La riforma pensioni è sicuramente uno dei temi all’ordine del giorno. Proprio nelle ultime settimane, ci sarebbe l’ipotesi secondo cui il governo avrebbe intenzione di introdurre nella legge di bilancio, il cosiddetto blocco degli adeguamenti dell’età pensionabile alla speranza di vita. E’ questo quanto diffuso attraverso un comunicato emanato dal Ministero del Lavoro e più nello specifico a parlarne è stato il ministro Di Maio, durante un incontro avuto con le associazioni di lavoratori. Questi, a causa proprio della tanto discussa legge Fornero, sarebbero ad oggi senza alcuna tutela e durante l’incontro, il Ministro ha ascoltato le difficoltà e per questo ha dato ai tecnici mandato di trovare al più presto una soluzione. Tra le tante ipotesi, il Ministro Di Maio ha considerato la possibilità del congelamento dell’aspettativa di vita. Ma vediamo più nel dettaglio qual è la proposta del ministro Di Maio.
Riforma pensioni, ipotesi sospensione dell’adeguamento alla speranza di vita
In seguito all’incontro di cui sopra abbiamo parlato, i tecnici del governo sarebbero al momento al lavoro per cercare di trovare una soluzione. Una delle proposte sarebbe quella di sospendere il prossimo adeguamento alla speranza di vita.
Sarebbe senza dubbio una misura a favore di tutti quei lavoratori che hanno alle spalle una lunga carriera contributiva e che, dunque, non dovrebbero considerare il prossimo scatto di 5 mesi e andare in pensione semplicemente con 42 anni e 10 mesi di contributi, nel caso si tratti di uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, senza dover prendere in considerazione il requisito riguardante l’età anagrafica. Ovviamente è una soluzione temporanea a favore di tutti quei lavoratori ai quali in campagna elettorale, la maggioranza aveva assicurato e promesso l’uscita a 41 anni di contributi, ma che però non potrà essere mantenuta per mancanza di coperture finanziarie.
E per i lavoratori precoci?
Il beneficio di cui abbiamo sopra parlato, potrebbe in qualche modo riguardare anche i lavoratori precoci. Quest’ultimi sarebbero quelli che prima del compimento del diciannovesimo anno di età, hanno lavorato 12 mesi. Sembra proprio che questi lavoratori dallo scorso Primo Maggio 2017 possono accedere alla pensione anticipata, avendo però un requisito contributivo che è stato ridotto a 41 anni, qualora appartengono a una delle seguenti categorie ovvero caregivers, invalidi, disoccupati e addetti a mansioni usuranti o gravosi. La possibilità di poter estendere il blocco della speranza di vita, anche a quelli che sono i requisiti per poter accedere alla pensione di vecchiaia, sembra essere molto difficile da applicare. Ad ogni modo, ciò che è certo è che il prossimo anno, scatterà l’adeguamento che porterà delle modifiche ai requisiti anagrafici e si passerà da 67 anni a 66 anni e 7 mesi.
Pensione anticipata
La pensione anticipata, altro non è che un trattamento previdenziale che può essere conseguito a prescindere dall’età anagrafica da parte dei lavoratori, che risultano iscritti alla previdenza pubblica obbligatoria. Per poter usufruire di questo trattamento previdenziale per il triennio 2016-2018, pare sia necessaria un’ anzianità contributiva di 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni 10 mesi per gli uomini. Inoltre, va detto che questo trattamento viene erogato nei confronti di determinate categorie di lavoratori ovvero quelli che risultano iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alle gestioni speciali dei Lavoratori autonomi, ai fondi sostitutivi esonerativi ed esclusivi, nonché agli iscritti presso la gestione separata dell’INPS. La pensione anticipata è stata introdotta a partire dal primo gennaio 2012 dalla legge Fornero.
