Controcopertina

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Dov’era rimasto? In quel tunnel, sette mesi interi, per capire il destino, tentare di scoprire cosa fosse, se avesse un volto o semmai, semplicemente, una «strategia»: se fosse, ad esempio, casualità, qualcosa che capita così, perché deve succedere, o se invece fosse accanimento. E duecentodiciotto giorni non volano via agevolmente, se c’è sempre un lettino di una clinica, di un ospedale, di un’infermeria in cui far planare i voli della propria fantasia: ma si ha il diritto di sognare, a ventun anni, e con quel po’ di talento che si nota a occhi nudi e Alex Meret può ricominciare a farlo.



Napoli-Chievo Verona, prevista per domenica 25 novembre alle ore 15.00, verrà trasmessa in diretta tv esclusiva da Sky Sport e in diretta streaming su SkyGo.

Carlo Ancelotti alza la voce: “Var va perfezionata”

”La Var? Bisogna perfezionarla e magari utilizzarla un po’ di più”. Carlo Ancelotti ai microfoni di Radio Kiss Kiss dice la sua sullo strumento tecnologico che dall’anno scorso serve da aiuto agli arbitri e che, soprattutto negli ultimi tempi, ha generato qualche polemica.

”Se vorrei una chiamata per tempo alla Var? Non so – osserva l’allenatore del Napoli – c’è la volontà di utilizzarla un po’ di più, poi come tutte le cose nuove c’è bisogno di avere esperienza nell’applicazione. C’è stato qualche episodio negativo, alla fine la decisione è sempre dell’arbitro”.

Esiste la possibilità che l’Uefa decida di utilizzare la Var anche in Champions, a partire dagli ottavi di finale. ”Mi piacerebbe – dice Ancelotti – anche se sono molto in ritardo. Fanno la questione che alcuni arbitri non hanno esperienza sulla Var, ma dagli ottavi di Champions sono tutti arbitri con esperienza e la Var potrebbe aiutarli. Ci sono stati troppi errori – conclude – una cosa è farli in campionato, un’altra è farne negli ottavi di finale quando implica che sei fuori”.

SOPRA LA PANCA. Si riparte e sarà come un bel po’ di tempo fa, con i riti della partita che entreranno nell’anima: gli scatti in campo per riscaldarsi, anche se poi sarà panchina, il bombardamento degli attaccanti e di chiunque vada al tiro, la tensione che si accumula, lo sguardo sugli spalti e, alle spalle, una porta che si chiude. Oltre quella soglia c’è tutto: la pubalgia, la spalla, poi quell’incidente al primo giorno di ritiro, non s’è (quasi) mai visto con quel che ha comportato. Frattura del terzo medio dell’ulna sinistra, l’11 luglio, quando Meret aveva appena allungato le proprie mani sul Napoli: 25 milioni per avere un predestinato e prendersi con lui il futuro, un investimento e anche un gesto di «fede» verso un predestinato in perenne lite con la sorte avversa. A Ferrara gli era capitato di attraversare l’inferno: un intervento in Germania, «per trattare una instabilità della parete inguinale», e «appena» tredici partite poi in serie A, tra un dolorino e l’altro.

SI SCALDA. Ma il paradosso, o anche il tormento di chi comincia a sospettare di essere diventato obiettivo d’una maledizione, è in quel pomeriggio in cui a Dimaro-Folgarida si consuma, nel suo piccolo, un dramma, perché quando l’ulna sinistra di Meret va in frantumi, ed era la partitella d’esordio nel Napoli, l’eco sordo s’avverte in tribuna: in quel labirinto, in cui ci si può smarrire, s’accatasta anche altro, una infiammazione alle «vecchia» spalla, e le umanissime paure di non potercela fare, perché tutto pare remare contro e l’umore, diamine, rotola nella penombra. Ma hanno riaperto la porta, proprio adesso, e si rivede la luce: Meret in panchina può sorridere e guardare avanti, magari all’8 dicembre, quando, chissà, gli spalancheranno il San Paolo e glielo lasceranno godere. Qua le mani…

Ecco da dove si può iniziare con le ricerche:

  1. Australia Special Broadcasting Service;
  2. Germania Zweites Deutsches Fernsehen;
  3. Indonesia Rajawali Citra Televisi Indonesia;
  4. Georgia Georgia Public Broadcasting;
  5. Grecia Ellinikí Radiofonía Tileórasi;
  6. Austria Österreichischer Rundfunk;
  7. Irlanda Raidió Teilifís Éireann;
  8. Bosnia ed Erzegovina Radiotelevizija Bosne i Hercegovine;
  9. Finlandia Yleisradio Oy;
  10. Cipro Cyprus Broadcasting Corporation;
  11. Honduras Televicentro;
  12. Birmania Myanmar National TV;
  13. Ecuador RedTeleSistema;
  14. Lussemburgo Radio Television Luxembourg;
  15. Colombia Radio Cadena Nacional;
  16. Croazia Hrvatska radiotelevizija;
  17. Cina China Central Television;
  18. Kosovo Radio Television of Kosovo.

