La pressione alta è un disturbo che colpisce oltre 10 milioni di persone, delle quali solo ¼ è in grado di tenerla sotto controllo. Dal punto di vista medico, la pressione alta è indicata dal termine ipertensione e viene definita tale quando si verifica un aumento permanente della pressione ARTERIOSA, al di sopra dei valori considerati normali. Nello specifico, i limiti per diagnosticare l’ipertensione sono: pressione minima >90mmHg e pressione massima >140mmHg.
Quasi sempre (nel 95% dei casi), la pressione alta è di tipo essenziale, quindi indipendente da altre condizioni patologiche; questa forma di ipertensione risulta tutt’ora idiopatica, cioè non se ne conoscono le cause specifiche. Esistono poi altri tipi di ipertensione, detti secondari, che devono la loro insorgenza a malattie dei reni o del cuore.
Biancospino. Il biancospino (Crataegus oxyacantha) è un arbusto spinoso della famiglia delle Rosaceae che cresce spontaneo un po’ in tutta Italia. In fitoterapia la droga è costituita da foglie e fiori, che sono la parte della pianta più ricca di principi attivi (flavonoidi, leucoantocianidine, acidi triterpenici pentaciclici, acidi fenolcarbossilici, steroli, amine ed aminopurine).
Il biancospino è una delle piante in assoluto più indicate per chi soffre di pressione elevata e per qualsiasi altra malattia cardiovascolare. Questa pianta gode di proprietà ipotensiva, sedativa, rilassante a livello cardiaco e agisce dilatando la muscolatura dei vasi sanguigni.
Del biancospino si possono usare le foglie e i fiori essiccati per preparare delle 2-3 tisane calde, da bere nell’arco della giornata. In alternativa va benissimo anche la tintura madre da assumere a gocce diluite in poca acqua. La tintura madre è un rimedio reperibile in erboristeria e la posologia cambia in base alla concentrazione del prodotto e solitamente viene riportata sulla confezione. Al di la di possibili intolleranze personali, il biancospino non ha alcun effetto collaterale e può essere assunto anche in associazione con altri farmaci o altri rimedi naturali.
Meliloto. Il meliloto (Melilotus officinalis) è una pianta erbacea della famiglia delle Fabacee (Leguminose) che cresce spontanea in tutte le zone dell’Europa a clima temperato. Il suo nome deriva dal greco “mèli” (miele) e “l tòs” (trifoglio o biada), questo perché le piante di meliloto rappresentano da sempre una valida fonte di nettare per le api, nonché di foraggio per il bestiame.
Si tratta di una sorta di “cumadin naturale“, in quanto questa pianta è ricchissima di cumarine, delle sostanze con azione anticoagulante e fluidificante del sangue. E’ un utilissimo rimedio naturale per chi soffre di pressione alta, di insufficienza venosa e linfatica, inoltre gode anche di proprietà sedative (quindi è utile per chi soffre di insonnia), diuretiche e digestive.
A differenza del biancospino, il meliloto non può essere assunto in associazione con altri farmaci, specie se si tratta di anti-coagulanti. Si tratta di un’ottima alternativa naturale a questo tipo di farmaci, magari assunto insieme ad altri rimedi erboristici, come il biancospino e la cardiaca (di cui parleremo tra poco).
Del meliloto si utilizzano le sommità fiorite, che possono essere assunte come semplici tisane – lasciando in infusione i fiori freschi, o essiccati per una decina di minuti – oppure acquistando la tintura madre, da assumere come gocce diluite in poca acqua. Il dosaggio varia in base al tipo di prodotto e generalmente è sempre riportato nella confezione.
Cardiaca. La cardiaca (Leonorus cardiaca) è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. Ha origine Asiatiche, ma è ampiamente diffusa anche nel Nord Italia e in tutto il Nord Europa. Il suo nome deriva dall’antica consuetudine di ritenere questa pianta efficace proprio per il trattamento delle malattie cardiache.
