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Pensione di cittadinanza 2019, ultime notizie: a chi spetta e come funziona



Il governo prevede un progetto riguardante l’ alleggerimento della legge Fornero e questo progetto, sembra essere piuttosto atteso e necessariamente e dovrà essere discusso in Parlamento nei prossimi giorni. Ad ogni modo sembra che questo progetto, non affronti problematiche riguardanti tutti quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995. Sembra che lo scorso governo, avesse in qualche modo promesso ai vari sindacati di effettuare delle modifiche alla legge Fornero che effettivamente non sono mai state attuate e dunque concretizzate. I sindacati nello specifico pare indicassero una pensione contributiva che possa essere una garanzia per tutelare tutti quei giovani con delle carriere precarie e anche discontinue. Nel contempo, i sindacati pare avessero anche chiesto la cancellazione degli importi soglia che purtroppo fanno slittare l’età di pensionamento per tutti coloro che non hanno raggiunto un assegno pensionistico di un importo ben specifico. Ma cosa dice effettivamente la legge Fornero sul tema pensioni?



Pensioni, cosa dice la Legge Fornero

Stando a quanto riferito, sembra proprio che la legge Fornero dia la possibilità ai lavoratori non in possesso di anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 2015 la possibilità di ritirarsi all’età della vecchiaia, soltanto qualora il reddito pensionistico sia superiore ad un importo soglia specifico. Quanto più basso risulta essere il reddito, tanto più tardi i lavoratori possono ritirarsi in pensione. Per fare un esempio pratico, un lavoratore che è nato nel 1980, stando a quanto riferito dalla legge vigente, potrà accedere alla pensione soltanto attraverso ben 4 canali.

Ovvero potrà accedere con la pensione anticipata, una volta perfezionati 42 anni 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, senza dover fare alcun tipo di riferimento particolare all’età anagrafica. Ci sarebbe anche la possibilità di andare in pensione una volta raggiunta l’età di 63 anni e 7 mesi oltre che 20 anni di contribuzione effettiva a condizione che l’importo della pensione però, non risulti inferiore a 2,8 volte il valore dell’assegno sociale.  Sarebbero del tutto penalizzati comunque da questo meccanismo i giovani che effettuano da anni ormai che lavori discontinui, anche per lungo periodo di tempo.

Tutte le novità

Adesso, il nuovo governo al posto della pensione di garanzia prevede l‘introduzione della pensione di cittadinanza che dovrà essere pari a €780 al mese e che verrebbe corrisposta anche a tutti quei giovani che purtroppo, con il passaggio al sistema contributivo hanno perso l’integrazione al trattamento minimo. Questa è la promessa che è stata fatta in campagna elettorale e riguarda, sostanzialmente i titolari dei redditi di pensione che sono al di sotto della cifra Sopracitata e che hanno raggiunto l’età pensionabile, ovvero i 67 anni dal 2019.

Positive le reazioni in merito alle pensioni di cittadinanza da parte del segretario confederale Uil Domenico Proietti.

“Consentire il pensionamento con quota 100 senza alcun vincolo – afferma Proietti – così come con 41 anni di contribuzione senza penalizzazioni, rappresenterebbero due misure utili per modificare la legge Fornero”.

Secondo il sindacato però “questi provvedimenti devono sommarsi, e non sostituirsi, alle importanti modifiche conseguite negli ultimi due anni a favore di chi svolge lavori gravosi, dei disoccupati, delle persone con gravi disabilità, di chi assiste un familiare disabile e dei lavoratori precoci”.

Infine, la Uil auspica l’apertura di un tavolo di confronto tra il ministero del Lavoro e Uil, Cisl e Cgil “per trovare delle soluzioni che rispondano alle attese dei lavoratori”.

Sui requisiti fa il punto TgCom24:

“Solo se il reddito familiare sarà sotto i 9.360 euro annuali, e non si avranno immobili di valore superiore a 30mila euro oltre la casa di abitazione, si avrà diritto al sussidio. In secondo luogo dall’assegno dovrà essere scomputato un affitto simbolico nel caso in cui l’anziano abbia una casa di proprietà. Sarebbero quindi scontati 280 euro, e l’integrazione sarebbe di massimo 500 euro, cifra di fatto inferiore all’assegno minimo attuale di 507 euro”.

Aggiunge Il Messaggero:

“Insomma, nei fatti chi ha una casa di proprietà rischia di non avere nessuna integrazione. Anzi. Sarà necessaria una clausola di salvaguardia per evitare che qualcuno ci perda addirittura qualcosa. […] Non è chiaro se anche per i pensionati saranno valide le norme che incentivano a spendere e disincentivano a risparmiare i soldi distribuiti dal governo con il programma di assistenza. La regola base prevede un taglio del 4% del sussidio nel caso in cui i soldi spesi siano inferiori al 70% di quelli messi a disposizione dallo Stato. Per chi spende invece oltre questa soglia varrebbe la regola contraria, ossia un incentivo del 4% su quanto erogato”.



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