Controcopertina

PostePay, nuova truffa: attenzione ai conti correnti e ulteriori





POSTEPAY BLOCCATA:  ULTIMA TRUFFA

Molti utenti stanno ricevendo dei messaggi di un presunto bloccaggio della carta Postepay o Postepay Evolution per questioni di sicurezza in seguito a transazioni non autorizzate dal titolare della carta di debito. Nella mail si invita a cliccare un link per la conferma dei dati. Si tratta chiaramente di un tentativo di phishing (una particolare forma di truffa che si effettua inviando email al destinatario) a cui prestare molta attenzione. Ne ha dato notizia la Polizia Postale, lanciando l’allarme dalla sua pagina Facebook su questa nuova truffa. Il messaggio, prevalentemente inviato via email, recita testualmente: “Gentile, la sua carta PostePay Evolution è stata bloccata. Di seguito vengono fornite alcune informazioni ed alcuni link da cliccare su cui andrebbero inseriti alcuni dati sensibili”. Il sito al quale rimanda il link è ben fatto e riproduce quasi fedelmente quello di Poste Italiane, quindi rendersi conto che si tratta di un sito fake non è sempre facile se non si presta attenzione. A un occhio più vigile invece emergono alcuni campanelli d’allarme. Peraltro a volte sono presenti perfino errori grammaticali.

FATE ATTENZIONE > La Polizia ha avvisato così gli utenti: “Non abboccate all’amo questo tipo di truffa phishing nella variante via mail e chat, è un classico del web e sembra si stia riproponendo a macchia d’olio in varie forme estetiche, ma sempre con contenuti approssimativi e in un pessimo italiano. Inoltre in tanti hanno anche segnalato l’arrivo di questo tipo di comunicazione anche via sms, un ulteriore canale che può mettere in pericolo i risparmi di migliaia di italiani”.

EVITATE DI CLICCARE SU LINK SOSPETTI > L’Associazione Noi Vittime Del Consumo consiglia dunque di fare molta attenzione e ricorda agli utenti che anche in caso di blocco della carta per ragioni di sicurezza in merito a transazioni sospette o non riconosciute, Poste Italiane non chiede all’utente di inserire i propri dati personali online. Non cliccate quindi link di questo genere arrivati via email, piuttosto verificate direttamente nella home page del sito che via sia qualche verifica di questo tipo in atto.

Truffe online: il nuovo obiettivo è la Postepay

Postepay e BancoPosta di Poste Italiane, sempre più nel mirino di hacker e truffatori telematici attraverso semplici, ma efficaci stratagemmi che puntano al numero, più che alla “raffinatezza” degli artifici, per accedere ai nostri sistemi di pagamento o ai nostri conti correnti. Già lo scorso mese, infatti, noi dello “Sportello dei Diritti”, ricordammo che la diffusione dei conti correnti e di prodotti creditizi o di pagamento di Poste Italiane tra la platea dei residenti in Italia, anche in ragione delle caratteristiche della clientela che comprende tanti anziani, giovanissimi o stranieri e quindi soggetti potenzialmente più vulnerabili, costituisce da sempre uno dei principali canali delle frodi telematiche.

Non passa istante, infatti, che sul territorio nazionale non si senta qualcuno che abbia ricevuto sulla propria mail o sul proprio dispositivo quale smarthpone, tablet o pc, un messaggio che inviti a mettere mano ai propri dati o a cliccare su qualche link che riguarda la propria Postepay, il proprio conto BancoPosta o prodotti similari. Si tratta nella quasi generalità dei casi di comunicazioni truffaldine da parte di malintenzionati, come lo “Sportello dei Diritti” va ripetendo da tempo, nel mettere in guardia la platea di consumatori e utenti dal rischio di frodi on line. Ancora una volta, è la Polizia Postale con l’ultimo post pubblicato sulla sua pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” a lanciare l’allarme su una problematica difficile da risolvere per la mole di segnalazioni che riceve da tutt’Italia in relazione ai messaggi utilizzati dagli hacker, che utilizzano ripetutamente il logo di Poste Italiane per tentare di sorprendere quanti più titolari possibili di Postepay, BancoPosta o prodotti della stessa azienda. Questo il testo dell’allerta odierna della Polizia Postale corredata dallo screenshot di un tipico messaggio che è possibile ricevere e che è bene conoscere:

“POSTE ITALIANE. Anche quest’anno la truffa che ha ad oggetto clienti di Postepay/Bancoposta ha raggiunto numeri elevati”. Tale ennesima allerta da parte dell’autorità di polizia competente, c’induce a ritenere che ormai le frodi di questo tipo stiano raggiungendo numeri da capogiro, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. I messaggi in questione costituiscono, infatti, una delle modalità più subdole di hacker e truffatori telematici. La tecnica è sempre la stessa: invitare a comunicare i propri dati o a seguire procedure in apparenza banali paventando la possibilità di vedersi bloccato il proprio conto o la propria carta se non si seguono le istruzioni fornite entro un termine breve. Si tratta sempre di tentativi di frode che attraverso email o messaggerie istantanee, inducono l’utente a prendere in considerazione le relative comunicazioni per le modalità utilizzate, per il tono del messaggio e le sue caratteristiche visive che simulano nel logo, colori e caratteri quelli normalmente utilizzati quelle di Poste Italiane. Come sempre, è bene ricordare che il modo migliore per difendersi è quello di prestare costantemente attenzione ad ogni messaggio che ci giunge, leggendolo attentamente e cestinarlo subito dopo, una volta verificato il contenuto truffaldino. È sufficiente, quindi, non cliccare sui link cui solitamente conducono, non rispondere alle richieste di dati personali o bancari o aprire gli allegati che spesso sono contenuti, per evitare qualsiasi tipo di conseguenza pregiudizievole. Non ci stancheremo mai di ribadire che Poste Italiane non utilizza mai queste modalità per le proprie procedure o attività. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

Vi ricordate il tentativo di truffa ai danni di UniCredit Banca risalente a poco meno di un anno fa? L’attacco da parte degli hacker, infatti, mise in allarme più di 400 mila utenti, ma la Banca rassicurò i propri clienti dichiarando che i conti correnti in questione erano al sicuro e che nessun malfattore era venuto in possesso di dati personali o password.

