In tema di pensioni, le ultime novità riguardano proprio le dichiarazioni che sarebbero state rilasciate dal Ministro dell’Interno, nonché vicepremier Matteo Salvini durante la trasmissione Viva l’Italia oggi e domani, che come sappiamo va in onda su Rete 4. Oltre a parlare di alcuni temi legati alla sicurezza e alle immigrazioni, ha parlato di un tema caldo ovvero quello delle pensioni e nello specifico della Riforma Fornero. Nello specifico sembra che lo stesso abbia fissato gli obiettivi del governo ed ha posto maggiormente l’attenzione su Quota 41 per tutti. Che il nuovo governo sia impegnato sul tema pensioni non sembrano esserci dubbi, anche se effettivamente su molti temi sembrano esserci ancora oggi tante incertezze.
Pensioni ultime notizie su Riforma Fornero e reddito di cittadinanza
Su questi due temi principali, ovvero quelli relativi alla Riforma Fornero e al reddito di cittadinanza è tornato, dunque, a parlare Matteo Salvini. Lo stesso sembra che abbia tentato un po’ di spegnere il fuoco scoppiato nelle scorse settimane con il Movimento 5 Stelle sui fondi da ripartire tra i gradi cittadinanza e Quota 100. Durante il suo intervento alla trasmissione Viva l’Italia oggi e domani, Salvini ha ribadito come reddito di cittadinanza e sarà una misura effettiva del nuovo anno, che pare possa aiutare anche ad aumentare le pensioni di invalidità e anche le minime.
leghista poi ha parlato anche di reinserimento al lavoro ed ha sostenuto che al momento il governo è lavoro per cercare di poter mettere in atto un piano per superare la riforma Fornero. Proprio a tal riguardo, Salvini ha confermato che nei prossimi anni la spesa per la Fornero crescerà, mentre quella per il reddito di cittadinanza calerà.
Pensioni Quota 41 per tutti, parola di Salvini
Il vicepremier sembra che abbia fissato un obiettivo relativo al tema pensioni, un obiettivo che ha come priorità la Quota 41 che verrebbe estesa a tutti. Il vicepremier ha affermato come il taglio alle pensioni alte senza avere versato i contributi, sarà necessario per poter aiutare chi ha di meno. “Non mando in pensione tutti l’anno prossimo. Do una bella botta, perchè restituisco il diritto a 400 mila italiani di andare in pensione”, ha dichiarato Salvini. Quota 41, sicuramente è una delle tante novità della riforma pensioni lega e Movimento 5 Stelle più attesa dai lavoratori. Sostanzialmente questa misura, permetterebbe ai lavoratori di poter andare in pensione a una volta versato 41 anni di contributi, senza avere alcun vincolo di età. Questa è soltanto una delle misure previste dal governo che si affianca ad altre tra le quali la proroga di Opzione donna e Quota 100.
Pensioni Quota 41 cos’è?
Si tratta di una delle novità su cui, come già abbiamo detto, sta lavorando attualmente il governo Conte, al fine di ridurre il numero dei contributi che sono necessari per poter accedere alla pensione anticipata. Per poter accedere alla Pensione anticipata INPS ad oggi sono necessari 42 anni e 10 mesi nel 2018 e almeno 43 anni e 3 mesi nel 2019- 2020, per arrivare a 43 anni e 6 mesi dal 2021 in poi. Ad ogni modo con la quota 41 ci vorrebbero soltanto 41 anni di contributi versati per tutti ed è proprio questo uno dei motivi per cui questa misura insieme a Opzione donna 2019 e Quota 100, risulta essere così tanto importante, soprattutto per chi vuole andare in pensione anticipatamente nei prossimi tre anni.
In Pensione con la Quota 41
Si può accedere alla possibilità di andare in Pensione con la quota 41 se si appartiene ad una delle seguenti categorie di lavoratori ovvero:
1 lavoratori dipendenti che si trovano in stato di disoccupazione per cessazione del rapporto di lavoro oppure a seguito del licenziamento anche collettivo o dimissioni per giusta causa o ancora risoluzioni consensuali e che non percepiscono da almeno tre mesi la prestazione per la disoccupazione
2 lavoratori dipendenti autonomi che assistono nel momento in cui effettuano la richiesta o da almeno sei mesi un coniuge oppure il parente di primo grado convivente con handicap che si trova in una situazione di gravità
3 tutti i lavoratori dipendenti autonomi che hanno una riduzione della capacità lavorativa che sia accertata da delle commissioni competenti che ne riconoscano l’invalidità civile che sia superiori o ha pure pari al 74%
4 lavoratori dipendenti addetti a lavori usuranti
5 lavoratori che svolgono da almeno 6 anni una delle seguenti attività ovvero:
- operai dell’Industria estrattiva edilizia e manutenzione di edifici
- conduttori di gru oppure di macchinari mobili utilizzati per la perforazione nelle costruzioni
- compratori di pellicce e pelli
- conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante
- conduttori di camion e mezzi pesanti
- personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere che hanno un lavoro organizzato in turni
- addetti all’assistenza personale di persone non autosufficienti
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia
- operatori ecologici ed anche gli altri raccoglitori e separatori di rifiuti.
