another seat if she didn’t move to another seat.
Ryanair – DOES NOTHING!!!
UK twitter identify HIM!!!
RETWEET THIS! pic.twitter.com/70XNsvTZBg
— StanceGrounded (@_SJPeace_) 20 ottobre 2018
Il 53enne ha dichiarato a HuffPost UK che ritiene che la questione sarebbe stata risolta in modo diverso se il colpevole fosse nero. “So che se mi comportassi come lui o qualsiasi altra persona di colore, sarebbe stata chiamata la polizia e saremmo stati cacciati dal volo”.
“La mamma si sente davvero turbata e molto stressata per questa situazione, oltre al dolore che sta già vivendo. Per quanto mi riguarda, sono sconvolto anche per l’intera faccenda – il fatto che il passeggero non è stato tolto dall’aereo e come è stata gestita la situazione “, ha aggiunto.
“Non voleremo più con Ryanair.”
La figlia della signora Gayle ha detto a HuffPost UK che quando si è lamentata alla fine del volo gli assistenti di volo hanno negato di aver sentito insulti razzisti durante la discussione. La coppia è stata avvisata di chiamare il servizio clienti lunedì e chiedere di essere trasferito al reparto corretto.
Ryanair ha ricevuto critiche sulla sua gestione dell’incidente online. Il giornalista Jeremy Vine ha twittato: “Se questo è @Ryanair, devono spiegare come il disgustoso abuso razziale di quest’uomo della donna nera nel posto accanto a lui finisce con il suo HER che viene invitato a muoversi. È incredibile ”
La genetica, oltre ad avere fornito importantissimi dati per spiegarci come funziona il nostro corpo e come curarlo, ha anche permesso di dimostrare che il concetto di razza umana non ha alcuna base scientifica. Che cosa si intende per razza? All’interno di una razza sono accomunati esseri viventi di una stessa specie legati da caratteristiche simili. Dopo la scoperta del DNA è stato logico credere che le somiglianze fossero determinate da una condivisione di geni, ma già prima degli approcci genetici la catalogazione degli esseri umani secondo razze era una procedura piuttosto usuale. Le differenze fisiche come colore degli occhi, della pelle e dei capelli sono state da sempre considerate elementi fondamentali per caratterizzare le razze umane. Oltre a essersi rivelata una tesi biologicamente scorretta, l’esistenza di razze differenti all’interno della specie umana ha creato la base e la giustificazione per enormi tragedie.
Il nazismo tedesco e lo sterminio degli ebrei, come conseguenza della battaglia per l’affermazione della razza ariana, e il razzismo e l’apartheid nei confronti degli uomini di colore in diverse parti del mondo ne sono esempi. Benché la storia sia riuscita fortunatamente a sovvertire da sola l’esito di discriminazioni di massa e di terribili ingiustizie, a partire dagli anni Settanta anche la genetica si è cimentata nella ricerca di prove per l’esistenza delle razze umane. Diversi genetisti e biologi evoluzionisti, primo tra tutti l’americano Richard Lewontin, decisero di capire se aveva senso parlare di razza. All’inizio degli anni ’70 furono effettuati studi sulla variazione dei prodotti, cioè le proteine, di 17 geni all’interno di 7 cosiddette razze: i caucasici (gli abitanti affacciati sul Mediterraneo, comprendendo anche i cittadini del nord Europa); gli africani sub-sahariani (tutta l’Africa ad esclusione degli abitanti del nord Africa); i mongolidi; le popolazioni del Sud-est asiatico; gli aborigeni australiani; le popolazioni dell’Oceania (oceanici); i nativi delle Americhe (amerindi).
Analizzando le variazioni a livello delle proteine, si poteva ricostruire se all’interno di una razza ci fossero elementi genici comuni. Secondo questa ipotesi, inoltre, i geni caratteristici di una razza dovevano variare notevolmente dalle altre tipologie di razza. I risultati portarono invece alla conclusione che le differenze geniche tra le varie razze erano soltanto del 7%, mentre c’era una grande variabilità genica all’interno delle singole razze (circa 85%). Questo dimostrava che di fatto tutte le razze derivano da un piccolo gruppo di antenati ancestrali che hanno lasciato ai discendenti una grande porzione di genoma «di base» comune, mentre solo il 7% del genoma è responsabile delle differenze somatiche tra le etnie. Una delle ipotesi più accreditate è che questi antenati siano partiti dall’Africa circa 100.000 anni fa e si siano spostati lungo i continenti, originando una discendenza di uomini con caratteristiche diverse. In questo modo, l’idea di diversità razziale su base genetica veniva meno.
Il concetto di razza è ancora comunemente utilizzato in relazione alle altre specie animali, come ad esempio le razze canine, per indicare diversi sottogruppi distinguibili all’interno della stessa specie. Per la specie umana si parla invece di «popolazioni», intese come gruppi di individui che occupano un’area precisa. Le ricerche di Lewontin furono ripetute più volte da altri studiosi di genetica delle popolazioni, soprattutto quando, anni dopo, fu possibile avere gli strumenti adatti per analizzare direttamente i geni e non le proteine. Negli anni ‘80, un illustre genetista italiano, Luigi Cavalli-Sforza, con il suo gruppo scientifico passò a una vera e propria analisi del DNA. Valutando la variabilità di 109 tratti del genoma in sedici popolazioni di cinque continenti, confermò i risultati di Lewontin con poche oscillazioni non significative. La diversità biologica all’interno di ogni popolazione è altissima (più del 90%) e si gioca quindi in larga misura fra individui e in piccola parte fra popolazioni differenti. Se si considerano singoli caratteri, o meglio singoli geni, essi sono sempre presenti in quasi tutte le popolazioni umane, anche se con frequenza diversa. In pratica, nessun gene può essere utilizzato per distinguere una popolazione umana dall’altra. Le popolazioni umane sono difatti geneticamente molto simili le une alle altre, a causa delle frequenti migrazioni che hanno determinato continui rimescolamenti di geni.
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