A un anno di distanza, però, UniCredit Banca si trova a dover fare nuovamente i conti con le truffe online: un post su Facebook da parte della Polizia di Stato, infatti, lancia l’allarme riguardo la circolazione di una nuova truffa. Il modus operandi è uno dei più utilizzati dagli hacker: la vittima  presa di mira riceve un’email con il logo della banca Unicredit con l’annuncio di un accredito sul proprio conto corrente e con un link, al termine dell’email, in cui viene richiesto di accedere al servizio online (falso, naturalmente) e verificare i propri dati. Appena un mese fa, lo stesso tentativo di truffa veniva fatto ai danni di Poste Italiane con lo stesso procedimento.

La crisi sta spingendo sempre di più gli italiani a comprare sui siti di commercio elettronico alla ricerca di occasioni di risparmio. Nel 2014 gli acquisti online sono cresciuti del 18% rispetto all’anno precedente e siamo oltre gli 11 miliardi di vendite (dati Netcomm). Ci rivolgiamo alla rete soprattutto per comprare biglietti aerei, ferroviari e pacchetti vacanza (43%), stipulare polizze assicurative (10%) e comprare abbigliamento (nel 2014 le vendite online hanno segnato un aumento del 30%) e anche per i prodotti hi-tech (segnano un più 20%). Nonostante questa crescita significativa, l’Italia resta tra i Paesi europei con il volume di vendite online più basso: appena il 3% delle vendite complessive contro il 14% della Gran Bretagna e l’8% di tedeschi, francesi e spagnoli. Lo shopping online stenta a decollare perché gli italiani non si sentono sicuri quando inseriscono i dati della propria carta di credito sul sito di ecommerce. La paura di essere truffati li induce spesso a rinunciare all’acquisto o a usare sistemi di pagamento che ritengono più sicuri. Questo spiega il successo di Paypal, che è il mezzo più usato dagli italiani per pagare online (39%), solo dopo vengono prepagata (21%) e carta di credito (18%). Paypal è di un sistema di crittografia che riduce il rischio che le transazioni vengano intercettate da terzi per usare la carta illegalmente. Basta aprire un conto Paypal su Ebay o sui siti che danno la possibilità di pagare in questo modo. Si apre gratuitamente e vi si accede con email e password. Al conto PayPal deve essere associato un mezzo di pagamento, di solito una carta di credito o una prepagata. Se non si hanno né l’una né l’altra si può associare al conto PayPal il proprio conto corrente e ricaricarlo con un bonifico. Non si paga per inviare pagamenti, ma paga chi riceve i soldi (il venditore): la tariffa per i pagamenti in zona euro è pari al 3,4% del prezzo più 0,35 euro fissi. Quindi, per ricevere un pagamento di 100 euro il venditore deve pagare 3,75 euro. Il problema è che troppo spesso questo costo viene fatto ricadere dal venditore su chi compra usando Paypal, appioppandogli una commissione aggiuntiva. Lo abbiamo verificato sui 79 siti che usano Paypal dei 100 che abbiamo scandagliato per verificare i mezzi di pagamento utilizzabili. In alcuni siti (vedi riquadro nella pagina accanto) si applica un sovrapprezzo, pagando con Paypal, che va dall’1% (Prokoo) al 3,4% (Restart Computer) del prezzo pagato. Anche per i pagamenti con carta di credito abbiamo individuato troppi siti che applicano un sovrapprezzo (vedi sempre il riquadro a destra in basso). Li abbiamo segnalati all’Antitrust. La legge è chiara: è vietato applicare spese aggiuntive in relazione allo strumento di pagamento che si usa. E cerca di incentivare l’uso degli strumenti di pagamento elettronici, consentendo al venditore di ridurre il prezzo a cui vende un bene o un servizio se per pagare il cliente usa un determinato strumento di pagamento. Già l’anno scorso abbiamo denunciato per questo compagnie aeree e agenzie di viaggio online (eDreams, Volagratis, Opodo, Lastminute, Logitravel, Travelgenio e Airtickets) che a più riprese sono state sanzionate dall’Antitrust: purtroppo, però, la pratica illecita e scorretta continua. Per questo abbiamo messo sul nostro sito un modulo ad hoc con cui ti chiediamo di segnalare i siti in cui ti hanno chiesto commissioni aggiuntive rispetto al prezzo iniziale solo perché hai pagato con carta di credito o Paypal (www.altroconsumo.it/carte-dicredito). La tua segnalazione servirà a noi per presentare una denuncia all’Antitrust ed evitare che il consumatore continui a pagare un balzello illecito.