Pensioni ultime notizie, aumento età pensionabile e pensione anticipata
La riforma pensioni è sicuramente uno dei temi all’ordine del giorno. Proprio nelle ultime settimane, ci sarebbe l’ipotesi secondo cui il governo avrebbe intenzione di introdurre nella legge di bilancio, il cosiddetto blocco degli adeguamenti dell’età pensionabile alla speranza di vita. E’ questo quanto diffuso attraverso un comunicato emanato dal Ministero del Lavoro e più nello specifico a parlarne è stato il ministro Di Maio, durante un incontro avuto con le associazioni di lavoratori. Questi, a causa proprio della tanto discussa legge Fornero, sarebbero ad oggi senza alcuna tutela e durante l’incontro, il Ministro ha ascoltato le difficoltà e per questo ha dato ai tecnici mandato di trovare al più presto una soluzione. Tra le tante ipotesi, il Ministro Di Maio ha considerato la possibilità del congelamento dell’aspettativa di vita. Ma vediamo più nel dettaglio qual è la proposta del ministro Di Maio.
Riforma pensioni, ipotesi sospensione dell’adeguamento alla speranza di vita
In seguito all’incontro di cui sopra abbiamo parlato, i tecnici del governo sarebbero al momento al lavoro per cercare di trovare una soluzione. Una delle proposte sarebbe quella di sospendere il prossimo adeguamento alla speranza di vita.
Sarebbe senza dubbio una misura a favore di tutti quei lavoratori che hanno alle spalle una lunga carriera contributiva e che, dunque, non dovrebbero considerare il prossimo scatto di 5 mesi e andare in pensione semplicemente con 42 anni e 10 mesi di contributi, nel caso si tratti di uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, senza dover prendere in considerazione il requisito riguardante l’età anagrafica. Ovviamente è una soluzione temporanea a favore di tutti quei lavoratori ai quali in campagna elettorale, la maggioranza aveva assicurato e promesso l’uscita a 41 anni di contributi, ma che però non potrà essere mantenuta per mancanza di coperture finanziarie.
E per i lavoratori precoci?
Il beneficio di cui abbiamo sopra parlato, potrebbe in qualche modo riguardare anche i lavoratori precoci. Quest’ultimi sarebbero quelli che prima del compimento del diciannovesimo anno di età, hanno lavorato 12 mesi. Sembra proprio che questi lavoratori dallo scorso Primo Maggio 2017 possono accedere alla pensione anticipata, avendo però un requisito contributivo che è stato ridotto a 41 anni, qualora appartengono a una delle seguenti categorie ovvero caregivers, invalidi, disoccupati e addetti a mansioni usuranti o gravosi. La possibilità di poter estendere il blocco della speranza di vita, anche a quelli che sono i requisiti per poter accedere alla pensione di vecchiaia, sembra essere molto difficile da applicare. Ad ogni modo, ciò che è certo è che il prossimo anno, scatterà l’adeguamento che porterà delle modifiche ai requisiti anagrafici e si passerà da 67 anni a 66 anni e 7 mesi.
Pensione anticipata
La pensione anticipata, altro non è che un trattamento previdenziale che può essere conseguito a prescindere dall’età anagrafica da parte dei lavoratori, che risultano iscritti alla previdenza pubblica obbligatoria. Per poter usufruire di questo trattamento previdenziale per il triennio 2016-2018, pare sia necessaria un’ anzianità contributiva di 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni 10 mesi per gli uomini. Inoltre, va detto che questo trattamento viene erogato nei confronti di determinate categorie di lavoratori ovvero quelli che risultano iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alle gestioni speciali dei Lavoratori autonomi, ai fondi sostitutivi esonerativi ed esclusivi, nonché agli iscritti presso la gestione separata dell’INPS. La pensione anticipata è stata introdotta a partire dal primo gennaio 2012 dalla legge Fornero.
