Le qualifiche del sabato ungherese sono state inaspettatamente imprevedibili, grazie all’arrivo di un forte temporale che ha scombinato i valori e permesso ai piloti di mostrare la loro sensibilità in condizioni di pista assai difficili. Dopo una prima sessione caratterizzata da pista umida per un breve rovescio giunto sul tracciato poco prima della Q1, le altre due manches si sono svolte su pista bagnata. Di seguito le dichiarazioni dei piloti di Renault, Toro Rosso, Williams e Force India.
Mercedes bacia la pioggia
La pioggia, che raffredda la pista, senza dubbio fa il gioco delle Mercedes. Ieri Hamilton e Bottas, che non hanno completato nemmeno un tentativo in simulazione di qualifica con le Ultrasoft, si miglioravano nei primi due settori ma soffrivano di surriscaldamento nel terzo settore soprattutto sulle gomme posteriori. “In questa stagione” spiegava Toto Wolff a Silverstone”, stiamo vedendo uno schema diverso. “Sulle gomme stiamo imparando gara dopo gara, ed è questo il costante comune denominatore delle gare. Qualche volta le cose van bene, qualche volta no. Dobbiamo cercare di controllare la temperatura delle gomme nel miglior modo possibile”.
In un sabato da crepuscolo degli idoli e stravolgimento delle gerarchie, di incertezze e domande senza risposta ancora per un giorno, arriva la pioggia a lavare i dubbi, a scurire il rosso e far brillare l’argento.
La Ferrari si illude e delude
Si comincia con la pioggia, Williams giustamente rischia con le Ultrasoft in Q1, unica occasione per tentare il colpaccio in una stagione grigia più del cielo di Budapest e con il futuro ancora incerto. All’orizzonte c’è il possibile acquisto da parte di Stroll senior, il papà di Stroll, starebbe decidendo di acquistare la Force India che è entrata in amministrazione controllata e quasi sicuramente perderà Ocon promesso alla Renault.
Vettel, stretto nel limbo, fa il tempo più tardi di tutti, quando i tuoni diventano goccioloni a bagnare le visiere e le telecamere on board. Il tedesco, che aveva chiesto via radio entro quando sarebbe arrivata l’acqua, è sul filo dell’esclusione. Il rischio è l’ultimo settore, il più bagnato, che è anche uno dei meno favorevoli alla Ferrari nel duello con le Red Bull. Ma Vettel riesce a mantenere una marcia più alta e più velocità alla curva 14. In condizioni diverse, nelle simulazioni di ieri, Vettel guadagnava tre decimi e più nel primo settore, scandito dai due rettilinei, dalla prima dura frenata, e dal curvone veloce verso la 4, lì dove la Red Bull fatica a generare potenza con la vettura sottoposta a forti accelerazioni laterali.
Piove tutt’intorno, ma sulla pista no, in Q2. Vettel esce con le intermedie per la Q2, unico mentre gli altri aprono con le Ultrasoft. La scelta appare anomala, perché la pista è molto bagnata nel terzo settore, e in fondo nemmeno in Ferrari son proprio convintissimi perché Raikkonen esce con le slick viola. Ma nella parte finale piove davvero tanto e gli altri alla fine rientrano. Così Vettel riesce a fare un giro in condizioni migliori dei rivali e Raikkonen, invece, dopo tutto il gruppo, penalizzato più degli altri. Ma comunque fuori pericolo.
Raikkonen, il capolavoro non basta
Kimi Raikkonen poi stampa un capolavoro in Q3, su una pista ancora ibrida, quasi mezzo secondo meglio di Hamilton. Uno show di equilibrio e di interpretazione di una situazione in via di definizione. L’ultimo tentativo diventa un mini gran premio, un minuto da qualifica vecchio stampo, un po’ come Liberty Media vorrebbe che tornassero ad essere: tutti in pista, senza rientrare, e che vinca il migliore. Ma quel giro è il segno dell’illusione, del sogno che fa svegliare. E’ un naufragare tutt’altro che dolce in un mare di rimpianti.
Ricciardo aspetta troppo, fuori dalla Q3
Strana la scelta del box Red Bull che manda in pista Ricciardo con la gomma soft, che paga sei decimi rispetto alle Ultrasoft, di cui pure hanno dotazioni cospicue. L’australiano, che monta il motore con cui ha iniziato la stagione a Melbourne, e corre già in difesa, più conservativo, passa il taglio per appena un decimo.
L’australiano rischia di galleggiare e saltare il treno decisivo per il volante 2019. La conferma di Hamilton e Bottas apre scenari a lui non troppo favorevoli. Perché in Ferrari il forzato rinnovamento dopo la morte del presidente Marchionne potrebbe convincere a confermare Raikkonen, scelta che piacerebbe a Vettel, e magari a non destabilizzare il tedesco con l’ingaggio dell’australiano, uomo giusto nel momento sbagliato.
Quest’anno scadono anche i contratti di Carlos Sainz Jr alla Renault, secondo in Q2 ma col rischio serio di ritrovarsi a piedi a 23 anni nel 2019, di Fernando Alonso e Stoffel Vandoorne in McLaren, Ricciardo può perdere potere contrattuale con Red Bull e Honda, ma difficilmente accetterà soluzioni di ripiego come un posto in Renault, che quest’anno gira un secondo più lenta. All’orizzonte c’è il rinnovo di Verstappen che, secondo indiscrezioni riferite da Autosport, sarebbe il terzo pilota più pagato del circus dopo Hamilton e Vettel. E Ricciardo, meno veloce ma più costante, potrebbe farsi e fare la legittima domanda: perché guadagno tanto meno di lui? La Q2 non dà la risposta, però Verstappen il giro lo fa e Ricciardo, partito baldanzoso con la voglia di chiudere primo tutte le sessioni e in gara, uscito in pista troppo tardi resta fuori dalla top 10 in griglia.
Alonso: non migliorerei nemmeno con i razzi
Furioso, invece, Alonso, che manca l’occasione di entrare in top 10 dopo una Q2 bagnatissima che in teoria livella i valori.”Che gomme voglio?” sbotta via radio, “non lo so, ma tanto è uguale. Anche se mettessimo dei razzi, resterei undicesimo”. E non si trasformerà in un raggio missile.
La McLaren ha di nuovo presentato il flap per il soffiaggio extra all’estremità delle pance per favorire l’estrazione dell’aria calda dai radiatori della power unit. Esperimenti che aumentano la confusione di un team senza vertice tecnico in attesa di James Key, che però ha un contratto con Toro Rosso e il team italiano non è certo intenzionato a farlo partire. Così, al momento, è Peter Prodromou a portare avanti lo sviluppo della MCL33, ma i problemi rimangono sempre gli stessi. It’s the same old story.
Add comment