Ricarica Postepay: rischio truffa Tra i mezzi di pagamento che si possono utilizzare in diversi siti di ecommerce c’è la ricarica di una carta Postepay, la prepagata di Poste Italiane, intestata non si sa a chi. Pagare così il nostro acquisto online è ad alto rischio truffa. Si ordina online un prodotto, si ricarica la Postepay indicata dal venditore e la merce non arriva mai. La forma più sicura di pagamento, consentita dal 70% dei siti visitati nella nostra inchiesta, è il contrassegno: si paga all’arrivo della merce in contanti o con assegno circolare. Una sicurezza che si paga con un costo aggiuntivo che va da un minimo di 2,50 euro fino a 15,99 euro fissi o un valore proprozionato all’ordine (dall’1 %al 3% del valore dell’ordine). Su 70 siti ben 46 prevedono questo costo. C’è una nuova possibilità di pagare online che si sta affacciando nel mondo dell’ecommerce per chi non ha carta di credito o prepagata: il bonifico online diretto. In pratica, si fa un bonifico diretto al venditore usando la piattaforma del proprio conto online. L’iter di acquisto si conclude al momento del pagamento collegandosi direttamente al servizio di home banking della propria banca. Lì si inseriscono i codici che si usano sul proprio conto online e si fa un bonifico via web a favore del venditore, che avrà direttamente attraverso la propria banca l’accredito della somma senza che il cliente debba comunicare il Cro (Codice di riferimento ordine) come accade con un bonifico tradizionale anche online. Il servizio si limita a creare un contatto diretto tra la banca del cliente e quella del negoziante, ma quest’ultimo non entra mai in contatto con i dati bancari del cliente. Per attivare questo sistema servono le convenzioni del venditore con il circuito della banca del cliente. Uno strumento ancora poco diffuso e ci sono troppi circuiti riconducibili a un bonifico diretto e questo complica solo la vita agli utenti, che a seconda della banca con cui hanno il conto avranno diverse modalità di pagamento (Sofort Banking, Mybank, PagoInConto di Intesa Sanpaolo e Pagonline di Unicredit). Sarebbe meglio avere un unico sistema di pagamento. Impara il gioco sicuro La carta di credito è il mezzo di pagamento più diffuso sui 100 siti visitati nella nostra inchiesta: solo quattro non l’accettano (Pielle, Frael point, GranBazaar, Internet Megastore). Ma è anche quello più temuto dagli italiani, che troppo spesso pur avendo nel portafoglio una carta di credito, si accollano i costi di una prepagata per usarla nei negozi virtuali ritenendola più sicura. In realtà, la tutela è la stessa (art. 62 del Codice del consumo: decreto legislativo 206 del 2005). Basta tenere sotto controllo gli estratti conto della nostra carta e contestare tempestivamente alla banca gli addebiti fraudolenti per riavere tutto il maltolto. È il venditore che si accolla la perdita, perché i soldi del pagamento gli vengono riaddebitati dalla società emittente la carta. La ratio è evidente: chi paga su un sito di ecommerce deve essere al sicuro dalle frodi e i costi dei sistemi per ottenerla non possono ricadere sui clienti. Quindi, non pagate per servizi di sicurezza proprosti da chi ve la deve garantire, ma usateli solo se gratuiti (per esempio l’sms alert: ricevi sul cellulare un sms ogni volta che la carta viene utilizzata).

Pagamenti non dovuti o sbagliati “Ho comprato online con la carta di credito un vestito che costava 100 euro. Quando è arrivato a casa l’estratto conto della carta mi sono accorta che mi hanno addebitato 150 euro. Che cosa posso fare?” ci ha scritto una nostra socia chiedendo aiuto. In caso di pagamenti non dovuti o sbagliati nel commercio elettronico la legge è chiara: “l’istituto di emissione della carta di pagamento riaccredita al consumatore i pagamenti in caso di addebitamento eccedente rispetto al prezzo pattuito ovvero in caso di uso fraudolento della propria carta di pagamento da parte del professionista o di un terzo. L’istituto di emissione della carta di pagamento ha diritto di addebitare al professionista le somme riaccreditate al consumatore”. Quindi, la nostra socia può chiedere il rimborso direttamente alla sua banca o a chi ha emesso la carta, che poi si rifarà sul venditore. Accorciare i tempi di rimborso Se la legge ci tutela garantendoci il rimborso, le banche però impiegano ancora tempi troppo lunghi (anche sei mesi) per ridarci i soldi indietro. Poter dire con certezza al titolare di una carta che, in caso di contestazioni, il denaro verrà restituito entro 15 giorni al massimo, darebbe fiducia al sistema favorendo l’uso della moneta elettronica. Non basta l’impegno delle banche aderenti al consorzio Patti Chiari dell’Abi (Associazione bancaria italiana), perché sono ancora tante le segnalazioni di persone che lamentano tempi troppo lunghi per la risoluzione delle controversie. Ci vorrebbe un intervento legislativo che definisca i tempi e preveda sanzioni per chi non li rispetta. Ad oggi, chi, dopo aver fatto reclamo alla banca per riavere indietro i soldi sottratti illecitamente, non riceve risposta entro 30 giorni o riceve una risposta insoddisfacente, può ricorrere all’Arbitro bancario e finanziario (www.arbitrobancariofinanziario.it). Per non correre rischi Per non incappare in brutte sorprese quando si fanno acquisti su internet, si possono prendere alcuni semplici accorgimenti, a partire da quando si entra nel sito: > verificare l’esistenza del venditore: sul sito devono esserci tutti i suoi dati (compreso l’indirizzo); > inserire il numero della carta di credito solo su siti protetti da sistemi di sicurezza internazionali (li si riconosce dal lucchetto che appare in basso sul lato destro dello schermo); > prendere nota dell’indirizzo internet del sito in cui si è fatto l’acquisto, leggere attentamente le condizioni del servizio offerto ed eventuali clausole contrattuali, tenendo una stampa di quanto sottoscritto inserendo il numero di carta; > tenere sempre sotto controllo l’estratto conto della vostra carta di credito e contestate immediatamente all’ente emittente gli eventuali addebiti sbagliati.