Come abbiamo visto, dunque, dal primo gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2018, il requisito contributivo per poter accedere alla pensione anticipata è pari a 42 anni 10 mesi per gli uomini e 41 anni 10 mesi per le donne. Questi requisiti però cambieranno a partire dal primo gennaio 2019 quando si passerà a 43 anni e tre mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne, novità che sono state introdotte dalla circolare INPS n 62 del 2018. Tali novità Inoltre riguardano i lavoratori dipendenti lavoratori del pubblico impiego e autonomi. Ulteriori novità sembrano essere in arrivo a partire dal 2021, di cui ancora non è stata resa nota l’entità.
Pensione anticipata, licenziamento: differenze tra il pubblico e il privato
Come abbiamo detto, il lavoratore non può essere licenziato in modo legittimo, prima che possa raggiungere l’età necessaria per poter accedere alla pensione di vecchiaia. Questo vale soprattutto per il settore privato mentre nel pubblico sembra essere diverso. L’amministrazione pubblica, infatti, è obbligata a cessare il rapporto di lavoro del dipendente che ha maturato i requisiti necessari per la pensione di vecchiaia. Allo stesso modo, l’amministrazione pubblica deve provvedere a cessare il rapporto con il lavoratore che ha maturato i requisiti per la pensione anticipata e che dunque ha raggiunto l’età ordinamentale per poter andare in pensione.
La tanto discussa quanto attesa Quota 100 potrebbe essere introdotta a partire già dal prossimo anno. Per poter andare in pensione con il superamento della legge Fornero, l’ipotesi del governo sarebbe quello di avere circa 38 anni di contributi. Purtroppo, negli ultimi anni la vita lavorativa non è stata solita come una volta, non soltanto per chi si è immesso nel mondo del lavoro recentemente, ma anche per chi ha iniziato a lavorare molto presto. Capita, dunque, sempre più spesso che a 60 anni compiuti ci si ritrova con meno di 30 anni di contributi versati. E ci si chiede, come si possa andare in pensione con una situazione del genere.
Pensione anticipata
Dunque, sulla base di questo esempio ovvero un lavoratore over 60 che abbia 30 anni o meno di contributi, non potrà usufruire della pensione anticipata, ovvero quella pensione che è stata istituita con la legge Fornero, che va a sostituire la vecchia pensione di vecchiaia. Perché sono necessari 42 anni 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Non si può nemmeno ricorrere alla pensione donna Ovvero quella misura che prevede la possibilità di andare in pensione raggiungendo 57 anni e 7 mesi di età nel caso in cui si tratta di lavoratrici dipendenti e 58 anni e 7 mesi per le lavoratrici autonome che abbiano 35 anni di contributi.
Pensione anticipata contributiva ed altre alternative
Per poter andare in pensione, coloro che hanno meno di 30 anni di contributi, potranno ricorrere ad alcune misure, una tra queste la pensione anticipata contributiva. In questo caso però sono previsti dei requisiti che il lavoratore deve necessariamente rispettare. Innanzitutto deve aver compiuto 63 anni e 7 mesi di età, mentre per quanto riguarda i contributi, deve avere necessariamente maturato almeno 20 anni di contributi, dei quali non più di 18 devono essere stati maturati alla data del 31 dicembre 1995. Ma questi non sono soltanto gli unici requisiti da soddisfare, perché sarà anche necessario avere maturato 5 anni di contributi dal 1996 in poi. Bisognerà anche che il lavoratore abbia almeno un accredito contributivo presso una gestione separata.
Nel settore pubblico e quindi questa regola vale solo ed esclusivamente per i lavoratori della Pubblica Amministrazione, per poter andare in pensione, bisognerà avere 20 anni di contributi e aver raggiunto 66 anni e 7 mesi di età. Una volta detto tutto questo, bisogna aggiungere che non occorrono più di vent’anni di contributi per poter andare in pensione di vecchiaia anticipata. Tranne dipendenti pubblici, coloro che hanno un invalidità al 80% oppure chi ha compiuto 60 anni e 7 mesi se uomini ho 55 anni e 7 mesi per le donne, può usufruire di questa regola ovvero non avere più di vent’anni di contributi per poter andare in pensione di vecchiaia anticipata.
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