Banalità: perché è assolutamente falso ciò che si sente a luglio, quando il cervellone sputa fuori il calendario; e stavolta, se le classifiche hanno un senso (e dovranno pur avercelo) provate a dire che «tanto si devono affrontare tutte». Luoghi comuni: però ci sta, d’estate, e d’altro canto qualcosa va pure sussurrata: ma adesso no, almeno ora è diverso, il campo qualche mezza sentenza l’ha emessa, non saranno definitive, ci mancherebbe, ma ci sono valori che sono lì e vanno manipolati con cura. Perché la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità venga fuori.

Ancelotti saprà cosa l’aspetta da qui alla fine del 2018…
«La possibilità per continuare ad essere competitivi pure nella seconda parte della stagione: bisogna sfruttare queste partite che ci attendono per accorciare, in campionato, dalla prima e per passare il turno di Champions».
Il vertice è distante, comunque.
«E questo penso che sia un merito della Juventus. Noi stiamo giocando bene e con continuità: non dobbiamo lasciarci condizionare dalle distanze, aver pazienza e fare risultato».
Vi attendono una serie di gare non proibitive.
«Ma guai pensare che sia facile. Sulla carta, e solo sulla carta, anche Genova poteva esserlo: poi si è complicata e siamo stati bravi a domarla, facendola nostra. Ma il rischio esiste: sempre»
Mertens ha preso una botta, toccherà a Milik?
«Milik fa parte di una batteria di attaccanti che mi ha soddisfatto, lui compreso. I calciatori vivono momenti e ce ne sono stati in cui il polacco era avanti agli altri».
Una traccia di formazione c’è e prevede Diawara.
«Stanno bene quelli che sono rientrati dalle Nazionali, va valutato il colpo rimediato da Mertens e quanto a Diawara: sta bene, sono contento di cosa stia facendo e stavolta sì, potrebbe essere la sua ora».
E’ cambiato il vento, rispetto a tre mesi fa, e oggi sarà un San Paolo (quasi) pieno: quali meriti Ancelotti ascrive a sé, ignorando – se possibile – l’umiltà?
«Io sono contento e mi fa piacere del clima che si respira intorno a noi. Mi auguro che ci sia sempre più gente, perché Napoli è la nostra forza. Ma i meriti appartengono a tutti, alla squadra, al club».
L’appaga il livello spettacolare del suo Napoli?
«Siamo una squadra che ha sostanza, che sa leggere bene le partite e quando c’è da giocar bene lo fa. Ma sappiamo anche soffrire, come si è visto a Marassi. E abbiamo personalità».
Discorsi della sosta: il San Paolo, possibilmente senza pista.
«Visto con gli occhi del tifoso, è chiaro che piacerebbe avere il campo vicino agli spalti. Ma il discorso va ampliato: il San Paolo fa parte della storia del nostro calcio e deve rimanere ed essere comodo, migliore».
Ma si è parlato tanto di Cavani, di mercato…
«Non mi nascondo: mi è stato chiesto se mi piacesse allenarlo ed essendo uno dei pochi bravi che non ho avuto con me, ho detto e dico di sì. Ma non ho mai allenato neanche Messi, Mbappé e Neymar e ciò non vuol dire che arriveranno. Però so quanto Napoli ami Cavani… In particolare, sul mercato, io penso che a gennaio non arrivi nessuno: abbiamo rientri importanti – Meret, Ghoulam, Younes, Chiriches – e siamo belli così».
La sua battaglia sulla inciviltà negli stadi, sui cori discriminatori e offensivi, è scivolata quasi via…
«Se le istituzioni saranno restie, noi andremo avanti. E sono convinto che i nostri tifosi mostrino la loro maturità».

