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Il dolore di Lara: non posso avere rapporti intimi ma ho il fidanzato



Lara Parker non può avere rapporti intimi per colpa di una patologia che rende la penetrazione dolorosa. Ma lei ricorda che vale la pena amare comunque. Sta diventato virale sui social l’articolo autobiografico di Lara Parker, una redattrice di Buzzfeed che da tempo si occupa di una tematica particolare, la vagina. Nel suo ultimo post, però, la giovane ha voluto spiegare ai suoi lettori il perché di questa sua “fissazione”. “C’è una ragione, – assicura – ed è perché ho diverse patologie che non mi permettono di sperimentare la penetrazione senza provare un dolore estremo e sconvolgente”.



Lara spiega cos’è l’amore

Lara Parker rivela infatti di essere affetta da endometriosi, vaginismo, vulvodinia e cistite interstiziale. Oltre ad una “disfunzione generale del pavimento pelvico”, aggiunge. Insomma, abbastanza per far cadere qualsiasi donna in uno stato perlomeno di angoscia. Lara invece dimostra che si possono affrontare tutti i problemi con il sorriso ed il giusto spirito, assicurando che “quando si trova la persona giusta, tutto il resto non conta”. Anche il sesso.

“Lo so, suona come una di quelle frasi-citazioni che si trovano su Instagram ma è vero” precisa la ragazza.

Lara racconta infatti di aver deciso, un paio d’anni fa, di cominciare ad uscire comunque con i ragazzi anche se non sarebbe stato facile spiegargli al primo appuntamento che non avrebbe mai avuto un rapporto sessuale con loro. “Non è un gran modo per rompere il ghiaccio…” ammette scherzando. Lara spiega di non poter fare sesso perché, quando ci ha provato, è stata costretta a letto diversi giorni anche a causa di un insopportabile “dolore cronico”.

Un bel giorno però, racconta in un video, ha finalmente trovato un uomo che non solo l’ha capita ma che l’ama per quello che è. “Il sesso è solo uno dei tanti modi per esprimere l’intimità – precisa quindi Lara – Mi sento vicina a lui anche quando ci sdraiamo l’uno accanto all’altra tenendoci per mano“. Il post è un’esortazione a tutte quelle donne che vivono la sua stessa condizione. Lara ricorda infatti che “vale la pena amare proprio come chiunque altro”.

L’ endometriosi è definita sul piano anatomo-clinico come la presenza di tessuto endometrio-simile (stroma, ghiandole e vasi) al di fuori della cavità uterina, che induce un’infiammazione cronica reattiva, tessuto cicatriziale e aderenze che possono alterare l’anatomia pelvica della donna. Tale patologia interessa dal 6% al 10% delle donne in età fertile, senza distinzione etnica o sociale. Essa si manifesta con dismenorrea, dispareunia, dolore pelvico cronico, irregolarità mestruali e/o infertilità; nelle donne con dolore e/o infertilità, l’incidenza in età fertile arriva al 35-50%. L’endometriosi è una condizione di sofferenza psicofisica caratterizzata da un’eziologia e una patogenesi non ancora completamente chiarite e un elevato tasso di recidiva.

La finalità principale degli sforzi medici è volta a trattare i sintomi, a far scomparire gli impianti e a prevenire la comparsa di nuovi impianti ectopici di tessuto endometriale, anche al fine di facilitare la fertilità. Questa patologia viene affrontata in più sessioni del Congresso nazionale: in una intera sessione in cui si tratta essenzialmente della terapia, nel simposio SIOG si affronta l’argomento dell’endometriosi e cancro, nel simposio SIEOG si discutono gli aspetti diagnostici. In effetti, spesso questa patologia non viene diagnosticata con gravi conseguenze per la qualità di vita della donna e per la sua fertilità.

Una corretta diagnosi è essenziale per definire la migliore strategia terapeutica. Le diverse localizzazioni endometriosiche (peritoneale, ovarica, profonda) presentano anche differenti problemi diagnostici. L’intervallo tra l’insorgenza dei primi sintomi e la diagnosi clinica di endometriosi è di circa 7-10 anni. Il problema diagnostico maggiore è la difficoltà del riscontro delle lesioni specialmente in assenza di cisti endometriosiche o in caso di lesioni minime; anche la valutazione dell’estensione della malattia è di difficile diagnosi.

