Angelica Angelinetta è morta a soli 26 anni uccisa da quella “bestia” che l’aveva costretta su una sedia a rotelle e impossibilitata persino a leggere per la fatica nel respirare. Ma i suoi messaggi, fino alla fine, hanno resa protagonista questa giovanissima Comasca di una battaglia social per la ricerca sulla malattia genetica più grave e diffusa al mondo, che ancora non ha una cura, la fibrosi cistica.
La fibrosi cistica è una malattia genetica a trasmissione autosomica recessiva con incidenza pari, nel nostro paese, a 1:2.500 nati vivi ma con variazioni significative da regione a regione. Essa è causata da una mutazione di un singolo gene, localizzato sul braccio lungo del cromosoma 7, che codifica per una proteina denominata Cystic Fibrosis Transmembrane Conductance Regulator (CFTR). Il gene CFTR determina la produzione di una proteina presente sulla membrana di tutte le cellule epiteliali dell’organismo, responsabile della formazione e dell’attivazione del canale del cloro di cui garantisce il trasporto. L’alterazione di tale canale ionico comporta un’alterazione dello scambio di cloro, sodio e conseguentemente di acqua attraverso le membrane cellulari. Ciò causa la produzione di secrezioni dense e vischiose in tutti gli organi interessati e favorisce le infezioni e la loro cronicizzazione nell’apparato respiratorio.
Cos’è la fibrosi cistica?
La fibrosi cistica è la malattia genetica ereditaria più frequente nella popolazione europea dopo l’anemia mediterranea (Talassemia). In Italia, circa un bambino ogni 2500 ha la fibrosi cistica. Una persona ogni 25 è un portatore sano di fibrosi cistica. La malattia è causata dall’assenza o dal mancato funzionamento di una proteina denominata CFTR, e che ha la funzione di trasportare il cloro attraverso la membrana delle cellule. I sintomi più frequenti della malattia sono le infezioni respiratorie ricorrenti, la necessità di espettorare e una crescita inferiore alla media dovuta a digestione incompleta e scarso assorbimento dei grassi contenuti negli alimenti. I polmoni sono gli organi più colpiti dalla malattia. L’assenza della proteina CFTR determina infatti un ispessimento del muco che ricopre le mucose respiratorie favorendo le infezioni che danneggiano progressivamente la struttura stessa dei polmoni. Il sudore delle persone affette ha la caratteristica di essere particolarmente salato. Per questo nei mesi più caldi i bambini piccoli sono a rischio di perdere grandi quantità di sali. La maggioranza dei maschi affetti da fibrosi cistica presenta un’ostruzione o assenza (agenesia) dei dotti deferenti e, pertanto, il loro liquido seminale non contiene spermatozoi.
E’ possibile guarire dalla fibrosi cistica?
Non esiste allo stato attuale una possibilità di guarigione. Le persone malate vengono sottoposte ad un insieme di terapie (antibioticoterapia, fisioterapia respiratoria, assunzione di enzimi digestivi, areosol) che ha lo scopo di tenere sotto controllo le conseguenze della malattia. L’adesione a queste cure presso i Centri di riferimento per la Fibrosi Cistica ha migliorato notevolmente l’attesa di vita. I dati indicano che, per chi nasce oggi con la malattia, l’attesa di vita è di circa 40 anni.
Cosa vuol dire genetica ed ereditaria?
La fibrosi cistica è una malattia genetica, non può essere presa “per contagio”. Le mutazioni che causano la malattia si trovano nel gene CFTR. I geni sono dei frammenti di DNA che si trovano all’interno dei cromosomi e che hanno la particolarità di contenere alcune istruzioni in codice che servono per costruire i diversi tipi di proteine. Ogni gene è presente in due copie: una ereditata dalla madre ed una dal padre. Questa stessa regola vale anche per la fibrosi cistica: tutti possiedono due copie del gene della fibrosi cistica. Quando entrambe le copie del gene, una ereditata dal padre ed una dalla madre, sono alterate, cioè con una mutazione, nel figlio si manifesta la malattia. I genitori di un malato, che possiedono una copia del gene normale ed una con la mutazione sono definiti portatori sani. Molto spesso un bambino con la Fibrosi Cistica nasce in una famiglia in cui non vi è stato in precedenza alcun malato. Il rischio riproduttivo per una coppia di portatori sani è così schematizzato ad ogni concepimento e indipendentemente dal sesso del nascituro: – Una probabilità di 1 su 4, cioè del 25%, di trasmettere contemporaneamente il gene mutato. In questo caso il figlio sarà malato. – Una probabilità di 1 su 4, cioè del 25%, di trasmettere contemporaneamente il gene normale. In questo caso il figlio sarò non affetto e non portatore di fibrosi cistica. – Una probabilità di 2 su 4, cioè del 50%, di trasmettere o la copia materna o la copia paterna del gene mutato. In questo caso il figlio sarà portatore sano. Queste probabilità si realizzano ogni volta che avviene un concepimento, indipendentemente dall’esito dei concepimenti precedenti.
La diagnosi prenatale Se entrambi i membri della coppia scoprono di essere portatori sani, possono scegliere di sottoporsi ad una diagnosi prenatale in occasione della gravidanza. La diagnosi prenatale serve a determinare se il feto ha ereditato entrambe le mutazioni del gene CFTR e sarà quindi malato. L’obiettivo del test è quello di valutare se proseguire la gravidanza conoscendo lo stato fetale oppure interromperla secondo le norme legali in vigore nel nostro Paese. La diagnosi prenatale viene eseguita generalmente all’undicesima settimana di gravidanza, tramite un prelievo di villi coriali, o villocentesi. Un piccolo campione di placenta viene prelevato sotto guida ecografica e successivamente analizzato. La procedura comporta un rischio di circa l’ 1% di perdere la gravidanza a seguito della procedura ostetrica.
Il Test Genetico Attualmente sono disponibili test in grado di individuare i portatori sani di fibrosi cistica. Questi test non possono identificare tutti i portatori perché le mutazioni possibili sono numerosissime, alcune ancora non conosciute. Quindi, un test, anche se negativo (cioè normale), non è in grado di escludere del tutto che una persona possa essere portatrice di fibrosi cistica; la probabilità di essere portatori può essere molto diminuita, ma mai completamente annullata. Il test si esegue analizzando il DNA estratto da un campione di sangue. Ecco gli esiti possibili ed il loro significato: • Se una persona risulta positiva al test, significa che questa persona è portatrice sana • Se una persona risulta negativa al test, significa che la probabilità che questa persona sia portatrice è più bassa di prima, ma non è nulla. Il valore di questa probabilità dipende dal numero di mutazioni testate e dall’origine geografica. • Se entrambi i componenti della coppia risultano positivi al test, quindi portatori, il rischio per ogni gravidanza sarà di 1 su 4 cioè del 25%, • Se un componente della coppia è portatore sano e l’altro è negativo al test, la coppia viene definita “ a rischio intermedio” In tutti i casi è raccomandata una consulenza genetica per commentare il risultato del test e le sue implicazioni.
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