Come abbiamo visto, dunque, dal primo gennaio 2016 fino al 31 dicembre 2018, il requisito contributivo per poter accedere alla pensione anticipata è pari a 42 anni 10 mesi per gli uomini e 41 anni 10 mesi per le donne. Questi requisiti però cambieranno a partire dal primo gennaio 2019 quando si passerà a 43 anni e tre mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne, novità che sono state introdotte dalla circolare INPS n 62 del 2018. Tali novità Inoltre riguardano i lavoratori dipendenti lavoratori del pubblico impiego e autonomi. Ulteriori novità sembrano essere in arrivo a partire dal 2021, di cui ancora non è stata resa nota l’entità.
Pensione anticipata, licenziamento: differenze tra il pubblico e il privato
Come abbiamo detto, il lavoratore non può essere licenziato in modo legittimo, prima che possa raggiungere l’età necessaria per poter accedere alla pensione di vecchiaia. Questo vale soprattutto per il settore privato mentre nel pubblico sembra essere diverso. L’amministrazione pubblica, infatti, è obbligata a cessare il rapporto di lavoro del dipendente che ha maturato i requisiti necessari per la pensione di vecchiaia. Allo stesso modo, l’amministrazione pubblica deve provvedere a cessare il rapporto con il lavoratore che ha maturato i requisiti per la pensione anticipata e che dunque ha raggiunto l’età ordinamentale per poter andare in pensione.
La tanto discussa quanto attesa Quota 100 potrebbe essere introdotta a partire già dal prossimo anno. Per poter andare in pensione con il superamento della legge Fornero, l’ipotesi del governo sarebbe quello di avere circa 38 anni di contributi. Purtroppo, negli ultimi anni la vita lavorativa non è stata solita come una volta, non soltanto per chi si è immesso nel mondo del lavoro recentemente, ma anche per chi ha iniziato a lavorare molto presto. Capita, dunque, sempre più spesso che a 60 anni compiuti ci si ritrova con meno di 30 anni di contributi versati. E ci si chiede, come si possa andare in pensione con una situazione del genere.
Pensione anticipata
Dunque, sulla base di questo esempio ovvero un lavoratore over 60 che abbia 30 anni o meno di contributi, non potrà usufruire della pensione anticipata, ovvero quella pensione che è stata istituita con la legge Fornero, che va a sostituire la vecchia pensione di vecchiaia. Perché sono necessari 42 anni 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne. Non si può nemmeno ricorrere alla pensione donna Ovvero quella misura che prevede la possibilità di andare in pensione raggiungendo 57 anni e 7 mesi di età nel caso in cui si tratta di lavoratrici dipendenti e 58 anni e 7 mesi per le lavoratrici autonome che abbiano 35 anni di contributi.
Pensione anticipata contributiva ed altre alternative
Per poter andare in pensione, coloro che hanno meno di 30 anni di contributi, potranno ricorrere ad alcune misure, una tra queste la pensione anticipata contributiva. In questo caso però sono previsti dei requisiti che il lavoratore deve necessariamente rispettare. Innanzitutto deve aver compiuto 63 anni e 7 mesi di età, mentre per quanto riguarda i contributi, deve avere necessariamente maturato almeno 20 anni di contributi, dei quali non più di 18 devono essere stati maturati alla data del 31 dicembre 1995. Ma questi non sono soltanto gli unici requisiti da soddisfare, perché sarà anche necessario avere maturato 5 anni di contributi dal 1996 in poi. Bisognerà anche che il lavoratore abbia almeno un accredito contributivo presso una gestione separata.
Nel settore pubblico e quindi questa regola vale solo ed esclusivamente per i lavoratori della Pubblica Amministrazione, per poter andare in pensione, bisognerà avere 20 anni di contributi e aver raggiunto 66 anni e 7 mesi di età. Una volta detto tutto questo, bisogna aggiungere che non occorrono più di vent’anni di contributi per poter andare in pensione di vecchiaia anticipata. Tranne dipendenti pubblici, coloro che hanno un invalidità al 80% oppure chi ha compiuto 60 anni e 7 mesi se uomini ho 55 anni e 7 mesi per le donne, può usufruire di questa regola ovvero non avere più di vent’anni di contributi per poter andare in pensione di vecchiaia anticipata.
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