Unicredit, il phishing che preleva i vostri dati

Il metodo utilizzato, e anche uno dei più ‘in voga’ tra i truffatori di conti correnti, è il phishing: l’utente riceve un’email in cui è presente un link; una volta cliccato il link, la vittima viene indirizzata su un sito molto simile a quello di UniCredit Banca e gli sarà chiesto di inserire i propri dati personali e bancari; i dati, però, saranno intercettati dai truffatori che svuoteranno il conto corrente.

La mail in questione contiene il seguente messaggio: “Gentile cliente, abbiamo ricevuto una segnalazione di accredito di Euro 982,77 da UFFICIO 47. L’accredito è stato temporaneamente bloccato a causa dell’incongruenza dei suoi dati, potrà ora verificare i suoi dati e al ricevimento di essi entro 48 ore le accrediteremo la somma sul suo conto UniCredit. Acceda al servizio accrediti online e verifichi i suoi dati.”

Potrebbe nascere in voi il dubbio di un tentativo di truffa se, ad esempio, non è stato mai richiesto il tipo di servizio a cui si riferisce l’email: la miglior cosa, in caso di dubbi, è telefonare l‘Assistenza Clienti.

Purtroppo, nonostante se ne sia parlato e si continui ancora a parlare di truffe e furti di dati personali e bancari, ci sono sempre persone poco informate e molto ingenue.

E’ facile riconoscere un’email proveniente da Unicredit Banca. Come? Innanzitutto, questo tipo di email contiene sempre il nome e cognome dell’utente, viene indicata la propria Filiale Unicredit e – cosa più importante ed essenziale per rendersi conto che l’email è stata inviata proprio da Unicredit – è che non viene chiesto mai nessun dato personale o bancario. E in caso siano stati inseriti i dati dalla vittima in questione? Il miglior consiglio è contattare immediatamente UniCredit Banca, bloccare le proprie carte di credito, cambiare tutti i dati del proprio conto corrente e denunciare.

È una delle carte prepagate più famosi in Italia con il maggior numero di persone che la utilizzano non soltanto per comprare merce su Internet, ma anche, per sostituire definitivamente la moneta.

 È una delle carte prepagate più diffuse, essendo estremamente semplice da usare, ma proprio per questo motivo è anche quella presa maggiormente di mira dai truffatori, sempre in continua ricerca di nuovi strumenti di illecito offerti dalla tecnologia. Il web lancia un nuovo avviso: fate attenzione alle truffe, nessuno è al sicuro e tutti i titolari di Postepay possono cadere in queste trappole.

Una delle truffe studiate ad hoc per i consumatori è quella del falso call center. Esistono delle vere e proprie associazioni a delinquere che si nascondono dietro la voce di un operatore telefonico alla ricerca di nuovi conti da prosciugare. Attraverso una semplice telefonata, il truffatore, fingendosi un addetto del servizio postale, comunica di dover fare un aggiornamento sulla carta prepagata.

Carte di Credito e truffe nel 2018: milioni di cittadini derubati, come difendersi

Ormai con l’era digitale le carte di credito sono diventato uno strumento diffusissimo per fare i pagamenti senza pensare ai contanti. Essendo una tecnologia digitale, bisogna stare molto attenti alle truffe che sono sempre dietro l’angolo. Ho mangiato al ristorante, ho chiesto il conto, e ora mi accingo a pagare. Quella che ho in mano è una comunissima carta di credito con tecnologia NFC, basta ad avvicinarla ad un post abilitato per effettuare la transazione senza dover inserire alcun codice. Esco dal ristorante per tornare al lavoro, ma Sfortunatamente incontro sul mio cammino un ladro di seconda generazione, avvicinando al mio portafoglio il suo cellulare è dotato di una comunissimo applicazione disponibile per tutti Nello Store, il malintenzionato 2.0 leggi i dati della mia carta e ne può predisporre per fare acquisti, con tutte quelle transizioni che non prevedono l’inserimento di un codice di sicurezza.

LE TRUFFE FINANZIARIE Le attività finanziarie offerte al pubblico sono frequentemente e facilmente soggette a fenomeni fraudolenti, genericamente definiti “truffe finanziarie”. Nell‟ampio panorama della “truffa” in senso lato, quale “imbroglio, inganno o raggiro per ricavarne illecito profitto con danno altrui”, le truffe di natura finanziaria, infatti, occupano lo spazio maggiore, come evidenziato anche dalle cronache giornalistiche di tutti i giorni. Tali condotte possono essere di vario genere, potendosi distinguere, innanzi tutto, i comportamenti illeciti messi in atto da soggetti autorizzati allo svolgimento di attività finanziaria, mediante lo sfruttamento del contatto diretto con la propria clientela, dalle condotte di soggetti non autorizzati. In questo caso, al comportamento fraudolento, si aggiunge un altro elemento: l’abusivismo finanziario. Una costante caratteristica delle truffe finanziarie è la perdita di tutto o gran parte del patrimonio investito e/o impegnato che, di norma, è difficilmente recuperabile. Molteplici invece, sono le modalità concrete con cui la truffa può essere architettata. L’astuzia e l’immaginazione dei truffatori sembra non avere limiti: ogni giorno si devono fare i conti con inganni nuovi e sempre più elaborati.

