Controcopertina

Medico 50enne in servizio all’Asp muore per setticemia in corsia



Un medico cinquantenne in servizio all’ ASP di Cosenza, muore in corsia per setticemia. Una sospetta colpa medica. Il medico-paziente aveva chiesto ai colleghi l’amputazione di un arto inferiore per una cancrena non adeguatamente trattata, ma muore a distanza di un mese dal ricovero in ospedale. Il cinquantenne medico in servizio presso l’asp di Cosenza si sarebbe rivolto al pronto soccorso di dell’Annunziata nello scorso Aprile per un gonfiore al piede. Il caso è stato preso in gestione dal servizio di Dermatologia dello stesso ospedale dal quale è stato dimesso subito dopo essere stato sottoposto ad una veloce visita ambulatoriale. Dopo pochi giorni continuava ad avere forti dolori al piede accompagnati da una secrezione il medico sarebbe ritornato nuovamente presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cosenza. Nonostante tutto sarebbe stato dimesso senza avere effettuato alcun indagine approfondita sulla causa del problema che accusava in quella occasione.



Secondo la denuncia presentata successivamente, fu lo stesso medico a richiedere approfondimenti mai effettuati. Il giorno seguente, un collega del medico presente alle sofferenze patite in quel momento, chiamò il 118 poiché le condizioni erano notevolmente peggiorate. Il medico è stato ricoverato in ospedale dietro alle forti insistenze del collega e dai sanitari del 118 che hanno constatato la gravità della situazione. Finalmente il medico è stato ricoverato secondo le valutazioni del pool di consulenti dalla famiglia del medico dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Roma policlinico Gemelli. Al paziente che è rimasto in ospedale per oltre un mese, non fu affrontato alcun presidio terapeutico idoneo a poter individuare la patologia di cui era affetto, cioè stabilizzare e curare la stessa per un periodo superiore ai 30 giorni con conseguente evoluzione completamente negativa alla lesione della gamba che è interessato via via tutto l’arto al punto da entrare in cancrena.

Questo è quello che avrebbero ricostruito i consulenti della famiglia dello sfortunato medico che viene rappresentato dal legale Massimiliano Coppa. Ci sarebbe anche da precisare che durante il ricovero le competenze del medico fu spesso a richiedere l’amputazione dell’arto ai suoi colleghi per poter salvarsi la vita considerato che conosceva bene gli effetti che quella patologia da tempo diagnosticata che avrebbe potuto intaccare la propria salute e la propria vita. Nonostante ciò, Tutto questo non fu mai effettuato dopo un mese di ricovero. Il medico all’età di 50 anni muore in ospedale tra dolori lancinanti ed atroci sofferenze, stroncato da una infezione devastante denominata setticemia che non ha lasciato scampo al medico.

Il giovane medico lascia due sorelle e il padre, ed ancora oggi non si danno pace. Dal giorno del decesso la famiglia per scoprire la cruda verità sia è avvalsa dell’avvocato Massimiliano Coppa Noto esperto in campo medica ed in campo nazionale ed ha chiesto in sede civile ma soprattutto in sede penale l’accertamento delle cause che purtroppo repentinamente hanno condotto alla morte il giovane medico, che poteva ma soprattutto avrebbe voluto, continuare a curare tanta gente con dedizione, come la ricordano i suoi familiari.



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