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Pensioni, Inps: 6 milioni di pensionati sotto i 1.000 euro, 2/3 donne. Pensioni ultima ora



 Pensioni più povere dal 2019, per compensare la maggior durata del trattamento dopo l’adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita: coefficienti di trasformazione 2019-2021 caso per caso. Ribasso in vista, dal 2019, dei coefficienti per il calcolo dell’assegno previdenziale: con lo scatto dell’età pensionabile viene adeguato anche il coefficiente di trasformazione sulla parte contributiva della pensione, per incamerare il fatto che, a parità di uscita dal lavoro, si percepirà l’assegno per più tempo. In soldoni l’assegno sarà di importo inferiore. I nuovi moltiplicatori saranno applicati ai trattamenti previdenziale con decorrenza dal primo gennaio 2019 e sono individuati dal Decreto 15 maggio 2018 del Ministero del Lavoro (“Revisione triennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo”) pubblicato in Gazzetta Ufficiale, che in pratica stabilisce pensioni più basse a parità di età e contributi versati.



I nuovi coefficienti di trasformazione per il triennio 2019-2021 riguardano coloro che maturano i requisiti per la pensione nei tre anni indicati e non hanno effetto su chi è già pensione. Il coefficiente di trasformazione del montante contributivo della pensione scenderà di una percentuale fra l’1 e il 2,5%. Il calcolo riguarda solo la parte contributiva della pensione, quindi penalizza maggiormente coloro che hanno l’assegno completamente calcolato con il metodo contributivo. I lavoratori che avevano già 18 anni di contributi alla fine del 1995 hanno la pensione calcolata con il retributivo fino alla fine del 2012, e solo per la parte maturata successivamente al primo gennaio 2012 il calcolo contributivo (sul quale incide quindi il coefficiente di trasformazione). Il meccanismo prevede che il coefficiente salga con l’allungarsi della permanenza al lavoro, quindi favorisce chi va in pensione più tardi. Di fatto, quindi, per controbilanciare l’impatto della revisione sull’assegno previdenziale, conviene restare per più tempo al lavoro. Coefficienti 2019-2021 · 57 anni: divisore 23,812 e coefficiente 4,2% · 58 anni: divisore 23,236 e coefficiente 4,304% · 59 anni: divisore 22,654 e coefficiente 4,414% · 60 anni: divisore 22,067 e coefficiente 4,532% · 61 anni: divisore 21,475 e coefficiente 4,657% · 62 anni: divisore 20,878 e coefficiente 4,79% · 63 anni: divisore 20,276 e coefficiente 4,932% · 64 anni: divisore 19,672 e coefficiente 5,083% · 65 anni: divisore 19,064 e coefficiente 5,245% · 66 anni: divisore 18,455 e coefficiente 5,419% · 67 anni: divisore 17,844 e coefficiente 5,604% · 68 anni: divisore 17,231 e coefficiente 5,804% · 69 anni: divisore 16,609 e coefficiente 6,021% · 70 anni: divisore 15,982 e coefficiente 6,257% · 71 anni: divisore 15,353 e coefficiente 6,513% Questo innalzamento dei coefficienti va tenuto presente in particolare da coloro che maturano un diritto a pensione entro il 31 dicembre 2018: nel momento in cui si fermano di più al lavoro, rischiano di avere una pensione più bassa perché il coefficiente per calcolare l’assegno è più basso.



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