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Pensioni Opzione Donna 2019, a quanto ammonta l’assegno?



Torniamo a parlare di una delle misure più apprezzate e attese del 2019, anche se già in vigore a partire dall’anno corrente e la cui proroga è arrivata proprio in extremis nei giorni scorsi. Ma parlando di Opzione donna ovvero quel regime sperimentale donna nonché meccanismo che da la possibilità alle donne lavoratrici del settore pubblico e privato, di poter andare in pensione in anticipo a patto però che possano accettare un assegno calcolato interamente sul sistema contributivo che di fatto è sempre penalizzante rispetto a quello retributivo. Ora è stata introdotta con la legge Numero 243 del 2004, ovvero la cosiddetta legge Maroni e poi inserita nella manovra di bilancio 2017 e precedentemente nella legge Fornero. Riguardo la sua proroga anche nel 2019 si potrà usufruire e dunque di questa possibilità ed è stata quindi inserita nel testo della manovra anche se si attendono ancora conferme ufficiali. Per poter usufruire di opzione donna bisognerà avere e dei requisiti specifici, ovvero le dipendenti dovranno avere raggiunto 57 anni di età e 35 anni di contributi e le autonomie invece dovranno avere 58 anni di età e 35 anni di contributi.



Una volta che sono state maturate queste condizioni entro il 31 dicembre 2015 si dovrà attendere rispettivamente 12 e 18 mesi, per poter vedere liquidato l’assegno. Questi requisiti dovranno intendersi immutati in seguito alla proroga e quindi se gli anni di contribuzione versati rimangono gli stessi e 35 per dipendenti autonome, l’età anagrafica sarà 58 anni per le prime 59 per le seconde.

Ma quanto va ad incidere sull’assegno pensionistico, il ricalcolo interamente contributivo dell’ Opzione donna ed in caso di proroga, per quanto sarebbe possibile usufruire di questa misura? Riguarda il calcolo della pensione e quindi riguardo l’importo questo non è uguale per tutti perché determinante sarà l’ammontare dei contributi versati.

Certo è che per poter accedere alla opzione donna, bisognerà accettare un ricalcolo che sarà interamente contributiva della pensione, andando a perdere quindi il calcolo retributivo previsto per i contributi che sono stati versati fino al 31 dicembre 2011 per chi avesse maturato 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, i contributi versati fino al 31 dicembre 1995 per tutti coloro che in questa data lavoravano, ma non avevano comunque maturato 18 anni di contributi. Quindi il metodo di calcolo utilizzato per poter usufruire di opzione donna, non è quello contributivo e viene spesso definito svantaggioso perché si basa sui contributi che sono stati effettivamente accreditati piuttosto che sulla media degli stipendi e redditi. 



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