 Il Chievo, la Stella Rossa: ma fossero soltanto loro due i tormenti, perché il calcio è anche altro e la sosta, la chiamano così, è il più grosso inganno che ci sia. Due settimane senza calcio, però sempre piene di partite, anche una ogni tre giorni, dunque anche peggio di quando il calendario è intasato: e poi metteteci i viaggi, le differenze che ci sono – alimentari ma anche atletiche, nella preparazione – e quel che ne consegue. La formazione resta un rebus, è chiarissimo, però qualcosa è possibile intravedere lasciando che arrivino suggerimenti dalle casacchine, da sedute che hanno avuto un senso e che qualcosa indicano: per esempio, più Karnezis che Ospina tra i pali, nello spirito di una rotazione che alimenti l’autostima e le motivazioni di chiunque; più Ounas che Fabian Ruiz a sinistra, per avere un uomo che sappia far male e creare la superiorità contro un avversario presumibilmente moderato e dal quale Di Carlo, che debutta sulla panchina veronese, sognerà equilibri e coperture.

RITOCCHINO. E poi sarà un Napoli che finirà per somigliare in qualcosa a quello con l’Empoli, con Malcuit a destra e (probabilmente) Mario Rui a sinistra, con Albiol e Koulibaly centrali; con un centrocampo che riparte da Callejon sulla propria corsia, che consentirà ad Allan di rifiatare sistemando Rog e Diawara in mediana; e davanti, visto che Mertens ha preso una botta in allenamento e che, comunque, Milik garantisce la sua presenza, il tandem diventerà italo-polacco, con Insigne a far da partner al gigante dell’Est. Il ritocchino è servito in cinque mosse, rispetto al Genoa… Chissà quanti mercoledì prossimo.

Il calendario favorevole per provare ad accorciare le distanze dalla Juventus, senza mai abbassare la concentrazione, soprattutto con le formazioni più indietro in classifica. Il Chievo oggi è la classica buccia di banana sulla quale Ancelotti vuole che la sua squadra non scivoli. «Ogni partita va preparata al meglio – ha detto il coach nella conferenza di ieri – e sappiamo che il Chievo, pur essendo ultimo, sarà motivato dal cambio dell’allenatore. Dobbiamo sfruttare queste gare da qui a Natale, per provare ad accorciare le distanze dalla Juve: i 6 punti di distacco ci devono dare motivazioni per fare il massimo in questo periodo». Ancelotti ha sempre ripetuto di fidarsi dei suoi calciatori, nei quali crede ciecamente, così tanto da cancellare il ritiro, concedendo loro la serata a casa per poi ritrovarsi stamattina a Castelvolturno. Un organico talmente competitivo da farlo sbilanciare anche in chiave mercato: «A gennaio non andrà via e non arriverà nessuno, la rosa va più che bene e arriveremo così fino a giugno. Cavani? Ci sarà il tempo per fare una valutazione, ma non mi nascondo su di lui: è uno dei pochi giocatori bravi con cui non ho mai lavorato e mi piacerebbe allenarlo». La vittoria della Juve sulla Spal era prevedibile e oggi toccherà al Napoli, che riceverà la spinta anche dei 47mila spettatori che faranno registrare il record di presenze al San Paolo in questo campionato. Ancelotti ha annunciato novità in formazione, la prima è Diawara. «E’ tornato in buona condizione, come tutti quelli che sono andati in Nazionale, attraversa un periodo positivo e credo che lo farò giocare. Milik? Fa parte di una batteria di attaccanti che fin qui mi ha soddisfatto. In questo momento Mertens è più avanti di Milik, ma conosco le sue qualità e non deve dimostrarmi niente». Il polacco quasi certamente farà reparto con Insigne, perchè Mertens ha preso un colpo nell’allenamento di ieri e dovrebbe cominciare dalla panchina. Al suo fianco anche Meret, alla prima convocazione stagionale, dopo il lungo periodo di recupero a causa della frattura all’ulna. Tra i convocati c’è anche Ghoulam: ma è in condizione di giocare? «E’ fermo da un anno – ha spiegato Ancelotti – ed è recuperato dal punto di vista fisico, gli manca l’adattamento alle partite ed il confronto con l’avversario. Quanto prima lo farò giocare».

NAPOLI. (raf.aur.) La formazione anti-Chievo è fatta, anche se Ancelotti ha ancora un dubbio che lo costringerebbe a spostare alcune pedine. Sul lato sinistro è prevista la coppia Rui-Zielinski, ma se il coach scegliesse un Napoli più offensivo, con Ounas, allora rientrerebbe in gioco Hysaj: il portoghese finirebbe in panchina. L’innesto del franco algerino comporterebbe anche lo slittamento di Zielinski a centrocampo, di fianco a Diawara, con Rog fuori. Sarà una scelta che Ancelotti farà all’ultimo momento. Younes e Verdi sono di nuovo ai box, Mertens è un po’ acciaccato e pure Maksimovic non è al top: è tornato giovedì dalla Serbia, dove ha svolto alcune terapie. Koulibaly è diffidato ed un eventuale giallo gli farebbe saltare la trasferta di Bergamo. Per tutta la settimana Luperto provato centrale.

