Controcopertina

Meghan Markle, il padre afferma: “Mia figlia prigioniera della casa reale”



Ho tentato, in questi due mesi che sono trascorsi dal matrimonio di Meghan con il principe Harry, di mettermi in contatto con lei e con la famiglia reale, ma non sono mai stato richiamato. Non ho un indirizzo al quale scrivere. Insomma, non so come parlare con mia figlia. Di lei non ho più notizie. Ho un messaggio per la mia bambina: ti amo e mi dispiace per il comportamento che ho tenuto. E agli Windsor: sono il padre della moglie di Harry. Vi prego, voglio solo vederla».



È un appello tra il tragico e il grottesco quello che Thomas Markle, il padre della duchessa di Sussex, ha affidato al quotidiano londinese Sun on Sunday. Perché se da una parte manifesta il dolore di un uomo ritenuto impresentabile e per questo tenuto lontano dalla figlia oggi altezza reale, dall’altra sorvola sullo scandalo in conseguenza del quale fino a oggi è stato messo un oceano, l’Atlantico, tra lui e la nuova vita di Meghan.

Tutti ricordiamo la storia del finto servizio paparazzato: per 100 mila euro l’uomo, ex direttore delle luci a Hollywood, ha venduto l’esclusiva a un’agenzia fotografica mentre si provava un tight, mentre arrivava a Los Angeles per imbarcarsi sul volo intercontinentale per Londra e in altre situazioni preparatorie del matrimonio di sua figlia. È stato lui stesso ad autodenunciarsi: i denari gli servivano per operarsi al cuore. Dopo l’iniziale sconcerto, il matrimonio da favola alla St. George Chapel di Windsor ha distolto l’attenzione dall’imbarazzante “incidente”, archiviato con un comunicato di palazzo in cui semplicemente veniva annunciata la defezione di Thomas al matrimonio per questioni di salute.

Tra le mura di Buckhingham Palace, tuttavia, l’irritazione è stata tale che, a distanza di una sessantina di giorni, Sally Osman e Steve Kingstone, due dei più navigati esperti della comunicazione di palazzo, sono stati congedati perché incapaci di gestire il Markle gate, come ormai il caso prematrimoniale viene rubricato. Le parole che Thomas ha affidato alla stampa non sono state solo di autocommiserazione e non hanno solo invocato un armistizio. Solleticato dai giornalisti, infatti, il papà di Meghan è passato all’attacco. «Quello che mia figlia sta sfoggiando negli eventi pubblici non è il sorriso della Meghan che conosco. Glielo leggo negli occhi. È un sorriso che nasconde una grande sofferenza. È terrorizzata dalla pressione che sente su di sé. Dopotutto bisogna pagare un prezzo molto caro per entrare a far parte di quella famiglia».

L’evidenza invocata da Thomas Markle risiede a suo dire nelle espressioni che Meghan ha manifestato nella giostra di eventi pubblici ai quali ha partecipato di recente: dal battesimo del piccolo Louis, di cui in queste pagine pubblichiamo gli scatti ufficiali, al primo viaggio con il marito in Irlanda, al torneo di tennis di Wimbledon al quale ha assistituo in coppia con la cognata Kate: non è una Meghan distesa, rilassata, ma ingessata e costantemente in imbarazz- zo, dice suo padre. Colpa di quello stress incalzante di cui anche noi, prima di tutti, vi abbiamo relazionato qualche settimana fa. Una situazione di sofferenza comprovata dalle precarie condizioni del cuoio cappelluto della duchessa, colpito da una forma di alopecia diagnosticata anche dal noto dermatologo Antonino Di Pietro.

Una sofferenza tricologica che ha fatto correre ai ripari lo staff della duchessa, governato dalla scaltra Ami Picherill: per superare l’empasse è stato nominato un nuovo hair stylist, George Northwood, tra i parrucchieri più quotati della City, che ha coperto gli effetti del disturbo raccogliendo i capelli di Meghan, disegnandole una riga in centro e obbligandola a un sapiente e tattico uso dei cappellini. Se a questo si aggiunge la questione magrezza, 46 chili è l’ultimo peso stimato della duchessa, il patimento sembra bello che provato, nonostante sia mascherato dai capi di alta moda che ha indossato come in un interminabile défilé: dall’amato Givenchy al francese Roland Mouret, a Ralph Lauren, passando per Emilia Wickstead, Meghan veste solo capi firmati e molto costosi, per i quali è stata criticata, ma che fanno parte del personaggio glamour, e ora anche blasonato, che deve interpretare.

Tornando allo sfogo di Thomas, l’uomo dà la colpa dello strazio di sua figlia non tanto a Harry quanto al suo circondario familiare, e in particolare alla regina Elisabetta, rea a suo dire di obbligare la famiglia a vivere «secondo stupide regole ancestrali», quel famoso protocollo che impedirebbe a Harry e Meghan «di manifestare i propri sentimenti». Parole cariche di astio che vanno soppesate – dopotutto Thomas ha firmato lui stesso il suo foglio di via per l’esilio – ma che trovano fondamento in una verità manifesta: Markle non ha mai potuto avvicinare la figlia, non è mai stato a Londra a farle visita, ritenuto evidentemente persona non gradita.

Certo, quell’attitudine di manifestare sui giornali le proprie emozioni, che gli Windsor detestano e deprecano, non fa del padre di Meghan un personaggio di cui fidarsi: resterebbe sempre il dubbio che di fronte a un assegno con molti zeri possa riportare commenti e situazioni familiari nati private e che tali dovrebbero rimanere.

Il fiume di parole di Thomas ha travolto anche i giorni del matrimonio, criticando gli Windsor per il posto assegnato alla ex moglie Doria («È stata tenuta lontana dai membri stretti della famiglia»), e si è concluso con “il ricatto” di un addio improvviso. «Potrei morire da un momento all’altro. Davvero mia figlia vuole che l’ultimo capitolo della nostra vita sia questo? La voglio vedere e ho deciso che andrò a Londra, con o senza invito».
Le dichiarazioni di Markle arrivano – che tempismo perfetto! – a distanza di qualche giorno dall’ultimo attacco sferrato dalla sorellastra di Meghan, Samantha, che su Twitter ha apostrofato Harry dandogli del “pappamolle” e la sua sposa come la duchessa del nonsenso, addirittura sostenendo che Diana si sarebbe vergognata di averla come nuora. Ennesima prova del degrado familiare che la duchessa di Sussex ha portato in dote agli Windsor. Uno strano percorso per il rinnovamento della corona.



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