Si parla tanto di Quota 100, come una misura che dovrebbe essere piuttosto conveniente per coloro che decidono di andare in pensione anticipatamente. Tuttavia nonostante molti esponenti del governo abbiano riferito che questa misura non decreterà alcuna penalizzazione per nessuno, secondo alcuni calcoli, chi deciderà di andare in pensione con la quota 100, potrebbe perdere qualcosa in termini di importo dell’assegno. Avevano stimato una riduzione compresa tra il 5 e il 21%, ma secondo quelle che sono le stime dell’ufficio parlamentare di bilancio, la riduzione potrebbe essere ancora più pesante. Di conseguenza chi dovesse optare per Quota 100, potrebbe subire una riduzione della propria pensione rispetto a quella corrispondente alla prima uscita utile con il regime attuale da circa il 5% per arrivare ad un massimo del 30%. Si parla di una riduzione del 5% nel caso si tratti di un anticipo di un anno, mentre il 30% dell’ anticipo e di oltre 4 anni.
Purtroppo non tornano neanche i conti fatti riguardanti i costi, visto che in totale per la riforma delle pensioni, visto che il governo pare avesse stanziato circa 6,7 miliardi di euro per tutto il 2019. Con questo importo il Governo sostiene di poter attuare degli interventi previsti e di utilizzare le risorse stabilite nei limiti.
Ma cosa significa tutto ciò? Sostanzialmente significa che non si potrà utilizzare tutto il budget stanziato, ma soprattutto non si potrà superare. I conti non tornano perché secondo l’ufficio parlamentare di bilancio, la cifra richiesta per poter accontentare l’intera platea dei beneficiari, potrebbe essere più elevata e nel caso in cui l’intera platea utilizzasse questo canale di uscita, una volta raggiunti i requisiti il costo di Quota 100 potrebbe salire fino a 13 miliardi per il 2019 e di fatto non ci sarebbero le risorse disponibili.
Considerate le penalizzazioni che ci sono in ballo, i beneficiari effettivi di Quota 100 potrebbero essere anche molto meno. Poco tempo fa il sottosegretario al lavoro Durigon, aveva dichiarato che è ragionevole come con il blocco del cumulo solo il 60- 70% degli interessati andrà in pensione e questo vuol dire che la misura costerà soltanto 2 miliardi in meno. Durigon è tornato proprio sull’argomento, spiegando che effettivamente non ci sarà alcun tipo di taglio per chi deciderà di andare in pensione, ma è chiaro che coloro che usciranno con Quota 100, avranno una quota pensionistica che è basata su quelli che sono gli anni di contributi effettivi e non sugli anni non lavorati. Lo stesso poi aggiunto che la spesa sarà circa la metà di quanto oggi si è ipotizzato, ma si apprende con interesse che l’ufficio parlamentare di bilancio misuri il 50% dell’ effettivo tiraggio di Quota 100.
Cosa deciderà di fare il Governo in tema pensioni lo scopriremo soltanto nelle prossime settimane. Ad oggi sembra essere praticamente certa l’introduzione di quota 100 e in più si parlerebbe della proroga di Opzione donna e anche della possibilità di bloccare l’avanzamento dell’aspettativa di vita di 5 mesi. Con ogni probabilità invece è stata rimandata la Quota 41, ma cerchiamo di procedere con ordine. Soltanto qualche settimana fa è stato approvato l’aggiornamento al Def ovvero quel documento dove vengono stilate tutte le priorità del governo che danno seguito quindi alle programma che verrà attuato nel corso del 2019. Saranno compresi quindi i 6,7 miliardi di euro con cui l’ha ricevuto il superamento della cosiddetta riforma Fornero. Questa manovra complessivamente sembra che avrà un impatto economico non indifferente, che ammonterebbe a circa 40 miliardi di euro.
La difficoltà sarebbe proprio quella relativa al recuperare le risorse per poter fronteggiare questa cifra è a proposito di questo proprio nelle scorse settimane Luigi Di Maio più volte ha fatto riferimento ad un gruppo apposito di lavoro che sarebbe stato istituito per fare ciò. Questo gruppo di lavoro infatti sarebbe al lavoro per cercare di recuperare almeno 3-4 miliardi di euro oltre ai tagli che sono stati già considerati e che andranno a regime entro il prossimo anno.
Opzione Donna, certa la proroga: come funziona, requisiti e beneficiari
Nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri numero 23 dello scorso 15 ottobre 2018 si legge: “ … Per le donne si proroga “Opzione Donna”, che permette alle lavoratrici con 58 anni, se dipendenti, o 59 anni, se autonome, e 35 anni di contributi, di andare in pensione…”. A confermare questa notizia sono tutti gli organi di stampa nonché i politici della maggioranza, i quali hanno lasciato intendere che i 7 mesi di aspettativa di vita sono compresi già nel l’innalzamento di un anno del requisito anagrafico che si dovrà maturare entro il prossimo 31 dicembre 2019. Per il triennio 2015-2018 il requisito contributivo richiesto è di 35 anni, mentre quello anagrafico ammonta 58- 59 anni. Anche il vice premier Salvini nella puntata di otto e mezzo che è andata in onda il 8 novembre 2018, ha confermato la proroga di Opzione donna e stando alle ultime notizie, sembra che il ministro abbia dato mandato ai tecnici del Ministero di mettersi al lavoro proprio su questo dossier.
Ricordiamo che opzione donna è un regime agevolato che permette alle donne lavoratrici che sono in possesso di determinati requisiti e condizioni di poter accedere alla pensione anticipata. Tutte le lavoratrici Dunque che nel corso del 2019 scelgono l’opzione potranno accedere al pensionamento anticipato con un sistema di calcolo esclusivamente di tipo contributivo, rinunciando così a quello retributivo, con una riduzione dell’assegno di circa 20-25%.
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