Dopo più di tre anni Mimmo Di Carlo torna su una panchina di un club di serie A. Debutto difficile, per non dire proibitivo, al San Paolo contro il Napoli di Carlo Ancelotti, per il suo Chievo a zero punti in classifica e al terzo allenatore (lui, appunto) in stagione dopo l’esonero di Lorenzo D’Anna e le dimissioni di Gian Piero Ventura. «Inizia il nostro percorso verso la salvezza – dice – consapevoli della forza dell’avversario che andiamo ad affrontare. Ai miei ragazzi chiedo la prestazione, che significa riproporre lo spirito Chievo, avere coraggio, avere voglia di lottare». Al San Paolo ci sarà ancora un Chievo rabberciato. Molti gli indisponibili, tra cui l’ex Giaccherini, mentre Cacciatore e Djordjevic, che hanno recuperato, andranno inizialmente in panchina. Di Carlo riproporrà lo schema tattico che aveva contraddistinto le sue precedenti esperienze sulla panchina clivense, ovvero il collaudato 4-3-1-2 con Birsa alle spalle della coppia d’attacco che sarà formata da Stepinski e Meggiorini. «Sono curioso di vedere le risposte che mi daranno i miei giocatori. A loro ho detto che da gruppo bisogna diventare squadra e a Napoli si dovrà giocare da squadra, chiudendo tutti gli spazi, senza lasciare nemmeno un centimetro agli avversari. Affrontiamo una grande formazione, lo sappiamo e sappiamo anche che questo deve essere uno stimolo ulteriore per fare bene, per dimostrare a tutti che il Chievo non abdica in anticipo e che per la lotta-salvezza ci sarà fino alla fine».
In difesa, il recupero di Barba consente a Di Carlo di bloccare la fascia sinistra con l’ex empolese, mentre a destra agirà De Paoli con Bani e Rossettini coppia centrale. In mezzo al campo, regia affidata a Radovanovic con Obi ed Hetemaj interni. «In campo – ammonisce Di Carlo – bisognerà andare con la testa sgombra, senza timore reverenziale. Il campionato è lungo e da ogni singola partita dobbiamo cogliere l’occasione per crescere».

Senza tregua. Roberto Mancini gli ha risparmiato l’amichevole in Belgio, contro gli Stati Uniti, dopo averlo utilizzato contro il Portogallo, in Nations League. Carlo Ancelotti, invece, non gli risparmierà nulla, nemmeno il Chievo, che chiude la classifica della Serie A. Lorenzo Insigne sarà tra i titolari, oggi pomeriggio. Conta poco il livello dell’avversario, magari la migliore qualità tecnica e i 28 punti che dividono le due squadre in classifica: l’allenatore non vuole correre rischi, pretenderà i tre punti per restare nella scia nella Juventus. E, dunque, non risparmierà energie lì dove il Napoli esprime il meglio di sé, ovvero nella fase offensiva che Carlo Ancelotti ha elogiato nella conferenza pre gara. Ne ha sottolineato la continuità sotto rete (miglior attacco del campionato) e, soprattutto, l’importanza nel sostenere la fase difensiva ogni qualvolta che l’avversario prova a pressare…

GARANZIA Sa bene l’allenatore che la presenza di Lorenzo Insigne è una garanzia per i compagni, le sue giocate sono quel qualcosa in più che, spesso, garantisce la differenza. Come i suoi gol. Fin qui ne ha realizzati 10, nelle 15 presenze stagionali, di cui 7 in campionato. Mai, prima d’ora, l’attaccante aveva avuto un inizio così intenso. Lui stesso l’ha ammesso nei giorni trascorsi con la Nazionale, dove ha ribadito l’importanza avuta da Ancelotti in questa sua trasformazione. L’ha curata nei minimi particolari, il tecnico, consapevole che col talento napoletano avrebbe potuto sostenere il sogno di un intero ambiente.