La storia clinica della donna, i sintomi, l’esame clinico del la pelvi e l’esperienza del medico contribuiscono a migliorare l’accuratezza della diagnosi. Esistono fondamentalmente due tecniche di imaging utilizzate più frequentemente per identificare e caratterizzare le lesioni endometriosiche: • l’ecografia transvaginale ( talora associata alla ecografia addominale ) • la risonanza magnetica (RM) o MagneticRisonanceImaging (RMI). L’ecografia transvaginale (TV) viene proposta come esame di prima scelta poiché permette una ampia esplorazione della pelvi, è ben accettato dalle donne ed è diffusamente disponibile. Si suggerisce ai clinici di basare la diagnosi di endometrioma ovarico in donne in premenopausa sulla base di ben note caratteristiche ecografiche, di cui l’aspetto a vetro smerigliato e l’assenza di strutture papillari vascolarizzate sono elementi essenziali. In postmenopausa il quadro ecografico è meno specifico. In donne con sintomatologia soggettiva ed oggettiva di endometriosi rettale, la eco TV è utile per identificare od escludere le localizzazioni rettali; si tratta di un esame altamente operatore dipendente, e pertanto l’eco TV non è raccomandata per la diagnosi di endometriosi rettale, se non è effettuata da operatori esperti.

Può essere talora integrata dalla ecografia transrettale (TRUS). Non è stata stabilita l’utilità dell’ecografia 3D per la diagnosi di endometriosi del setto retto-vaginale. La risonanza magnetica (RM) viene considerata un esame complementare all’ecografia transvaginale e riveste un ruolo importante nella valutazione dell’endometriosi pelvica profonda, in particolare nello studio del compartimento anteriore, del setto retto vaginale, del fornice vaginale posteriore e della parete intestinale specialmente per lo studio delle lesioni localizzate oltre la giunzione retto-sigma. Tuttavia i clinici devono essere ben consapevoli che l’utilità della RM nella diagnosi di endometriosi peritoneale non è stata ben definita ed è anch’essa operatoredipendente: la sua interpretazione non è facile e richiede preparazione ed esperienza.

La tomografia (TC) riveste un ruolo di secondo piano nella diagnosi di endometriosi, in particolare può essere impiegata nella ricerca di focolai extrapelvici. Possono essere considerate ormai superate le informazioni fornite da esami radiologici più “datati”, quali l’urografia o il clisma opaco. Vi sono elementi eco-dopplerflussimetrici che possono indirizzare la diagnosi differenziale tra cisti endometriosica benigna e tumore insorto su cisti endometriosica, ma la diagnosi di certezza può essere effettuata solo sull’esame istologico. La diagnosi non invasiva di endometriosi rimane una importante sfida per il clinico. La possibilità di formulare una diagnosi il più possibile corretta, evitando procedure invasive in una fase della malattia quando si possono proporre terapie mediche senza la necessità di ricorrere alla laparoscopia diagnostica, è certamente affascinante con notevoli ricadute cliniche per la donna.

Strumenti quali l’ecografia transvaginale e la RM consentono di identificare lesioni endometriosiche con una buona accuratezza diagnostica permettendo di stabilire un piano terapeutico adeguato alla singola donna, ma si devono ricordare i limiti deglistudi morfologici e va personalizzato il percorso diagnostico-assistenziale in base ai dati clinici ed a quanto ecografia e RM possono fornire. Non si deve dimenticare che iniziare una terapia farmacologica in donne giovani sulla base di diagnosi solo ecografica di endometrioma, con benefico sulla sintomatologia, può portare ad un ritardo nell’accertamento della presenza di endometriosi profonda, trascurando l’approccio chirurgico, con le possibili conseguenza negative sulla fertilità. È essenziale conoscere gli strumenti diagnostici non invasivi a nostra disposizione per offrire alle donne la migliore assistenza, senza tuttavia dimenticare che in molte delle condizioni cliniche, forse la maggior parte, resta indispensabile una conferma diagnostica chirurgica e l’esame istologico. Lo studio ecografico è, anche in quelle situazioni, fondamentale per la programmazione dell’intervento. Proprio per questo, l’Aogoi insieme a Bayer ha prodotto un manuale pratico per la “Diagnosi strumentale di endometriosi” che verrà distribuito gratuitamente a tutti i ginecologi già in occasione del Congresso nazionale



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