Così, accanto a truffe grossolane, individuabili con il buon senso e un po’ di attenzione, esistono truffe molto sofisticate e ben orchestrate, che possono rappresentare una grave insidia per i risparmiatori e talvolta, per l’intero sistema finanziario, così come per l‟intera cittadinanza.

ABUSIVISMO FINANZIARIO

Quando si manifesta Le truffe finanziarie diventano ancora più pericolose se vengono poste in essere da soggetti non autorizzati. A questo proposito, bisogna premettere che la prestazione di servizi d’investimento, in considerazione della delicatezza dell’attività, è una attività riservata ad operatori autorizzati, i quali devono essere costantemente vigilati ed iscritti in appositi albi pubblici, previa verifica dei necessari requisiti. Anche l’offerta di prodotti finanziari (azioni, obbligazioni, quote di fondi, ecc.) deve essere preventivamente autorizzata. Operare nel settore finanziario senza le prescritte autorizzazioni è illegittimo, a prescindere dalla circostanza che si pongano o meno in essere truffe. Ad esempio, è come guidare senza patente: si è sanzionati anche se in concreto non si commettono specifiche infrazioni alla guida. Infatti, come chi vuole guidare deve prima dimostrare di esserne in grado, allo stesso modo, chi presta o offre prodotti finanziari deve avere i requisiti e le caratteristiche per farlo in modo corretto. D’altronde, in entrambi i casi le conseguenze negative possono essere assai gravi: si può provocare un incidente o si possono “bruciare” i risparmi di una vita. La normativa prevede tre tipologie di abusivismo finanziario: · abusiva prestazione di servizi e attività di investimento: · è lo svolgimento di attività riservate (es. collocamento di strumenti finanziari, gestione di portafogli, negoziazione di strumenti finanziari o valute, consulenza per investimenti ecc.) in assenza delle autorizzazione rilasciate dalle Autorità competenti; · svolgimento abusivo dell’attività di promotore finanziario (e dell’offerta fuori sede): è l’esercizio professionale, da parte di una persona non iscritta all’Albo dei promotori finanziari, dell’offerta fuori sede (ad esempio a casa dei clienti) come agente, dipendente o mandatario di un intermediario; · offerta abusiva di prodotti finanziari e attività pubblicitaria relativa all’offerta al pubblico: si ha quando viene posta in essere o pubblicizzata un’offerta di prodotti finanziari (es. azioni, obbligazioni, contratti derivati, fondi comuni d’investimento, polizze assicurative a carattere finanziario, ecc.) senza la pubblicazione e il deposito presso la CONSOB o altra Autorità di un prospetto informativo, laddove la legge lo preveda. Questi casi di abusivismo, nella realtà di tutti i giorni, sono più frequenti di quello che possa sembrare. Ciò è anche dovuto alla recente larghissima diffusione di internet (comportando il  moltiplicarsi delle possibilità di contatto e, quindi, anche di pubblicizzare, proporre e concludere investimenti attraverso siti web o e-mail), che ha mutato l’abitudine degli investitori. Oggi, con sempre più frequenza, si concludono operazioni su strumenti finanziari via internet; purtroppo, però, tra di esse si possono nascondere attività illecite. Si pensi, infatti, che i due terzi delle ipotesi di abusivismo sottoposte all’attenzione della Co.N.So.B. (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) riguardano attività poste in essere tramite il web.

Come riconoscerlo

Quando si naviga in internet – considerata la facilità con la quale è possibile essere contatti ed “allettati” con promesse di lauti rendimenti attraverso e-mail o messaggi pubblicitari che appaiono durante la navigazione (banner, pop-up) – è importante essere diffidenti. Anche se abbiamo intenzione di investire solo piccole somme di denaro o di “provare solo per una volta” a vedere come funziona una delle numerose piattaforme per il “trading on line” disponibili su internet, dobbiamo prestare la massima attenzione, perché non sempre è facile tornare indietro e recuperare i soldi investiti. Ci sono dei campanelli di allarme che possono farci pensare che chi ci propone l’investimento non sia autorizzato. ü Difficoltà nell’identificare la società di riferimento. Una società seria e con una buona reputazione non ha motivo di nascondersi, né di non comunicare da quale Autorità è stata autorizzata. D’altronde, come quando si compra un oggetto, la prima richiesta che poniamo al negoziante è “di che marca è”?. Quando navighiamo in un sito internet che propone investimenti dobbiamo chiederci: chi gestisce la piattaforma? …da chi è stato autorizzato? Conoscere la vera ed esatta denominazione della società che propone l’investimento è la prima cautela da adottare, perché solo così possiamo verificare se la stessa sia  presente negli albi dei soggetti autorizzati alla prestazione dei servizi d’investimenti dalla Co.N.So.B. o da altre Autorità. Tuttavia, non sempre è semplice individuare il vero nome delle società che operano via internet, in quanto, di solito, usano marchi commerciali diversi dalla loro denominazione. È possibile, ad esempio, che il sito www.investirenelrispettodelleregole.com sia di proprietà della società “Regole ltd”; quindi, andando a consultare l’elenco Co.N.So.B. delle imprese autorizzate a prestare servizi d’investimento in Italia, non troverò alcuna società con tale denominazione, ma troverò, ad esempio, “Investire nel rispetto delle regole”. Non per questo si tratta di un’iniziativa abusiva; è solo che dovevo cercare la società Regole ltd. Come fare allora a conoscere la reale denominazione? Nei siti internet, questa informazione si trova a volte sulla stessa home-page (spesso in fondo alla pagina) ma, più di frequente, sulla pagina “chi siamo” o “contatti” o ancora nella documentazione contrattuale sotto la sezione “termini e condizioni”. Comunque, non fidiamoci mai completamente di quanto riportato sul sito internet della società. In particolare, il riferimento alla circostanza che “il soggetto è vigilato da un’autorità pubblica” (magari con un link alla stessa autorità), non è detto che sia vero: il controllo va sempre fatto direttamente sul sito della Co.N.So.B. o della Banca d’Italia. Se la società non è presente sul sito della Co.N.So.B. fra le imprese autorizzate (o sugli elenchi della Banca d’Italia), non bisogna assolutamente investire. D’altronde, prendereste mai un aereo guidato da un pilota senza licenza?