INAMOVIBILE Da qui nasce la sua inamovibilità. Insieme con Koulibaly e Allan è il giocatore più utilizzato. Non è facile rinunciarvi. D’altra parte, il secondo posto in classifica è stato determinato, finora, dalle sue prodezze. Gol pesanti che hanno prodotto punti altrettanto pesanti, sia in campionato sia in Champions League. Resterà nella storia la sua rete al Liver-pool, al San Paolo, così come quella realizzata al Parco di Principi, contro il Psg, talmente bella, per esecuzione, da meritarsi persino gli applausi dei tifosi avversari. Insomma, un Insigne per sempre, perché nei momenti decisivi riesce ad essere determinante, ad assicurare quella qualità che emerge in ogni sua giocata. Oggi pomeriggio, potrebbe incrementare il suo numero di reti per avvicinarsi al primo posto nella classifica dei cannonieri, guidata da Cristiano Ronaldo, che ha toccato quota 9 con la rete segnata, ieri, alla Spai e Piatek.

INSIDIE II Chievo è un po’ la bestia nera del Napoli. Lo è stato particolarmente negli anni passati e lo stava per essere anche nello scorso campionato. Quella domenica, la squadra di Maurizio Sarri riuscì nei minuti finali a capovolgere il risultato, dopo essere stata in svantaggio per quasi tutta la gara. Il gol di Diawara all’ultimo secondo, dei 4 minuti di recupero, fece esplodere il San Paolo e negò il pareggio ai gialloblù. Le insidie della gara odierna le ha sottolineate proprio Ancelotti, preoccupato dall’avvento in panchina del nuovo tecnico. «Giochiamo contro gli ultimi della classifica, ma saranno motivati dal cambio dell’allenatore. Di Carlo proporrà qualcosa di nuovo», ha spiegato il tecnico napoletano.

TURNOVER Qualcosa cambierà, dunque, Ancelotti. Ha confermato la presenza a centrocampo di Diawara, dal primo minuto, e con lui potrebbe esserci anche Marko Rog. In attacco, invece, resterà fuori Mertens che, ieri mattina, durante l’allenamento di rifinitura, ha rimediato una ginocchiata su una coscia e si è fermato. Non dovrebbe essere nulla di grave, ma l’allenatore preferirà non rischiarlo in considerazione della sfida di Champions League, contro la Stella Rossa, che si giocherà mercoledì sera, al San Paolo. Al suo posto, allora, ci sarà Arek Milik, reduce dalla rete realizzata con la Polonia, contro il Portogallo, in Nations League. Un’opportunità per l’attaccante che, fin qui, ha segnato 4 reti in campionato.

Niente sorprese dal mercato, Ancelotti conferma quanto già detto da De Laurentiis: «A gennaio non arriverà nessuno». Dunque, meglio pensare al Chievo, seppur con lo sguardo già rivolto all’estate: «Non mi nascondo su Cavani perché mi piace allenare grandi calciatori». Ci sarà tempo ora è tempo di campionato: «Vogliamo cominciare bene questo ciclo – spiega Ancelotti – perché da qui a Natale vorremmo superare il turno di Champions e ridurre il gap dalla prima in campionato. Se siamo dietro alla Juve è solo per merito loro». Difficile chiedere di più a questo Napoli: «Godiamoci il pubblico che sta tornando numeroso al San Paolo. Certo, senza pista sarebbe meglio».

MERET Ancelotti ha una parola anche per Meret: «È rientrato con gli altri e sta facendo un lavoro completo. È recuperato, è convocato e andrà in panchina, poi valuteremo l’impiego e le rotazioni dei tre portieri»

Più che di rivoluzione a Veronello si parla di «ritorno alla normalità». La traumatica conclusione del rapporto con Gian Piero Ventura al Chievo è stata assorbita e ora con Mimmo Di Carlo, per la terza volta alla guida del club di Luca Campedelli, si parte alla ricerca di un miracolo. Il ritardo è tanto. Si parte da Napoli, tappa tostissima.

Cosa ha fatto Di Carlo a Veronello ? Ha riportato tutto alla normalità aprendo nuovamente gli allenamenti ai tifosi e intrattenendosi con loro. Ha lavorato al recupero degli infortunati e ora Cacciatore e Djordjevic sono tornati a disposizione. Non lo è ancora l’ex Giaccherini. «Contro il Napoli dobbiamo ritrovare il giusto di essere squadra. Ci vorrà grinta e personalità. Quel che ho chiesto ai ragazzi è la prestazione. Ma, soprattutto, il coraggio e la voglia di lottare», dice Di Carlo che ha già avuto nelle precedenti esperienze Cesar, Hetemaj e Pellissier. «Ho trovato un gruppo che ha personalità e predisposizione al sacrificio. Dovremo essere bravi nel guardarci in noi stessi e lottare sempre, senza lasciare aN’awersario un solo centimetro. Chiedo di crederci e provarci sempre e di avere senso di appartenenza. Pellissier? Deve essere un esempio per tutto il gruppo, è lui che dà l’input ai ragazzi».



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