Ci risiamo. Un imprenditore offre lavoro, ma non trova personale. E punta il dito contro quegli italiani che, nonostante siano senza un’occupazione, sembrano poco inclini a sacrificarsi. Ormai questo tipo di notizie, sempre più frequenti negli ultimi tempi, rappresenta quasi un genere a sé. Tanto che ci si chiede: com’è possibile che certi mestieri i giovani (e non solamente loro), non vogliono più farli?
È vero che in alcuni i casi, nel raccontare queste storie, i media hanno calcato un po’ la mano e prima di dare giudizi bisognerebbe conoscere anche le motivazioni che si celano dietro un rifiuto. È però innegabile che episodi del genere non siano solo frutto delle fantasie dei datori di lavoro: accadono davvero, sebbene – almeno a nostro avviso – sia sbagliato ricavarne una regola generale e, come talvolta accade, a volte la verità potrebbe essere nel mezzo.
L’ultimo caso del genere arriva da Roma. L’imprenditore Leonardo Leone Solla, titolare di una catena di centri benessere, ristoranti e di attività che operano nel turismo e nell’intrattenimento, è costantemente alla ricerca di nuove figure professionali da inserire nei propri organici. Eppure, come racconta all’agenzia di stampa Askanews, fatica a trovare personale.
“Sono molti anni che pubblico annunci e, nell’80% dei casi, non riesco a trovare il personale richiesto”, dice l’imprenditore. “Di curricula ne ricevo moltissimi ma il loro numero è inversamente proporzionale al reale interesse delle persone”.
Uno degli annunci andati a vuoto è il seguente:
“Storico Ristorante zona Marconi/Portuense Roma cerca cassiera con esperienza nel settore, disponibilità orari serali e festivi. Inviare cv con foto a…”.
“Il lavoro è troppo lontano da casa”
“L’aspetto che mi sorprende – sottolinea Solla – sono le motivazioni con le quali le persone rifiutano le nostre offerte professionali”.
“Non posso accettare il lavoro perché è troppo lontano da casa’, è una delle tante risposte che ho ricevuto. Ma a quanto pare, solo per fare un esempio, i 1.100 euro al mese previsti per fare la cassiera sembrano non far ‘gola’ a nessuno. I candidati – prosegue il manager – sembra vogliano anche dettare le regole e gli orari del loro impiego. Qualcuno, addirittura, dopo aver superato la preselezione iniziale, non si presenta alla giornata di ‘prova’”.
Ma non è tutto. “C’è anche chi vorrebbe venire al lavoro non prima delle ore 9.00 di mattina, chi si rifiuta di lavorare nei giorni festivi o il mercoledì pomeriggio perché ha il corso di nuoto. Solo negli ultimi mesi – prosegue – siamo alla ricerca di store manager, cassiere, camerieri, estetiste, commerciali, operai edili, segretarie e di altre figure professionali”.
Colpa delle famiglie, ma anche degli imprenditori “vecchio stampo”
La questione, purtroppo, non è ascrivibile solamente al territorio romano. Le cronache di questi anni, infatti, riportano episodi analoghi anche in altre regioni. Forse è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio, ma il manager ha una sua spiegazione del fenomeno.
“I giovani per esperienza personale – sostiene Solla – faticano a svegliarsi presto la mattina. Molta della responsabilità è data anche dalle famiglie iperprotettive e dagli imprenditori ‘vecchio stampo’ che non sanno motivare i ragazzi. Non a caso, da quest’anno, sto girando l’Italia come ‘formatore’. Il mio desiderio è quello di aiutarli, fornendogli maggiori strumenti per affrontare il mercato lavorativo”.
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