UnaSede sociale dell’impresa che propone investimenti in paradisi fiscali, posti esotici o presso indirizzi di comodo. E’ molto importante, prima di investire, individuare la nazionalità di chi propone investimenti. Anche se il sito è tutto in italiano e anche chi vi propone e segue gli investimenti parla italiano, non è assolutamente detto che la società abbia la sede nel nostro Paese. Potreste scoprire solo dopo aver investito, che l’impresa ha sede in qualche isola sperduta, di cui neanche conoscevate l’esistenza, oppure che si trova in qualche posto molto più vicino, come può essere anche la Svizzera o il Liechtenstein, ma che non fa parte dell’Unione Europea. Tenete a mente, che nessuna società extra-comunitaria è oggi autorizzata a prestare servizi d’investimenti in Italia. Ciò vuol dire, che se una società svizzera, australiana, americana o di qualsiasi altro paese extracomunitario, offre servizi d’investimento nel nostro Paese, lo sta facendo senza autorizzazione. Ma anche se la società ha sede all’interno dell’Unione Europea, dovete stare attenti e verificare che l’autorità di quel Paese la abbia effettivamente autorizzata a prestare servizi d’investimenti (e che sia anche abilitata a prestarli in Italia).

Promessa di rendimenti molto più alti di quelli presenti sul mercato. Nessuno dà nulla per nulla! Bisogna diffidare, quindi, di proposte di investimento che assicurano un rendimento molto alto e non in linea con quelli di mercato. Alla promessa di alti rendimenti corrispondono di regola rischi molto elevati o, in alcuni casi, addirittura tentativi di truffa. A volte, si fa credere che operare su piattaforme di trading possa addirittura assicurare un “secondo reddito” o che si possa diventare ricchi rapidamente, se si è abili e intelligenti. Spesso capita che su questi siti vengano riportate le testimonianze di sedicenti trader, che in poco tempo hanno dato “una svolta” alla loro vita”. Ciò che invece si omette di dire è la cosa più importante, ossia, che è molto più probabile perdere velocemente tutto quanto investito e che tanta gente si è purtroppo rovinata, perdendo i risparmi di una vita con le società abusive che operano via internet. ü Tecniche di incentivo all’investimento e ricorrenti guadagni iniziali. Ciò che interessa davvero alle società abusive è farvi entrare nella loro “rete”, perché quando si è già clienti e si ha dimestichezza con la piattaforma è difficile tornare indietro e si è portati ad investire sempre nuove somme. Non a caso, queste società sono molto prodighe nell’offrire bonus o incentivi vari di benvenuto. Solitamente, si invitano i futuri clienti solo a “provare” la piattaforma, dicendo che si possono investire anche piccole somme nella disponibilità di tutti. I racconti dei clienti truffati sono sempre quasi tutti uguali. Si investe all’inizio solo per provare, ingolositi soprattutto dai “bonus” apparentemente vantaggiosissimi, visto che sembra che la società ti regali dei soldi da investire. Successivamente, senza grande sforzo, si inizia da subito a guadagnare e quando si pensa di essere diventati abili trader e di aver trovato un modo rapido per “arrotondare” lo stipendio, si fa il grande errore di investire somme sempre più importanti, anche spinti dai referenti della società, che sollecitano il raggiungimento di risultati ancora migliori. A questo punto, rapidamente si iniziano a manifestare le perdite e spinti dall’emotività, si è portati ad investire nuove somme nel tentativo di recuperare ma, di norma, si perde tutto quello che si è investito.

In alcuni casi, in modo ancor più ingannevole, la società ti fa credere apparentemente di continuare sempre a guadagnare ma, in realtà, il guadagno è solo virtuale, perché quando si vuole disinvestire le somme non vengono mai restituite. ü Modalità con cui si è stati contattati (cold calling, invio di link per mezzo di e-mail, banner, ecc.) Gli operatori abusivi e truffaldini sono molto abili e convincenti nel procacciare la clientela; bisogna quindi essere davvero molto attenti. Una delle modalità di contatto ancora preferita è quella telefonica, che è particolarmente insidiosa, in quanto il malcapitato viene preso alla sprovvista ed è naturalmente portato a non meditare con la dovuta attenzione su quello che va a fare. Tra l’altro, i sedicenti referenti delle società, si pongono quasi sempre in modo molto cortese, dando l’impressione di essere particolarmente competenti nella materia finanziaria, in modo da ingenerare istantanea fiducia nei futuri clienti. Altre modalità di contatto sempre più diffuse sono l’invio di e-mail nelle quali si riportano i link delle imprese d’investimento, o i banner o pop up che si aprono durante la navigazione. Può capitare che i banner e i pop up compaiano durante la navigazione su siti da noi ritenuti seri e affidabili, ma ciò non vuol dire che lo siano altrettanto le società pubblicizzate. Considerate, che spesso non vi è alcun rapporto tra sito ospitante e la società che si pubblicizza. Altra forma classica di contatto è il passaparola, che oggi, all’epoca di internet, può anche manifestarsi per mezzo dei “forum di finanza” nei quali, tra l’altro, a volte si nascondono persone riconducibili alle società abusive in cerca di nuovi clienti.