Della cardiaca si utilizzano le parti aree (foglie e fiori), ricche di stachidrina (betaina), glicosidi, tracce di olio essenziale, tannini, flavonoidi, saponosidi e arpagide. Fiori e foglie vengono impiegate per la preparazione di infusi o estratti erboristici, come la tintura madre, o compresse. Agisce sull’apparato cardiocircolatorio determinando ipotensione (cioè riduce la pressione arteriosa), vasodilatazione e rallentamento della frequenza cardiaca.
In fitoterapia la cardiaca viene impiegata per il trattamento di un gran numero di disturbi cardiovascolari, come aritmie, ipertensione, palpitazioni e tachicardie. Ha inoltre un’azione sedativa, utile per le persone che soffrono di ansia, insonnia e attacchi di panico. L’efficacia della pianta aumenta se assunta in combinazione con altre piante con proprietà simili, come il biancospino e il meliloto. La cardiaca è anche un ottimo rimedio naturale per alleviare le turbe della menopausa.
Come gli altri rimedi, anche la cardiaca è disponibile in erboristeria nella forma di tintura madre, o di pastiglie e compresse. Quest’ultime sono sconsigliate perché quasi sempre contengono anche maltodestrine, degli zuccheri ricavati dal mais che chi soffre di pressione alta dovrebbe assolutamente evitare.
Equiseto. L’equiseto (Equisetum arvense), conosciuto anche con il termine comune di “coda cavallina” è una pianta infestante che cresce spontanea un po’ in tutti i luoghi del Mondo a clima umido, a ridosso di fiumi, laghi e torrenti. In fitoterapia è considerato un ottimo diuretico e mineralizzante, soprattutto del tessuto osseo.
Di questa pianta si utilizzano le parti aeree (fusto e foglie), impiegate per la preparazione di infusi ed estratti erboristici. L’equiseto contiene: silice, flavonoidi, tannini, saponine, acidi organici, fitosteroli, sali minerali (specialmente potassio, calcio, magnesio e zinco), vitamine e tracce di alcaloidi.
Essendo un potente diuretico naturale, l’equiseto agisce indirettamente anche sulla pressione sanguigna, abbassandola. Agisce inoltre come depurativo del sangue, favorendo l’eliminazione dell’acido urico. L’equiseto è altresì utile per chi soffre di cellulite, ritenzione idrica e per le persone con problemi di sovrappeso o obesità.
Infine l’equiseto è uno dei migliori rimedi per prevenire e contrastare il diffuso problema dell’osteoporosi. Infatti, grazie al suo elevato contenuto di silice e sali minerali, questa pianta ha dimostrato di svolgere un’azione benefica a livello tissutale e in particolar modo, a livello del tessuto osseo.
Per quanto riguarda le controindicazioni, va detto che l’equiseto non può essere assunto in concomitanza con diuretici o farmaci utilizzati per il trattamento dell’ipertensione. Va invece bene se assunto in associazione ad altri rimedi erboristici, come quelli menzionati fin’ora.
Si può assumere nella forma di tisana, o tintura madre. La tisana si prepara con parti secce o fresche del fusto e dei ramoscelli verdi di equiseto. Basta versare 2 g di equiseto in circa 250 ml d’acqua bollente e lasciarlo in infusione per una decina di minuti. Poi si filtra e si beve. Due tazze di tisana al giorno sono più che sufficienti. La tisana si può acquistare in ebroristeria, o su internet. La tintura madre va invece assunta con il conta-gocce, diluendola con poca acqua. Il dosaggio è riportato sempre nella scatola. L’importante imparare a mangiare correttamente, in base al proprio gruppo sanguigno! Solo così ti sarà possibile tenere sotto controllo la pressione sanguigna, i valori del sangue e mantenere a lungo un ottimo stato di salute. Il tutto senza assumere ne farmaci, ne fitoterapici.
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