Che cos’è una carta di credito? Con le carte di credito è possibile acquistare merci e servizi senza contanti e pagarli successivamente, anche a rate, con una fattura collettiva. Il presupposto essenziale è che l’acquirente sia affiliato a un circuito di carte di credito (ad es. American Express, MasterCard o Visa). La carta consente di identificare l’acquirente (tramite nome e firma o codice NIP) e di imputargli i relativi crediti all’interno dell’organizzazione della carta (mediante numero di carta di credito). Le molteplici esigenze dei clienti richiedono la creazione di prodotti diversi. Sul mercato sono pertanto presenti carte diverse, con differenze anche sostanziali e che, a seconda delle esigenze del cliente, presentano altri vantaggi. Carte di credito e carte charge Il titolare di una carta di credito può effettuare pagamenti senza contanti o prelevare denaro contante presso i partner convenzionati in qualsiasi momento e in tutto il mondo, entro un limite di spesa definito. Il pagamento avviene solo in un momento successivo ed eventualmente a rate, quindi al titolare della carta di credito viene concesso un credito. I principali circuiti di carte di credito sono MasterCard e Visa. La carta charge non prevede né un’opzione di credito/conteggio né garantisce una tale opzione tramite un conto bancario collegato. Le carte charge sono prodotti Premium e non sono soggette a un limite di spesa predefinito. Nel linguaggio comune si parla comunque di “carte di credito”, perché diversamente dal pagamento in contanti, sussiste comunque un credito almeno fino alla scadenza. I circuiti di carte charge più noti sono American Express e Diners Club. Differenza tra carte semplici e carte Premium Le carte semplici non prevedono funzionalità supplementari, o solo in misura ridotta, e sono particolarmente economiche o addirittura senza tassa annua. Le carte semplici più importanti sono Coop SUPERCARDplus ed M-Budget MasterCard. A queste si contrappongono i prodotti Premium, che offrono, oltre alla funzione di base come mezzo di pagamento, numerosi vantaggi aggiuntivi come offerte lifestyle, assicurazioni, servizi di assistenza e programmi a punti. Il precursore in questo settore è stata American Express con le carte Centurion e Platinum. I prezzi, le caratteristiche dei prodotti e i servizi supplementari vengono definiti da Swisscard e da altri emittenti. Pertanto le carte dello stesso marchio presentano profili abbastanza diversi in un Paese a seconda dell’emittente ma restano comunque internazionali: le carte Visa non sono tutte uguali!

Carte private e carte aziendali Le carte private sono rivolte a persone che utilizzano la carta per pagare le proprie spese personali. Sul mercato sono disponibili vari tipi di carte di credito contenenti pacchetti di servizi differenti che rispondono alle singole esigenze dei clienti. Le carte aziendali sono prodotti specifici per le aziende che desiderano fornirle al loro personale sempre in viaggio. Hanno funzioni supplementari specifiche, in particolare nell’ambito della Management Information per il controllo delle spese. Le carte aziendali si possono suddividere in carte Business e Corporate. Mentre le carte Business sono concepite per le piccole e medie imprese (PMI), le carte Corporate si orientano verso aziende di grandi dimensioni attive a livello nazionali e internazionale e sono strutturate come sistemi di gestione delle spese. Carte principali o carte supplementari I titolari delle carte principali hanno la possibilità di richiedere carte supplementari e a seconda del tipo di prodotto possono beneficiarne una o più persone. Le carte supplementari offrono le stesse prestazioni della carta principale: ad esempio i punti per i programmi bonus possono essere raccolti anche con la carta supplementare e ogni carta dispone di un numero proprio (per il prelevamento di contanti è fornito un codice NIP per ciascuna). Le carte supplementari vengono offerte a un prezzo particolarmente conveniente oppure senza costi aggiuntivi. Solitamente le spese della carta principale e di quella supplementare vengono addebitate in un’unica fattura, inviata al titolare principale della carta, che quindi è in linea di massima responsabile del pagamento. Members only Le carte co-branding vengono emesse dall’emittente in collaborazione con un’altra azienda oppure con un’associazione e pertanto recano anche il logo di quest’ultima. Solitamente queste carte offrono maggiori servizi e agevolazioni ma sono, per contro, correlate a condizioni speciali come ad esempio una relazione di clientela oppure l’appartenenza all’associazione (ad es. Miles & More).

I vantaggi della carta di credito per il titolare: – pagamento senza contanti e prelevamento di denaro contante in tutto il mondo; – valute straniere all’occorrenza e senza bisogno di riconvertirle; – vantaggio in termini di interessi grazie alla fatturazione posticipata; – opzione di pagamento rateale possibile (tranne che per le carte charge); – riepilogo e controllo grazie alla fattura mensile; – prenotazioni garantite e condizioni speciali a seconda del prodotto (noleggio vetture, alberghi ecc.); – tutela assicurativa e assistenza in viaggio (tranne che per le carte semplici); – nessuna responsabilità personale, o solo in misura limitata, in caso di furto o abuso se sono stati rispettati gli obblighi di diligenza; – sostituzione in caso di perdita, solitamente entro 48 ore; – agevolazioni tramite programmi di raccolta punti; – assistenza con servizio clienti 24 ore su 24 e messa a disposizione di contante d’emergenza. per il rivenditore: – garanzia di pagamento; – spese e costi degli interessi decadono all’incasso della fattura; – meno denaro contante in cassa = meno spese sostenute + minori rischi di sicurezza; – maggiore soddisfazione del cliente grazie al comfort di pagamento e alla sicurezza; – apertura a nuovi segmenti dei clienti; – più vendite spontanee e supplementari; – soluzione sicura e confortevole per gli acquisti a distanza (acquisti per corrispondenza o su internet); – partecipazione a promozioni e programmi di marketing locali o internazionali.

Chi paga cosa? La tassa annua viene corrisposta in anticipo dal titolare della carta. Questa consente, tra le altre cose, di coprire le spese amministrative e informatiche, le prestazioni di servizio e i rischi di assicurazione e di finanziare i programmi bonus. I clienti che utilizzano maggiormente la carta spesso ottengono come riconoscimento un’esenzione (parziale) della tassa annua (automaticamente o mediante punti bonus). Non è dovuta alcuna tassa annua per i tipi di carte di credito che praticamente non offrono alcun servizio supplementare, mentre per gli emittenti delle carte e le aziende co-branding vengono concordate partnership speciali. Come funzione supplementare, le carte di credito consentono anche il prelevamento di contanti presso i distributori automatici. Per via dei costi che ne derivano, per i prelevamenti di contante vengono solitamente addebitate delle commissioni aggiuntive in fattura. I rivenditori corrispondono all’acquirer una commissione su tutte le transazioni effettuate con carte di credito. Questa copre, tra le altre cose, le spese amministrative e informatiche nonché i costi per autorizzazione, cash management, ordine di pagamento e garanzia di pagamento. In particolare l’acquirer o l’emittente delle carte si assume il rischio in caso di frodi connesse alle carte di credito oppure insolvenza o mancato pagamento da parte del titolare della carta di credito. Le commissioni dipendono solitamente dal fatturato e variano a seconda del fatturato annuo e del settore di attività.

Titolare della carta I titolari delle carte di credito sono persone che hanno stipulato un contratto con l’emittente della carta di credito (anche detto issuer) e che ricevono una carta a loro intestata. Rivenditore I rivenditori (anche detti merchant, partner convenzionati o partner commerciali) sono aziende che hanno stipulato un contratto con l’acquirer (vedere sotto) e che accettano le carte dei rispettivi marchi come mezzi di pagamento presso i loro punti vendita e segnalandolo ai titolari delle carte con logo in prossimità della cassa o all’entrata. Acquirer Gli acquirer, in qualità di banche con cui gli esercenti hanno stipulato il contratto, inseriscono questi ultimi in una rete di carte internazionale e sono responsabili della loro assistenza. Gli acquirer principali in Svizzera sono Swisscard AECS AG (American Express), Aduno (Visa, MasterCard) e Telekurs Multipay (MasterCard, Visa).

Emittenti Gli emittenti delle carte sono i soggetti che emettono carte di credito di un determinato marchio. Solitamente gli emittenti dispongono di una licenza nazionale per l’emissione di carte di un marchio. In Svizzera i principali emittenti di carte sono: Credit Suisse AG/Swisscard AECS AG, Cornèr Bank, UBS, Viseca. Rete di carte di credito Le reti di carte di credito attive in tutto il mondo si occupano di trasmettere transazioni dall’acquirer al rispettivo emittente. L’accredito della transazione dall’emittente all’acquirer avviene sempre tramite la rete di carte di credito. Ciò che avreste sempre voluto sapere Limite di spesa L’emittente della carta di credito definisce l’importo massimo mensile disponibile per le transazioni con la carta, basandosi sulle esigenze e sulla capacità di rischio del titolare della carta. Attenzione: talvolta vengono detratti (non addebitati) anche importi che non sono stati effettivamente spesi ma che tuttavia sono stati “prenotati” da un partner convenzionato (ad es. al check-in degli hotel o alla consegna di veicoli noleggiati). Se tutte le fatture sono state pagate, il limite di spesa viene ripristinato ogni mese al valore iniziale. Invece le schede di addebito solitamente non prevedono alcun limite di spesa prefissato. Verifica della solvibilità Prima dell’emissione di una carta di credito, l’emittente verifica la solvibilità del richiedente, per evitare rischi di credito, anche nell’interesse della tutela del consumatore, degli altri titolari e dell’azienda, che potrebbero causare un indebitamento non sostenibile. Il richiedente compila la domanda di carta di credito fornendo le informazioni necessarie e acconsente a ulteriori ricerche (ad es. presso la Centrale per l’informazione sui crediti, ZEK). In media vengono rifiutate dal 20% al 30% delle richieste. Per quanto concerne le richieste di carte di credito rateale, dal 2003 le organizzazioni di carte di credito sono tenute per legge a verificare la capacità di credito del richiedente mediante consultazione presso la Centrale di informazione per il credito al consumo (IKO).



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